Capitolo
I
Vimere: morte,
silenzio, memoria
Sussurri
e bisbigli. Ne era piena l’intera stanza.
In un
angolo lontano, sulla nuda pietra lontana dal caminetto, con le
ginocchia
indolenzite, speravo.
La
libertà che aspettavo, che mi era stata tolta a quattordici
anni, potevo ora
riprendermela.
Le
gambe, i piedi, l’intero mio corpo desiderava fuggire da quel
palazzo e tornare
a Lythbend, tornare da chi amavo e finalmente sposarmi. E
così sarei tornata ad
essere Reinette, la lettrice di fiori, e null’altro. Non una
strega, non
un’indovina da poco, non un’eretica.
I
miei fiori, i suimettes, stavano per fiorire per la terza volta da
quando mi
ero allontanata dalla mia terra e io sarei stata lì per
vederli e godere del
loro profumo.
Una
voce roca e inaspettata interruppe improvvisamente qualsiasi altro
suono.
Erano
giorni che
Lueil,
la dama di compagnia favorita della Regina le si avvicinò.
-Dice
“Reinette”, chiama la nipote, la piccola regina-
-Non
credo- intervenne la sorella –credo che
Gli
sguardi di tutti si soffermarono su di me.
Non
odiavo
L’avevo
mal sopportata per anni, rifugiandomi nel giardino ogni volta che
potevo.
Quando
mi accostai al capezzale della Regina e i suoi occhi verdi, duri come
smeraldi,
si fissarono nei miei, scorsi fiorire la morte nel suo sguardo,
più chiaramente
che nei giorni precedenti, ma si erano aggiunta le elive, rampicanti
dalle
foglie larghe che suggerivano legami, contratti e promesse. Un sospetto
nacque
e mi avvolse mentre mi accostavo alla sua destra. Il volto scarno e
pallido era
incorniciato perfettamente dai capelli neri, morbidamente e
ordinatamente
acconciati, che spuntavano da sotto una cuffia ricamata d’oro
e trapunta di
perle. Mi stupii di quanto potesse essere bella, anche se debole.
-Mia
Regina- dissi, inchinandomi leggermente –sono Reinette-
-Bene.
Recati in giardino e cogli i tuoi fiori. Voglio che tu mi legga il
futuro- disse
con affanno.
Il
disprezzo penetrò nella mia corazza d’indifferenza
come la nebbia in una
finestra. Nessuno però avrebbe apertamente contraddetto
Corsi
fuori il più velocemente possibile e mi addentrai nella
parte più selvatica del
giardino, lontano dai viali e dalle fontane. Raccolsi molte vimere dal
cespuglio pieno di gemme sbocciate di fresco. Mi sussurrarono di
calmarmi e di
fare in fretta. Cercai anche della prina, piccoli fiori blu-grigi del
buon riposo
con le loro radici dall’ odore inebriante. Poi presi le elive
che crescevano
proprio sulle pareti della camera della Regina. Riempii il cesto e
tornai
dentro.
I
fiori sussurravano, quasi cantavano, e sapevo che significava che stava
per
accadere qualcosa di importante.
Le
foglie e i gambi duri delle elive quasi si attorcigliarono intorno alle
mie
mani e i petali delle vimere mi accarezzarono i polsi.
“Sbrigati, sbrigati.”
-Mia
Regina, sono tornata- dissi entrando.
Lei
aprì gli occhi e si rivolse a Lueil. –Lasciateci
sole-
Il
rumorio
dei presenti si intensificò, ma nessuno osò
opporsi. –Certo, mia Regina- disse
Lueil.
I
nobili allontanandosi dalla loro porzione di tappeto, che proteggeva
dalle
piaghe per la posizione fissa e scomoda la loro preziosa pelle, mi
scoccarono
sguardi di risentimento e sospetto. Sapevo che nessuno di loro era
così
infelice per la morte della Regina. Corrotti, arrampicatori sociali,
spie,
approfittatori. C’era un intero campo di erbacce in quella
stanza ed era per
questo che potevo affrontare le loro occhiate a testa alta.
Era
in particolare Rilen, il fratellastro della Regina, che mi squadrava
quasi con
odio.
Quando
anche l’ultima delle dame si fu ritirata chiudendo la porta,
-Reinette,
non c’è molto tempo. Devi giurare che farai
ciò che ti dirò. Sto morendo, lo so
bene, e non ho bisogno dei tuoi fiori per capirlo, ma
c’è qualcosa che devo
mettere al sicuro prima di andarmene e che deve essere consegnato a mia
nipote
e solo a lei. Giura e sarai libera.-
Non
era per i fiori che mi aveva consultata, avrei dovuto immaginarlo.
“So
che non sei mai stata felice qui” dicevano i suoi occhi
“ma ti chiedo di
aiutarmi come io ho aiutato te”. Le elive si avvolsero con
decisione intorno
alla mano destra e mi spinsero a rispondere.
-Lo
giuro- dissi.
Sarebbe
stato un ringraziamento per tutto quello che le dovevo -e le dovevo
molto,
nonostante mi avesse tolto tanto- e poi sarei stata finalmente sciolta
da ogni
vincolo con lei.
-C’è
una chiave d’argento legata alla mia collana. Prendila e vai
allo scrittoio.
Apri lo scompartimento in basso a destra, quello con incisa davanti la
luna
nascente. Ci troverai un cofanetto. Richiudi a chiave e portalo qui-
Feci
come aveva detto e trovai in fondo allo scomparto un cofanetto in
metallo
leggerissimo e bordato d’oro. Vi erano incisioni su tutti i
lati e una scritta
in una lingua che non conoscevo.
Lo
portai alla Regina che lo strinse a sé con preoccupazione.
-Questo
scrigno contiene qualcosa che solo la futura Regina, mia nipote,
può avere.
Rilen la cerca da anni e nobili e cortigiani non aspettano altro che
metterci
le mani sopra per poterla vendere ai nostri nemici. La devi portare
nella
Caravelle, la stanza segreta che si trova al di sotto della mia
cappella
personale. È un luogo sicuro, sconosciuto a tutti. Ci si
accede per un
passaggio nascosto. Sotto il bordo destro del camino troverai
un’incisione in
rilievo, premila e si aprirà l’accesso.- disse
-Segui
il percorso segnato dalle fasi lunari. So che sarai in grado, Reinette.
Non
dovrai mai parlare a nessuno di tutto questo. A nessuno Reinette. Devi
portarlo
via da qui senza che ti scoprano e nasconderlo al sicuro nella
Caravelle. Sii
forte-
Poi
chiuse gli occhi e raccolse a fatica un respiro. -La chiave che lo apre
purtroppo è andata perduta-
-Ma
allora… come farà…-
-Ho
già provveduto a che si facciano ricerche. I maledetti
Doranjers la
pagheranno!-
-I
Doranjers, i vostri parenti da parte dei Montelunae?-
-A loro
era affidata la chiave. Dicono di averla smarrita, ma
l’avranno sicuramente
venduta. Molti nemici vogliono la fine dei Merilight.-
Il
fuoco crepitava piano mentre osservavo
-C’è
un’ultima cosa. Sotto il mio cuscino c’è
una lettera. Dovrai consegnarla a mia
nipote.-
Esitante
infilai la mano sotto il guanciale rosato e trovai una pesante busta in
pergamena, chiusa dalla cera con impresso il sigillo reale.
-Prometti,
Reinette. Prometti che gliela consegnerai- supplicò,
stringendo nuovamente il
mio braccio.
-Sì,
Maestà-
-Molto
bene- si rilassò velocemente e mi lasciò il
braccio dolorante. Chiuse gli occhi
con lentezza, come se si fosse addormentata.
Mi
inchinai un’ultima volta di fronte alla donna che mi aveva
salvata, di fronte
alla Regina Eliza Merilight.
Non
potevo uscire da quella stanza con il cofanetto in vista, quindi usai i
fiori e
lo nascosi nel cielo sotto di loro. Le elive si strinsero con vigore
attorno al
metallo lucido, sussurrando e cantando.
Gettai
un ultimo sguardo al letto, al suo viso perfetto, poi mi voltai e urlai.
-
Le
porte si aprirono di colpo e i nobili si riversarono nella stanza,
scostandomi
con durezza. Non ci volle molto perché capissero che non
c’era nulla da fare.
Vidi
raccogliersi tutti in preghiera, completamente dimentichi di me.
Vidi
Lueil sorridere furtivamente di fronte alla morte di colei che aveva
passato
giorni e notti a compiacere.
Vidi
Rilen avvicinarsi furtivo alla collana per prendere la chiave che avevo
rimesso
al suo posto e fuggii più velocemente possibile.
Corsi
nelle mie stanze dove trovai tutti ad aspettarmi e chiesi ad Auler di
andare a
sellare subito i cavalli. Camelot capì immediatamente che
non c’era tempo da
perdere e preparò in fretta il necessario. Altezza chiuse a
chiave le porte e
le sbarrò.
-Di
qua Mia Signora-
Ci
infilammo nel corridoio buio di servizio e raggiungemmo le stalle. Non
avevo
tempo di portare il cofanetto nella Caravelle così decisi di
portarlo con me a
Lythbend.
Nut,
il mio cavallo color caramello, mi aspettava impaziente e gli montai
sopra con
urgenza. Sentivo grida e comandi, ma non ero sicura che fossero per la
mia
cattura.
A un
garzone di stalla inviai un messaggio per Bright. Finalmente ci saremmo
riuniti.
Lasciammo
il castello e la capitale, addentrandoci nella campagna, allontanandoci
dalla
mia prigione.
I
profumi sembravano più dolci, il cielo azzurro
più terso. Il vento mi scostava
i capelli dal viso, e vidi il paesaggio trasformarsi sotto i miei
occhi: le
montagne e le rocce brulle lasciavano il passo ai campi coltivati e
alle zolle
umide.
Godevo
della libertà riacquistata, ma incitavo Nut a correre
più veloce, temendo di
essere inseguita, e i fiori che avevo lasciato in un sacco, avviluppati
attorno
allo scrigno, sembravano esortarmi a non rallentare.
//Angolo
Autrice:
Mi
spiace molto di non aver aggiornato prima, ma
l’università mi ha tolto tutto il
mio tempo e non riuscivo a concentrarmi e a dedicarmi alla scrittura.
Se
avete già letto il Prologo, ben trovati, se, invece, avete
appena scoperto
questa storia, benvenuti. Sarà un lungo viaggio, la mia
prima storia che abbia
una trama molto complicata e piena di indagine, e spero che mi
accompagnerete,
anche solo leggendo. I capitoli saranno lunghi più o meno
come questo, perciò
non sarò affatto regolare con l’aggiornamento,
anche perché lo studio viene
prima di tutto e ho previsto che saranno circa 35, esclusi il prologo e
l’epilogo.
La
mia protagonista, Rein, detta Reinette (in francese significa
“Piccola Regina”),
avrà un bel po’ di grattacapi in questa storia e
soffrirà molto. Ci sarà il
lieto fine, ma sarà molto più avanti e
l’atmosfera misteriosa dominerà
l’andamento dell’intreccio. Vi lascio con una
domanda… cosa pensate si nasconda
nel cofanetto?
Un
bacio e a presto (spero),
Giulia