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Autore: Avah    30/03/2014    1 recensioni
Al molo di Portland, una donna fa una scoperta raccapricciante: un uomo è stato barbaramente ucciso e bruciato. Sembrerebbe un normale omicidio se non fosse per un dettaglio: dal corpo parte una lunga spaccatura nel cemento e prosegue per un centinaio di metri. Non c'è nessuna spiegazione logica, e Nick e Hank devono trovare una risposta prima che quel qualcuno (o qualcosa) colpisca di nuovo...
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nick Burkhardt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Nick, Hank, venite nel mio ufficio- disse il capitano Renard quando vide i due agenti fare il loro ingresso alla centrale.
I due colleghi si scambiarono un’occhiata veloce e, lasciate le giacche sulle loro sedie alle loro scrivanie, seguirono il capo fino al suo ufficio, separato dal resto dell’open space occupato dagli agenti della polizia di Portland.
-Signori, vi presento l’agente Ellen Ward, dell’FBI- spiegò Renard -Ci affiancherà nelle indagini sull’omicidio di questa mattina-.
I due uomini posarono lo sguardo sulla donna seduta alla scrivania del capitano che, prontamente, si voltò e si alzò per salutarli. Era piuttosto alta, con una corporatura slanciata, dalla pelle chiara; i lunghi capelli biondi le ricadevano morbidamente sulle spalle e un grosso ciuffo le copriva in parte i grandi occhi verdi. Indossava la tipica uniforme delle donne federali: un semplice tailleur con camicetta bianca e giacca e pantaloni neri.
-Piacere di fare la vostra conoscenza, agenti- disse la donna, tenendo una mano dalle dita affusolate -Ma non credo di aver capito i vostri nomi-.
-Oh, siamo i detective Nick Burkhardt e Hank Griffin- disse Nick per entrambi.
-Bene, agenti. Da questo momento collaboreremo- riprese Ellen, stringendo la mano ai due uomini -Sapete qualcosa?-.
In quel momento, come per rispondere alla domanda della donna, il sergente Wu fece il suo ingresso nell’ufficio del capitano, reggendo un fascicolo in mano.
-La Scientifica ci ha appena mandato i risultati delle analisi sul corpo- disse -L’uomo si chiamava Juan Gonzales, un immigrato spagnolo. L’abbiamo trovato con le impronte dentali-.
-Cos’hai scoperto su di lui?- chiese Renard.
-Non c’è molto. Si è trasferito qui da Barcellona un paio di mesi fa. Nessun precedente penale, nemmeno una multa per divieto di sosta- a un cenno del capitano, Wu passò il fascicolo all’uomo, che poi lo diede all’agente federale.
-Non le dice niente questo nome, agente Ward?- chiese Nick.
-No- rispose lei, leggendo le due pagine scarse del fascicolo -Ma sono sicura che faccia parte delle vittime del seriale che sto cercando-.
-Cosa glielo fa pensare?- intervenne Hank.
-Beh, a parte il modo di uccidere particolarmente cruento, questo… uomo sceglie sempre persone straniere. Sembra che voglia fare una sorta di pulizia etnica, diciamo così-.
-Quante altre vittime ci sono state?- chiese Renard.
Ellen ci pensò un attimo su -In tutto cinque, in tre stati diversi: Washington, Nebraska e Oregon- disse infine -Il caso mi è stato affidato solo quando abbiamo recuperato la terza vittima. Prima se ne occupava un collega-.
-E non avete mai scoperto nulla?- riprese Nick.
L’agente alzò le spalle -Abbiamo solo stilato un profilo psicologico e trovate le affinità tra le vittime, ma questo tizio è furbo. Non ha lasciato niente dietro di sé, a parte quella strana spaccatura nel terreno-.
-Non siete riusciti a identificare come riesce a farlo?- disse Hank.
La donna scosse la testa.
-Bene, allora questo è tutto. Nick, Hank, tenete al corrente l’agente Ward- concluse Renard, alzandosi in piedi.
-Certo- risposero i due poi, a un cenno del capo, uscirono tutti dall’ufficio, ognuno sotto lo sguardo indagatore del capitano.
Nick e Hank raggiunsero subito le loro scrivanie e si misero all’opera, mentre l’agente Ward prendeva una copia del fascicolo dell’omicidio di Portland; aveva il sospetto che se non si fosse mossa presto ci sarebbe stato un altro cadavere su cui indagare.
-Vi ringrazio per la collaborazione- disse Ellen, andando verso i due colleghi -Questo è il mio numero, in caso aveste delle novità- porse loro un cartoncino bianco.
-Lo faremo senz’altro- rispose Nick, mentre la donna si allontanava.
 
La donna fece ritorno nella sua stanza al motel in periferia. Buttò le sue cose sul letto poi andò in bagno a sciacquarsi il viso; guardandosi allo specchio fece scivolare un dito in mezzo alla ciocca azzurra che le ricadeva sull’occhio destro. Ricordava ancora quando l’aveva fatto, quando il suo mentore le aveva detto che doveva trovare un segno distintivo per districarsi in quel mondo così strano. E ora eccola lì, con quel ciuffo colorato che contrastava con la folta chioma rossa che le arrivava alle spalle.
Tornò in camera, sistemò le sue cose e poi tirò fuori dallo zaino una grossa cartellina piena di stampe, fotografie, rapporti di polizia rubati e ritagli di giornali. C’era qualcosa dietro quell’orrore, ma lei non riusciva ancora a capire di cosa si trattasse. Non che si sarebbe arresa, comunque.
“Tanto ti prendo, prima o poi” pensò, prendendo fuori il portatile e iniziando le sue solite ricerche. “I tuoi giorni sono contati, bastardo”.
  
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