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Autore: Foglia 21    02/04/2014    1 recensioni
Cosa trasmette la forza per andare avanti? Chi ci consente di superare le delusioni? Un giovane Mika che bussa alle porte del successo e dell'amore, in un viaggio che lo farà maturare e lo aiuterà a capire se stesso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Maledetti riccioli!” Mika fece un ultimo tentativo per sistemare la massa indisciplinata che aveva in testa, poi si allontanò dallo specchio sbuffando. A volte avrebbe voluto radersi a zero e farla finita con tutte quelle scenate mattutine.
Perlomeno stavolta non era in ritardo. Si infilò la camicia nei pantaloni e prese una felpa dall’armadio, mettendo in tasca cellulare, cuffiette e portafogli.
Uscì di casa relativamente allegro e, per essere uno che aveva dormito tre ore, questo era un bel traguardo. “Ciao Luke!”. Salutò il venditore di hot – dog che stava dall’altro lato della strada e si incamminò verso il bar. Per una volta avrebbe fatto in tempo a fare colazione prima di iniziare il suo turno.
Quella del lavoro in bar era una lunga storia, ma semplificando aveva deciso di provare qualcosa di nuovo nel tentativo di trovare ispirazione. Vedere e conoscere persone diverse magari gli avrebbe dato la spinta per scrivere nuove canzoni. E poi qualche soldo in più non faceva certo male.
Cinque minuti dopo, varcando la soglia, fu avvolto da un piacevole profumo di caffè e ciambelle appena sfornate.
“Ciao bello, come va?”
Mika non si riteneva particolarmente bello. Era troppo alto e troppo magro, nonostante mangiasse per tre, e non era neppure il caso di parlare dei riccioli. Eppure quando Joe lo salutava così sapeva che era serio, perché lo fissava con una dolcezza inaudita.
Joe. Lui sì che era bello: aveva due meravigliosi occhi grigi e morbidi capelli biondi. Portava un paio di occhiali che gli davano un’aria da intellettuale e aveva un fisico magnifico, messo in risalto dai jeans neri e la camicia bianca. Quando gironzolava tra i tavoli a prendere le ordinazioni i suoi occhi finivano sempre sul suo sedere. Era una cosa inevitabile.
“Oh! Ci sei? Stai ancora dormendo?”
Mika arrossì fino alla punta dei capelli e si mordicchiò il labbro, imbarazzato. “N-no! Buongiorno!” borbottò andando a sedersi al bancone.
Joe lo seguì e mise un po’ di caffè in una tazza, per poi versarci sopra un po’ di schiuma di latte e completare il tutto con del cacao in polvere. Assieme al cappuccino gli sistemò davanti una grossa fetta di torta alle mele, la sua preferita in assoluto. “Ilda l’ha appena sfornata!” Il ragazzo gli fece l’occhiolino e se ne andò per servire due signore che erano appena entrate.
Si avventò sulla torta pensando a quel che avrebbe potuto fare dopo il lavoro. Forse sarebbe andato a trovare Angelina, una delle sue migliori amiche. Non la vedeva da più di una settimana e quella mattina lei gli aveva scritto per sapere se era vivo. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e le scrisse, chiedendole di vedersi nel pomeriggio. Poi si alzò e andò a salutare la signora Ilda.
“Ciao Ilda!”. Lei alzò gli occhi dall’impasto per la torta al cioccolato e gli sorrise.
“Buongiorno, caro! Come stai oggi?”
Ilda era la proprietaria del locale ed era una persona molto dolce e simpatica, che gli ricordava sua nonna.
“Bene! Ho appena mangiato la tua torta di mele! Mi fa impazzire!”
“Ho una ricetta ancora più buona! Vedrai!”
Andò a poggiare la felpa nell’armadietto e tornò al bancone, stavolta per lavorare.
Il Dr. John era già arrivato . Si era sistemato al solito tavolo e beveva il suo caffè amaro con gli occhi incollati sul giornale. Aveva uno studio medico lì vicino e tutte le mattine alle otto in punto varcava la soglia, salutandoli con il suo sguardo calmo e sereno. Era stato il primo cliente che aveva servito in assoluto, infatti aveva quasi rischiato di versargli il caffè addosso. Lui non aveva detto nulla, ma da quel momento lo chiamava affettuosamente “ricciolo combina guai”.
Pian piano aveva imparato a conoscere tutti i clienti abituali ed era rimasto affascinato nel conoscerli meglio. Ancora più bello però era vedere tanta gente sconosciuta andare e venire e provare ad immaginare quale fosse il suo nome e che storia avesse alle spalle. Quella ragazza per esempio si chiamava Mary, aveva ventisette anni e sognava di fare un viaggio in Italia, per andare a trovare i nonni paterni che non aveva mai incontrato. Suo padre le aveva raccontato che la domenica la sua mamma cucinava sempre la pasta fatta in casa. La mattina, alzandosi per andare a fare colazione la trovava con le mani sporche di farina mentre lavorava la pasta canticchiando. Per lui questo era diventato il sapore della domenica, quello che si immaginava non appena apriva gli occhi nel letto della sua stanza. Ma lui con i suoi genitori aveva litigato e non si parlavano più da anni. A Mary era rimasto questo sogno nel cassetto e chissà se sarebbe riuscita a conoscerli prima o poi.
“Ah, Mika! Sempre con la testa tra le nuvole!”
Mika distolse lo sguardo dalla ragazza bruna che faceva colazione in un angolo e guardò il Dr John sorridendo. Prese la banconota che gli porgeva e gli diede il resto, vedendo che anche Joe lo fissava divertito.
“Che volete voi due?” borbottò, fingendosi offeso. John e Joe, le due J, si scambiarono un’occhiata e poi scoppiarono a ridere. Dopo un po’ Mika si unì a loro.
  
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