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Autore: Angie Mars Halen    02/04/2014    3 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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29) GRACE

Avevo appena finito lezione e stavo attraversando il giardino dell’università per andare alla fermata dell’autobus quando, in piedi sulle scalinate che portavano all’ingresso principale, notai Vince. Se ne stava in piedi a guardarsi intorno e, non appena mi vide, attirò la mia attenzione con un lieve cenno del mento che ricambiai con un veloce movimento della mano. Si era presentato con i capelli legati sotto un cappellino da baseball, un paio di grandi occhiali scuri e un paio di jeans estremamente anonimi abbinati a una felpa dei Dodgers. Così vestito e in mezzo agli studenti che chiacchieravano nel giardino, sembrava uno di noi che aspettava dei compagni prima di tornare a casa. Era strano che fosse venuto a prendermi ed ero curiosa di sapere il perché della sua visita, ma quando lo raggiunsi, Vince mi precedette e mi chiese di andare con lui. Lo seguii lungo il viale che passava davanti all’università, poi svoltammo in una stradina dove, parcheggiata dietro un bidone della spazzatura arrugginito e contro una siepe, c’era la sua macchina. Evidentemente aveva preferito evitare di lasciarla nel parcheggio dell’università, dove avrebbe potuto attirare qualche sguardo curioso.

Aprii la portiera e lasciai la borsa sui sedili posteriori, ancora sorpresa dal fatto che Vince avesse deciso di piazzarsi nel bel mezzo di un giardino pieno di ragazzi che avrebbero potuto riconoscerlo. “Non mi aspettavo di trovarti proprio qui.”

Vince appoggiò gli occhiali e il cappello sul cruscotto, poi si sciolse la coda bassa, facendo ricadere i capelli sulle spalle.

“Preferisci tornare a casa a piedi?” mi rispose con un sorriso sghembo dopo aver messo in modo.

Approfittai di uno stop per allungarmi verso di lui e parlargli nell’orecchio. “No, casa tua è troppo lontana.”

“Casa mia?” ripeté confuso, poi capì e sogghignò di nuovo. “Oggi non c’è nessuno che ti aspetta?”

“Si può sempre trovare una scusa,” risposi con fare altezzoso.

“E non devi studiare? Dici sempre che hai un sacco di cose da leggere.”

Feci spallucce. “Per una volta non succede niente.”

Vince mi accarezzò viso e ne seguì il contorno con la punta delle dita. “Hai ragione. E poi, c’è una cosa importante che devo dirti.”

Distolsi lo sguardo dal panorama verdeggiante di Sherman Oaks e mi voltai di scatto. “È successo qualcosa?”

Vince scosse il capo e batté ripetutamente un pugno chiuso sul volante con fare imbarazzato. “L’altro ieri mi si è presentato davanti Nikki, furioso come una belva perché quel coglione di Tommy gli ha raccontato di noi. Era così arrabbiato che sembrava che gli avessero appena detto che ti avevo presa a sberle. Mi ha afferrato per la giacca e si è lanciato in una patetica scenata di gelosia, allora mi sono chiesto se per caso tra voi ci sia qualcosa che non so e che mi state tenendo nascosto.”

Strabuzzai gli occhi, quasi indignata: pensava veramente che stessi facendo il doppio gioco proprio con loro? Non era nei miei interessi e sarebbe stata una mossa tutt’altro che astuta.

“Ti sbagli proprio,” mi difesi sperando che non ci mettessimo a litigare proprio adesso, dopo solo una settimana che ci frequentavamo. “Siamo sempre stati solo amici, almeno per quel che mi riguarda. Se poi Nikki prova qualcosa per me, allora sappi che non me l’ha mai detto e che, soprattutto, non è ricambiato.”

Vince sollevò appena le sopracciglia e scosse il capo sospirando. “Mi sono preso un bel cazzotto. Non gliel’ho dato indietro perché non avevo voglia di fare a botte, però se lo sarebbe meritato.”

A quanto pareva Vince non capiva che la scenata di gelosia era dovuta al fatto che Nikki fosse così affezionato a me che l’idea che avessi qualcun altro che mi distraeva da lui lo faceva imbestialire. Ovviamente, questo non significava che avesse il diritto di interferire con la mia vita privata prendendo a pugni la persona con cui uscivo per farle cambiare idea, ma mi avrebbe fatto piacere se Vince avesse almeno cercato di comprenderlo e, soprattutto, se non si fosse lasciato influenzare da lui. Quando glielo spiegai, Vince disse che Nikki avrebbe dovuto farsi una ragione del fatto che noi due uscivamo e che se avesse provato a rifare quello che aveva fatto due giorni prima, stavolta gliele avrebbe ridate indietro con anche gli interessi.

Pensai che fosse il momento di chiarire un po’ di cose con Nikki – per quanto la situazione ce lo permettesse – e decisi che lo avrei fatto quella sera stessa. Se fosse stato per Vince, non mi avrebbe nemmeno accompagnata a casa sua ma, dal momento che la faccenda riguardava anche lui, lo fece senza obiettare. Mi scaricò controvoglia davanti al cancello e aspettò che mi aprisse, guardandomi di sottecchi.

“Se solo si azzarda a fare anche un solo passo falso, giuro che stavolta mi incazzo,” borbottò Vince da dentro la macchina.

“Non lo farà,” lo rassicurai sebbene io per prima nutrissi qualche dubbio al riguardo, poi suonai il campanello. Un attimo dopo il cancelletto si aprì e potei finalmente entrare. Come sempre, Nikki mi aspettava appoggiato allo stipite del portone, le braccia incrociate sul petto e gli occhi nascosti dalla frangia corvina. Stavolta non si spostò dalla soglia quando lo raggiunsi, ma si limitò a tenermi il suo sguardo truce puntato addosso. Più mi avvicinavo, più avevo l’impressione che fosse fatto.

“La diva ti ha già raccontato tutto, immagino,” sibilò con la voce impastata.

Roteai gli occhi e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. “Sì, ed è proprio per questo che sono qui. Perché non entriamo?”

Nikki assottigliò appena gli occhi. “Forse dovresti dire al nostro amico di venire qui a risolvere la questione da solo anziché mandarci la sua ragazza.”

Approfittando della mia bassa statura, mi insinuai tra lo stipite e il braccio teso di Nikki per entrare in casa. “Sono qui per parlare di te che non vuoi accettare questa situazione. Nessuno di noi ha intenzione di farti del male, io non ho mai approfittato della tua amicizia, e Vince non voleva farti un dispetto. Se fosse davvero così sarebbe stupido oltre che assurdo, e noi non siamo stupidi.”

Nikki camminò ciondolando fino al divano e notai che le braccia avevano un colorito malaticcio tendente al giallo. Si lasciò poi cadere di fianco a me e si sdraiò appoggiando la testa su uno dei cuscini rovinati dalle bruciature di sigaretta. “Vince è uno stronzo, non dovresti fidarti di lui.”

Mi voltava le spalle, così appoggiai un gomito alla sua spalla. “Lascia fare a me, se non ti dispiace.”

“Lo è sempre stato,” continuò Nikki con il viso premuto contro il cuscino. “Se farà qualcosa di male alla mia Grace giuro che–”

“Aspetta,” lo interruppi, ora con tono più severo. “‘La tua Grace’ sarei io?”

Nikki annuì e si mise a sedere stropicciandosi gli occhi per la stanchezza, poi mi strinse nel suo abbraccio grande. “Sì, sei tu. Io ti voglio bene e non permetterò a nessuno di portarti via da me.”

Adesso che ero stretta contro Nikki, avevo l’impressione che fossi io a sorreggere lui piuttosto che il contrario. “Se mi stessi frequentando con uno che non fosse Vince, avresti fatto lo stesso la scenata che hai fatto l’altro giorno?”

Nikki scoppiò a ridere e la sua voce rimbombò contro le pareti della sala come se gli avessi appena raccontato una barzelletta. “Ci manca solo che vi definiate ‘fidanzati’. Siete veramente assurdi e sdolcinati.”

Mi divincolai delicatamente dal suo abbraccio e mi sedetti composta. “Tu sei mai stato fidanzato?”

Nikki si morse un labbro con fare nervoso, poi prese a strofinarsi le mani pallide e a grattarsi via i residui di smalto nero dalle unghie. “Non so nemmeno se sono in grado di amare.”

“Andiamo, non dire stronzate. Lo sai benissimo che non è vero,” esclamai infastidita. Stava arrivando a darsi la zappa sui piedi da solo e questo non era sicuramente il modo migliore per risolvere i suoi problemi.

“Non sono stronzate,” ribatté infastidito. “Le poche persone a cui ho voluto bene se ne sono andate subito dopo aver ottenuto da me quello che volevano, ma io ho trovato il modo per tenerne stretta qualcuna.”

Non avevo afferrato il senso della sua affermazione e sollevai un sopracciglio, ma quando chiesi spiegazioni Nikki si alzò in piedi di scatto e mi disse di aspettarlo mentre andava a prendere qualcosa da bere, poi si allontanò verso la cucina barcollando e sogghignando. Mi portai una mano sulla fronte e cossi il capo: sembrava proprio che quella sera fosse nel bel mezzo di un trip, e forse avrei fatto meglio a cambiare argomento perché ragionare con Nikki quando era conciato in quel modo era impensabile. La situazione peggiorava ogni giorno di più e se Nikki non si fosse rivolto a persone competenti al più presto, allora non sarebbe finita bene.

Non sentendo alcun rumore provenire dalla cucina, pensai che avrei fatto meglio a controllare cosa stesse succedendo. Abbandonai il divano lercio, attraversai la sala e mi fermai davanti alla porta della cucina, dove Nikki stava armeggiando con bottiglie e bicchieri sul bancone. Era così concentrato che non si accorse della mia presenza, così ne approfittai per restare immobile sulla soglia a vedere cosa faceva: aveva disposto due bicchieri su un vassoio, uno dei quali conteneva un liquido ambrato simile a whisky e l’altro quella che non poteva essere altro che acqua. Lo vidi armeggiare per estrarre una boccetta col contagocce dalla sua scatolina di cartone, poi aggiunse un po’ del contenuto al bicchiere di whisky. Probabilmente voleva solo prendersi qualche goccia di antidolorifico come lo avevo visto fare altre volte, dunque decisi di smettere di spiarlo e proseguii lungo il corridoio per raggiungere il bagno prima che Nikki potesse voltarsi e sorprendermi, notando con piacere che quello del pianterreno era del tutto inutilizzato e quindi pulito – almeno rispetto al bagno della sua camera. Quando tornai in sala, trovai Nikki seduto sul divano che sorrideva in maniera assente. Le tende di velluto cremisi erano state tutte chiuse e l’unica fonte di luce era un lampadario di simil-argento che pendeva imponente dal soffitto. Infine, sul tavolino basso davanti a noi c’era il vassoio con i due bicchieri ancora pieni. Nikki li sollevò e il suo sorriso si allargò sul suo volto pallido e imbrattato dal trucco sbavato.

“Un po’ di vodka per me, e tè ghiacciato per te,” esordì porgendomi il bicchiere che credevo contenesse il whisky. “Purtroppo non ho nient’altro che ti piaccia.”

Trasalii non appena rividi la scena di lui che aggiungeva delle gocce proprio in quel bicchiere e sollevai il capo, sconcertata. Non volevo credere nemmeno un secondo a quello che stava succedendo, ma dovevo farlo.

“Cosa c’è in quel bicchiere?” domandai con la voce che tremava. Avevo afferrato il lenzuolo che copriva il divano di pelle nera e stavo per strapparlo dalla rabbia.

Nikki mi guardò di traverso sforzandosi di sorridere ancora. “Te l’ho detto, è tè ghiacciato.”

“Prima sono andata in bagno e ti ho visto mettere qualcosa col contagocce proprio in quel bicchiere, ma credevo che fosse una specie di cocktail di antidolorifici per te.”

Nikki prese a scuotere il capo e a negare di fronte all’evidenza, allora mi alzai e corsi in cucina alla ricerca della boccetta che gli avevo visto in mano. La trovai in bella vista vicino al lavandino e, dato che il nome riportato sull’etichetta bianca a righe arancioni non mi diceva niente, pescai il foglietto illustrativo dal fondo della scatolina e capii che si trattava di un sonnifero estremamente potente con effetti collaterali da paura.

“Cos’è questa roba?” gli domandai mostrandogli la boccetta scura.

“È sonnifero, c’è scritto sopra,” rispose Nikki con tono ovvio.

“Per quale motivo l’hai messo nel mio bicchiere?”

“Non ce l’ho messo!” ribatté tuonando. Sobbalzai e la boccetta mi scivolò dalle mani, andando in mille pezzi sul pavimento. Il liquido che conteneva si sparse a macchia d’olio sulle mattonelle di cotto e si mescolò alle sottili schegge di vetro.

Scavalcai la pozza e mi avviai lentamente verso l’uscita senza mai voltare le spalle a Nikki, temendo che potesse afferrarmi per impedirmi di andarmene. “Io mi fidavo di te, Sixx. Credevo che fossimo amici, ma a quanto pare mi sono illusa. Adesso scusami, ma è meglio che me ne vada.”

Sul volto di Nikki si dipinse un’espressione di terrore e diventò ancora più pallido di quanto non fosse già. “Ma noi siamo amici, e io ti voglio bene! Non te ne andare!”

Raccolsi la borsa da accanto il divano e scappai verso la porta, ma Nikki, proprio come avevo previsto, riuscì ad afferrarmi e mi strinse a sé senza smettere di dirmi che era mio amico e che mi voleva bene come un nastro inceppato. Io però non mi sentivo più sicura nel suo abbraccio. Tremavo e l’unica cosa che volevo era uscire da quella casa degli orrori. La rabbia e la paura mi pervasero: credevo che a Nikki facesse piacere avermi intorno, invece aveva tentato di farmi bere qualcosa che non avevo nemmeno capito che cosa fosse esattamente. Voleva addormentarmi? Drogarmi? E con quali intenzioni? I troppi pensieri e le ipotesi che affollarono la mia mente mi fecero esplodere e spinsi Nikki lontano da me, sciogliendo violentemente l’abbraccio. Lui restò immobile per un attimo come se stesse cercando di capire cosa fosse successo, poi riprese a seguirmi. Ero così spaventata che ebbi qualche difficoltà nel trovare e premere il pulsante del citofono che apriva il cancelletto, ma appena ci riuscii corsi a tutta velocità come avevo fatto il giorno in cui ero entrata nella villa e lo avevo trovato chiuso nella cabina armadio per la prima volta. Attraversai il giardino di corsa, voltai l’angolo e riconobbi la Corvette rossa di Mick parcheggiata a una decina di metri, alla quale si era appoggiato Vince. Stavano placidamente chiacchierando quando li raggiunsi con il cuore in gola e le gambe che mi tremavano ancora per la paura e lo sforzo.

Vince sollevò gli occhiali da sole sul capo per osservarmi meglio e inarcò un sopracciglio. “Cosa ti è successo? Sei pallida come un lenzuolo.”

“Vince, io… lasciami parlare, okay?” dissi gesticolando nervosamente, poi mi portai le mani tra i capelli, “Oh, merda, non voglio credere che Nikki lo abbia fatto per davvero.”

Vince mi passò un braccio intorno alle spalle e mi avvicinò a sé. “Lo sapevo che prima o poi avrebbe combinato qualche cazzata. Raccontami tutto.”

“Giura di non fare pazzie,” mormorai, ma sapevo che gli stavo chiedendo l’impossibile.
Dipende,” sibilò Vince minaccioso destando l’attenzione di Mick.

Ci accostammo a una fiancata della macchina e appoggiai la testa alla sua spalla, lasciando che il trucco sciolto dalle lacrime e dal sudore della corsa imbrattasse la stoffa bianca della sua felpa. “L’avevo capito che era fatto e stavo per andare via, poi è andato in cucina e l’ho seguito per vedere cosa volesse fare senza farmi beccare. L’ho visto preparare due bicchieri e mettere qualcosa in uno dei due, poi è tornato in sala e mi ha offerto proprio quello. Gliel’ho detto, ma ha negato, e ha negato anche quando sono andata a prendere la boccetta che gli ho visto in mano e ho scoperto che era sonnifero. Non voleva che scappassi e ha cercato di impedirmelo.”

Mick, che fino a quel momento era rimasto in silenzio seduto al posto di guida, scosse il capo in maniera quasi impercettibile. “Vi avevo chiesto di lasciarla in pace e non mi avete ascoltato, ma ho deciso di fare finta di niente perché, a quanto pare, ormai voi due avete deciso di uscire. Però stavolta Sixx ha oltrepassato ogni limite e non me ne starò qui a guardare.”

Vince mi strinse di più. “So io cosa si merita. Sono già due giorni che mi sforzo di non tirargli un cazzotto dritto in faccia, ma credo che dopo questa si meriti ben di peggio.”

Lo vedemmo schizzare in direzione del cancello con i pugni serrati lungo i fianchi e il passo deciso. Mick gli ordinò di tornare indietro ma Vince non lo ascoltò, e l’unica cosa che potei fare fu raggiungerlo e pararmi davanti a lui per impedirgli di fare un altro passo verso la casa di Nikki.

“Spostati, Grace. Questa volta ha veramente esagerato,” mi ordinò Vince. “Non mi interessa che sia fatto o meno, o che viva in un mondo tutto suo. Non doveva azzardarsi a farti una cosa del genere e non ho intenzione di fare finta che non sia successo nulla.”

Appoggiai i palmi sulle sue braccia e scesi fino alle mani, stringendole, e lo pregai di non andare. Sapevo che una rissa sarebbe stata del tutto inutile e dannosa: Nikki era il doppio di Vince e ci avrebbe messo un attimo a stenderlo. Senza contare che Nikki avrebbe continuato a fare di testa propria, proprio come aveva sempre fatto. Ci misi parecchio tempo prima di convincere Vince a rinunciare a entrare nella villa e a scatenare il finimondo, ma alla fine si rassegnò e tornò alla macchina, camminando a testa bassa e borbottando contrariato, probabilmente promettendo vendetta.

“Be’?” fece Mick sarcastico quando ci vide tornare. “Hai già finito di menarlo?”

Vince lo fulminò con un’occhiataccia. “Non ci ho neanche provato. Ad ogni modo, ti sconsiglio di provare a bussare a quella porta e di rimandare quello che dovevi fare con lui a domani. Non vorrei che provasse a drogare anche te. Non mi stupirei se succedesse.”

Mick alzò le spalle e ci salutò bofonchiando mentre si allontanava con un rombo. Era andato fino a Van Nuys per portare a Nikki del materiale su cui lavorare e aveva dovuto lasciar perdere.

“Dove ti devo accompagnare?” domandò poi Vince.

“Da Elisabeth. Le ho promesso che sarei andata a casa sua.”

Mi scaricò davanti alla sua villetta e mi attaccai al campanello finché Beth non si affacciò alla finestra, stupendosi di vedermi così agitata.

“Sei impazzita?” esclamò mentre mi faceva cenno di tranquillizzarmi. “Ti sembra questo il modo di suonare? Meno male che sono a casa da sola con mia sorella, o i miei genitori si sarebbero preoccupati.”

“Devo chiederti una cosa urgente,” tagliai corto. Beth scosse il capo e si presentò alla porta un attimo dopo, i pugni sui fianchi pronta a rimproverarmi ancora per averle quasi bruciato il campanello. Aspettai che fossimo vicine per parlare a bassa voce. “Devi accompagnarmi immediatamente da Tommy.”

Beth spalancò gli occhi. “Per quale motivo, scusa?”

“È successo un casino. Te lo spiego strada facendo, però adesso portami da lui.”

Elisabeth sospirò e mi fece cenno di entrare. “Forza, andiamo in garage a prendere la macchina.”



N. d’A.: Buonasera!
La situazione è ormai esplosa... e ci mancano pochi capitoli alla fine. Sigh! Mi duole dirlo perché per me è stato un immenso piacere condividere con voi lettori la mia storia, ma è così... “Nothin’ lasts forever”, dice la celebre November Rain dei Guns N’ Roses... <3
Ad ogni modo, se per caso foste ancora interessati a leggere qualche altra roba sui Crüe, la Terribile Mars è all’opera da un po’. *Risata malefica alla Mick Mars tipo quella che c’è all’inizio di She Goes Down* Non sarà il seguito di questo racconto, anzi, inizierà prima del 1987 e del debutto di Girls, Girls, Girls... ma non dico altro perché, se veramente qualcuno fosse curioso, avrà modo di scoprirlo da sé verso l’inizio di giugno – all’incirca... dipende se riuscirò a revisionarla tutta.
Riguardo gli aggiornamenti di questo racconto, invece, mi vedo costretta a saltare quello di mercoledì prossimo a causa dello studio dal momento che non sono riuscita – e non credo di riuscirci per una decina di giorni – a sistemarlo prima di caricarlo. Arriverà con una settimana di ritardo, sempre di mercoledì. E, visto che mi sento in dovere di dirvi qualcosina di più, vi annuncio che ci sarà un nuovo narratore (T-Bone! Con grande gioia dei suoi fan...) e che sarà interamente dedicato alla celebre amicizia tra i Terror Twins che va ben oltre le bricconate fatte lungo il Sunset Strip nelle notti del 1981. ♥ ‘Azz... mi commuovo sempre quando parlo di loro. :’)
Ciò detto, grazie infinite come sempre a ci recensisce e a chi legge! ♥
Ci si rivede tra due mercoledì! E scusate...
Un bacione glam e stay tuned,

Angie

   
 
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