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Autore: Alexis Cage    02/04/2014    5 recensioni
Ho riscritto la realtà. Anzi, così sminuisco quello che ho fatto: ho salvato il culo a tutto il mondo.
Ora penso di poter tranquillizzarmi, no? Insomma, ho degli amici, dei veri amici, una famiglia che mi vuole bene e, soprattutto, ho ritrovato quel rincoglionito di Evan.
Ma c'è di meglio: i poteri non esistono più. Posso fare la mia tranquillissima vita di merda, finalmente.
E invece...no. Perchè, a quanto pare, ci sono persone capaci di rovinarmi la vita all'infinito, anche dopo la morte...o anche da luoghi molto, molto lontani.
Del resto, non ci sono confini alla mia sfiga. Ormai l'ho capito.
E stavolta non riesco a non chiedermelo: sarò capace di rimettere tutto a posto...di nuovo?
PS AUTRICE: questa è la continuazione della storia (conclusa) "Il diario di una reclusa"...quindi consiglio ai pochi folli che pensano di leggere questa storia di farsi prima un giro nell'altra, o capirete ben poco
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari di gente altamente normale'
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Sto camminando per la strada dove abito da, circa, quando sono nata.

Anzi, no. Non sto camminando.

Sto saltellando...e di certo questo non favorisce l'immagine che tutti i miei cari vicini hanno di me. Tutto è cominciato quando, più di dieci anni fa, un certo caro fratellone ha avuto la brillante idea di rubarmi le mutande del costume da bagno che avevo perso nella piscinetta allestita da papà, e sventolarle per tutta la via...certo, io non avrei dovuto rincorrerlo per riprendermele, ma fa niente. È un'altra storia.

Comunque, riesco a frenare l'entusiasmo e a camminare da persona normale (non che io possa sembrare normale, ovviamente).

Che poi, perchè sono così entusiasta? Sto solo andando a casa di Evan per poi accompagnarlo dove gli altri ci aspettano, come sempre fatto negli ultimi tre giorni.

Gli altri hanno accettato Evan nel gruppo meglio di quanto mi sarei mai aspettata. Insomma, pensavo fossero almeno un pochino scettici...e invece no. Subito amiconi, come se si conoscessero già.

Proprio strano, visto che (in teoria) non si sono mai visti prima della scorsa domenica.

Destino? Chi lo sa. Evan dice che è già tanto che siamo tutti vivi, qua, vista la fortuna che sembra ammantarci...e ogni volta che provo a esporre le mie pare mentali su tutto quello che è successo mi blocca in un modo rapido, esplicito ed efficace.

Di certo le pare mentali mi passano di mente, quando lui mi blocca in quel modo così efficace che è il baciarmi.

Io ed Evan. Sì. Il mio subconscio sarà fiero di me.

Anche se penso non sarebbe tanto contenta di quanto poco ci sia in quell' "io ed Evan"...ma insomma, non possiamo stare appiccicati ogni santo secondo: almeno in questa realtà non voglio farmi dare della troia solo perchè vado con uno che conosco da una settimana.

Beh, in effetti lo conosco da molto di più.

Ben due settimane, contando il "prima". Un vero record.

Il cielo è sereno come l'ho visto poche volte nella mia vita. Nella mia lunga vita.

Adoro poter dire sinceramente di avere una doppia personalità. O meglio...un doppio passato. Ma per adesso la cosa non mi disturba...stranamente. Insomma, è come se avessi due vite diverse nella testa: in una sono Ivy Sullivan, la stronza...nell'altra sono Ivy Faber, la presa male.

Incredibile come lo stesso carattere venga chiamato in modo diverso solo perchè si hanno più amici.

So che dovrei essere quantomeno psicopatica. Del resto, non capita spesso di vivere la propria vita per due volte, una diversa dall'altra...completamente diversa. Ma l'ho capito, ormai (dopo trentaquattro anni di convivenza): non sono normale.

Quindi è meglio non preoccuparsi e basta. Che bello, fare la menefreghista.

Hey, vedo qualcuno in fondo alla via.

È normale, che il cuore mi salti di un battito appena riconosco chi è quel qualcuno?

Come cazzo fa a farmi salire così tanto il diabete?! Poi lui dice che non ha mai avuto poteri...sì, certo. Penso che il mandarmi in corto il cervello ogni volta che ci vediamo possa essere considerato un super potere.

-Hey!- chiamo allegramente. Massì, che vadano a farsi fottere tutti i moralisti. Io lo voglio salutare, io lo saluto, punto.

Evan si volta...come sempre. Come sempre mi aspetto che esponga quel suo sorrisetto snervante che ormai ha ribattezzato lui stesso "il sorrisetto per la cogliona".

Di certo non mi sarei mai aspettata quello che vedo quando sposta gli occhi su di me.

Perchè, beh...ha un'espressione estremamente vuota.

In modo quasi inquietante.

-Cos'è tutta questa allegria di prima mattina?- chiede qualcuno...qualcuno che, mio malgrado, conosco fin troppo bene.

Ah, ecco spiegata l'espressione strana di Evan: esattamente davanti a lui (per questo non l'avevo visto, il bastardo si era nascosto dietro) c'è Jack con la sua solita faccia seccata dal mondo.

-Prima mattina? Sono le undici.- noto mentre li affianco. O meglio: affianco Evan.

Sposto il peso sul piede più vicino a Jack, sperando che non abbia notato questa piccola cosa che nella mia mente sembra gigante quanto il mio ego.

Io paranoica? No, per niente.

-Infatti. È prima mattina.- ribatte Jack dopo qualche istante. Io lo guardo male:

-Ti rendi conto che stai sprecando la tua vita a dormire?-

E qua accade qualcosa di molto, molto strano.

Insomma, d'accordo, stiamo insieme da una settimana (sì. Stiamo insieme. Wow)...ma qualche volta ho anticipato quello che Evan avrebbe replicato alle mie massime, come se ci conoscessimo da anni, e anche ora quasi prevedo quello che dirà, qualcosa come "senti chi parla" o "Ha parlato quella che sta sempre sveglia" o un classico "sarebbe uno spreco anche se non dormisse mai"...e invece no.

Semplicemente, non dice niente.

-Senti chi parla. Tu neanche ti svegli, di mattina, ti alzi e basta.- fa Jack dopo qualche secondo di ritardo. Sì, di ritardo...perchè ne sono certa: quello avrebbe dovuto dirlo Evan.

Ecco...diciamo che lo sento.

Getto uno sguardo di puro odio a Jack proprio mentre sbucano dal fondo della via Bill e Mary. Al momento giusto, oserei dire: così posso guardare cosa diavolo sta accadendo a questo cazzone al mio fianco.

La prima cosa che noto è che è pallido. Davvero pallido. Arriva quasi al livello dell'avvelenamento cronico dell'altra vita. Come cazzo ho fatto a non vederlo prima?!

E poi...sbaglio, o sembra più magro? E cosa sono, quelle occhiaie da ore piccole?

E perchè cazzo io mi sto preoccupando così tanto? La preoccupazione faceva parte dell'altro mondo. Questa è una realtà diversa, migliore...dove la gente si può anche beccare l'influenza. Sì, probabilmente si è ammalato.

Deve essere così.

-Ivy? Sei ancora tra noi, o dobbiamo chiamare ET per riaverti?-

Guardo male pure Bill. Sì, oggi è proprio una giornata da occhiatacce.

-Ci sono, non preoccuparti troppo.-

-E chi si preoccupav...?-

-Oggi.- comincia Mary, interrompendo il biondo prima che cominciamo a battibecchiare...come ogni giorno -Pensavamo di andare a mangiare alla pizzeria ristorante indiano accanto al cinema, poi andiamo a vedere il film, com'è che si chiama...?-

-Carrie.-

-Sì, quello, con Alice e Brian.-

-Che ovviamente verranno da posti completamente diversi.- nota Jack mentre cominciamo a camminare tutti assieme. Io faccio il mio sorriso da presa per il culo:

-Quando si decideranno a dirci che stanno insieme?-

-Mai, probabilmente.- risponde allegramente Bill, che ovviamente trova tutta quella situazione spassosa.

-Beh, sanno che li prenderesti per il culo fino alla morte. Ci credo che non si decidono a dirlo.- interviene Evan.

Sì, il morto che cammina è intervenuto. Che miracolo.

E...sì, sta decisamente male. Probabilmente si è beccato una di quelle influenze che fanno venire mal di gola...come spiegare quello strano tono che ha nella voce, se no?

Evan nota che lo sto studiando. Fa una faccia prima sorpresa, poi divertita:

-Ho un volto così bello che rimani abbagliata ogni volta che lo vedi?-

...sì, sono proprio un'idiota a preoccuparmi.

E di che, poi? È Evan, c'è il sole e tutto va bene.

Devo essere proprio messa male, se quelle tre magiche parole mi sembrano quasi...stonate.

No, Ivy, no. Questa è la realtà senza poteri. Deve andare tutto bene.

Punto.

-Non hai pensato che magari ti fisso spesso perchè hai un volto davvero orrendo?-

-No, è impossibile.-

-Vanitoso.-

-Bugiarda.-

-Sicuro di star bene?-

Domanda shock. Che persona terribile che sono, a fare queste domandine a tradimento mentre mi preoccupo per gli altri.

Evan non risponde. Ha gli occhi fissi su Mary e Bill, a braccetto poco davanti a noi, ma non li vede davvero. Mi accorgo a malapena che anche Jack lo sta fissando con un cipiglio preoccupato.

Cioè...Jack è preoccupato per Evan. Siamo proprio in un'altra dimensione.

-Sì. Sì, dai, sto bene...stamattina mi veniva un po' da vomitare ma è passato, dai...-

-Sì, perchè se ti viene da vomitare stai da dio.- nota Jack con la sua simpatia solare. Beh, non posso dargli torto.

Evan alza gli occhi al cielo:

-Andiamo, ora sto meglio.-

-E tra poco dovrai mangiare in un ristorante indiano. Sì, sei proprio nel pieno delle tue facoltà mentali.- aggiungo io con la mia, di simpatia solare. Evan sbuffa, poi fa una smorfia e deglutisce velocemente.

-D'accordo, l'idea dell'indiano non mi fa impazzire, ma...il film...-

-Facciamo una bella cosa, ok?- lo interrompo senza tante cerimonie -Io ti accompagno a casa e questi qua vanno a mangiare. Io li raggiungo dopo, al cinema...e te te ne starai a casa a riposare.-

-Ma...-

-Non era una domanda, genio.-

Quanto mi piace zittirlo così. Sì, sono una dittatrice nata.

Evan abbassa le spalle, come afflosciandosi, e annuisce stancamente. Dio, deve stare proprio male per non tentare di averla vinta in una discussione con me.

-Quindi non vieni a mangiare?- interviene Mary. Io sorrido tranquillamente: qua mi riesce facile farlo.

-Sì, non è un problema.-

-Così Evan si risistema per bene.- aggiunge Bill, poi i due piccioncini riprendono a camminare serenamente per la strada, come se non ci fosse alcun problema al mondo.

Jack resta ancora per qualche secondo con noi.

-Non vuoi che venga anche io? Nel caso 'sto qua stia davvero male e tu debba trascinarlo in casa, sai.-

-Come osi dubitare di me, il maschio mancato per eccellenza?!- replico subito con un'occhiata d'odio, poi aggiungo:-Tanto saremmo stati io e lui nell'angolino, con Bill e Mary sulle loro e te troppo distratto da una certa cassiera...-

E Jack, incredibilmente, sorride. Già, qualche giorno fa Roxanne (la cassiera sopracitata) ha accettato di uscire con lui dopo averlo tenuto sulle spine per un po'. Che simpatica, eh?

Quanto mi piace fare la zia petulante impicciona...specie quando di mezzo ci sono i miei amici.

Così quei fantastici tre cominciano la marcia verso il ristorante, e io e Evan cominciamo la marcia verso casa sua.

-Mi sa che devo vomitare.- mi annuncia mentre raggiungiamo la porta d'ingresso. Io non riesco a non ghignare, vedendo la sua faccia sofferente. Sì, sono proprio comprensiva.

Finalmente siamo dentro casa sua (cioè, casa di Dan e Angie). Faccio un inchino a Evan mentre dico:

-Orsù, signore, muovete il culo verso la vostra profumata destinazione per espeller...-

Ma non finisco la frase.

Perchè mi sono raddrizzata, e ho visto una cosa proprio strana.

Evan ha una pistola in mano. E ce l'ha puntata esattamente verso...me.


-Ultime parole?-

  
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