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Autore: Mannu    08/07/2008    1 recensioni
[TNG] - Un cargo alieno alla deriva, i klingon alla ricerca di un po' di gloria in un settore di spazio inesplorato e apparentemente vuoto. Ci sono tutte le premesse perché accada qualche guaio.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Data, Geordi La Forge, Jean-Luc Picard, Nuovo Personaggio, William Riker, Worf
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek: la nuova frontiera'
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Canto - 2
5.

Tutti i klingon avevano abbandonato il ponte di comando. I suoni che uscivano dall'impianto di comunicazione, solo parzialmente sotto il controllo di Data, erano più di quanto avrebbero potuto sopportare. Data e LaForge, rimasti soli, dovevano stare vicini per potersi sentire l'un l'altro.
- Data, sei sicuro che questa intelligenza aliena stia facendo proprio questo? Che questa sia una canzone?
- Ovviamente no – rispose Data sorridendo. Geordi capiva che quei suoni stavano influenzando l'androide, ma non sapeva in che misura. Gli sembrava che si stesse comportando come se avesse installato per la prima volta il chip emozionale. Del resto quei suoni stavano influenzando anche lui. Qualche minuto prima aveva dovuto trattenersi dallo scoppiare a piangere: dall'impianto di diffusione era uscita sequenza di note struggenti. Per fortuna era durata poco: ora la musica o canzone che fosse era ridiventata una fastidiosa cacofonia di suoni morbidi e vellutati.
- No? - disse fingendo sorpresa. L'androide continuava a muovere freneticamente le dita sulla console scientifica. Era quasi da un'ora che non smetteva. Geordi era abituato a vederlo muoversi a quella velocità, ma in quel momento saperlo un androide gli faceva sentire Data freddo e lontano più che mai. Come se fosse uno sconosciuto.
- Difficile spiegare come sono arrivato a formulare l'ipotesi. Stavo esaminando la struttura dei dati presenti nella memoria del cargo alieno quando, sovrapponendo degli schemi frattali complessi mi sono reso conto che la matrice...
- Non fa niente, Data. Mi basta che fai smettere questi suoni.
- Smettere? Al contrario... ne sto cercando di nuovi!
- Per quale motivo? - questa volta lo stupore di LaForge era sincero. Data aveva accompagnato l'ultima frase con una risatina fuori luogo. Si chiese se non era il caso di farlo teletrasportare sull'Enterprise, ora che lo sparviero non era occultato.
- Stiamo facendo conoscenza: manca poco e... - Data non concluse la frase.
- Manca poco a cosa? - ora LaForge era preoccupato. I suoni si interruppero di colpo e una voce insolita e incorporea si espresse duramente in klingon.
Sul viso di Data si allargò un sorriso inquietante. Poi l'androide rispose a tono, in klingon.
- Che diavolo sta succedendo, Data? - volle sapere LaForge.
- Primo contatto – gongolò l'androide.
- Con un klingon? Stai bene?
- Sto benissimo... - rispose Data. Poi si espresse ancora in klingon, ma non ci fu risposta.
- Ma a chi stai parlando?
Data si voltò verso Geordi: i suoi occhi erano brillanti e il sorriso sembrava volergli dividere in due la faccia.
- Con l'intelligenza artificiale aliena... è meravigliosa: ha combinato la capacità di calcolo del cargo con quella dello sparviero e ha imparato un po' di klingon... in trentotto minuti, dodici second...
Data si arrestò di colpo. Ancora poche parole klingon echeggiarono sul ponte di comando, ma l'androide non rispose. Irrigidito in una posizione innaturale, le dita si erano fermate mentre sfioravano i comandi della console scientifica.
- Oh, no... - bisbigliò sottovoce Geordi avvicinandosi all'amico androide.

Non appena si era accorta che dal ponte di comando non giungevano più quegli orrendi, insopportabili suoni, Brell era tornata con i suoi ufficiali intenzionata a porre fine a quella ridicola situazione. Ma nonostante gli sforzi di Mog'var e LaForge, i progressi erano stati minimi. L'androide si era bloccato di nuovo e aveva dato ordine che l'Enterprise lo riprendesse a bordo per riattivarlo.
Detestava profondamente quello che stava per fare. Dette una pacca sulla spalla a Riker e gli fece cenno di seguirla. Brell abbandonò il ponte di comando e si rintanò nel proprio alloggio. Non le piaceva che l'umano fosse lì solo con lei, ma non aveva scelta.
- Comandante – gli disse senza preamboli – cosa farebbe al mio posto?
- La situazione è piuttosto difficile – cominciò quello inarcando le sopracciglia – bisogna sbarazzarsi di questa entità artificiale aliena.
- Ma come? - disse Brell intendendo sottolineare l'inutilità della risposta data dall'umano.
- L'idea di Data di usare un satellite relais per comunicare con noi stessi e quindi con l'intelligenza artificiale è stata notevole. Potremmo cercare di utilizzare questa...
- In concreto, comandante! - lo esortò Brell, già spazientita.
- Non lo so. Probabilmente se chiedessimo aiuto ai Binari loro saprebbero come...
- No! - sbottò Brell – Ancora richieste di aiuto! Ho chiesto aiuto all'Enterprise. Quanti altri dovranno sapere?
- Capitano, capisco come si sente, ma...
- Capire! Presuntuosi umani, volete capire! Capire la via di klingon! - Brell mostrava i denti limati e per un istante Riker sembrò temere per la propria incolumità: sebbene non fosse massiccia come lui, Brell era forte e l'essere una klingon la rendeva per definizione una minaccia nel corpo a corpo.
- Non tutti i problemi si risolvono con un colpo di disgregatore – disse Riker cercando di mantenere la calma. Aveva a che fare con un klingon tutti i giorni e si era quasi abituato, ma due erano troppi.
Brell, che camminava nella stanza come una tigre in gabbia, si voltò di scatto verso di lui. In quel momento la porta dell'alloggio si aprì.
- Capitano! - era Rasa'k. Guardò prima Brell e poi Riker, con sguardo duro di sfida.
- Parla! - le disse Brell che aveva compreso la riluttanza del suo timoniere dovuta alla presenza del terrestre.
- L'intelligenza artificiale aliena ha cominciato a parlare... in klingon!
Si precipitarono sul ponte di comando. Brell pretese immediatamente un rapporto, ma Mog'var non seppe dare una giustificazione per l'accaduto. L'intelligenza artificiale aliena si esprimeva in klingon corrente, era tutto quello che lo scienziato klingon seppe dire. Proprio dopo che questi ebbe parlato, l'intelligenza aliena fece sentire la sua voce sintetica, femminile, prodotta dal computer di bordo della Jaj'lw.
- I creatori!
Tutti si guardavano perplessi e quando anche Brell e Riker ebbero udito, gli sguardi si appuntarono su di loro come se sapessero cosa stava accadendo.
- BaQa'! - esclamò Brell – Cosa vuole?
- Continua a ripetere “i creatori”, “dove sono i creatori” e basta – disse Mog'var.
- Può sentirci? - chiese Riker.
- No, tutti i microfoni del ponte di comando sono spenti ora – rispose lo scienziato dalla pelle scura.
- I creatori! - disse ancora la voce incorporea.
- Direi che l'unico modo di sapere cosa vuole sia chiederglielo – azzardò Riker rivolgendosi a Brell. Questa lo degnò solo di uno sguardo di sbieco e dopo essersi morsa per un poco il labbro inferiore, ordinò al suo ufficiale scientifico di riattivare tutti i microfoni.
- Cosa vuoi? - chiese quindi all'intelligenza artificiale aliena, secondo la più classica, semplice e rude etichetta klingon.
- Incontrare i creatori – fu l'altrettanto semplice risposta.
- I creatori di cosa? - la incalzò subito Brell.
- I creatori della mente.
- Quale mente? A che scopo li vuoi incontrare?
- La mente in contatto con me. Essi possono creare.
- Fa certamente riferimento al comandante Data, capitano – intervenne Riker a bassa voce. Mog'var traduceva a bassa voce dal klingon per il Numero Uno dell'Enterprise che non capiva che poche parole di quella lingua.
- Essi possono creare! - esclamò l'entità aliena.
- Esci dalla mia nave! - sbottò Brell che aveva ormai perduto la pazienza.
- Io devo creare – fu la risposta.
   
 
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