Capitolo 11
Verità negata
- Seconda parte -
“La verità è
come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana”.
Riccardo
Bacchelli
Foto Jesse
Gordon Spencer
Città di Fürstenberg/Havel,
28 agosto 1946
La giornata in ospedale si prospettava molto lunga e impegnativa per il
dottor Hofmann, o meglio per il “dottorino”, perché così era soprannominato
Werner da colleghi e pazienti per la sua giovane età. A soli venticinque anni,
infatti, aveva iniziato a lavorare come medico chirurgo e il merito non era
soltanto della sua eccezionale bravura con il bisturi. Suo padre era il
primario del reparto di chirurgia dell’ospedale di Berlino e, durante la
guerra, aveva partecipato all’Aktion T4[1].
Ma, a differenza di Werner, lui non viveva nel rimorso. Anzi, per amore di
quella spregevole ideologia ormai sconfitta, aveva addirittura disconosciuto il
suo unico figlio maschio dopo aver saputo della sua relazione con Nadine:
un’ebrea, una sopravvissuta, un obbrobrio per il buon nome della famiglia.
Hofmann, infatti, non era il vero cognome di Werner. Con Nadine, aveva perso
tutto – la sua famiglia, il suo nome, il suo lavoro nella capitale, la sua
eredità –, guadagnando l’immenso che solo l’amore può donare. Del suo passato
aveva chiesto perdono a Dio ma ciò non gli era bastato e adesso, per redimersi,
curava le vittime della guerra spesso senza chiedere alcuna ricompensa. In quel
caldo pomeriggio di fine agosto, il giovane dottore aveva già operato ben
quattro bambini dal volto sfigurato per lo scoppio di una bomba. Era
sconvolgente il fatto che creature innocenti fossero state le maggiori vittime
di quell’assurda guerra.
Werner sciacquò il viso impregnato di sudore e, subito dopo essersi
asciugato, aprì la porta dello studio per far entrare un altro paziente. “Il
prossimo?!” disse, affacciandosi sull’uscio. Tra le tante persone che, sedute,
attendevano il proprio turno, un giovane si alzò. Aveva il volto completamente devastato
da cicatrici, il setto nasale deviato e un labbro spaccato e, in più, era
claudicante. “Si accomodi …” fece Werner, indicandogli la poltrona e continuò:
“Allora … Mi dica!” Il giovane sorrise in maniera quasi ironica e rispose:
“Penso che la mia situazione clinica sia abbastanza evidente, dottore. In più,
ci vedo poco dall’occhio sinistro e quasi mi manca l’udito dall’orecchio
destro.” “Cercherò di fare il possibile per lei.” ribatté Werner con
espressione seria e decisa e, alzandosi dalla poltrona, gli disse: “Io
comincerei dal naso.” Il dottore si avvicinò al paziente e, con un pennarello
nero, iniziò a tracciargli dei segni per un’eventuale settoplastica[2]. “Posso
chiederle com’è successo?” domandò Werner e il giovane, dopo un lunghissimo
sospiro, rispose: “Durante la guerra, facevo parte della Resistenza. Un giorno,
un gruppo di SS mi catturò e mi ridusse in questo stato. Sono vivo solo per
miracolo.” “Mi dispiace.” affermò il dottore. Con Nadine, Werner aveva anche
imparato a immedesimarsi nei dolori e nelle gioie degli altri. “Beh, il peggio
è passato …” fece il giovane paziente “… Adesso voglio soltanto ricominciare,
migliorare il mio aspetto e riprendere la mia vita, il mio lavoro e la mia
dignità!” “Allora … Facciamo presto!” il dottor Hofmann accennò un sorriso
“Compiliamo la scheda.” Prese una biro e iniziò a fare le solite domande.
“Nome?”
“Kurt.”
Di Kurt ce n’erano a migliaia in Germania ma Werner non poté fare a meno
di pensare al passato della sua futura sposa.
“Cognome?”
“Hochmann.”
Questa risposta fu come un pugno nello stomaco per il giovane dottore
che, a stento, riuscì a mantenere la calma.
“Data di nascita?”
“29 aprile 1917.”
“Luogo
di nascita?”
“Fürstenberg/Havel.”
“Professione?”
“Fotografo. E presto dirigerò il giornale di mio padre.”
Werner sbiancò, tutto coincideva: quel giovane era Kurt, il primo amore
di Nadine …
Il tempo è pieno di sorprese
e qualche volta ci assomiglia,
si sogna e si sbaglia
e ci si spegne sempre un po’.
Pooh, Cercando di te
[1]
Programma
nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva l’uccisione di
persone affette da malattie genetiche inguaribili o da gravi malformazioni
fisiche. Le vittime dell’Aktion T4 furono circa
200.000 persone.
[2]
Intervento
chirurgico che si esegue in anestesia generale per raddrizzare il setto
nasale.