Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: a_marya    11/04/2014    0 recensioni
Curt e i suoi allievi sono in viaggio tra i mondi da più di mille anni, alla ricerca della Protettrice e finalmente la trovano in Sarah, umana bella, ricca e viziata che sta per affrontare un lungo viaggio attraverso il suo Paese, per raggiungere il suo promesso sposo. I Cercatori ne approfittano e si fingono soldati mandati come scorta dal futuro sposo, con l'intento di avvicinarsi a lei e convincerla a completare il rituale.
Ma le cose non vanno come previsto e sono partiti appena da pochi giorni quando Sarah scopre il loro inganno e fugge terrorizzata. Ha così inizio una nuova ricerca disperata: devono trovare Sarah prima che la trovino i seguaci di Arganor, che muoia di fame e freddo o che raggiunga Wellsey, dove potrà farli giustiziare per eresia.
Ma non sono gli unici a cercare la ragazza e sono tante le forze in gioco che gli impediscono di raggiungerla...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Dobbiamo fare in fretta. Oggi o domani al massimo – stava dicendo Tessa, mentre usciva dalla stanza del suo maestro.
- Non è ancora pronta, ci sfuggirà tutto di mano – replicò cocciuto Daniel, lanciando un’occhiataccia all’amica.
Come poteva essere così superficiale in quel momento così delicato? L’armata più potente dell’esercito del Mondo Antico di Alicante era stata sconfitta due giorni prima ma loro lo avevano saputo solo quella mattina all’alba, ragion per cui avevano ritardato la partenza di quel giorno.
Una notizia simile metteva in discussione tutti i loro piani per i prossimi giorni e serrava i tempi in cui convincere Sarah a compiere il rituale avrebbe avuto ancora senso. Ma Daniel era profondamente convinto che fosse un errore accelerare le cose così precipitosamente, con il rischio che Sarah non avesse il tempo di abituarsi all’idea e rifiutasse di aiutarli. La poverina non era pronta a sopportare uno sconvolgimento simile…
- Mi dispiace Daniel, ma questa volta sono d’accordo con Tessa. Non abbiamo più tempo per preoccuparci della mortale. Magari la stai sottovalutando…
A quelle parole, Tessa sbruffò con poca eleganza, lasciando intendere la sua opinione sulla possibilità che Sarah si dimostrasse meglio di quello che era sembrata fino a quel momento.
In realtà, anche Eric doveva ammettere che non si sentiva troppo pronto a scommettere la sua vita sul fatto che la ragazza decidesse di aiutarli, vista la superficialità dimostrata in quei pochi giorni insieme e tuttavia gli sembrava evidente che non avevano più molta scelta.
Se anche Berjen era stato sconfitto, non c’era nessun altro a difendere la Barriera dal prossimo attacco di Arganor…
- Non sappiamo che effetto avrà sul rituale se lei dovesse sentirsi forzata! – insisteva intanto Daniel, per niente pronto a lasciarsi convincere dagli amici.
Capiva anche lui la gravità della situazione ma Sarah era così fragile, come avrebbe potuto reagire all’esistenza di un altro mondo e della magia rituale? Nella migliore delle ipotesi sarebbe scappata via urlando e lui… cioè loro, avrebbero perso ogni speranza di accedere a quel potere straordinario.
- E cosa suggerisci invece? Di restarcene con le mani in mano ad aspettare che il tuo prezioso fiorellino mortale si degni di pensare ad altri che a se stessa? – lo stuzzicò Tessa, acida.
- Quella sciocca non sarà mai pronta a fare qualcosa di importante per gli altri e io non starò qui senza fare niente, mente Arganor distrugge le mie ultime speranze!
- Non sono solo le tue speranze, Tessa, non è nemmeno il tuo mondo! – ribatté Daniel, quasi urlando.
Ma non appena vide la faccia di Tessa, si pentì di aver aperto bocca. Non era corretto infierire su di lei in quel modo, lo sapeva, ma era così preso dal bisogno di proteggere Sarah…
- Non è certo stata una mia scelta, Guerriero. O non sei più degno di essere chiamato tale? – replicò lei, gelida più della Barriera stessa.
- Perdonami, certo che è anche il tuo mondo. Ma non ti permetto di mettere in dubbio la mia fede o la mia dedizione a questa causa, solo perché sono convinto che…
- Smettetela tutti e due. Hendegar mi ha appena inviato gli ordini del Consiglio e ci chiedono di portare la collana ad Alicante entro la prossima luna, cioè tra quattro giorni. Entro domani la mortale dovrà essere pronta a compiere il rituale – li interruppe Curt, mettendo fine alla discussione con l’aria più tetra che gli avessero mai visto.
La verità era che nemmeno Curt era felice di dover ricorrere al rituale così in fretta: nessuno aveva mai eseguito quel rituale e non si poteva sapere cosa sarebbe successo, perciò avrebbe voluto avere più tempo per fare eventuali correzioni. Per non parlare della ragazza…
Quella mocciosa avrebbe creato più problemi di quanti ne avessero mai affrontati, ne era certo, e l’idea di essere totalmente dipendente dai suoi capricci lo rendeva nervoso. Inoltre, l’attaccamento di Daniel per la ragazza lo preoccupava seriamente e cominciava a temere di aver fatto un terribile errore nell’assegnare a lui il compito di entrare nelle grazie della Protettrice. L’ultima volta che aveva visto quel comportamento in Daniel, aveva appena conosciuto la sfortunata Alinor…
Comunque, non c’era tempo per i rimpianti o i tentennamenti, quindi condusse i suoi allievi alla carrozza e prese posto sul suo cavallo, imitato da Eric al suo fianco.
- Mentre noi procediamo, tu cerca il necessario – gli disse quando si fu sistemato sulla sella, allungandogli un foglietto su cui aveva annotato alcune erbe e sostanze che servivano per il rituale. Aveva pensato di comprarle nella prossima città, ma ormai non avevano tempo di arrivarci e Eric era il migliore nel riconoscere le piante.
Il ragazzo annuì e spronò il cavallo, allontanandosi velocemente in direzione della foresta.
- E’ successo qualcosa che dovrei sapere? Mi sembrate tutti agitati… - commentò Sarah, che dalla carrozza aveva notato il frettoloso allontanarsi dell’ufficiale.
Tessa la guardò a lungo, prima di risponderle.
- Non credo che sia una cosa di cui deve preoccuparsi al momento, signorina Vanderwood. Si goda il viaggio per un altro po’.
Come sempre, Sarah avrebbe voluto trovare qualche battuta arguta che facesse rimpiangere alla contessa di usare quel tono di sufficienza quando parlava con lei, ma ancora una volta si disse che era inutile insistere, quella non l’avrebbe mai trovata degna della sua compagnia e tutto ciò che poteva dire era solo fiato sprecato.
Decise perciò di tornare al suo lavoro di ricamo, anche se in realtà non si sentiva abbastanza rilassata per quel lavoro certosino. Inoltre, la notte precedente non aveva quasi chiuso occhio e la stanchezza si faceva sentire, rendendole le palpebre pesanti come il piombo.
Di fatto, ci mise meno di un’ora per mettere da parte il ricamo e addormentarsi nuovamente, nonostante i sobbalzi della carrozza e il rumore dei cavalli all’esterno.
Fu per quello che non si accorse subito del trambusto che scosse la monotonia del viaggio appena prima che il sole toccasse il suo vertice nel cielo, quando Eric tornò accasciato sulla sua cavalcatura lasciando una lunga scia di sangue dietro di sé.
Immediatamente, Curt fermò la carrozza mentre Daniel si precipitava a liberare l’amico dalle briglie.
- Flaori… mi ha morso… covo… portale… - biascicava Eric aggrappandosi all’amico, coperto si un sudore freddo che gli impregnava perfino la giacca e gli attaccava i capelli al viso, mentre Daniel lo stendeva sull’erba e strappava i pantaloni per liberare la ferita, un enorme squarcio nella parte superiore della gamba che perdeva ancora sangue, nonostante la fasciatura improvvisata che Eric era riuscito ad applicare prima di rimettersi in sella.
Tuttavia, nonostante le dimensioni e l’evidente profondità del lungo taglio frastagliato che attraversava la coscia del giovane, erano le venature nerastre che si irradiavano dalla ferita che bloccarono il respiro di Daniel.
- Cos’è successo? – domandò Curt, inginocchiandosi a sua volta accanto all’allievo e tastandogli la pelle intorno alla ferita.
Eric si lamentò debolmente e perse definitivamente i sensi, il volto bianco come il marmo.
- Un Flaori l’ha attaccato, non ho capito come. Credo che si sia imbattuto in un portale e che quelle schifezze avessero creato un covo da quelle parti – spiegò Daniel, sforzandosi di trattenere il panico nella voce.
Sapeva che Curt era un abile guaritore oltre che maestro e guerriero, ma sapeva anche quanto potesse essere letale una ferita di quel genere, a causa del veleno che i ragni rilasciavano attraverso il loro morso. A giudicare dall’estensione delle venature nerastre e dal pallore dell’amico, Daniel stimò che doveva essere passata almeno un’ora da quando era stato ferito, il che gli lasciava poche ore di tempo per salvarlo.
- Prendi il sacchetto giallo che è nella sacca appesa alla sella. Tessa, riempimi un recipiente d’acqua e prepara la Verga – ordinò Curt, frettolosamente, mentre schiacciava i bordi della ferita per far fuoriuscire il veleno, che colava denso assieme al sangue.
Entrambi i ragazzi obbedirono più velocemente possibile, senza perdere di vista il loro maestro e dimenticandosi di tutto il resto. Persino Tessa, di solito così controllata, si muoveva frenetica e le mani le tremavano al punto che metà dell’acqua contenuta nella borraccia di Curt finì per terra.
- Daniel, svuota il sacchetto nella ciotola e prepara un fuoco dove metterlo a bollire. Tessa, prepara delle bende e tira fuori il brandy dal baule dietro la carrozza.
Se c’era un ulteriore bisogno di conferma che la situazione era grave, di sicuro il tono allarmato del loro maestro rendeva l’idea.
- Quanto tempo abbiamo? – domandò Daniel con voce strozzata, mentre raccoglieva la legna per il fuoco.
- Qualche ora direi, il polso è ancora stabile. Presto con quella legna! Tessa, la Verga!
Tessa portò immediatamente al maestro la lunga piuma dorata che serviva per usare la magia delle Lettere, l’unico strumento in grado di tracciare i preziosi simboli che li rendevano così speciali.
- Forza, forza, forza… - mormorava Curt, sforzandosi di trovare la calma necessaria a tracciare le Lettere, che dovevano essere scritte con assoluta precisione. Bastava un minuscolo errore, un sussulto della mano e invece di aiutare il povero Eric l’avrebbero finito del tutto.
Il ragazzo, intanto, sembrava aver ripreso un minimo di conoscenza e ogni tanto biascicava qualche parola senza senso, con la voce così fioca che solo Curt coglieva, qualche volta, le sue parole.
Com’era possibile che i Flaori fossero giunti in quel mondo? Ad Alicante i temibili ragni non erano certo una  novità ma lì, nel mondo mortale… chi aveva aperto il portale? Come avevano fatto quelle bestiacce ad attraversalo? Avevano davvero creato un covo? E se erano passati i Flaori, quali altre creature erano riuscite ad attraversare il portale? Quanti erano i portali aperti alle forze di Arganor?
C’erano troppe domande a cui rispondere e troppo poco tempo per pensarci in quel momento, quindi Curt decise di rimandare quegli interrogativi per quanto fosse difficile. Aveva già il suo bel da fare mentre cercava di salvare Eric da quello sfortunato incontro senza che la situazione degenerasse, con Tessa che sembrava a un soffio da un nuovo attacco e la mortale ancora nella carrozza, pronta a svegliarsi da un momento all’altro.
E se i Flaori avessero attaccato lei, la mortale? Sarebbe stata la fine di Alicante. Il che, fece pensare a Curt che probabilmente non era una coincidenza il fatto che il portale e i mostri fossero così vicini al loro percorso ma quell’ipotesi apriva uno scenario agghiacciante: chi avrebbe potuto rivelare ad Arganor della ragazza?
Forse uno degli uomini di Berjen era stato catturato e torturato. Non credeva che quel contingente fosse partito quando già sapevano della collana, ma forse qualche saggio aveva avvertito Berjen e la notizia si era sparsa tra i suoi uomini. Oppure… ma non voleva nemmeno pensarci, non in quel momento.
Però se davvero l’obiettivo era la collana…
- Tessa, non perdere di vista la ragazza nemmeno per un momento e tieni l’arma pronta, potrebbero aver seguito Eric – ordinò mentre stringeva le bende intorno alla ferita del suo allievo, per frenare l’emorragia.
Non era il momento di allarmarli ulteriormente mettendoli a parte dei suoi pensieri e comunque era certo che Tessa avrebbe potuto tenere testa alla maggior parte delle creature che Arganor poteva aver mandato attraverso il portale.
- Daniel prendi delle coperte e dell’acqua fresca. Aiutami a farlo bere.
In realtà, Eric non sembrava aver bisogno delle coperte ma di un miracolo. Il sudore era diventato più denso e oleoso e le venature nere erano arrivate fin quasi alla vita. Il respiro del ragazzo era quasi assente e continuava a perdere i sensi per periodi sempre più lunghi.
Curt cominciava a temere che quella ferita non fosse merito di un solo Flaori ma di più bestiacce, che probabilmente gli erano saltate addosso quando il primo aveva fatto scorrere il sangue. A vederlo, sembrava impossibile che il ragazzo ne fosse uscito sulle sue gambe e Curt provò un inutile senso di orgoglio per il suo allievo, il suo guerriero che aveva sconfitto da solo un intero covo di Flaori.
- Il portale… Tessa… amo - balbettò Eric, che cominciava a tremare tra le braccia del maestro nonostante il sudore.
Curt lanciò un’occhiata verso Tessa, che se ne stava con i pugnali pronti ad essere lanciati, a pochi passi dalla carrozza. Impossibile che avesse sentito, per fortuna. Sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il suo vaso e Curt vedeva già i primi segni di un attacco imminente.
- Daniel, presto con quel fuoco! – lo incitò, alzandosi da vicino a Eric per frugare nella sua sacca, alla ricerca di qualcos’altro, qualsiasi cosa, che potesse aiutarlo.
Le sue qualità di curatore, gli dicevano infatti che il decotto di erbe che Daniel stava preparando non sarebbe stato sufficiente nemmeno se fosse stato pronto in qualche minuto, invece che nella mezz’ora che prevedeva e cominciava a credere che al povero Eric mancassero molto meno che delle ore.
Il veleno saliva troppo rapidamente e la ferita continuava a perdere sangue in quantità incredibili. Il respiro e il battito si facevano più deboli ad ogni momento e i tremori che scuoteva il corpo del giovane guerriero erano un pessimo segno, come le lunghe ombre violacee che gli si erano formate sotto gli occhi.
Sforzandosi di mantenere la calma, Curt ripescò un vecchio libro sui medicamenti e lo sfogliò velocemente per cercare qualche suggerimento, mentre Daniel copriva accuratamente l’amico con le coperte e cercava di fargli bere un po’ d’acqua.
- Tessa non cedere adesso! – urlò all’improvviso Daniel, correndo come un fulmine verso l’amica, che si era accasciata per terra e respirava affannosamente.
- Maledizione! – imprecò Curt, chiudendo il libro e rigettandolo nella sacca. Non potevano permettersi di affrontare una delle crisi di Tessa al momento, anche perché Curt temeva che avrebbe presto avuto bisogno delle sue doti da Baakhi se voleva salvare Eric.
Daniel intanto si era inginocchiato a sua volta e incitava l’amica alla calma, sfruttando le sue capacità di persuasione che altre volte avevano funzionato.
- Controlla il respiro, Tessa, conta le pulsazioni. Puoi controllarlo, tu puoi controllarlo, respira piano… - le sussurrava, stringendole le spalle in una morsa.
Tessa si sforzò di restare ancorata alla voce di Daniel, ci si aggrappò con tutte le sue forze e la usò come legame per mantenere il contatto. Sapeva che se avesse mantenuto il contatto abbastanza a lungo, la crisi sarebbe passata. Ma il suo cuore batteva così forte che le sembrava che dovesse saltarle fuori dal petto e sentiva la creatura muoversi nelle sue viscere, come se l’azzannasse, in attesa di scatenare il suo potere.
- Curt usa la Verga! – implorò Daniel, rendendosi conto che l’amica non ce l’avrebbe fatta da sola quella volta.
Curt esitò un momento, ben consapevole dei rischi che comportava usare la Verga su Tessa quando era in quello stato ma alla fine si avvicinò alla ragazza e tracciò con precisione la Lettera sulla sua fronte, pregando le Celesti che filasse tutto liscio.
Non poteva pensare di perdere due allievi nello stesso momento ed Eric peggiorava di secondo in secondo…
Per fortuna, Tessa urlò per qualche momento e poi perse i sensi, segno che la Lettera aveva avuto il suo effetto. Con un sospiro di sollievo, Curt spostò la ragazza al riparo della carrozza e diede a Daniel ulteriori istruzioni mentre lui tornava a controllare Eric.
Non appena si girò verso Eric, tuttavia, Curt perse momentaneamente il suo famigerato autocontrollo e divenne pallido quasi quanto il ragazzo ferito, che ormai si dibatteva in preda alle convulsioni, perdendo sangue non solo dalla ferita ma anche dal naso e dalla bocca.
Perché il veleno stava agendo cos’ rapidamente? Forse era perché si trovavano in un mondo diverso dal loro e lì il tempo scorreva diversamente… ma questo stava a significare che non aveva modo di capire quanto tempo avessero prima che per Eric fosse troppo tardi e non aveva con sé nemmeno la metà delle erbe che gli sarebbero servite per liberarlo dal veleno, che continuava a colare formando una pozza densa e scura sotto il corpo del ragazzo.
Doveva fare qualcosa e doveva farla immediatamente. Non aveva tempo di aspettare che Daniel preparasse il fuoco e probabilmente, comunque, il decotto non sarebbe servito più a niente a quel punto. Le venature nerastre erano salite fino all’altezza delle costole, presto il veleno avrebbe raggiunto il cuore e i polmoni e non ci sarebbe stata più speranza per Eric.
Ma Curt non poteva permetterlo, non avrebbe lasciato che un imprevisto così banale gli togliesse uno dei suoi allievi. Così prese una decisione.
- Daniel, porta Eric al centro della radura e copri gli occhi ai cavalli – ordinò perentorio, mentre lui si avvicinava a Tessa e la svegliava bruscamente.
- Tessa, Tessa ascoltami. Ho bisogno di te, ho bisogno che tu sia la mia Baakhi, mi capisci? Devi aprirmi il portale, Tessa, ho bisogno che tu sia con me. Eric ha bisogno di te…
In risposta alle sue preghiere, Tessa tossì un paio di volte e aprì gli occhi, sebbene fosse evidentemente confusa e stordita dalla Lettera.
- Brava ragazza. Ora respira, respira profondamente e stammi a sentire. Eric non sta bene, devo invocare una Shervat ma per farlo ho bisogno che mi apri un portale…
Tessa ci mise qualche minuto a riprendersi ma alla fine fece un cenno affermativo e si aggrappò al maestro per rimettersi in piedi.
Vedendola in quello stato Curt imprecò ancora una volta, ma un’occhiata al colorito violaceo di Eric confermò i suoi peggiori timori e lo convinse che era l’unico modo. Pregava solo di non dover sacrificare un allieva per salvarne un altro.
Non ci misero molto a preparare il terreno, bastò tracciare le Lettere nei posti giusti mentre Daniel posizionava il corpo inerte di Eric all’estremità del triangolo, poi Curt chiuse gli occhi e si preparò a contrattare con la potente entità che si apprestava ad invocare, pregando che avesse preso la decisione giusta e che nessuna creatura si avvicinasse alla mortale durante la Chiamata.
Per evitare che si svegliasse e rompesse la concentrazione del rituale, infatti, Curt aveva utilizzato un semplice incantesimo sulla ragazza, che sarebbe quindi rimasta addormentata per diverse ore e di conseguenza non avrebbe potuto difendersi in nessun modo. Ma Curt non poteva lasciare Daniel a guardia della carrozza perché Tessa non si reggeva bene in piedi da sola e aveva bisogno dell’aiuto dell’amico, quindi potevano solo sperare che nessuna creatura si avvicinasse a Sarah in quel momento.
La vita di Eric, comunque, era molto più importante di qualsiasi altra cosa al momento e Curt non intendeva farsi distrarre da niente e nessuno mentre prendeva posto nel triangolo delle evocazioni e si preparava alla prova che stava per affrontare.
Poco dopo, la voce di Tessa, incredibilmente melodiosa, si levò tra gli alberi intonando le antiche melodie di Alicante e mentre lei allargava le braccia, una sorta di fiamma azzurrognola prese a tracciare le linee del triangolo, unendo tra loro le Lettere come a formare una parola.
La voce di Tessa si abbassò ad un sussurro, poi la fiamma avvampò e un vento innaturale si sprigionò dal centro del triangolo, dove una forma cominciò lentamente a prendere sostanza, fino a che la Shervat divenne perfettamente solida.
Non era la prima volta che Curt si trovava davanti alla creatura ma quella non mancava mai di ripugnarlo in qualche modo, con i suoi movimenti viscidi e gli strani occhi liquidi e fuori posto. Sembrava assurdo che proprio una creatura così brutta potesse salvare la vita di chi non aveva altre speranze.
- Chi invoca il mio nome? – sibilò intanto la creatura, muovendo gli strani occhi intorno a sé.
Curt prese un respiro profondo e si accinse a fare la sua parte, mettendo da parte qualsiasi altro pensiero. Ci voleva concentrazione assoluta mentre si contrattava con i demoni.
- Io, Curtberth figlio di Wren, della famiglia di Rocham, Guerriero della Confraternita di Alicante ti invoco – recitò, attirando su di se quello sguardo liquido.
Dopo un attimo di esitazione, poi, Curt recitò la formula che impegnava la creatura ad usare parte del suo potere per salvare la vita di Eric.
- Mi chiedi di mettere il Soffio dove non c’è – replicò la creatura, sollevando una parvenza di dito verso Eric, che era così immobile da sembrare praticamente morto.
Curt si morse il labbro.
- Il Soffio è ancora dentro il ragazzo, ma non ci resterà per molto. Per questo ti vincolo alla sua guarigione, in nome della volontà delle Celesti…
A quel nome, la creatura emise un lungo gemito assordante e il vento aumentò la sua potenza fino a piegare i rami intorno a loro.
- Il Patto è valido, Curtberth figlio di Wren, solo se sacrifichi qualcosa di uguale importanza – gli ricordò la creatura, con una specie di ghigno sadico.
Ma Curt non esitò davanti a quella che suonava come una minaccia e pronunciò l’ultima parte del rituale, che avrebbe costretto la creatura a compiere la sua parte, pur prendendosi qualcosa in cambio.
Allora la creatura emise un suono gutturale e si avvicinò ad Eric, ancora steso incosciente, per poi emanare una sorta di luce che avvolse il ragazzo, mentre il vento diventava così forte che Daniel, Tessa e Curt dovettero socchiudere gli occhi lacrimanti.
 
Fu in quel momento che Sarah si svegliò da quel sonno artificiale, balzando in piedi con una tale violenza da cadere dal sedile della carrozza e urtare la testa sul sedile opposto.
Per un momento si sentì stordita e confusa e si guardò attorno, massaggiandosi il punto dove aveva sbattuto. Si rese conto lentamente di essere sola nella carrozza ferma. Quanto aveva dormito? Parecchio, probabilmente. Perché si sentiva così stordita? Non lo sapeva, forse a causa della posizione scomoda in cui si era addormentata.
Perché si erano fermati e dov’era la contessa? Non sapeva nemmeno quello, pensò aggrottando la fronte e rimettendosi in piedi. Per scoprirlo, Sarah aprì la portella della carrozza e si lasciò scivolare fino a toccare l’erba soffice, in preda alle vertigini.
C’era qualcosa che non andava. Non c’era nessuno intorno a lei e non sentiva nessun rumore. E da dove proveniva quel vento terribile, che scuoteva ogni ramo e sollevava tutte le foglie accecandola?
Solo in un secondo momento, quando il vento diminuì leggermente la sua forza, Sarah si guardò intorno fino a scorgere l’enorme chiazza di sangue poco distante e si portò una mano alla bocca, senza riuscire a soffocare un grido.
Di chi era tutto quel sangue?
Scrutò di nuovo la foresta intorno a lei, certa che i banditi dovevano averli attaccati e che lei fosse l’unica sopravvissuta ma non c’erano corpi, solo i cavalli che erano stati legati ad un tronco e si agitavano nonostante la pezza con cui qualcuno gli aveva coperto gli occhi.
Sempre più confusa e spaventata, Sarah attese qualche secondo che le vertigini diminuissero e poi prese a fare qualche passo incerto verso la scia di sangue, alla ricerca di qualcun altro della sua compagnia. Non poteva davvero essere l’unica sopravvissuta! Erano dei guerrieri, almeno uno di loro doveva averli fatti fuggire!
Col passo incerto e traballante e le mani che le tremavano dallo shock, Sarah seguì la traccia insanguinata che proseguiva per qualche metro, come se qualcuno avesse trascinato un ferito. O un morto, a giudicare dall’enormità della chiazza di sangue vicino alla carrozza. Non era un’esperta di ferite, ma le sembrava impossibile che qualcuno fosse sopravvissuto a una perdita di sangue di quelle dimensioni.
Ad un certo punto, gli alberi intorno a lei si diradarono un po’ e le lasciarono intravedere la piccola radura verso cui conduceva la scia di sangue, dove c’erano anche Dawley e la contessa, stranamente abbracciati. Sarah sentì una strana sensazione allo stomaco, una sensazione terribile più della paura che aveva provato quando si era svegliata da sola ma fece lo stesso un passo avanti, per raggiungere i due ragazzi e chiedergli cosa stava succedendo. Forse era il comandante ad essere rimasto ferito…
Fu così che si trovò ad osservare una scena talmente agghiacciante da non poter essere vera: un’assurda creatura, sicuramente uscita da qualche incubo, stava accucciata in un punto della radura avanti a lei ed emetteva strani versi gutturali, mentre il comandante, la contessa e Dawley stavano in piedi lì attorno, proteggendosi gli occhi dal vento.
Tra di loro, una innaturale fiamma azzurra mandava le sue scintille ovunque senza bruciare nulla. Nonostante infatti le fiamme non fossero molto lontane da lei, nemmeno un vago tepore si sprigionava da quel fuoco impossibile da cui sembrava invece avere origine quel vento puzzolente.
Pochi istanti dopo, prima che Sarah potesse dare un senso a quello che stava vedendo, la creatura si sollevò e si avventò sul comandante, troppo velocemente perché Sarah potesse vedere bene cosa succedesse. Poi, le fiamme divennero altissime e lei si portò istintivamente una mano al viso, per proteggersi da un calore che non esisteva, mentre il vento divenne così forte da farla barcollare all’indietro.
- Il tributo è stato scelto e pagato – disse poi la creatura, mentre il vento sembrava aumentare ancora la sua potenza, fino a che Sarah non riuscì più a reggersi in piedi e cadde per terra, in mezzo alle foglie che le si attaccavano addosso, sferzandola come mille piccole fruste.
Se il suo aspetto non avesse avuto già abbastanza l’aspetto di un incubo fatto realtà, la voce di quella strana e terribile creatura le diede l’assoluta certezza che quell’orrore non appartenesse al suo mondo. Niente che avesse mai visto o di cui avesse mai sentito parlare poteva avere quel tono spettrale, né maschile né femminile, sibilante eppure possente…
Poi la creatura si voltò nella sua direzione, così all’improvviso che Sarah ebbe un sussulto e non riuscì a trattenere un grido, mentre gli occhi scintillanti ed enormi della creatura si fissavano proprio su di lei, con un bagliore sinistro.
- La Luna è rinata! – esclamò la creatura, con un urlo acuto e stridente che costrinse Sarah a tapparsi le orecchie.
Poi le fiamme divamparono ancora una volta nella sua direzione e Sarah, terrorizzata oltre ogni limite, si rialzò e corse verso i cavalli, le mani tremanti e il cuore che batteva all’impazzata, quasi dovesse schizzarle fuori dal petto.
Cos’era quella creatura immonda? Cosa stava mai succedendo? E perché mai i tre compagni di viaggio se ne stavano lì senza fare nulla?
Finalmente ritrovò il suo amato cavallo e cominciò a slegarlo dal ramo al quale era stato assicurato, con movimenti frenetici. Non riusciva ancora a dare un senso a quello che aveva visto, ma qualcosa dentro di lei le imponeva di fuggire via il più lontano possibile senza aspettare un solo minuto di più e così, non appena Drogo fu libero, lei vi montò sopra e diede uno scossone alle briglie, puntando nella direzione opposta alla radura da cui era appena fuggita.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: a_marya