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Autore: Lady_Sticklethwait    13/04/2014    3 recensioni
«Sig.ina Barbrook» una voce ben nota piombò dal sentiero opposto, accompagnata dalla splendida visione del duca di Bekwell, vestito come sempre in modo impeccabile nel suo abito color beije intonato al colore dei capelli scombinati .
Aveva un sorriso divertito e, sebbene non potesse ben vederlo, riusciva ad immaginare quelle scintille d'ironia che trasparivano spesso negli occhi color acquamarina.
«Sig.or Bekwell…» disse guardandolo come se si fossero appena incontrati in una circostanza assolutamente normale. « Come mai da queste parti? »
Colin rise. La sua non era una risata comune ma bensì qualcosa che scaldava l'animo, che rimbombava nella testa e poi scivolava via, lasciando delle adorabili fossette sul volto giovane e dai tratti raffinati dell'uomo.
«Devo dire che riesce sempre a sorprendermi , signorina Babrook»
«Come prego?»
«Avrei molte domande da farle, come qualsiasi persona normale penso voglia porle, ma, per il momento, penso di potermi trattenere e godermi lo spettacolo».
Scese dal cavallo, incrociò le braccia e la guardò con ludibrio.
«Ebbene?» proseguì sostenendo il suo sguardo a mò di sfida.
« Ebbene, sig.ina Barbrook, non capita tutti i giorni di vedere alle 8 del mattino una selvaggia molto affascinante su di un albero»
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                             Capitolo 54

 

 

 

Pubblicherò il prossimo capitolo a breve, dato che ci saranno le vacanze di Pasqua...Evviva!
 

 

 

 

Non fu facile decidere di stabilirsi a Crainford Hall, la vecchia tenuta di Lord Kerwin, senza destare occhiatacce con la O maiuscola dalle sue sorelle, e fu ancora meno facile convincerle che la sua decisione di ritornare a casa non era dovuta al loro comportamento.
Sì, casa.
Oramai non riusciva più a guardarla come una fredda tenuta invernale senza poterla considerare almeno un po' propria.
Lì aveva trascorso – seppur per pochi mesi – un po' di tempo con suo marito, lì Colin le aveva rivelato tutta la verità, lì aveva passato tutto sommato bei momenti alternati a giorni di tristezza estrema o rancore.
Ma tutto ciò non le importava, rifletté tenendo a bada i sentimentalismi: il vero motivo per cui si recava a Crainford Hall era perché Colin quello stesso giorno, poco prima che lei se ne andasse, l'aveva informata che non sopportava più l'idea di dover 'marcire', secondo la sua espressione, 'riposare', secondo quella di Elisabeth, a casa di Simon.
Certo, figuriamoci se un duca come lui poteva mai trascorrere più di ventiquattro ore in un letto troppo poco sfarzoso per mantenere intatta la dignità ducale!
Elisabeth, comunque, si era trattenuta dal sottolineare che se non fosse stato per Simon ora probabilmente lui sarebbe già morto dissanguato e lei avrebbe perso la sua sanità mentale. Non lo fece anche perché durante il pomeriggio Colin gli era sembrato molto più debole di quel mattino, e lungi da Elisabeth stuzzicare il suo avversario quando questo non era in grado di difendersi.
Insomma, non sarebbe stato equo.
«Perché?» chiese semplicemente Georgie senza rivelare altre emozioni «non avevi detto che volevi prenderti una pausa?»
«Già» esclamò Katherine interrompendo il faccia a faccia «perché?»
Elisabeth fece spallucce, stanca di dover dare sempre spiegazioni «Abito lì»
«Io penso che tu abiti qui» commentò Georgie lisciandosi le gonne.
Katherine la ignorò. «Credo che ti accompagnerò»
La duchessa sobbalzò «Cosa?No, Non ce n'è bisogno, Kat.»
«Mi piacerebbe visitare Lord Kerwin, dopo... Bhè, lo sappiamo tutte»
«Non penso sia in grado di poter sostenere una visita nelle sue attuali condizioni» rispose evasiva.
«Povero cuore» rifletté ad alta voce Georgie, con le mani sul petto «nessun uomo meriterebbe di essere aggredito in quel modo da banditi!»
Bhè, sì, Elisabeth forse aveva romanzato un po' il racconto tenendo nascosti potenziali particolari dell'incidente, giusto per non aggravare ulteriormente la situazione. Infatti le era sembrato inutile svelare alle sorelle che 1) i banditi avevano preso di mira la sua di carrozza, non quella del duca, che 2) probabilmente l'avrebbero violentarla se 3) Colin non fosse spuntato all'improvviso.
E non dimentichiamoci che 4) se il bandito avesse puntato un po' più in alto la pistola probabilmente Colin sarebbe morto per salvarla.
In quel caso eccezionale, Elisabeth aveva ripetuto più volte a sé stessa che il fine giustificava i mezzi: non importava come fossero andate realmente le cose, la cosa più importante ora era sperare che Colin si rimettesse al più presto e che non morisse per altri motivi.
Motivi che potevano essere perfettamente attribuiti all'infido ricatto.
Cielo, quanti problemi!
Sospirò più forte del dovuto ed arricciò meglio una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio. «Devo andare» disse alla fine ed appena prese le valigie in mano caddero a terra con un gran tonfo «Mi mancherai!» sbottò Georgie, imprigionandola in un abbraccio soffocante «scrivimi, ti prego, Liz!»
Elisabeth sorrise e le schioccò sulla guancia un sonoro bacio «Prometto che lo farò.»
Allontanatasi Georgie, fu il turno di Katherine che si offrì nuovamente di accompagnarla durante il viaggio di andata nonostante dovesse andare al teatro con suo marito e – dio se ne scampi – entrambe sapevano quanto potessero essere esasperanti i mariti se non si eseguivano gli ordini da loro impartiti.
Elisabeth riprese in mano le valigie «A presto»
Un maggiordomo aprì la porta.
Era tempo di riprendere in mano anche l'assurda situazione che si era venuta a creare.






Colin girò nuovamente la testa e si coprì fino al collo con le coperte pesanti; aveva un maledettissimo mal di testa ed il dottore aveva detto di non preoccuparsi se la febbre avesse sfiorato i trentanove gradi.
Certo, detta così era fin troppo semplice!
«E' una normale reazione del corpo per l'infezione provocata dalla ferita» aveva spiegato riponendo gli strumenti nella borsa «non possiamo fare nulla per impedirlo se non aspettare che passi.»
«Passerò domani mattina a visitarvi» aveva aggiunto in prossimità della porta «non fate idiozie, signor Bekwell. Portate pazienza e vedrete che entro una settimana ritornerete come prima. Forse due.»
«Tre se sono davvero sfortunato» aveva commentato Colin in preda ad attacchi di freddo.
Ed ora eccolo lì, a Crainford Hall, solo ed infelice sul letto di morte.
Bhé, non stava di certo per morire, ma i dolori che provava alla testa e sul petto erano tanto insopportabili che si stupì di non essere ancora deceduto.
Poco tempo prima sua madre insieme con Julie gli aveva fatto visita, raccontandogli aneddoti su tutto quello che si era perso un due giorni.
In Due.Maledettissimi.Giorni erano accaduti più scandali di quanti ne fossero successi in tutto l'anno e durante tutto il tempo della visita non avevano fatto altro che informalo su Trevelstam che, povero cuore, era stato tradito dalla moglie per un domestico.
E stavano per sposarsi!
«Che storia triste» aveva commentato Colin sul punto di lasciarsi andare nelle braccia di Morfeo.
Giurò di offrire da bere a Trevelstam qualora fosse guarito sopravvissuto.
E giurò anche di non addormentarsi più mentre sua madre e sua sorella parlavano.
A tal proposito, dovette ricordarsi che erano le sette di sera ed Elisabeth gli aveva promesso di fargli compagnia prima delle undici; che lo avesse preso in giro?
Brontolò e si nascose sotto le coperte a covare vendetta, fin quando non sentì la voce di una donna sull'uscio della porta.
«Sei proprio difficile da uccidere, mh?»
«Vivrò per intrattenerti, mia dolce mogliettina.»
Elisabeth soppresse una risata ed entrò con due domestiche armate di valigie e borse, pronte a riporre tutto negli appositi cassonetti.
Colin alzò leggermente il capo per poter guardare Elisabeth, ma la ferita lo costrinse a rimanere disteso in posizione supina; maledizione, era stanco di dover guardare il soffitto!
Preferì, quindi, la finestra, ed aspettò pazientemente che la servitù uscisse dalla sua camera per poter rimanere da solo con Elisabeth.
«Vedo che non hai indossato la maschera, e la servitù...»
«La servitù sa tutto» rispose Colin semplicemente, come se stessero facendo una banale conversazione.
La duchessa attese che le donnicciole si allontanassero abbastanza da non poter sentire nulla «Ma sei impazzito, per caso?» chiese guardinga, tenendo un tono di voce piuttosto basso per i suoi normali canoni «le domestiche parlano, Dio! Quanto tempo credi che ci vorrà fin quando tutta la società scoprirà che...»
«Non pensavo ti importasse così tanto dell'alta società»
Elisabeth, che ancora stringeva la maniglia della porta, si avvicinò al letto per poter guardare il duca in volto il duca, dato che fino a quel momento non era riuscita a vederlo.
Si accorse controvoglia che stava tremando e sperò che il duca non riuscisse a vedere quanto la sua sola presenza la turbasse.
«Davvero l'ho proclamato?» si strofinò il mento con aria pensierosa «Che falsità da parte mia»
«Davvero inaccettabile; sono molto contrito dalla vostra cond...co...Acchiuf!»
Elisabeth si avvicinò ulteriormente al letto, ed ora riusciva a guardare bene il volto di Colin, dove i suoi occhi erano incredibilmente azzurri e rilucevano sul volto pallido.
«Hai il raffreddore?» chiese allarmata, poggiando una mano sulla fronte calda.
Colin borbottò «Forse. Probabilmente stanotte sarò già mezzo morto»

«Ma tu hai la febbre!»
Il duca sorrise con aria innocente e fece spallucce «Sorpresa?»
Elisabeth decise di lasciar cadere l'argomento della maschera e di rimandarlo in un altro momento: così, in pochi secondi, si fece portare svariate pezze bagnate alternate ad alcune asciutte dettando ordini a dritta ed a manca.
«Hai freddo?» chiese con l'aria di un generale pronto a scendere in battaglia.
Egli annuì, ed ella si apprestò a ravvivare il fuoco.
Durante la difficile operazione, il duca commentò casualmente «Non dovevi prenderti il disturbo di tornare qui, Liz, sarei riuscito a sopravvivere anche da solo, benché ammetto - con fervida convinzione - che sarebbe stato di gran lunga più tedioso»
«Per te o per le domestiche?» chiese con punta di sarcasmo, continuando a stare china sul camino.
Colin sorrise «Ahimè, temo per entrambi»
Le lingue di fuoco finalmente tornarono a danzare sul muro ed a scoppiettare allegramente sorpassando il ticchettio del pendolo; Elisabeth si avvicinò al letto, imbarazzata nel sentire l'odore virile di Colin per tutta la stanza.
Il duca, d'altra parte, era lo stesso tremendamente imbarazzato per le sue condizioni; con tentativi poco persuasivi rassicurò Elisabeth di star meglio, nonostante sapesse che la donna non se ne sarebbe andata da quella stanza neanche per tutto l'oro d'Inghilterra.
Liz si lisciò le gonne, tirò un po' su il naso ricordandosi poco dopo che non era affatto un comportamento idoneo ad una duchessa, arrossì pudicamente e guardò a terra, dondolandosi sui piedi.
Colin ebbe il mal di mare, nonostante guardasse il soffitto con insistente freddezza.
Dopo svariati minuti di silenzio stoico da parte di entrambi, il duca decise di averne abbastanza «leggimi il documento.»
«Come, prego?»
Colin trattenne una risata quando vide il suo volto completamente disorientato della giovane «Il documento, ricordi? Quello che abbiamo rinvenuto in quell'avventata serata... Leggimelo»
«Dov'è esattamente?»

Colin ci pensò un attimo su. «In libreria, al primo piano.» Elisabeth annuì ed in pochi secondi raggiunse la porta, quando Colin aggiunse «non ha una copertina vera e propria, è più che altro un diario... Spero lo riconoscerai.»
«Stai forse dubitando di me?»
Egli alzò le mani in segno di resa «Mai»
Elisabeth chiuse la porta e sospirò.


 

 

 

Un altro capitolo di passaggio necessario per la risoluzione della faccenda: nel prossimo capitolo, infatti, anche Elisabeth riuscirà ad accedere alle informazioni nascoste nel diario.
Purtroppo il povero Colin è momentaneamente KO, per cui puntiamo tutto sulla duchessa scaltra; forza Liz!



Lady Sticklethwait.

   
 
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