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Autore: Ambaraba    13/04/2014    2 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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AU BAR 3
Disordine, coperte sfatte, caldo, luci spente. Un libro con la copertina rossa e il titolo in caratteri bianchi, abbandonato a terra, scivolato via dalle dita aperte dal sonno di Miles.
Piccoli baci. È Bass che si è svegliato prima. Accarezza e bacia Miles, non può farne a meno.
Abbracci nel dormiveglia. Fruscii di coperte.
"Mmm... Che ore sono?", Bass, lento stiracchiarsi, sospiro assonnato.
"È ancora presto... Resta", Miles, un braccio intorno alle sue spalle per tenerlo vicino, affonda il naso tra i suoi capelli spettinati di letto, lo bacia sulla fronte.
Chiudono di nuovo gli occhi. Fuori è ancora buio.

La mattina dopo si svegliarono decisamente di buonumore. Sembrava che anche i clienti del bar risentissero della loro felicità, e anche quelli che arrivavano col muso lungo uscivano sorridendo.
Miles preparava caffè senza fermarsi mai, a decine, mentre Bass cominciava a fare i panini che avrebbero esposto per la pausa pranzo.
- Ragazzo, hai portato quelle ciambelle senza zucchero...? - ecco la signora Whitaker, la vedova che abitava in fondo alla strada, esile come un uccellino e sempre vestita con colori sgargianti. Bass le sorrise, le porse una bustina di carta:
- Certo, ecco qua, - gli stava simpatica, quella vecchietta. Aveva la faccia da nonnina dei cartoni animati.
- Quant'è? - chiese l'anziana.
- Niente, omaggio della casa. - Vide un sorriso allargarsi sul viso dell'allegra pensionata, e la cosa lo fece sorridere. Gli piaceva quando le altre persone trovavano piacevole entrare nel loro bar.
La vecchietta si allontanò soddisfatta, con la borsa ad un braccio e la bustina nell'altra mano, borbottando che sarebbe stato "una manosanta, per lo stupidissimo diabete". Bass riprese ad affettare, tranquillo, mentre Miles faceva l'equilibrista per non far cadere il vassoio con i caffè e i cornetti. Come al solito, oscillava pericolosamente come un ubriaco e per di più con le vertigini, ma Bass ormai si era convinto che non gli sarebbe mai caduto niente. 
Fu una giornata intensa, arrivarono a sera distrutti. Quando era molto stanco, Bass tendeva a farsi prendere dal malumore, ma aveva la fortuna di avere Miles al suo fianco, che riusciva a leggerlo come un libro aperto. Presero due pizze e un film, e Miles passò tutta la sera a coccolarlo sul divano, finché l'altro non si addormentò. Lo prese in braccio e lo portò a letto, lo spogliò e fecero l'amore. Bass lo strinse forte a sé.
- Sei la mia fortuna, - sussurrò, esausto e felice, guardando Miles negli occhi.
- E tu sei la mia, - rispose l'altro, baciandolo sulle labbra.

- NONONOLASCIAMILASCIAMILASCIAMI!!!
La lotta era cominciata nel bagno, quando Bass per scherzo gli aveva fatto scivolare un rivolo d'acqua fredda giù lungo la schiena, facendolo sussultare. Subito dopo, Miles lo aveva inseguito per tutta casa, ancora in ciabatte, finché non era riuscito ad acchiapparlo dopo aver scavalcato il divano. Lo aveva afferrato per la vita sollevandolo e Bass aveva cominciato a scalciare a vuoto, cercando di liberarsi, ridendo.
- Chiedo perdono, lasciami!!!
- Te lo scordi, teppista, - Miles lo chiuse sul divano, cominciò a fargli il solletico. Bass rideva e si divincolava, sotto di lui, cercava di sottrarsi e lo implorava, - Basta, ti prego!, - e dopo finirono a baciarsi, Miles infilò un pollice tra l'elastico dei suoi boxer e la pelle liscia e calda del suo fianco, scese a baciarlo sul ventre mentre Bass ancora cercava di riprendere a respirare, accaldato e con le guance arrossate.
- Mmm... - Si lasciò andare ad un lungo, lento gemito a labbra chiuse, stiracchiandosi come un gatto mentre Miles cominciava ad accarezzarlo piano tra le gambe. Miles era seduto a cavalcioni su di lui, si godeva la sua espressione deliziata: occhi chiusi, il capo leggermente inclinato da un lato a scoprire il collo, le labbra appena appena dischiuse in un sorriso languido. A Miles piaceva da morire, vederlo così. Si chinò a baciarlo sul collo, un contatto rapido di labbra, piccoli sfioramenti sulla gola, dietro l'orecchio, lungo la clavicola. Inserì la mano libera nello spazio minimo tra la sua nuca e il cuscino del divano per fargli i grattini.
Dalle labbra di Bass si sollevò un altro gemito, ancora più intenso del precedente. Rabbrividì per un istante, mentre Miles continuava a stimolarlo. Si morse il labbro inferiore, istintivamente. Sì, decisamente gli piaceva quello che l'altro gli stava facendo.
- Devo fartelo più spesso, lo scherzo dell'acqua gelata... - mugolò, ridacchiando. Miles lo baciò sulle labbra, poi proseguì lungo il profilo della sua mandibola fino all'orecchio. Poteva percepire il battito del suo cuore, sotto pelle. Era un suono che lo inteneriva, anche se non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura. Miles Matheson non è tipo da romanticherie. Continuò a stuzzicarlo. Sapeva cosa gli piacesse, e non c'era nulla che lo riempisse di soddisfazione più di sentire che Bass provava piacere. Accarezzò i suoi riccetti più intimi, caldi e morbidi come piume.
- Se ci riprovi, giuro che ti picchio col battipanni, - sussurrò, mordicchiando leggermente la pelle tenera del suo collo, strappandogli un altro brivido.
- Ma noi non abbiamo un battipanni, - obiettò Bass, distratto da quello che stava provando, la voce ridotta a un mormorio un po' roco. Si scostò appena per guardarlo negli occhi. Miles scrollò le spalle:
- Non importa, - rispose l'altro, inspirando a fondo il suo profumo, - ne compro uno e poi ti ci picchio, - concluse, riprendendo a baciarlo, le dita di entrambe le mani affondate tra i suoi riccetti.
Si adagiò tra le sue gambe; poteva sentire il suo bacino spigoloso e stretto contro di sé, sentiva il suo calore e la sua eccitazione e il leggero tremito di attesa che lo percorreva. Liberò la mano sinistra, con cui gli stava facendo i grattini, per rilassarlo là dove qualche istante dopo sarebbe entrato, per non fargli male. Bass gemette ancora. Sapere di poter abbandonarsi completamente alle cure di Miles lo eccitava e lo faceva sentire amato. Miles lo conosceva come nessun altro, sapeva tutto di lui. Sapeva come portarlo sull'orlo del piacere e sapeva come tenercelo in equilibrio.
A poco a poco, Miles si fece strada dentro di lui. Si sentiva sempre così felice e appagato, quando lo faceva. Non aveva bisogno di altro. Non era solo sesso, era molto di più: Bass era casa sua. Era tutto quello che gli serviva per stare in pace con l'universo. Non poteva immaginarsi una vita senza di lui. Era lui, la sua vita. Bass era tutte quelle cose belle che Miles aveva sempre voluto, e che ora erano lì, tra le sue braccia, tutte insieme. Amore, dolcezza, felicità, occhi blu da contemplare e riccioletti biondi da accarezzare. Sentì un forte istinto di tenerezza nei suoi confronti, lo strinse un po' più forte.
- Ti amo tanto, pulcino, - gli disse, baciandolo sulla fronte, sulle guance, sul naso, mentre cominciava a spingere piano. Bass sospirò, gli passò le braccia al collo e con una mano gli accarezzò una guancia, prima di baciarlo. Miles si specchiò nei suoi occhi chiari, luminosi.
- Ti amo tanto anch'io, Miles. - Il suo sorriso in quel momento era la cosa più dolce che fosse mai esistita al mondo. Potevano scherzare, fare i coglioni quanto volevano, ma poi arrivava sempre quel momento in cui lo scherzo veniva dimenticato e saltavano fuori i sentimenti vivi, intensi, senza filtri. E tutto diventava più delicato, più tenero, diretto.
Miles si mosse con calma, senza smettere mai di baciarlo e accarezzarlo. Bass lo tenne forte, assaporando la sensazione del suo calore, del suo profumo, del suo peso addosso. Lo faceva sentire protetto.
- Dai, per stavolta ti perdono, - disse Miles alla fine, con un sopracciglio alzato e un accenno di sorriso. - Ma la prossima volta la punizione sarà terribile, - declamò, solenne.
Bass rise, felice: - Però mi piacciono, le tue punizioni, - disse. Si scambiarono ancora qualche bacio, poi si alzarono e finirono di prepararsi.
In macchina, beccarono "Pink" degli Aerosmith e si misero a cantare a squarciagola fino alla fine; risero fino alle lacrime, con i finestrini abbassati, mentre il sole brillava sul parabrezza.
Anche quel giorno, il "Misfire" avrebbe aperto in orario, nonostante tutto.
  
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