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Autore: Meramadia94    18/04/2014    1 recensioni
Dall'arrivo di Kitty a Londra è passato un anno e la vita scorre tranquillamente. Ma un giorno questa quiete viene interrotta, e un caso di tentato omicidio attacca al cuore uno dei fratelli Holmes. Sherlock, aiutato da John, indaga. Ma ben presto si accorge che per risolvere il caso, dovrà far luce su un mistero irrisolto di un anno prima. Il caso diventa una corsa contro il tempo che in caso di sconfitta potrebbe costare molto cara.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Nel frattempo, a Baker Street, Sherlock e John, perfettamente ignari di quanto stava accadendo, erano impegnati nelle loro attività quotidiane serali.
Sherlock stava facendo alcuni esperimenti, mescolando sostanza e liquidi colorati sul tavolo del soggiorno, mentre John era intento ad aggiornare il suo blog, descrivendo nei minimi dettagli l'ultimo caso che lui e il ''fidanzato'' avevano affrontato.
''IL MISTERO DELLA CASA NEI FAGGI ROSSI'', lo aveva intitolato.
Un caso molto interessante, e per certi versi inquietante... una giovane donna era stata assunta da un ricco signore, con delle modalità troppo belle per essere vere, come baby sitter per il figlio, ma in realtà doveva prendere le veci della figlia alla quale somigliava inverosimilmente, la quale era segregata in casa da molto tempo...
''Che cosa scrivi di bello?''- chiese ad un certo punto Sherlock, voltandosi verso il suo blogger, togliendosi la visiera che indossava quando armeggiava con le sostanze chimiche.
''Del caso di Violet Hunter...''- fece John senza staccare gli occhi dalla tastiera, e di conseguenza dallo schermo del PC.
''Un caso molto interessante... e devo dire che il piano del signor Rucastle era davvero molto arguto, tanto quanto spregevole...''- commentò Sherlock ripensando a quell'avventura.
John alzò gli occhi, per  fissare scetticamente il compagno.
''E che mi dici di...Violet Hunter?''- domandò con una punta di irritazione e gelosia.
Ricordava bene quanto in quel caso, il compagno avesse dipito Violet Hunter come una '' donna eccezionale'', e la cosa ( non si faceva scrupolo di negare), lo aveva infastidito non poco.
''Hai intenzione di rivederla... l'hai sentita?''
Sherlock si avvicinnò al compagno.
''L'ultima volta che l'ho inquadrata, era sui giornali, come quasi vittima del caso.... e ho anche letto che è diventata direttrice di una scuola privata, lontano da Londra.''
John sembrò addolcirsi a quella notizia e posò il computer.
'''Eri geloso, ammettilo...''- lo stuzzicò Sherlock-:'' è inutile che neghi, se ne sarebbe accorto anche Anderson, e con ciò ti ho detto tutto.''
''Nooo....perchè mai avrei dovuto esserlo? Perchè il mio fidanzato, sembrava stimare in modo quasi incredibile una rappresentante del gentil sesso?''- fece il medico sarcastico.
Sherlock lo tirò a se.
'' Non ne hai motivo, primo le donne non mi sono mai interessate... secondo...  preferisco i capelli biondi e gli occhi azzurri, ai capelli bruni e agli occhi castani.''- detto questo, depositò un lieve bacio sulla fronte del fidanzato, il quale rispose al bacio, succhiando quelle labbra perfette come se da cio dipendesse la sua vita.
Da quando era tornato nella sua vita, aveva sentito di nuovo il cuore che batteva nel petto, il sangue che scorreva nelle vene.... insomma, poteva dichiararsi felice ed innamorato.
L'unica cosa che poteva definirsi fuori posto, in quella vita di coppia tanto bella e perfetta, era una ragazza sui ventidue anni, molto carina, che sapeva essere molto discreta e tranquilla, che stava fuori quasi tutto il giorno ma che viveva con loro e che per certi versi era....
''Pensi a Kitty e a quanto si fermerà ancora?''- fece Sherlock, captando i pensieri del compagno.
''Non è che averla qui mi secchi, o che voglia che se ne vada... insomma è molto tranquilla, carina, gentile... diciamo che è l'opposto di Harry...''- confessò il medico.
Sherlock gli sorrise e lo tranquillizzò.
Anche lui, pur nutrendo un affetto sincero per la sorellina, non poteva certo dirsi ''al settimo cielo'', all'idea di dover convivere con lei nella stessa casa con il fidanzato, e decise di comunicare la sua scoperta più recente al compagno.
''Tranquillo... l'altro ieri ho casualmente sentito una telefonata tra lei e il fratello di Molly... e la mocciosa parlava di ''Un contratto di affitto troppo bello, per essere vero''... quindi, ancora pochi giorni e non c'è nessuno che ci disturba più....''- fece il detective con un sorriso, ricominciando a baciarlo con passione, posizionando le sue dita scheletriche sul colletto della camicia.
Era sul punto di sbottonarglielo...
''Scusate, vi disturbo?''- i due sobbalzarono e si ritrovarono davanti all'ispettore Lestrade, con una faccia imbarazzata e preoccupata.
Beh, quasi nessuno.... pensarono in coro i due.
In pochi minuti si ricomposero.
''Perdonate l'interruzione...''- fece Lestrade con un'espressione colpevole-:'' ma c'è stato un problema...''
''Chi ha ucciso chi, quando e dove?''- chiese Sherlock.
John sorrise. Il suo amato non si smentiva mai.
Lestrade però non era in vena di scherzare.
''Niente di tutto cio...''- continuò il DI-:'' Ha appena chiamato Molly.... a quanto pare Nicholas e Catherine hanno avuto un'incidente....''
I due parvero cadere dalle nuvole.
''Come un incidente, che genere di incidente... non hanno ferite gravi, vero?''- fece John abbastanza preoccupato.
Lestrade un cenno con la testa che non voleva dire ne sì ne no.
''Non ho una risposta a questa domanda... so solo che ad un certo punto Nicholas ha perso il controllo della moto, sono finiti contro una macchina e poi sono andati a terra. Un passante ha chiamato i soccorsi e li hanno portati in ospedale... Molly mi ha  chiesto di avvertirvi...''
Senza perdere nemmeno un secondo, il medico e il detective seguirono l'ispettore  fuori dal loro appartamento, per poi entrare nel taxi che quest'ultimo aveva preso per arrivare a Baker Street.
Per tutto il tragitto, il detective non potè a fare a meno di chiedersi se era sua sorella che andava a caccia di guai oppure se erano i guai che andavano a cercare sua sorella.


''Mi scusi...''- chiese Lestrade all'impiegata della reception dell'ospedale, esibendo il distintivo-:''Ispettore Gregory Lestrade di Scotland Yard.... vorrei notizie di due persone traportate qui, dopo un incidente stradale...uno di loro è un medico, il fratello della dottoressa Hooper...''
L'impiegata, una donna di mezza età, occhialuta e con i capelli pettinati a crocchia alzò il telefono per chiamare il pronto soccorso ed avere così notizie dei due, quando...
''Sherlock!!!''- il gruppo si voltò verso la proprietaria di quella voce, e vide Catherine correre verso di loro.
Aveva una benda sul ginocchio destro, un bendaggio sul gomito sinistro e un cerotto poco sopra il sopracciglio destro.
John le corse subito intorno, mettendole le mani sulle spalle-:''Kitty, ma che fai qui?!? Non dovevi alzarti....dai, torniamo in camera...''
Kitty però lo fermò, puntando saldamente i piedi a terra-:''I medici hanno detto che le mie, non sono ferite gravi, anzi sono solo superficiali, tempo qualche giorno e non si vedrà nemmeno il segno...  ma non mi dicono nulla su Nick.... parlottano tra loro, cambiano discorso quando chiedo loro notizie, e la cosa non mi piace per nulla...''
John guardò il compagno e l'amico, ricevendo il loro assenso.
''Kitty...''- fece rivolgendosi alla ragazza-:'' tu cerca di stare calma, adesso paro io con i medici...parliamo la stessa lingua e riusciremo a capirci...''- detto questo si allontanò verso un medico ed entrambi si diressero verso una sconosciuta destinazione, parlando tra loro.
Sherlock invece prese la sorella per un braccio ( quello sano) e la portò con se e Lestrade verso  le poltrone della sala d'attesa del pronto soccorso.
Il consulente non lo avrebbe mai ammesso, ma voleva sapere cosa era successo, e voleva saperlo dalla sua consanguinea.
''Cathy, spiegaci cos'è successo...''- fece Lestrade avvicinandosi alla ragazza seduta su una delle poltroncine con un bicchiere di caffè.
''Grazie...''- la ragazza lo prese, ne bevve un sorso e poi iniziò a raccontare-:'' non c'è molto da dire... eravamo usciti dal ristorante, siamo saliti in moto, guidava lui....Poi non so cosa sia successo, Nick ha iniziato ad andare a zig zag con la moto... e poi è svenuto alla guida e siamo andati contro un'auto della corsia accanto.''- concluse la ragazza.
Lestrade pareva convinto.
La versione dei fatti di Catherine coincideva alla perfezione con quella dei testimoni e dell'automobilista presenti all'incidente.
Sherlock, invece, non aveva ancora finito.
''Sei sicura che sia tutto? Magari ti è sfuggito qualcosa...''
Kitty scosse il capo, in un cenno di dissenso, decisa.
Ricordava con precisione quasi spaventosa, tutti i momenti precedenti e successivi alla sparatoria che l'aveva sfortunatamente vista protagonista un anno prima, e quindi come ricordava perfettamente quei dettagli, ricordava perfettamente anche quell'incidente.
''Siamo andati contro un auto, poi sono svenuta e mi sono ritrovata sulla brandina del pronto soccorso...''
A quel punto, intervenne Lestrade.
''Hai detto che era Nicholas alla guida...aveva per caso bevuto un bicchiere di troppo a cena?''- chiese l'ispettore, consapevole che molti incidenti stradali accadevano per lo stato di ebbrezza in cui si trovava il conducente.
Kitty, scosse nuovamente la testa, in un deciso dissenso.
''No, si è versato un solo bicchiere di vino, sapeva che dopo cena avrebbe dovuto guidare e quindi ha cercato di bere il meno possibile....''
A quel punto intervenne Sherlock.
''Non credo sia stato per guida in stato di ebbrezza, Nicholas a casa aveva accusato un leggero mal di testa, è probabile che alla guida sia sopraggiunto un altro attacco che non sia riuscito a tenere sotto controllo e cio ha causato un incidente.''- si trattenne dal commentare  Come fate a non esservi accorti di qualcosa di così evidente, non c'è nemmeno bisogno di indagare, ma si trattenne.
In quel momento, il gruppetto venne raggiunto da John, con una cartellina in mano e un'aria mesta in volto.
''Co...come sta?''- scattò la ragazza.
John prese un lungo respiro e parlò-:'' La caduta in se non ha procurato danni, solo una spalla slogata e e qualche ferita superficiale...''
La piccola Holmes aveva ricominciato a respirare normalmente, ma Sherlock notò l'espressione preoccupata sul volto del compagno, e non disse nulla, ma incoraggiò il medico ad andare avanti.
A quel segnale, il medico aprì la cartellina e la porse alla ragazza.
''Quello che mi preoccupa sono le sue condizioni generali... la glicemia è troppo alta, ha un leggero accenno di febbre, i globuli rossi sono quasi a zero, e i globuli bianchi sono come attaccati da una tossina...''
Anche se tre persone su quattro, non erano medici, non ci voleva certo un genio per capire cosa stava accadendo.
Avvelenamento.
Catherine aveva letto e riletto quelle analisi, pregando  ogni volta di aver letto o capito male, con le mani che le tremavano come se fosse quasi in stato di overdose.
Non poteva crederci.
Non voleva crederci.
Si fiondò fuori dalla stanza , correndo verso la sezione ''TERAPIA INTENSIVA'', pregando di trovarvi Nicholas.
Infatti aveva ragione.
Il fidanzato era in una stanza simile ad una sala interrogatori di un distretto americano. Dal vetro poteva vederlo in un letto con le sbarre ai lati, un camice bianco, con una mascherina sul viso, una flebo, legato a un piccolo computer.
La sorella minore, Molly, era fuori dalla stanza, con le lacrime agli occhi. Appena la vide, l'ispettore Lestrade, l'abbracciò forte come se con quel gesto potesse rassicurarla, e garantirle al cento per cento che il fratello si sarebbe salvato.
''Non può morire...''- borbottò la patologa tra i singhiozzi-:'' non deve morire... è l'unica persona che mi è rimasta...''
''Ce la farà, vedrai... gli Hooper sembrano deboli e fragili, ma in realtà hanno la tempra di un leone.''
Sherlock Holmes, raramente si trovava d'accordo con uno yarders, ma questa volta doveva dargliene atto.
Era proprio vero.
Molly Hooper, poteva sembrare una tenera, dolce, imbranata, ragazzina innamorata... ma in realtà dentro era tutta un'altra persona.
Era una donna forte, determinata, coraggiosa ed intelligente, pronta a combattere per quello in cui credeva o in difesa delle persone che amava.
Non si stupiva minimamente del fatto che Greg si fosse subito innamorato di lei.
Poteva dire che in quel caso, Lestrade era stato più intelligente ed accorto di lui, e per tutti questi motivi era sicuro al cento per cento che Nicholas sarebbe uscito vincente da quella sfida.
Avrebbe voluto dirlo alla sorella, per tranquillizzarla, ma a che sarebbe servito?
Ad ogni modo, tentò.
''Vedrai che ce la farà...''- fece Sherlock avvinandosi a lei con cautela.
La ragazza annuì con gli occhi lucidi dalle lacrime, ma non aveva udito nemmeno una parola.... nel suo cervello non facevano altro che susseguirsi le stesse parole, e non riusciva a sentire altro al di fuori di quelle.
Nicholas.
Veleno.
Pericolo di morte.
Poi, finalmente riuscì a riscuotersi da quello stato catatonico in cui era caduta.
''Sherlock, io non torno a casa... rimango qua con lui e Molly...''- borbottò quasi atona entrando nella stanza del ragazzo.
Molly la seguì a ruota, mentre Lestrade si diresse verso la caffetteria del Barth's Hospital per farsi dare un thermos di caffè.
Ad attendere le sue donne si prospettava una lunga notte e dal momento che nessuna delle due pareva avere la minima idea di dormire, decise di aiutarle per quanto poteva.
Sherlock rimase davanti alla stanza, apparentemente impassibile, ma anche lui ( come tutti i presenti del resto) era molto preoccupato.
Conosceva poco Nicholas, malagrado frequentasse la sorella da quasi un anno, ma sapeva che era una brava persona, e gli era molto grato per aver salvato Catherine da una morte certa, quando un anno prima la ragazza era rimasta vittima di una sparatoria.
Doveva fare qualcosa per aiutarlo, non sapeva ancora come, ma doveva.
Per Kitty, per Molly... due donne a cui teneva molto, ma che non avrebbe mai confidato questo suo affetto nemmeno se minacciato.
''Supereremo anche questa... vedrai.''- fece John stringendogli la mano.
Sherlock sorrise e rispose alla stretta.
John era davvero un dono.
Un dono che non sapeva cosa poteva aver fatto di buono per meritare.

  
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