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Autore: Jessy87g    16/07/2008    8 recensioni
"Nelle lotte dell’Arte succede presso a poco come nella guerra: tutta la gloria conquistata rifulge sul nome dei capi: l’armata fa a pezzi per guadagnare qualche linea d’un ordine del giorno.
Quanto ai soldati caduti nella mischia, essi vengo sepolti là dove gli altri caddero, e un solo epitaffio basta per ventimila morti."
Piccole scene di vita quotidiana attendendo la gloria.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagura, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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.CAPITOLO 2.






“In arte le buone intenzioni non hanno il minimo valore. Tutta l'arte peggiore è il risultato di buone intenzioni.”

(Oscar Wilde)






Sebbene il percorso dal Quartier Latin alla Gare du Nord non fosse gran che breve, monsieur De Lisle rinunciò di buon grado alla tentazione di salire su uno dei tanti omnibus che circolavano per la città: almeno all’andata voleva risparmiarsi il supplizio di ritrovarsi rinchiuso e stritolato insieme ad altre cinque o sei persone, sicuramente dall’igiene personale alquanto dubbia, per un tragitto che gli sarebbe parso senza dubbio molto più lungo di quanto non lo fosse effettivamente a piedi.
Oltre a tutto ciò, in verità, c’era da sottolineare il fatto che i soldi, di quei tempi, erano come fantasmi fluttuanti, che si posavano su una mano solo il tempo di un attimo..per poi sparire velocemente come erano apparsi.
Dunque non gli parve un’alternativa troppo penosa raggiungere la stazione solamente con l’ausilio delle proprie gambe, visto che, grazie alla pedanteria di Tristan, il tempo abbondava.

Imboccò col solito passo lento e solenne Rue Saint-Jaques, lanciando di tanto in tanto un’occhiata severa alle persone che al suo passaggio si fermavano ad osservarlo, additandolo ai compagni: tutti nel Quartier lo conoscevano, almeno per sentito dire.
Continuò senza interruzioni sino all’Île de la Cité dove le poderose campane di Notre Dame stavano pomposamente annunciando al popolo di Parigi che erano le dieci del mattino.
All’imponente vista della cattedrale, il demone si concesse un momento di pausa, solamente per cercare di indovinare, per l’ennesima volta, le spigolose e cupe forme gotiche racchiuse nella foschia mattutina che pian piano si stava diradando; gli orribili sembianti dei gargoyle che iniziavano a mostrare dall’alto della loro posizione le fauci spalancate; gli occhi vacui e severi dei santi che perpetravano sui passanti il loro muto e secolare ammonimento.
Vista così da vicino era imponente, terribile..le due torri, altissime, svettavano e incombevano sulla piazza; quasi cercassero di ravvivare la fede con il loro aspetto minaccioso.

Tuttavia Sesshomaru non ne era affatto turbato; anzi, per certi versi era attratto da quella titanica espressione di forza: osservava i monumenti sacri con la stessa ammirazione con cui studiava i quadri racchiusi nel Louvre; leggeva la Bibbia con lo stesso spirito con cui si accostava ad una tragedia di Eschilo.
La sua mente divideva ogni cosa in due grandi Categorie: Arte e Non Arte. Del resto non se ne curava.


************************


Finalmente, dopo un’ora o poco più, si ritrovò innanzi alla facciata della Gare du Nord; un bell’edificio che svettava di gran lunga sopra le altre case, in un ampio viale perennemente trafficato da ogni tipo umano e non.
Il demone lanciò solamente uno sguardo disinteressato a quella costruzione dal gusto vagamente classicheggiante; soffermando la propria attenzione sulle statue impettite, dal sapore un po’ troppo trionfale per i suoi gusti, che fissavano con le loro orbite vuote un punto lontano innanzi a loro che si confondeva con la linea dell’orizzonte.

“Monsieur de Lisle?”
Una voce leggermente insicura, ma ferma, lo fece voltare di scatto.
Innanzi a lui stava una donna – anzi, no, una demone -: lunghi capelli nerissimi fermati con uno chignon, secondo la moda, che incorniciavano un viso dall’ovale perfetto, bianco di un pallore quasi ultraterreno.
Il vestito pesante, per proteggersi dal freddo pungente di quel Marzo che portava ancora qualche fiocco di neve, lasciava solo immaginare le forme ben proporzionate di quella figura così stranamente posata e altera..forse un po’ troppo per venire dalle campagne.
Tuttavia, nell’insieme di quella bella creatura, quello che spiccava sopra ogni altra cosa erano due stranissime pupille color cremisi, così profonde e luminose da mettere in soggezione qualsiasi interlocutore.
Naturalmente questo non valeva per Sesshomaru; il quale, per quanto concerneva la stranezza del colore degli occhi, non aveva niente da invidiare a nessuno.

“Si sono io.” Rispose egli, scrutandola con l’inevitabile diffidenza che dimostrava con qualsiasi sconosciuto, di qualunque razza o sesso “Come sapete?..”
“Beh; siete l’unico nei paraggi che avete l’aria di attendere qualcuno.” Sorrise appena la donna, per poi affrettarsi ad aggiungere “Attendevate il signor Blas?”
“Si. Ma non mi aveva messo al corrente del fatto che avrebbe portato anche sua moglie.” ribatté il suo interlocutore, leggermente infastidito da quella presenza non prevista.
“Infatti non è avvenuto niente di tutto ciò.”
“Che intendete?”
Gli atroci sospetti, che durante quel brevissimo scambio di battute si erano pian piano fatti strada nella mente del demone, alimentati in particolar modo dall’espressione turbata di lei, vennero concretizzati in una frazione di secondo da quattro semplici parole.
“Alexandre Blas sono io.”

L’impulso istantaneo di squarciare con gli artigli quel bel collo leggermente arrossato dal freddo, che si intravedeva dal velluto del pesante vestito da viaggio, e gettare il cadavere nella Senna fu così forte in quel momento che Sesshomaru dovette conficcarsi le unghie nei palmi per tenere a bada la propria rabbia.
Il solo pensiero che qualcuno potesse anche solo concepire l’idea di raggirarlo bastava per fargli perdere le staffe; ma se a mettere in atto questo progetto era addirittura una femmina..

“Sentite, mi dispiace di avervi mentito..” cercò di difendersi la demone; ma un gesto di lui la fece tacere.
“Signorina.” esordì a denti stretti, costringendosi ad evitare epiteti pesantemente più coloriti “Abbiamo iniziato molto, molto male.”
“Se mi lasciaste spiegare..”
“Non permetto a nessuno di prendersi gioco di me; neanche se porta la gonnella. Per stanotte vi troverò un posto in una buona pensione; ma domani mattina riprenderete il treno e tornerete a casa.”
“Scordatevelo!”
Questa volta la voce dura e infuriata della scrittrice sovrastò quella fredda del demone.

Egli la squadrò per diversi secondi in silenzio, leggermente incredulo di fronte a quell’audacia. “La mia non è una bizza da ragazzina, monsieur di Lisle, ma la ferma decisione di un’adulta.” spiegò essa, fissandolo con le sue pupille rossastre che parevano ardere di rabbia e indignazione “L’unico motivo per il quale ho mentito riguardo al mio sesso è palesato dal vostro comportamento in questo preciso istante: non credete che una donna possa scrivere bene quanto un uomo..proprio come tutti gli altri editori ai quali ho inutilmente tentato di rivolgermi usando il mio vero nome! Ebbene, adesso che avete promesso di stampare il mio libro, adesso che ho fatto un lungo viaggio solo per incontrarvi; non permetterò che veniate meno alla vostra parola..a patto naturalmente che abbiate un briciolo di onore!”

Sesshomaru durante tutta quella sfuriata, si era limitato ad ascoltarla con apparente tranquillità, opponendo allo sguardo iracondo di lei, un’espressione imperscrutabile.
Sapeva perfettamente che le parole da lui impresse su quella lettera erano come chiodi che lo legavano indissolubilmente alla croce che si era costruito con le proprie mani; tuttavia la sua mente ingegnosa stava già studiando il modo di far tornare quella situazione a proprio vantaggio.
Se lo scontro diretto con quella donna era improponibile, oltre che dannoso per la sua immagine; sicuramente avrebbe trovato di farla ritornare in Normandia di propria volontà.

Ruy Blas” sussurrò con una leggera smorfia, che poteva essere solo una lontanissima parente di un sorriso.
“Prego?” Domandò la scrittrice, colta di sorpresa da quelle parole.
“Il vostro falso cognome, Blas..Lo avete preso dalla tragedia Ruy Blas di Hugo.”
Touchè.” Ammise essa, chinando appena la testa e porgendo la destra al suo interlocutore “Comunque io mi chiamo Kagura, Kagura Bervoix.”
“Spero stavolta sia la verità.” sussurrò tagliente Sesshomaru, sfiorando appena il dorso della mano con le labbra; per poi afferrare la valigia che la donna aveva appoggiato ai piedi “Vogliamo andare?”
Kagura, guardandosi intorno alla ricerca di un mezzo di locomozione, intravide un gruppo di carrozze ferme nella direzione opposta a quella in cui il suo accompagnatore si stava dirigendo. “Non prendiamo una carrozza?” chiese senza voltarsi, come se temesse che potessero sparire da un momento all’altro.
“O voi siete immensamente ricca, Madmoiselle Bervoix, oppure siete immensamente ignorante riguardo al prezzo dei trasporti parigini.” si limitò a rispondere il demone, continuando a camminare “In compenso potete scegliere tra l’omnibus oppure, mezzo più economico di tutti, i vostri stessi piedi.”
Non fece in tempo a finire di pronunciare le ultime parole che vide la donna, con la quale credeva di parlare, dirigersi a passo svelto verso un cocchiere, contratte per qualche secondo e, infine, fargli segno di salire prima di accomodarsi all’interno della vettura.
Il suo sesto senso lo implorò di mollare tutto e fuggire il più lontano possibile da quella femmina..E probabilmente lo avrebbe fatto se non si fosse provvidenzialmente ricordato che quella serpe possedeva il suo indirizzo e, probabilmente, se la sarebbe ritrovata ad aspettarlo davanti casa.






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Un grazie a tutte quelle che hanno commentato: Neropece, Damson, thembra, rosencrantz, Onigiri, Blackvirgo, miriel67, lollyna.



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