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Autore: Ambaraba    21/04/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 5 Si svegliarono in una stanza che non era la loro, ma abbracciati come sempre. Avevano preso una doppia, per destare meno "sospetti", ma avevano avvicinato i due letti fino ad unirli. Bass sentiva il calore rassicurante di Miles che lo cingeva da dietro, appoggiato con la testa sulla sua spalla. Diversamente dal solito, quella volta fu Bass quello riluttante ad alzarsi, ma Miles non gli diede pace, stuzzicandogli l'orecchio con l'indice - una cosa che Bass non sopportava - e costringendolo a svegliarsi.
- Despota, - lo rimproverò con dolcezza, sollevandosi a sedere.
- Dai, prima partiamo e prima torniamo a casa, - gli disse Miles, allungandosi a baciarlo sulla guancia. Bass era imbronciato e arruffato. Per fargli passare il malumore da risveglio improvviso, Miles lo fece sdraiare e lo coccolò un po'.
- Ehi, non ti riaddormentare però, - gli disse, notando che stava cominciando a chiudere gli occhi. Bass sorrise, assonnato: - Beccato.
- Coraggio, in piedi, - lo esortò Miles, riempiendolo di piccoli baci sulla fronte, sulle guance, sulle labbra. Poi si alzò, si infilò i pantaloni, e Bass fece altrettanto.
Prepararono i bagagli e scesero nell'ingresso. Non ci volle molto, perché viaggiavano leggeri. Era una bella mattina limpida, la luce forte finì di svegliarli del tutto. Presero un caffè con Ben, prima di caricare le borse in macchina.
- Allora alla prossima.
- Passa a trovarci quando vuoi.
I due fratelli si congedarono. Bass insistette per guidare: - Sei stato al volante per tutto il giorno, ieri. Oggi ci penso io, riposati, - disse, più rilassato. Miles gli cedette il posto.
- Però quando sei stanco dimmelo, d'accordo?
L'altro annuì. Si avviarono verso casa.
- Ti piacerebbe continuare a studiare? - chiese Miles, a un certo punto. Bass scosse leggermente la testa, preso alla sprovvista:
- Perché me lo chiedi?
- Perché ti è sempre piaciuto, e andavi bene. Potresti laurearti ad occhi chiusi, se lo volessi, - rispose Miles, voltandosi a guardarlo. Bass non sembrava entusiasta dell'idea.
- Non credo di voler tornare a scuola...
- Lo so che non ne hai un buon ricordo, neanch'io, però pensaci...
Bass si rabbuiò leggermente. Miles capì che non era il caso di insistere. Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Bass prese coraggio e spiegò il motivo della sua scelta.
- Mi va bene la vita che facciamo adesso, Miles. È una favola. Non voglio cambiare niente, non lo vorrei mai, per niente al mondo. E non ho proprio voglia di ritrovarmi in un ambiente che mi è sempre stato antipatico per...? Cosa, un foglio di carta? - Non voleva lasciarsi andare, però sentì che gli occhi gli si inumidivano. - Quello che abbiamo messo in piedi... È una specie di paradiso, per me. È l'unica cosa in cui voglio investire tutte le mie energie, perché è una cosa che abbiamo fatto insieme e che mi dà soddisfazioni. E poi, sinceramente, il pensiero di trascorrere tutte le mattine altrove quando invece potrei stare con te, non mi piace per niente, e--
Miles lo interruppe. Aveva sentito la sua voce incrinarsi leggermente e voleva rimediare.
- Bass, ehi, ho capito. Tranquillo. - Posò la mano sul suo ginocchio. Bass tirò leggermente su col naso, continuando a tenere lo sguardo sulla strada. Miles continuò: - Non volevo-- Hai capito, no? È solo che voglio che tu sia felice. Abbiamo rinunciato a un sacco di cose per colpa... Della cattiveria degli altri. - Era difficile trovare le parole. - Non vorrei mai che tra qualche anno ripensassi a questa possibilità rimpiangendo di non averlo fatto. Ci siamo fatti condizionare anche troppo, pulcino, - lo accarezzò sulla guancia, affettuoso. Bass si voltò per un istante a guardarlo negli occhi.
- Lo so. Però non sarei felice, se lo facessi. È con te che sono felice, Miles. Di tutto il resto non me ne importa niente, - confessò, in un soffio. Miles lo accarezzò di nuovo.
- Sai perché l'ho detto. Perché ti voglio bene... E ti amo.
Il tono di Miles era così... Così... Bass si sentì investito dal suo amore, che si rivelava anche in questo genere di cose. Miles voleva il meglio, per lui, voleva che potesse assecondare liberamente le proprie inclinazioni, che si sentisse realizzato. Era una bella cosa. Ma si sentiva già realizzato. Si alzava ogni mattina con il sorriso e altrettanto felicemente chiudeva gli occhi alla sera, sereno. Non desiderava nulla di più.
Ricacciò indietro una piccola lacrima di commozione.
- Anch'io, Miles. Con le stesse, identiche parole, - sussurrò, e gli regalò un sorriso anche se poi quella piccola lacrima gli era sfuggita, ed era scivolata rapida tra le sue ciglia chiare e poi lungo la guancia.

Verso sera si ritrovarono a discutere l'idea di mettere uno schermo o un proiettore, nella parete libera davanti a cui stavano schierati i tavoli esterni. Con l'arrivo del bel tempo - e del consueto campionato di football imminente - magari avrebbero potuto organizzare delle serate per i frequentatori del bar che volevano starsene tutti insieme con gli amici a bere qualcosa, invece di guardarsi la partita a casa da soli.
- Dovremmo chiamare il tecnico per installare l'antenna... - annotò mentalmente Miles, che aveva proposto la cosa. Bass annuì.
- Se vuoi ci penso io, - disse, finendo di spazzare il piccolo spiazzo di accesso al bar. Stavano per chiudere, e ci teneva a lasciare tutto in ordine per guadagnare un po' di tempo, la mattina dopo. Miles lo scortò dentro a prendere le proprie cose. Bass gli lanciò le chiavi della macchina che aveva dimenticato sul bancone. Quando gli passò davanti, Miles lo fermò.
- Ehi, aspetta, guardami un attimo, - disse, una mano sulla sua spalla. Bass alzò lo sguardo, interrogativo: - Che c'è?
Il pollice di Miles disegnò un cerchietto sulla sua guancia: - Niente, ti vedo un po' pallido... Ti senti bene? - gli chiese a sua volta, preoccupato. Bass si strinse nelle spalle, accennando un sorriso.
- Ho un po' di mal di testa, ma è solo stanchezza, tranquillo, - lo rassicurò. Miles non sembrò molto convinto.
- Sarà, - disse, - però non appena arriviamo a casa facciamo che ti metti sul divano e lasci fare tutto a me, mmm? Hai girato come una trottola, oggi. Voglio che ti riposi, - Miles avrebbe voluto abbracciarlo, ma in strada non si sentivano al sicuro, sebbene non ci fosse nessuno. Bass gli rivolse un sorriso riconoscente: - Agli ordini, capo, - scherzò, mentre si avviavano verso la macchina.
Si accoccolarono a letto a leggere lo stesso libro, come facevano sempre quando non guardavano un film o facevano altro. Miles se ne stava seduto contro la parete, e Bass seduto a sua volta con la schiena contro di lui, circondato intorno alla vita dalle sue braccia, e teneva in mano il libro che a turno leggevano ad alta voce. Quella sera si stancò prima del solito, lo chiuse quasi subito.
- Scusa... Ma questo mal di testa proprio non vuole passare, - disse, dispiaciuto. Miles lo baciò sui capelli, lo accarezzò.
- Fammi sentire un po', - gli disse, posandogli una mano sulla fronte. - Sei caldo, - annunciò, con una punta di preoccupazione nella voce. - Forse stai covando l'influenza.
Bass mugolò di disappunto. - Non ci voleva... - disse, chiudendo gli occhi. - Non mi va di lasciarti da solo, come farai a gestire tutto? Già fai i salti mortali così, anche se ci dividiamo i compiti...
Miles lo baciò sulla tempia, lo rassicurò: - Guarda che me la cavo, non devi preoccuparti. L'importante è che ti riguardi, - gli disse, stringendolo affettuosamente. Bass rabbrividì leggermente.
- Ho freddo... - sussurrò, rannicchiandosi su sé stesso per disperdere meno calore possibile.
- Vado a prenderti un'altra coperta.
Si accoccolarono su un fianco; Miles prese Bass tra le braccia e cercò di aderire il più possibile a lui per riscaldarlo.
- Non dovresti starmi così vicino, o finirai per prendertela anche tu, - obiettò Bass, anche se si trovava bene nel tepore confortevole delle coperte e del contatto con Miles.
- Bass, viviamo sotto lo stesso tetto, - gli fece notare l'altro, più pratico. - Prima o poi la prenderò lo stesso. Ma, fino ad allora, ti starò vicino come sempre.
Bass sorrise, anche se non si sentiva per niente bene. Sentì Miles che lo baciava su una guancia, tenero.
- Questo era il bacio della buonanotte. Adesso dormi, - gli ordinò, continuando ad accarezzarlo finché non fu sicuro che si fosse addormentato.

Durante la notte lo sentì lamentarsi, e la temperatura del suo corpo si alzò notevolmente. Miles lo svegliò alle tre di notte per fargli misurare la febbre, anche se Bass non voleva.
- Ehi, - gli aveva detto Miles, scuotendogli una spalla. - Non fare il testardo. Se si è alzata troppo devi prendere le medicine, dobbiamo sapere quanto hai. Su, - lo incitò. Bass mugugnò qualcosa nel dormiveglia, ma lo lasciò fare. Aveva troppo sonno per potersi opporre in qualche modo. Quando Miles gli sfilò rapidamente il termometro da sotto il braccio, silenzioso come un ninja, vide che aveva superato di qualche lineetta i trentotto gradi. Si alzò, sempre facendo attenzione a non svegliarlo, e andò a frugare nella cassetta dei medicinali in bagno per cercare una scatola di antipiretici. La trovò, e per fortuna ci volevano ancora molti mesi prima che scadesse. Posò la scatola sul comodino e si sdraiò di nuovo accanto a lui, tenendolo stretto. Bass dormiva un sonno agitato, le guance leggermente arrossate. A Miles tornarono in mente tutte le influenze che avevano passato da piccoli, e tutte le volte che si erano assistiti a vicenda. Si ricordava di quando si metteva accanto al suo lettino per fargli le pezze fredde, e Bass lo guardava con quei suoi occhioni azzurri resi troppo lucidi dalla febbre.
Ritornò al presente, lo baciò sulla testa.

La mattina successiva, Miles spense la sveglia prima che suonasse, per non disturbarlo. Lo svegliò a modo suo, accarezzandolo piano.
- Ehi, come ti senti? - gli chiese, non appena aprì gli occhi.
Bass fece un respiro profondo, si stropicciò gli occhi che non aprì del tutto, perché la luce gli dava fastidio.
- Mi fa male la testa... - Si mosse. - ... E anche tutto il resto.
Miles gli porse la scatola di medicinali. - Prendi questo, io intanto ti porto la colazione, - gli disse, alzandosi. Bass obbedì, sedendosi in mezzo al letto. Si sentiva acciaccato e stanco, scombussolato. E poi, quando stava male, gli veniva automaticamente il malumore. Miles tornò poco dopo, e Bass si sforzò di sorridere un po', per non farlo preoccupare.
- Muffin al cioccolato... Grazie, - gli disse, dopo aver sbirciato il contenuto del vassoio. - Se continui a portarmi queste cose, mi farai diventare un panzone, - scherzò. Miles lo avvicinò delicatamente a sé, lo baciò sulla fronte.
- Se è questo il problema, puoi stare sereno. Ci penso io a mantenerti in esercizio, - sussurrò sul suo orecchio, con malizia. Bass rise ma la risata si trasformò quasi subito in un'espressione di dolore: - Ahia... Non farmi ridere, sembra che la testa mi stia esplodendo... - gemette.
- Vedrai che non appena ti scenderà la febbre starai meglio, - lo consolò Miles.
- Grazie, signor Lapalisse, - commentò Bass, lievemente sarcastico, inclinando il capo da un lato. Si soffermò a guardarlo, i suoi occhi tradivano un po' di apprensione.
- Ascolta, se mi passa la febbre e hai bisogno di aiuto... - iniziò, ma Miles lo interruppe immediatamente.
- No, tu oggi resti a casa e ti riguardi. È fuori discussione, - tagliò corto, con un tono che non ammetteva repliche. Bass sbuffò.
- D'accordo, d'accordo, come non detto...
Sospirò. Restò a guardarlo mentre si preparava per affrontare una giornata al bar tutto da solo. L'altro si chinò su di lui per baciarlo sulla fronte, prima di andare.
- Durante la pausa ti chiamo per sapere come stai, - gli disse, mentre si infilava la giacca. - Se hai bisogno di qualcosa chiamami, d'accordo?
Bass annuì, raccogliendo le ginocchia al petto.
- A dopo, - gli disse Miles, prima di sparire nel vano della porta. Bass lo vide rientrare subito dopo.
- Hai dimenticato qualcosa? - chiese, ingenuo, sfiorandolo con uno sguardo affettuoso.
- Sì, - rispose Miles, avvicinandosi di nuovo a lui, in fretta. Si sedette sul bordo del letto, lo baciò un'altra volta. - Di dirti che ti amo, - aggiunse, quando si furono separati. Bass allungò una mano ad accarezzarlo, rapido.
- Ti amo anch'io, - gli disse Bass, intenerito da quella sua manifestazione d'affetto.
Stavolta Miles uscì sul serio, lasciando Bass a riposare, una mano dietro la nuca e un sorriso enorme che si allargava sulle sue labbra.
  
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