Epilogo: Bambi è vivo e sta bene.
Sono passati molti anni da quel
giorno in cui Sid tornò a
casa, molte cose sono successe e adesso che sono una signora
di mezza età
posso permettermi di finire di raccontare la nostra gioventù
folle e scatenata.
Sid è considerato ancora adesso uno dei fondatori dei
punk, un dio per migliaia di ragazzi e io sono la moglie invisibile,
quella che
lo ha salvato dall’essere fagocitato dal suo stesso
personaggio.
Quella che si sveglia accanto a lui ogni mattina e non
può fare a meno di ammirare come sia rimasto magro e come il
grigio che ha
sulle tempie lo renda ancora più attraente di quando era
solo un ragazzino.
A quest’ora è fuori a comprare le uova di Pasqua
per i
nostri nipoti, così posso lasciarmi andare ai ricordi senza
che lui mi prenda
in giro.
Come aveva promesso una volta tornato dall’America Sid
Vicious
scomparve e tornò John
Simon Ritchie.
Con i soldi che aveva tenuto da parte dal tour americano ci assicurammo una buona rendita, anche
se io non ho mai
smesso di lavorare. I soldi che avanzarono da quel periodo strano, di
stasi, li
mettemmo in un conto per nostro figlio, casomai da grande avesse deciso
di
studiare.
Johnny ci veniva spesso a trovare, convinse Sid a
registrare un paio di cose, ma i risultati non erano convincenti e un
giorno
semplicemente smise di andare allo studio.
Appese il basso al chiodo e si limitò a suonarlo solo
quando ero a casa e io glielo chiedevo.
Il giorno in cui nacque
nostro figlio fu una fredda giornata di inizio febbraio,
fuori nevicava
fitto e Sid era lì a tenermi la mano, mentre io urlavo come
una matta.
Alla fine quando mi misero l’esserino che avevo partorito
sul seno l’amai immediatamente, decidemmo di chiamarlo Jack,
come il
protagonista della favola del fagiolo gigante: la favola preferita di
Sid.
Quando tornai a casa dall’ospedale trovai una camera
sistemata per il bambino, erano stati lui e Johnny Rotten a farlo, come sorpresa per
l’arrivo di Jack
Ritchie.
Io abbracciai tutti e due, all’improvviso quella
sensazione di mancanza era sparita, avevo di nuovo la mia vera famiglia.
Sid, qualche giorno dopo il mio ritorno a casa, andò
alla Virgin per
ottenere un lavoro,
sperava che gli dessero quello di talent scuot. Come musicista non era
granché,
ma aveva orecchio e sapeva riconoscere il potenziale negli altri e poi
conosceva tutti i musicisti punk inglesi, la cosa non guastava.
Dopo tutto lo scalpore e le proteste create dai Pistols
le loro idee erano attecchite e ai ragazzi piacevano, così
c’era richiesta di
nuova musica punk considerata un modo per mostrare quanto erano diversi
dai
loro genitori.
La Virgin decise di dargli una possibilità e lui
cominciò
a battere tutti i bar e le bettole alla ricerca di gruppi da mettere
sotto
contratto. McLaren e Vivienne Westwood si offrirono di aiutarlo, ma lui
li
mandò al diavolo.
Questa volta voleva farcela da solo, non voleva più essere
il burattino di nessuno.
In quanto a Johnny Rotten abbandonò anche lui il suo
soprannome e decise di tornare anche lui ad essere semplicemente John
Lydon,
solo che – al contrario di Sid – era pieno di
rabbia e deciso a sfondare con
un’altra band.
Non aveva perdonato quelli che lo avevano usato come un
burattino.
Nell’78 riunì tre musicisti – un suo
vecchio amico, l’ex
chitarrista dei Clash e un batterista – e creò una
band chiamata Public Image
Ltd.
Musicalmente erano molto diversi dai Sex Pistols, aveva
un suono post punk, new wave abbastanza coinvolgente. Piano piano si
conquistarono il loro posto al sole e il diritto di influenzare nuove
band.
Johnny era molto soddisfatto di sé stesso, sentiva di
avercela fatta alla faccia di quelli che lo davano morto senza i
Pistols.
Sid era lì per dividere la sua gioia con lui, loro due
sono rimasti in buoni rapporti, con gli altri i rapporti sono
più freddi. Non
si dimentica facilmente l’essere abbandonati a Los Angeles
come sacchi della
spazzatura.
A un certo punto hanno raggiunto una sorte di pace
armata, dato che il lavoro di Sid li portava spesso a contatto. Non gli
è
andata male con l’idea di fare il talent scuot, ha scoperto
parecchie band,
alcune si sono rivelate delle meteore, altre no.
In ogni caso non ha più avuto bisogno di mostrarsi in
pubblico, tagliuzzarsi o rischiare di finire nel tunnel
dell’eroina.
Lui andava – e va tutt’ora – ai concerti
con il suo
vecchio chiodo di pelle, i jeans mezzi rotti e gli anfibi consumati e
ascolta.
Ogni tanto lo accompagnavo e sembrava entrasse in una
sorta di trance personale e quando ne usciva diceva se il gruppo era
interessante o meno.
Ha sempre avuto un buon fiuto, quelli della Virgin se ne
sono accorti e l’hanno lasciato fare. Forse si sentono
addirittura orgogliosi
di avere come dipendente una leggenda vivente del punk.
Lui non me l’ha mai voluto dire e io non gliel’ho
mai
chiesto.
Parla poco di quei due anni che hanno rivoluzionato la
sua vita, non ho ancora capito se li considera un sogno perduto
– uno di quelli
che vengono all’alba e vuoi disperatamente ricordare, ma non
ci riesci – o il
periodo peggiore della sua vita.
Più di una volta l’ho visto sospirare allo
specchio,
mentre contemplava la scritta “Give me a fix”
incisa sul suo torace.
“Mi hai salvato la vita, Kat.”
Mi ha detto una volta.
“C’è stato un momento in cui ho pensato
davvero che
almeno una volta avrei potuto scopare Nancy e provare l’ero.
Era così diffusa
in quegli anni che sembrava piuttosto… innocua.
Conoscevo un sacco di gente che si faceva e non mi
sembrava se la stessero cavando male, mi sbagliavo e di molto. Alla
fine o sono
morti o sono finiti in un centro di disintossicazione.”
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Gli chiesi con un filo di voce, scossa dai brividi e considerando per
la prima
volta che miracolo fosse vederlo accanto a me respirare.
“Tu, ho pensato a te e al bambino e mi sono reso conto
che non aveva senso scopare Nancy e nemmeno volere la sua eroina. Tu e
Johnny non me
l’avreste mai perdonata e avreste avuto ragione.”
Questo è tutto quello che mi ha detto
sull’argomento.
Johnny non mi ha mai detto altro, solo che Malcolm aveva
cercato di incularli e non ci era riuscito, Jack era piccolo e io gli
ho detto
di chiudere la sua boccaccia.
Lui rise.
“Ma il piccoletto non può capire!”
“Iculare!”
Aveva esclamato Jack facendo ridere Johnny e Sid, molto
orgogliosi della prima parola detta dal bambino.
Molto punk, devo ammetterlo.
Ora però devo smettere, la porta di casa si apre e Sid
rientra carico di uova di Pasqua.
“Vedo che hai preso le uova!”
Gli dico ironica.
Lui ride e mi bacia, senza rispondermi.
A me basta questo, solo che lui sia qui con me dopo tutti
anni.
Vivo.