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Autore: Eridani    22/04/2014    4 recensioni
[INCOMPLETA] L'Enterprise accoglie a bordo un noto scienziato vulcaniano. Lui e Spock si erano già incontrati.
NB: Primi 4 capitoli leggermente modificati e corretti.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era inusuale condividere l'alloggio con un'altra persona. Certo, aveva già dovuto dividere uno spazio così ristretto molte altre volte, soprattutto col Capitano. E qui stava la differenza.
Prima di tutto, Sakar non era Jim.
Durante le prime missioni, Spock aveva trovato difficile abituarsi al suo nuovo superiore, così aperto e caloroso, in contrasto con le maniere professionali e distaccate che avevano caratterizzato il suo predecessore: il Capitano Pike si era rivelato un ottimo comandante ed aveva dimostrato di accettare senza alcun problema la natura riservata del suo Ufficiale Scientifico, garantendogli la solitudine e il silenzio che il vulcaniano necessitava; tra di loro vi era stata una cortese cooperazione, e Spock avrebbe sempre provato rispetto verso l'uomo. Per questo motivo, all'inizio il vulcaniano rimase sorpreso dal comportamento del nuovo giovane comandante.
Kirk era salito a bordo serio, ma con un luccichio negli occhi che a Spock si stampò nella memoria; subito aveva cominciato a fare la conoscenza dei capi sezione e subito aveva cominciato ad adoperare il suo sorriso magnetico, capace di attirare a sé numerose donne, ma soprattutto di mettere a proprio agio i suoi sottoposti e farli sentire benvoluti. Non risparmiò il suo sorriso nemmeno quando si ritrovò faccia a faccia con il vulcaniano. Durante le prime settimane il Capitano aveva trascorso il suo tempo tra la plancia, il suo ufficio e la sala ricreazione, volenteroso di conoscere sia ogni parte meccanica della nave, sia ogni elemento organico. Perciò, dalla sua lista non fu risparmiato nemmeno Spock stesso.
Anche se di due caratteri diversi, i due uomini non fecero fatica ad andare d'accordo e, anzi, si accorsero di avere molti argomenti su cui discutere, interessi in comune e, cosa che aiutò molto nella costruzione del loro rapporto, una grande abilità tattica che permise loro di sfidarsi in numerose partite a scacchi. E fu lì che ebbero inizio gli incontri serali, prima nell'alloggio del Capitano, in seguito anche nell'alloggio del vulcaniano. Kirk era diventato un suo ospite abituale, così il fatto di dover spesso condividere con lui spazi ristretti come una navicella, una stanza, raramente una tenda o un giaciglio non gli provocava alcuna irritazione. Iniziava, anzi, a desiderare questa innocente intimità.
Ma Sakar non era Jim.
Sakar era un intruso. Se Kirk era ormai diventato parte del suo stesso alloggio, tanto importante che la sua assenza provocava un senso di incompletezza, Sakar era una presenza ingombrante, sgradevole e assolutamente malvoluta.
Ma doveva accettarlo. Se questo era l'unico modo per garantire la sicurezza della nave, Spock sarebbe andato incontro al suo disagio, allo spettro del suo passato, e ci avrebbe convissuto per il resto della loro permanenza a bordo. Loro...
Erano passati pochi minuti da quando aveva ricevuto la notizia, ma la sua mente aveva già completato il percorso che va dalla scoperta, all'analisi e alla sua conseguente soluzione: se non fosse stata trovava una cura, come la ragione e le probabilità suggerivano, Spock avrebbe dovuto abbandonare l'Enterprise.
Dopo i sacrifici che aveva dovuto fare per lasciare il suo pianeta e arruolarsi, dopo il lungo percorso che aveva dovuto intraprendere per guadagnare il posto che gli spettava a bordo della nave, dopo tutto il tempo speso ad integrarsi e dopo aver finalmente compreso di aver trovato il luogo a cui apparteneva, i computer che adorava, le persone che avevano imparato ad accettarlo e a provare fiducia in lui, rispetto e ammirazione... dopo aver incontrato un Capitano leale, un amico fedele, una mente compatibile, un cuore in grado di raggiungere il suo...
Era forse giunto il momento di abbandonare questa sua nuova casa?
«E' possibile avere qualcosa da bere? Del tè, magari.» chiese Sakar avvicinandosi alla scrivania.
«Può servirsi del replicatore a suo piacimento.» lo informò Spock, lasciandolo al suo lavoro e dirigendosi verso il letto, in cerca di riposo.
«Tu non vuoi nulla?»
«Non ho bisogno di ingerire liquidi.»
«Bisogno... non pensi mai al soddisfacimento di un semplice piacere personale?» domandò mentre afferrava le due tazze di bevanda calda appena materializzate.
«Non necessito di acqua, né di zuccheri. Non capisco perché immetterli nel mio corpo quando ve ne sono già a sufficienza.»
Sakar si sedette sul bordo del letto e offrì una delle due chicchere al vulcaniano più giovane.
«Tieni. Vedrai che non ti farà alcun male.»
«Mi sembrava di essere stato chiaro e di aver già rifiutato la sua offerta.» rispose, chiudendo gli occhi e posando le mani distese ai lati del corpo.
«Trovo che il tè abbia delle proprietà rilassanti; lo uso spesso quando la meditazione mi risulta complicata.»
«Ogni individuo reagisce agli stimoli esterni in modo diverso.»
«Spock, prova. Potrebbe aiutarti a conciliare il sonno.»
«Non ci sono prove a sostegno delle sue affermazioni.» continuò convinto l'Ufficiale.
«Se bevi insieme a me, ti prometto che mi metterò subito al lavoro e ti lascerò al tuo riposo.»
Spock rimuginò per qualche secondo: non capiva il perché di tanta insistenza e ciò lo insospettiva, ma il solo pensiero di potersi sbarazzare di quell'intruso e di lasciare che il sonno e la pace interiore si impadronissero di lui era tanto forte da sconfiggere la sua riluttanza. La stanchezza si faceva sentire attimo dopo attimo, sempre più pesante, e il suo organismo richiedeva il sollievo che il riposo poteva donargli.
Con quel poco di forza che ancora riusciva a dimostrare, si sollevò e prese tra le mani la tazza che gli veniva offerta, ne bevve un leggero sorso e poi la restituì alle mani affusolate e grinzose che gliel'avevano allungata.
«Spero di aver soddisfatto il suo desiderio.» disse Spock «Ora, se... se non...»
Prima di finire la frase, Spock ricadde all'indietro, disteso immobile sopra il lenzuolo, con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse, giusto quanto bastava per far passare un filo d'ossigeno.
«Oh, mio carissimo Spock...» sussurrò Sakar, accarezzando con una mano il volto pallido dell'Ufficiale «sono più che soddisfatto. E fra non molto, lo sarò ancora di più.»
Afferrato il volto del vulcaniano con entrambe le mani, si chinò lievemente verso di lui.
Tutto ciò che Spock riusciva a vedere erano un paio di occhi profondi come l'abisso.
«Sai, Spock, sei cresciuto molto, ma non hai ancora imparato una regola fondamentale: mai accettare da bere da persone di cui non ti fidi.» lo apostrofò con un ghigno malefico sul viso.
Spock non poteva fare altro che ascoltare, incapace di muovere anche un solo, singolo muscolo. L'impotenza si era impadronita di lui, il corpo non obbediva più ai suoi comandi. L'unico organo che ancora riusciva in parte a controllare era il cervello; almeno, tanto da comprendere e analizzare quello che stava succedendo. Sentiva i polpastrelli premere le sue tempie, il respiro del vulcaniano anziano galleggiare sopra la sua bocca, una risata gelida accompagnata dalle parole di rito:
«La mia mente nella tua mente, i miei pensieri nei tuoi pensieri.»
E il suo ultimo pensiero libero fu pura disperazione, la realizzazione di un incubo che si avvera, di una paura profonda che prende corpo, di un controllo già tenue che smette di esistere e si dissolve.
Il lieve rumore dei motori che aveva accompagnato tutto il suo lungo viaggio a bordo era ormai un lontano ricordo, la morbidezza del lenzuolo sotto le sue dita e il calore sulla sua pelle una sensazione lontana, l'odore di incenso, il gusto sulla propria lingua, il nero di fronte ai suoi occhi... tutte le sensazioni erano ora svanite.
Era l'intrusione l'unica cosa di cui si rendeva conto; le barriere che per anni aveva cercato di ergere, erano ora andate in frantumi. La sua mente era un campo aperto, per chiunque avesse intenzione di avventurarvisi.
«Eri interessante anni fa, ed ora lo sei ancora di più.» sentì dentro la sua testa «Una mente ordinata e controllata, ma che nel suo profondo nasconde tutta la sua insicurezza, i suoi timori, le sue... emozioni.»
Voleva farlo smettere, allontanarlo, respingerlo, buttarlo fuori, cacciarlo! Ma tutto ciò che riuscì a fare fu emettere un piccolo fremito.
«L'ultima volta che ci siamo incontrati avevo potuto godere solo della tua sofferenza, della tua tristezza, del tuo disagio, della tua confusione, della tua inquietudine, della tua malinconia e della tua frustrazione. Ma ora... oh, che grande regalo mi fai!»
Erano come tentacoli quei pensieri, radici che si insinuavano sempre di più, sempre più in profondità, come per cibarsi delle sue idee, dei suoi ricordi, delle sue memorie.
La prima volta sul ponte dell'Enterprise e l'incontro con i suoi compagni di equipaggio, con quella specie così emotiva e irascibile, con il Capitano equilibrato e a tratti freddo, con il Numero Uno che gli somigliava tanto nel comportamento ma con cui non riuscì a legare quanto avrebbe voluto, forse proprio a causa dei loro temperamenti così riservati; l'incontro con Kirk, giovane ma competente, eccitato ma fermo, radioso ma controllato; la prima discussione con il nuovo Dottore a proposito dei turni in infermeria e la prima di tante risate con cui il Capitano aveva deliziato le sue orecchie. Era come l'acqua sul fuoco quel dolce sorriso, come un seme piantato nella terra e pronto a crescere e germogliare.
«Lealtà, fedeltà, amicizia, ammirazione... amore.»
“Smettila!” voleva gridare.
«Pensavi di poterlo nascondere a me?» disse Sakar ad alta voce, come a voler sottolineare la verità delle sue parole «Sei rimasto così dolcemente ingenuo. Me ne sono accorto appena ho messo piede sulla pedana del teletrasporto: i tuoi sguardi, i tuoi gesti, i tuoi non gesti. Ahhh, sì, lo sento... sento il tuo bisogno, sento la tua agonia, questo senso di vuoto e incompletezza, questo desiderio represso... represso da così tanto tempo.»
Sakar premette ancora di più con le dita, andò ancora più a fondo con la mente, si avvicinò ancora di più con il corpo fino ad appoggiare il suo petto caldo su quello ormai tiepido del più giovane.
«Quant'è dolce questa tua necessità; quant'è amara la resistenza che ti imponi di mantenere.»
Era il mare, era il cielo, era il deserto. Era puro spazio aperto. Era desolazione. Era solitudine.
«Porrò io rimedio a tutto questo. Ma non ora. È troppo presto...»
Sakar lasciò andare il volto di Spock e si rialzò. Si chinò solo per far scorrere un dito lungo la mascella, il mento e il collo dell'Ufficiale, fino a fermarsi giù, sopra il suo fianco sinistro.
«Perchè rischiare a prenderti ora, quando giunti alla base ti avrò tutto per me? Ho aspettato anni, posso aspettare ancora un giorno.»
E con queste parole, permise che Spock infine si addormentasse, lasciando che i ricordi di quell'ultima mezz'ora si annebbiassero, diventassero meno nitidi di un sogno...

   
 
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