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Autore: Ambaraba    25/04/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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AU BAR 6

Arrivò al locale in orario. Cercò a tentoni l'interruttore, non lo trovò, inciampò in una sedia e finì lungo disteso imprecando. Si rialzò, con la consapevolezza che, senza il supporto di Bass, quella che lo stava aspettando sarebbe stata una lunga, luuunga giornata. Si rimboccò le maniche, cominciò a dare una sistemata al bancone. Si guardò intorno. Troppo silenzio. Accese la radio per farsi compagnia.
Sbuffò, mentre sistemava le bottiglie sulla mensola. Era lì solo da mezzora, ma senza Bass non era piacevole come sempre. Anticipò l'apertura di un quarto d'ora, sperando che venisse qualche cliente a tenerlo impegnato.

A casa, neanche Bass se la stava passando granché bene. Sembrava che non trovasse pace. Passeggiava su e giù nella stanza, poi prendeva un libro e si sforzava di leggere, poi lo rimetteva via e accendeva la televisione, per spegnerla subito dopo e cercare un minimo di distrazione con la radio. Senza contare che nel giro di un'oretta scarsa aveva accumulato una quantità sconsiderata di fazzolettini appallottolati.
Stupido raffreddore, pensò tra sé e sé, continuando a scalpicciare pigramente in giro per casa.
Guardava l'orologio, aspettando la chiamata di Miles. Si sentiva ancora spossato, così si sdraiò sul divano, convinto che il modo migliore di attendere la sua telefonata fosse cercando di sonnecchiare un po'. Chiuse gli occhi mentre lo speaker annunciava Lullaby dei Cure, e neanche si accorse di aver già cominciato a sognare.

- Ehi, - alzò il ricevitore. Miles l'aveva chiamato un'ora prima del previsto.
- Ciao pulcino, - disse Miles, dall'altra parte. - Come ti senti? È scesa la febbre? - chiese
- M-mm, - mugolò Bass, in segno affermativo. - Non è ancora ora di pausa, - gli fece notare, dopo un rapido sguardo all'orologio. - Va tutto bene?
- Sì, sì, - lo rassicurò Miles. Si guardò intorno. In effetti, se l'era cavata abbastanza bene. La gente se ne stava ai tavoli a mangiare e chiacchierare, era andata meglio di quanto avesse previsto. - Puoi essere orgoglioso di me, - gli disse, mentre staccava dal blocchetto la lista della spesa con le cose che aveva già preso e gettava il foglio nel cestino.
Bass sorrise, stiracchiandosi sul divano: - Ma io lo sono già, - gli disse, strappando un sorriso anche a lui. - Mi manchi, però... - ammise. Non voleva fare quello appiccicoso, ma proprio non riusciva a trattenersi.
- Tornerò a casa sano e salvo e in orario, tranquillo, - rispose Miles. - Comunque mi manchi anche tu, - aggiunse. Lo sentì starnutire, dall'altro capo del telefono.
- Non ce la faccio piùùù! - Il tono esasperato di Bass lo fece ridere.
- Tieni duro, pulcino virulento, - disse, sorridendo. Si accorse che stava arrivando altra gente, non poteva trattenersi ancora per molto. - Ora devo andare. Ci sentiamo più tardi, d'accordo?
- D'accordo. A dopo, allora.

Quando sentì la porta aprirsi, Bass scattò in piedi e si precipitò da Miles. All'inizio neanche lo vide, coperto dal mazzo di fiori che gli aveva portato.
- Per te, - disse Miles, soltanto. Bass gli mise le braccia al collo, gli sussurrò un "Grazie" commosso. L'altro lo abbracciò forte, lo accarezzò, gli mise un braccio intorno alle spalle e raggiunsero il soggiorno. Miles si tolse la giacca, guardò Bass mentre metteva i fiori in un vaso. Era un'abitudine che non aveva perso, quella di fargli qualche sorpresa ogni tanto. Sapeva quanto gli piacesse, e traeva una gioia immensa nel vedere il sorriso sul volto di Bass.
- Non vedevo l'ora di tornare, - gli disse, raggiungendolo e circondandolo da dietro. Gli posò la mano sulla fronte, come aveva fatto durante la notte, e lo sentì più fresco di quando lo aveva lasciato.
- Sto meglio, - lo rassicurò Bass, accarezzandogli la guancia.
Si spostarono in cucina. Bass aveva già iniziato ad apparecchiare per la cena, ma poi Miles l'aveva letteralmente cacciato via obbligandolo a sedersi ( "Miles, guarda che ho l'influenza, mica sto morendo!", "Non importa, mettiti da una parte e lascia fare a me!").
Bass aveva obbedito, si era messo seduto a cavalcioni su una sedia ed era rimasto a guardarlo mentre si dava da fare; chiacchieravano della giornata appena trascorsa. Lo guardava, e sulle sue labbra si formò a poco a poco una smorfia divertita e allo stesso tempo affettuosa. Miles era la sua unica sicurezza. Sempre pronto a farsi carico di tutto, sempre pieno di premure. Non avrebbe saputo che fare, senza di lui.
Probabilmente, non sarebbe neanche sopravvissuto.
- FERMO! NON TI MUOVERE! - gli urlò, di punto in bianco.
Miles si bloccò sul posto, come cristallizzato.
- Che succede? - chiese, preoccupato, senza fare un movimento, la mano con cui stringeva il bicchiere sospesa a mezz'aria. Bass si alzò di scatto, si avvicinò in fretta e poi, senza aggiungere altro, lo prese e lo abbracciò forte.
- Fermo, che ti voglio abbracciare, - disse, contro la sua spalla.
Miles si rilassò.
- Stupido, mi hai fatto prendere un colpo... - sospirò, ricambiando l'abbraccio. Più tardi, a letto, Bass lo strinse ancora, gemendo piano, mentre il piacere gli appannava i pensieri. Era stato via solo poche ore, ma quanto gli era mancato. D'altra parte, Miles fu estremamente delicato e attento, con lui, quella sera. Lo abbracciò, lasciò che si addormentasse con la testa ricciuta posata sul suo petto. Sentiva il suo respiro sulla pelle, ed era felice. Ci teneva davvero a Bass, voleva tutto il bene del mondo per lui. Era innamorato perso di quel ragazzino con cui era cresciuto insieme, e tenerlo stretto a sé gli procurava una sensazione indescrivibile di gioia. Era qualcosa che provava solo con lui, con quel piccolo concentrato di affetto con gli occhi azzurri che gli dormiva accoccolato addosso.
  
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