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Autore: Kooskia    28/04/2014    1 recensioni
Una fanfiction ambientata nel mondo di Temeraire, saga letteraria di Naomi Novik. Un mondo dove l'uomo ha sempre coesistito coi draghi. Temeraire è ambientato durante le Guerre Napoleoniche, Vindex invece è ambientato durante e dopo la Spedizione dei Mille in Italia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 – Sopra navi di ferro.
Le onde del mare crescevano, si impennavano e si univano le une alle altre in giochi ininterrotti.
Vindex avrebbe potuto rimanere a fissarle per lungo tempo, come se quel passatempo potesse aiutarlo a lasciarsi alle spalle il passato.
A volte qualcosa poteva essere dimenticato: altre volte no.
Ed il passato ritornava sempre, a morderti una zampa come se fosse un nemico assetato di sangue.
Il tempo era scorso lento per il grande drago, la monotonia della vita nei terreni di riproduzione era inframezzata da piccoli eventi che lasciavano poco il segno.
Erano passati quattro anni dalle cicatrici dell’Aspromonte.
Cicatrici che ancora faticavano a rimarginarsi.
Se non altro il suo Capitano era rimasto sempre con lui, unico del suo equipaggio a sopravvivere.
Vindex si tormentava per quanto era accaduto e provava rimorso nel pensare con gioia che Pietro era ancora accanto a lui.
Se avessero strappato anche la sua  vita, probabilmente il grande drago avrebbe cercato volontariamente la morte.
Pietro aveva colmato in buona misura il vuoto nel suo cuore dato dalla morte del suo primo Capitano: egli non capì mai se ciò fosse  dato da una somiglianza di aspetto o di voce o di carattere o di qualche dettaglio che non poteva essere visto, toccato o annusato.
Il suo Capitano era vivo, ma era prigioniero come lui. Se non altro poteva vederlo ogni tanto e le brevi visite erano inframezzate da lunghi periodi di attesa.
Mentre il mondo continuava a scorrere attorno a lui, piccole gioie venivano concesse quando qualcuna delle uova da lui concepite si schiudeva.
Come ogni drago che si rispetti, Vindex mantenne un distaccato orgoglio nei loro confronti anche se rimpianse di non aver potuto assicurarsi che la figlia nata dall’uovo di Silentiosa avesse un capitano all’altezza di lei.
Anche Libertaria aveva deposto l’uovo di quell’assassino di Cruentum, e Puck non si era dato meno da fare: il piccolo draghetto sardo non perdeva mai il suo umore né una discreta fama tra le dragonesse di piccola stazza.
-E’ tutto a posto Vindex? –
Chiese la voce amplificata da un megafono del suo capitano.
Vindex non rispose, continuando a mantenere la rotta.
Perché nonostante ci fossero stati piccoli stralci di felicità, il passato non poteva essere cancellato.
Sotto di lui si stagliava l’intera flotta dell’Ammiraglio  Persano.
Ancora una volta Vindex si sorprese nell’osservare le navi in formazione, perché in quei pochi anni il progresso aveva portato molti cambiamenti.
Le unità avevano ancora alberi, ma i fianchi erano sempre più protetti da piastre corazzate e alte torri eruttavano fumo scuro e puzzolente.
Non da ultimo, il progresso si era unito al passato e parecchie di quelle navi esibivano degli speroni metallici sotto la linea di galleggiamento, come le antiche galee Romane.
-Ma tutto questo non serve a nulla senza il supporto aereo. Ed ecco per cui anche un traditore come me può essere utile e ricevere il perdono se si dimostra capace  in guerra.-
Vindex non poteva scordare il livore nella faccia del suo capitano quando degli ufficiali in alta uniforme ed aria pomposa gli avevano fatto tale “proposta” (che suonava più come un ordine).
Uomini che sapevano bene che l’intero equipaggio di Vindex era stato sterminato proprio per mano di soldati con quella stessa uniforme.
Un lampo rosso saettò di fronte a Vindex.
Il piccolo drago sardo fece un ampia manovra e andò ad accostarsi al peso massimo.
Vindex non dimenticò mai come il draghetto sia rimasto rattristato quando gli venne affibbiato a forza un “Capitano”: un ufficiale arrogante di origine aristocratica a cui interessava poco o nulla dello stesso Puck.
Vindex mosse il capo, regalando un sorriso di simpatia nei confronti di Puck che in quel momento veniva rimproverato dal suo Capitano per la manovra acrobatica poiché bella quanto “inutile”.
Il grande drago fece sorridere  il piccolo amico e questo era per lui decisamente più importante dei confusi ordini che il Capitano pomposo stava trasmettendo con una segnaletica di bandierine.
Vindex avvertì come gli uomini sul suo dorso e gli ufficiali di guardia al suo Capitano fossero alquanto confusi e sotto di lui le navi della flotta si divisero.
Non era la prima volta che Puck volava dalle navi alla Squadra aerea per dare informazioni contraddittorie, mentre sotto di loro le navi davano prova solo di problemi e incomprensioni.
Alcune di esse avevano avuto dei guasti ed erano rimaste indietro, scardinando la formazione.
Con la coda nell’occhio, vide che gli ufficiali sul suo dorso segnalarono domande di chiarimento all’ufficiale di Puck.
In particolar modo chiedevano quale fosse effettivamente l’Ammiraglia di Persano: 
-Quale esercito, su terra o su mare, può mai combattere senza sapere chi li guida?-
E senza dare altro tempo alla Flotta di Persano, le navi austriache si profilarono all’orizzonte.
Vindex scorse con un fremito i profili dei draghi in volo sopra di esse.
Per alcuni istanti rimase solo una cosa: il brivido e l’eccitazione della battaglia imminente.
Cosa importava aver perso tanto, se poteva ancora essere in volo e battersi per sé stesso e per il suo capitano?
Poi il ruggito dei draghi si levò alto in cielo e Vindex volò a combattere i suoi simili nell’ennesima guerra degli uomini.
Ma la formazione italiana in cielo era scoordinata e confusa esattamente come quella su mare e gli Austriaci lottavano con precisione, con le due forze che si aiutavano a vicenda.
Le volte che Vindex e i draghi più piccoli cercavano di attaccare i loro avversari, questi scendevano di quota e venivano supportati dal fuoco anti-drago delle unità navali.
Un peso-piuma che volava non poco distante da Vindex venne preso in pieno da una cannonata e il suo corpo straziato precipitò rapidamente nel mare.
Mentalmente Vindex si sentì sollevato nel notare che il piccolo drago aveva scaglie verdi e non rosse come Puck ma non ebbe altro tempo per pensare poiché una grande femmina di peso massimo di una razza nativa delle coste della Dalmazia urtò contro di lui cercando di azzannargli il collo.
I due leviatani si batterono a mezz’aria, sfregiandosi i fianchi con gli artigli ma poi dovettero separarsi per non compromettere ulteriormente il loro assetto di volo e rischiare di precipitare.
Essi volarono affiancati per qualche istante mentre gli equipaggi si scambiavano fucilate a distanza e Vindex sentì gli impatti di alcuni proiettili che venivano assorbiti dalle placche corazzate protettive che indossava sul collo.
I colpi però distrassero il peso massimo e un drago più piccolo si slanciò frontalmente contro di lui volandogli addosso: egli affondò le zanne nella spalla sinistra di Vindex che lanciò un ruggito di dolore e riuscì ad allontanarlo con le zampe anteriori, prima di scendere di  quota planando.
Vindex si rese conto di essere ferito, anche se non mortalmente, ma la perdita di sangue lo stava indebolendo.
Un rapido sguardo intorno a lui gli diede conferma che gli Austriaci stavano vincendo tanto in aria, quanto in mare: i nuclei delle navi più forti da ambo le parti erano oramai in diretto contatto e i vascelli si scambiavano colpi o cercavano di speronarsi a vicenda con una serie di manovre.
L’esito della battaglia però era chiaramente in vantaggio degli Austriaci: molte navi italiane erano puntolini all’orizzonte mentre l’ariete corazzato Affondatore,  impegnava navi austriache senza riuscire a speronarle.
L’attenzione di Vindex venne mossa da un singolo vascello italiano, che identificò rapidamente come la Re d’Italia, accerchiato da diverse navi austriache.
-Scendiamo di quota Vindex! Cerchiamo di aiutarla!- gridò Pietro al suo drago, riecheggiando i pensieri del drago.
Forse, se fosse riuscito a disperdere il nucleo delle navi austriache, ci sarebbe stata speranza.
Egli scese di quota rapidamente, sfiorando il livello del mare.
Un paio di pesi piuma austriaci cercarono di intercettarlo, stupidamente quanto coraggiosamente, ma Vindex non dovette nemmeno attaccarli perché il nutrito fuoco dei fucilieri sul suo dorso bastò ad allontanarli.
Gli artiglieri austriaci si accorsero troppo tardi del rapido attacco del drago ed egli puntò direttamente all’Ammiraglia, la pirofregata corazzata Ferdinand Max.
Vindex si scagliò sulla fiancata della nave, facendo leva su di essa e tranciando il fumaiolo ma mentre si apprestava a fare lo stesso anche con gli alberi e il ponte, la decisa reazione dell’equipaggio lo sorprese.
Si rese conto che gli uomini su quella nave erano di ben altra pasta rispetto ai marinai Borbonici ed egli rimase ancora più sorpreso nel constatare come le grida concitate erano tutte in veneto.
-Stiamo combattendo altri Italiani...-
Alcune pallottole si conficcarono nel fianco di Vindex, colpendo punti non protetti, ed egli emise un gemito di dolore: il suo sguardo si posò sul punte, dove l’Ammiraglio austriaco Tegetthoff rimaneva sul suo posto, attorniato dai suoi ufficiali tutti armati.
I fucili erano spianati contro di lui, e gli sguardi degli uomini e dello stesso Ammiraglio erano decisi e pronti a tutto.
Vindex prese la sua decisione.
Spiegò le grandi ali e con una spinta si allontano dallo scafo del vascello, sollevandosi in aria e allontanandosi.
Con la coda nell’occhio vide che i marinai non spararono contro di lui a seguito di un brusco grido di  Tegetthoff : quest’ultimo diede quindi una serie di rapidi ordini e pochi minuti dopo Vindex vide l’Ammiraglia austriaca speronare e colare a picco la Re d’Italia.
 
Note:
La Battaglia di Lissa è in realtà un’azione navale complessa e con diverse fasi, ho dovuto concentrare l’azione su un evento particolare e come avrete notato l’intero capitolo si svolge alcuni anni dopo il precedente. Anche i capitoli successivi avranno dei salti temporali per necessità della trama.
L’utilizzo di unità speronatrici in mare vide il suo culmine proprio per questa Battaglia navale, in seguito tale tattica non venne praticamente più utilizzata con lo sviluppo di artiglierie di gittata maggiore.
 
 
  
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