Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: RandomWriter    29/04/2014    4 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5: UNO CONTRO UNO
 
C’erano ben pochi motivi per cui uno come Castiel potesse arrivare in anticipo a scuola ed evidentemente quel giorno ne aveva uno di molto valido. Mentre camminava per strada, cercava di immaginarsi l’espressione in viso di Erin: l’avrebbe insultato? L’avrebbe supplicato di ammetterla al club? L’avrebbe accusato di aver barato? Avrebbe semplicemente sventolato bandiera bianca?
Quale fosse l’epilogo, di una cosa era certo: lui aveva vinto.
Un sorriso idiota gli distese le labbra ma si trattò un momento fugace: qualcosa di duro lo colpì sulla nuca, distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri.
“e tu saresti il capitano? Che riflessi del cavolo!”
“ero di spalle idiota!” replicò spazientito voltandosi verso il suo aggressore.
Erin era in piedi di fronte a lui con un’espressione che mai le avrebbe immaginato in volto: orgoglio allo stato puro. Il capitano fu costretto a spostare lo sguardo sull’oggetto che teneva in mano.
Era riuscita a trovare il pallone che lui aveva nascosto.
Rimase senza parole.
Sorpassandolo, Erin esclamò:
“1 a 0 palla al centro” e gli schiacciò la palla contro l’addome. Per lo meno quella era la sua intenzione, ma calcolò male la differenza d’altezza e nella rapidità del gesto, premette la palla sotto la cintura del ragazzo che trattenne un gemito. Convinto che il gesto fosse intenzionale, Castiel fulminò Erin. Lei però non diede minimante peso alla cosa: aveva stampato in viso un sorriso scemo poiché pensava al doppio senso che era scaturito dalla sua battuta.
 
“ho trovato la palla Iris!” le annunciò trionfante raggiungendola prima che varcasse il cancello della scuola.
 “davvero? Mi fa piacere per te!… anche se non mi sarebbe dispiaciuto averti nel club di giardinaggio” ammise.
“nel giro di una settimana avrei fatto morire tutto, fidati” replicò prontamente Erin facendole l’occhiolino.
“beh, allora adesso sei ufficialmente una cestista?”
“in realtà non so. Castiel aveva detto che avrebbe preso in considerazione la mia richiesta”
“si sta divertendo a tormentarti Erin. Sta’ attenta a non dargli troppa corda”. Iris aveva la fronte leggermente aggrottata: era in pensiero per la compagna di classe.
Erin invece era raggiante e non solo per il successo recentemente conquistato: era felice di essere nella stessa aula di una persona come Iris. Anche se si conoscevano da appena 24 ore, sentiva che tra di loro c’era un’intesa che aveva bisogno di poche parole per essere condivisa.
 
Una volta in classe, Castiel si fece notare per la sua assenza.
Non partecipò a nessuna lezione e questo mise ancor più sulle spine Erin che fremeva dalla voglia di sapere l’esito della sua richiesta di iscrizione al club.
Come se non bastasse, anche Nathaniel aveva fatto sparire le sue tracce ed la nuova studentessa dedusse sconsolata che tutte le attenzioni che le aveva dedicato il giorno prima erano giustificate dal suo dovere di delegato di accogliere i nuovi studenti.
Le lezioni trascorsero tranquille. Ora che cominciava ad ambientarsi, Erin riusciva a seguire i professori e a tenere a freno la lingua. Senza Castiel affianco poi, era più facile stare attenta. Tendendo a mente ciò che le aveva consigliato Iris prima di entrare in classe, doveva evitare di lasciarsi influenzare troppo da quel ragazzo.
 
All’ora di pranzo, Erin ed Iris si diressero al luogo di ritrovo del giorno precedente, in cui Violet le stava aspettando:
“la tua classe com’è?” le chiese Erin masticando il panino che costituiva il suo pranzo.
“simpatici e rumorosi” rispose educatamente Violet. Erin avrebbe voluto chiederle se oltre a Iris, avesse altre amiche, ma le sembrava una scortesia. Del resto nemmeno Iris sembrava molto inserita nel tessuto sociale. Pranzava solo con Violet e non aveva mai nominato altre amicizie.
La cosa dispiaceva ad Erin perché non riusciva a capire come due persone così in gamba potessero essere anche così isolate.
Aveva quasi finito il pranzo, quando un’ombra le si parò davanti, oscurandole il debole sole autunnale:
“Castiel vuole vederti” annunciò Kim con fare minatorio.
Violet sussultò mentre Iris squadrò Kim.
“e perché?” chiese Erin ricambiando l’ostilità con cui le si era rivolta la compagna di classe.
“e che ne so! E’ in cortile comunque… Io te l’ho detto, tu fa come ti pare” e detto questo si allontanò con la stessa rapidità con cui si era presentata.
“uff, Kim non imparerà mai” borbottò Iris imbronciata.
“a che ti riferisci?”
“ad essere più garbata con gli altri. Ti assicuro che dietro quell’aria arrogante, c’è una persona sensibile e premurosa” le spiegò Iris.
“parliamo un’altra volta della doppia identità di Kim che dici?” tagliò corto Erin nervosamente. Si alzò e buttò quel che rimaneva del suo panino “non ho più fame. Voglio vedere che cosa vuole da me quel bifolco” e dopo aver agitato la larga maglietta per far cadere ogni briciola superstite, si diresse verso il cortile”.
“sta attenta” la ammonì Iris.
“buona fortuna” aggiunse la vocina timida di Violet, talmente dolce e aggraziata da strappare un sorriso di ringraziamento ad Erin.
 
Quando il cortile entrò nel campo visivo di Erin, la ragazza sentì salire l’agitazione: Castiel non era solo ma con la squadra al completo.
Erano quasi le due e le attività dei club cominciavano a prendere avvio. Alcuni studenti di giardinaggio stavano tirando fuori gli attrezzi dal capanno, mentre quelli del club di atletica avevano cominciato una corsa di riscaldamento.
Una volta arrivata di fronte a Castiel e ai suoi compagni, la ragazza era talmente tesa da non salutare nessuno. Teneva lo sguardo fisso contro il nemico che per tutto il giorno non aveva dato segni di vita. La ragazza non osava pensare cosa quella diabolica testolina avesse macchinato mentre lei era concentrata sulle lezioni del mattino.
Un ragazzo di colore con i dreadlock si staccò dalla squadra:
“sono Dajan, Castiel ci ha detto che vorresti entrare in squadra”
Dajan era più alto e asciutto di Castiel. Incarnava alla perfezione lo stereotipo del cestista. Aveva un’aria simpatica ma non eccessivamente amichevole. Il resto della squadra era un insieme eterogeneo: alcuni osservavano Erin con curiosità, altri con completo disinteresse. Tra i primi c’era Trevor, un suo compagno di classe. Il giorno precedente si era rivelato l’elemento più rumoroso della classe, assolutamente incapace di concentrarsi e miglior candidato, dopo Castiel, alla bocciatura.
“Allora la prova è semplice: sfida 1 contro 1. Il tuo avversario sarà il capitano. Vincerai se riuscirai a mettere a segno un solo canestro prima che lui ne faccia 10… chiaro?”
10? Dov’era la fregatura? E se non c’era, allora l’orgoglio di Erin le impediva di accettare un simile favoritismo. Prima che la ragazza potesse obiettare, Dajan proseguì:
“sappi che sono passati due anni dall’ultima volta che uno c’è riuscito”
“ma sentilo, parla come se non fosse stato lui” commentò Trevor ad alta voce.
“e quindi hai vinto la scommessa contro Castiel?” concluse Erin lanciando al capitano un’occhiata significativa.
“non penserai di essere allo stesso livello di Dajan?” replicò il ragazzo immettendosi nel dibattito.
“no assolutamente. Ma non voglio neanche passare i miei pomeriggi a piantare carote” precisò la ragazza pensando a quello che stavano facendo Iris e Violet al club di giardinaggio. Non avrebbe mai permesso a Castiel di deriderla mentre lei era intenta ad annaffiare i gerani.
Dajan sorrise mentre Castiel sollevò le spalle con un sorrisetto rassegnato:
“pronta a perdere quindi?”
Erin finse di non sentirlo.
Doveva concentrarsi.
La squadra liberò il campo e Dajan lanciò in aria la palla.
Erin ne seguì il tragitto ma prima che avesse il tempo di ordinare alle gambe di mettersi in tensione per il salto, Castiel l’aveva sovrastata e aveva preso possesso della palla.
Solo in quel momento la ragazza concretizzò la differenza di prestazione tra di loro. Lei era alta almeno trenta centimetri in meno del ragazzo i cui muscoli erano più allenati e sviluppati.
Il percorso sportivo di Erin inoltre era completamente diverso da quello di un cestista. Si sentì stupida a non aver afferrato subito chi partiva svantaggiato. Del resto Nathaniel l’aveva avvertita appena il giorno precedente: Castiel era considerato il giocatore più forte della scuola. Ma quando lei aveva sentito la parola “basket” non aveva capito più niente e si era incaponita a volerne fare parte.
Castiel nel frattempo aveva già guadagnato campo ed era in linea di tiro. Erin tentò di soffiargli la palla, ma i suoi palleggi erano troppo rapidi.
Fu talmente veloce la sequenza di azioni che solo dalle esclamazioni di ammirazione, Erin capì che il lancio dell’avversario era andato a segno. 1-0.
Fu costretta a guardarsi attorno scoprendo che la loro sfida aveva attirato l’attenzione di una piccola folla di studenti curiosi.
Erin recuperò la palla e intercettò lo sguardo di Castiel e ne rimase folgorata: aveva il fuoco negli occhi e non le avrebbe permesso di avanzare di un metro. Rimase talmente intimidita che per il ragazzo fu uno scherzo soffiarle la palla e segnare il secondo punto. 2-0.
Solo lei sapeva perché si era cacciata in quella situazione. Non era solo perché odiava le piante.
No. Entrare nel club di basket l’avrebbe fatta stare bene.
Era un segno che proprio quel club fosse una delle alternative possibili.
Era presto per arrendersi. Sarebbe entrata ad ogni costo.
Ma nonostante i suoi discorsi motivazionali interiori, Castiel conduceva il gioco senza il minimo cedimento tanto che Erin perse il conto del numero di canestri che stava realizzando.
Come aveva notato il giorno prima, per lui andare a segno era una cosa spontanea. Sembrava non prendere neanche la mira. Era come se fosse la palla a sapere dove doveva andare.
Questo modo di giocare le fece venire in mente una persona… ma il ricordo che stava per evocare era troppo pericoloso. Doveva sbarrarlo prima che diventasse più concreto.
“GRANDE CASS!!!” la voce stridula di Ambra fu la giusta spinta che riportò Erin sulla Terra. Stava per partire all’assalto quando Dajan annunciò:
“decimo canestro. Vince Castiel”
La povera sfidante rimase di sasso.
Per tutto il lasso temporale della partita, non aveva coscienza di aver fatto alcunché. Si sentiva disorientata, come se si fosse appena teletrasportata in un luogo mai visto prima.
“non c’è stato neanche gusto. Dopo i primi due canestri, le si è spento il cervello” brontolò Castiel scazzato. Anche se sapeva di avere la vittoria in tasca, sperava che la ragazza avrebbe lottato con le unghie e con i denti, invece non era minimante concentrata sul gioco. Aveva la testa da un’altra parte.
“non c’è partita contro di te Castiel” commentò Dajan con rimprovero “potevi trattenerti almeno un po’”
“mica faccio la carità” disse allontanandosi.
Dajan spostò il suo sguardo su Erin e le posò una mano sulla spalla:
“se può consolarti mi sarebbe piaciuto averti in squadra Erin, anche se come giocatore fai pena, almeno sei l’unica che tiene testa al capitano”.
Erin sospirò delusa ma poi si sforzò di non sembrare troppo abbattuta. Del resto Dajan cercava solo di essere gentile.
 
Sconsolata, andò in bagno a sciacquarsi il viso. Era sempre stata una schiappa negli sport di squadra, chi voleva prendere in giro? Non era veloce, anche se aveva una grande agilità di gambe, eredità lasciatale da anni di ginnastica artistica. Sperava fosse sufficiente invece Castiel l’aveva semplicemente stracciata.
“ah,ah avete visto che schiappa?”
Il suo senso dell’udito fu sufficiente ad anticipare la vista della persona che stava per varcare la soglia del bagno: entrò Ambra seguita dalle immancabili Lin e Charlotte.
 “ops” sibilò verso le amiche facendo finta di essere dispiaciuta di essersi fatta sentire.
Le tre si appoggiarono al termosifone e si accesero le rispettive sigarette. Il regolamento scolastico vietava a studenti e professori di fumare sia dentro che fuori i locali scolastici pertanto i bagni erano spesso un escamotage per ovviare alla restrizione. Solo Castiel era abbastanza menefreghista da non dar peso al divieto e soleva fumare in cortile.
Erin sorpassò il trio senza guardarle.
“quindi adesso andrai a piantare margheritine con la tua amichetta Pel di carota?”
Erin si irritò per il commento denigratorio verso Iris ma preferì optare per la diplomazia: non degnò Ambra di un cenno e fece per aprire la porta quando Ambra le bloccò il braccio:
“ehi sfigata, sto parlando con te. Odio essere ignorata”.
Erin fu costretta a guardarla in faccia: Ambra aveva un’espressione carica di risentimento e cattiveria ingiustificata. Si conoscevano da appena un giorno e già sembrava che avesse un conto in sospeso con lei.
“vedi di farci l’abitudine allora, perché è l’unico modo che ho per non doverti guardare in faccia”. Non era riuscita a trattenersi.
La bionda sul primo momento rimase senza parole, poi però sul viso le si dipinse un’espressione trionfante:
“ah, e così dici che non vuoi vedere la mia faccia eh?” ripeté guardando Lin e Charlotte  “Pensi di essere tanto bella tu?” e le alitò in faccia il fumo della sigaretta.
Erin trattenne un colpo di tosse e lasciò il bagno.
 
In corridoio mille pensieri le affollarono la mente: ora che era rimasto solo il club di giardinaggio, si sarebbe dovuta iscrivere per forza, anche dopo aver ammesso spudoratamente di odiare le piante. La presenza di Iris e Violet erano l’unica consolazione alla penosa situazione in cui si trovava.
Mentre era impegnata ad annegare nella propria autocommiserazione, una voce richiamò la sua attenzione:
“ehi Erin!”
Voltandosi vide Dajan che le veniva incontro.
Una volta raggiunta, il ragazzo prese fiato dopo la corsa e le chiese:
“sei ancora dell’idea di unirti al club di basket?”
Erin rimase perplessa e mantenendo quell’espressione annuì.
“ottimo! La squadra ti vuole” la informò Dajan soddisfatto e divertito dalla mimica facciale della ragazza.
“che cosa?!”
“si è così. È girata voce della scommessa con Castiel del pallone scomparso… ce l’ha raccontato Trevor… e siamo tutti d’accordo che se non altro porteresti un po’ di allegria in squadra”
“ma mi sono dimostrata una schiappa…” obiettò Erin mortificata.
Dajan si massaggiò il collo in imbarazzo:
“eh, in effetti… l’idea è che faccia tipo da amministratrice visto che nessuno di noi dieci se la cava con “gli aspetti burocratici”” spiegò il cestista virgolettando nell’aria la parola “aspetti burocratici”… “vengono sempre fuori casini perché ci dimentichiamo di prenotare la palestra o il campo fuori… Castiel per queste cose è negato e nessuno di noialtri è meglio… insomma siamo un macello! Però avere una ragazza in squadra può far comodo per queste cose”
“e Castiel che dice?”
“Che si fotta! Allora, devo pregarti o ti unisci a noi senza tante storie?”
Il sorriso bianchissimo di Dajan sembrava riflettere la luce che Erin sentiva nascere dentro il suo cuore: si chiamava speranza.
 
“tutto chiaro Nathaniel?” chiese la Preside alzandosi dalla sedia.
“non si preoccupi” annuì il ragazzo.
“mi aspetto che buona parte degli studenti aderiscano, quindi vedi di proporre agli insegnanti un programma interessante. Lo so di non averti dato molto tempo ma non potevo…”
“non si preoccupi”
L’espressione sicura e affidabile del delegato fu sufficiente a tranquillizzare la vecchia preside.
 
Quando Dajan fece il suo ingresso in palestra, Erin lo seguì come un cane può seguire il proprio padrone in un posto sconosciuto di cui ha paura.
Il ragazzo le presentò il resto della squadra che fortunatamente si rivelò in linea generale alla mano e simpatica. Dajan e Trevor spiegarono sommariamente la situazione ad Erin che si mise al lavoro segnandosi i giorni in cui i membri della squadra si riunivano e li confrontò con le date segnate nello schedario disponibile su un banco in palestra.
Kurt, uno del terzo anno, portò un cesto di palloni a metà campo e i ragazzi cominciarono ad allenarsi a mandare la palla a canestro. Erin intanto continuava a segnarsi date e tabelle sulla sua agenda. Dopo cinque minuti circa una voce la chiamò.
“ehi raccattapalle, intendi passare tutte le giornate a fare la segretaria?”
Erin alzò lo sguardo in direzione di Castiel. Sin da quando era entrata in palestra, i due si erano deliberatamente ignorati.
“Castiel! Non fare il cafone” lo rimproverò Dajan interrompendo un’azione di gioco.
“le sto solo chiedendo di fare il suo lavoro”
“lascia che faccia quello che sta facendo” lo rimproverò Dajan “li abbiamo sempre raccolti noi i palloni, perché dovrebbe farlo lei?”
“perché è una donna e le donne puliscono no?”
A quelle parole, Dajan intraprese una campagna anti maschilismo contro Castiel mentre il resto della squadra aveva approfittato della discussione per fare una pausa e osservare Erin con curiosità. La ragazza, infatti, dopo l’ordine impartitole dal capitano, si era silenziosamente alzata dal suo posto e si era avvicinata ai palloni caduti ai piedi del canestro.
La distanza tra lei e il cesto dei palloni era di circa nove metri.
Prese il primo pallone e con nonchalance lo lanciò nel cesto, centrando a pieno il bersaglio. Ripetè l’azione per tutti e quattordici i palloni che erano per terra che si rivelarono tutti tiri eccellenti.
“WoOOOW!” le fece verso qualche membro della squadra.
Lei si limitò ad un profondo inchino e, sempre senza dire una parola, tornò a fare ciò che stava facendo prima di essere interrotta.
Dajan guardò Castiel con un’espressione esauriente ma il capitano era troppo occupato ad osservare Erin per accorgersene. Avrebbe voluto farle presente che centrare un cesto di palloni così grande non era un’impresa epica, ma una volta tanto, non voleva che le si spegnesse quel sorriso di soddisfazione che la ragazza cercava di contenere.
 
La giornata finì. Erin aspettò Iris fuori da scuola e presero l’autobus insieme.
Il nuovo acquisto del club di basket non risparmiò nessun particolare della giornata.
“sono felice per te Erin. Dajan è un ragazzo in gamba. Dovrebbero far lui capitano, del resto è praticamente allo stesso livello di Castiel”.
“e Trevor come se la cava?”
“non male, sono tutti molto forti per questo sono così pochi. Mentre in tutti gli altri club può aver accesso chiunque, almeno finchè il numero di studenti iscritti sia gestibile, quello di basket è molto esclusivo da quando Castiel ne è diventato il capitano e cioè da qui a due anni”
 
Iris scese alla sua fermata dopo aver salutato la compagna. Abitava in una zona residenziale molto carina e ben frequentata. Lo stesso non poteva dire Erin, dal momento che il condominio della zia era più in periferia. Pam del resto non poteva, al momento, permettersi niente di meglio.
 
“sono qui” annunciò Erin togliendosi le Converse all’ingresso. Era un’abitudine che la zia le aveva trasmesso in quanto grande stimatrice della cultura nipponica. Dopo aver inforcato un paio di ciabatte con ricamato il muso di un gattino, la ragazza varcò la porta del salotto.
“oh bene! Temevo saresti tornata tardi come ieri” le urlò la zia dalla cucina. Dall’odore che c’era nell’aria doveva aver tentato di cucinare il suo famoso pollo al curry.
Dopo un po’ fece capolino in salotto:
“eri talmente stanca ieri che non abbiamo neanche parlato” aggiunse con voce quasi infantile.
“adesso però devi dirmi tutto! Come sono stati questi primi due giorni? E la scuola? Com’è?”
“stimolante” disse Erin con un sorriso leggero pensando alle sfide con Castiel “e accogliente” rivolgendo i suoi pensieri a Nathaniel.
Pam non rispose ma rimase a fissarla sbalordita. Erin aveva un’espressione beata e al tempo stesso assorta:
“che c’è?” sbottò accorgendosi del silenzio della zia.
“e-è la prima volta che ti vedo così serena da quando…”
“non aggiungere altro!” la ammonì Erin incupendosi.
In quegli ultimi due giorni così ricchi di eventi, era quasi riuscita a non pensarci. Si era talmente immedesimata nella nuova quotidianità da sentirsi leggera. Il peso che si trascinava dentro da mesi si era alleggerito senza che lei se ne accorgesse… non poteva durare ancora un po’ quel sollievo?
“tesoro scusa, non volevo…” cercò di dire Pam con crescente senso di colpa.
“non ho fame” fu la risposta secca di Erin mentre saliva in camera sua.
Finiva sempre così. Era ancora troppo suscettibile all’argomento.
A scuola poteva fare finta di essere felice. Di essere forte.
A casa no. A casa sua zia, come la sua famiglia del resto, anche con la loro semplice presenza, le ricordavano che c’era un'altra realtà alla quale Erin aveva voltato le spalle.
Se ne vergognava perché non aveva nessun diritto di essere felice.
Le lacrime cominciarono ad offuscarle la vista tanto da non farle vedere  dove stava andando. Finì per sbattere contro lo stipite della porta.
Pam la sentì imprecare dalla cucina e sconsolata, tolse il piatto di Erin dalla tavola.
 



Nota dell’autore:
Spero non sia stata una delusione la figuraccia fatta da Erin durante la sfida con Castiel, del resto sarebbe stato troppo banale una vittoria così ho preferito optare per una sensata sconfitta… ma la sfida introduce a quello che sarà uno dei temi portanti della storia: il passato di Erin.
Questo capitolo (e altri a venire) giustifica la dicitura “drammatico” tra gli aggettivi che definiscono il genere di questa ff.
Mi dispiace per i più sentimentali, ma in questo capitolo non c’è stato spazio per la parte romantica (eheh Nathaniel poverino l’ho messo sotto a lavorare per la preside).
E’ mia intenzione, sperando che la perseveranza non mi abbandoni, scrivere una storia con un numero nutrito di capitoli e quindi ci vorrà un po’ per scoprire il passato di Erin… lascio a voi la formulazione delle ipotesi in attesa dello svolgersi degli eventi…. Alla prossima!

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: RandomWriter