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Autore: StregattaLunatica    06/05/2014    1 recensioni
Hawke ha distrutto il circolo dei maghi. Meredith ed Orsino sono morti, ed i cittadini di Kirkwall hanno messo colei che li ha salvati sul trono.
Ma cos'è successo dopo gli eventi di quella notte?
Hawke si è ritirata in se stessa, è cambiata.
Ed un peso che si porta da anni sul cuore è in procinto di esplodere...
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Thedas'
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Un gesto secco della mano destra, e le guardie chiusero il portone della sala delle udienze. Thalìa Hawke sospirò pesantemente, prendendo lo spadone a due mani posandolo con la punta a terra di fonte a se. Chinò il busto in avanti, stringendo l'impugnatura con ambedue le mani e posando la fronte sul pomolo.

Perchè aveva accettato?
L'aveva detto lei stessa. Le sarebbe piaciuto entrare in politica, fare qualcosa di buono per quella città corrotta fino all'osso.
Ma non così. Non direttamente da visconte. Non aveva mai voluto tutto quel potere. 
Non aveva mai voluto il potere.
Eppure, che scelta aveva? L'avevano praticamente costretta sul trono.
La maggior parte dei cittadini la identificavano come Campionessa di Kirkwall. Altri, addirittura, come salvatrice.
Ma a lei pareva di stringere solamente cenere fra le mani.

Molti ancora la biasimavano per aver assecondato Meredith fino alla fine. Thalìa si era dimostrata favorevole al rito d'annullamento.
Era stata tollerante verso i maghi. Doveva esserlo. Suo padre e la sua sorellina erano due eretici. 
All'inizio Anders non era male per essere un mago. Ma i suoi vaneggiamenti eccessivi sulla libertà dei maghi la fecero progressivamente allontanare da lui. Lo sopportò, perchè era utile con i suoi poteri di guarigione. 
A stento guardava Merril, ed era molto tentata di reciderle la testa dal collo con un sol fendente. L'aveva allontanata per prima, quand'era divenuta visconte. Non che fosse stato difficile, nemmeno Merril era eccessivamente entusiasta della sua compagnia. Per una volta, era stata abbastanza intelligente da andarsene da Kirkwall prima che Thalìa le sguinzagliasse contro i templari.
Anders, invece, non riuscì nemmeno a vedere l'inizio del massacro. Lo aveva ucciso lì, davanti a ciò che restava della chiesa, senza la benchè minima ombra di rimorso sul volto o sul cuore.

Qualcuno si schiarì la voce nell'ombra alla sua sinistra, dove le candele non riuscivano a dissipare l'oscurità portata dall'ora tarda. «Non serviva entrare di soppiatto, potevi bussare.» disse voltando il capo, un mezzo sorriso le si stese sulle labbra.
«E perdere il mio fascino? Un entrata comune e prevedibile non interesserebbe mai a nessuno.» Il nano uscì dall'ombra, le mani posate sui fianchi ed un sorriso solare sul volto. Andavano d'accordo, sebbene talvolta lui la rimproverasse di esser troppo seria. Ma Thalìa non era mai stata una ragazza che puntava troppo sull'umorismo. 
«Che ci fai qui, Varric?» domandò lei tornando ad adagiarsi sul trono, la mano destra ancora stretta sull'impugnatura dell'arma. «Chiedo udienza alla persona più importante di Kirkwall.» Thalìa sospirò pesantemente, alzandosi dal trono con un colpo di reni. Si rigirò lo spadone fra le mani, andando a fermarsi dinanzi ad una delle finestre.
Il sole stava tramontando, stagliandosi con la sua luce sanguigna contro Monte Spezzato. Il cielo era traversato da sfumature che andavano dal viola al blu, mentre sulla linea dell'orizzonte le prime stelle iniziavano a brillare.
«Per favore, almeno tu non fare così.» gli rispose con tono di voce serio, senza voltarsi a guardarlo.

Il nano le si avvicinò, prendendosi qualche istante per osservarla nella luce del sole morente. Il fisico allenato di una guerriera, spalle dai muscoli allenati che male si adattavano agli abiti di corte. Per questo, continuava a portare abiti maschili, non disdegnando mai l'armatura. Sul volto dalla carnagione olivastra le labbra poco più scure, scolpite in una dura piega di chi da tempo non sorride con spontaneità e spensieratezza. I suoi occhi d'uno splendente verde menta non rilucevano più come una volta. Ora parevano spesso spenti, lontani. I capelli neri le arrivavano poco oltre le spalle, ma erano sempre acconciati in una coda bassa tramite dei nastrini di cuoio marrone scuro.

Varric le sorrise, ponendosi accanto a lei e contemplando a sua volta il paesaggio. «Beh sai, pensavo che ti avrebbe fatto piacere venire all'Impiccato a bere una pinta con me ed Isabela. Come ai vecchi tempi.»
Thalìa abbassò lo sguardo verso di lui, accennando un mezzo sorriso che non coinvolgeva lo sguardo. «Mi farebbe piacere. Ma appena metto piede fuori di qui tutti mi assillano. È ben diverso, da quando ero solo la Campionessa.»
«”Solo”? Alla faccia dello sminuire...» commentò con tono di voce ironico, concludendo la frase con una risata. «Copri il tuo bel faccino, e poi andremo da me, lontano dalla folla. Avere un proprio posto lì non è male sai? Evitiamo gli ammiratori.» Thalìa fece per rispondere, ma le parole le morirono sulle labbra. Ci pensò su. Se continuava a rimanere chiusa li dentro, non faceva che aumentare i suoi problemi. Prendere un po' d'aria, anche se era quella della Città Inferiore, magari l'avrebbe tirata un po' su di morale.
Quantomeno, Varric ed Isabela insieme erano una combinazione notevole per quello.
Tornò accanto al trono, recuperando il fodero dello spadone e passandoselo a tracolla per poi fissare l'arma dietro alla sua schiena. Indossò un elmo affinchè le coprisse il viso, calcandoselo bene sul capo e celando le ciocche di capelli scuri.
«Beh? Andiamo?»
  
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