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Autore: Koori_chan    12/05/2014    4 recensioni
Leth ha diciannove anni, un carattere solare e ben poco aggraziato e un'abilità sorprendente nel muoversi senza farsi notare.
E' per questo che, per mantenersi, ruba su richiesta. Nobili o borghesi, ricchi o poveri, per lei c'è poca differenza, dopotutto ciò che conta è avere qualcosa da mettere sotto i denti a fine giornata.
Tutto cambierà quando, catturata e venduta come schiava, sarà acquistata da uno straniero dai modi misurati e dallo sguardo stanco e penetrante.
E' così che Leth conosce Krohs e il motivo che lo ha condotto a viaggiare per le Quattro Grandi Terre ed è così che da ladruncola di periferia, la giovane si ritroverà catapultata, suo malgrado, in qualcosa di enorme.
L'unico modo di porre fine al disastro che incombe?
Risvegliare ciò che da tempo, ormai, giace silente sotto la cenere.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IV








Il fumo è ovunque, spesso, pesante, cattivo, le aggredisce gola e narici, le impedisce di vedere dove mette i piedi.

Sta bruciando tutto, tutto quanto: le case, gli orti il vecchio granaio, tutto.
Il cielo è nero come i suoi incubi, sente delle urla, ma non riesce a capire chi è.
Corre, o almeno ci prova. Deve andarsene da lì, ma andare dove?
Vorrebbe chiamare Mamma e Papà, ma la voce non esce, nemmeno un rantolo, nulla. E’ muta, muta di fronte alle fiamme che squarciano la notte.
C’è gente che corre, gente che scappa. Loro ce la fanno, loro riescono a gridare.
Cade, inciampa, striscia, prova a nascondersi, ed è a quel punto che lo vede: alto, silenzioso, il mantello nero che fruscia nel vento dell’estate.
Non sa perché, sa solo che, quando lo vede scivolare deciso verso casa sua, non riesce più a restare nascosta, deve seguirlo, deve scoprire cosa vuole fare, fermarlo, se può.
Ma è solo fuoco, è solo calore quando raggiungono la porta. Lui si volta, ed è a quel punto che lo vede: lucente, rosso come il sangue che cola dalla sua spada, un grande medaglione gli pende dal collo e riflette il suo sguardo di stupito terrore.
La casa brucia e brucia anche il fianco, un dolore indicibile che le strappa un urlo acuto, mentre la lama dello sconosciuto le divora brandelli di carne.
Cade a terra, e l’uomo se ne va, mentre intorno tutto è fuoco, fumo, cenere.
Un’ultima fitta lancinante, poi è solo nero.
 








Leth aprì gli occhi di scatto.
Il fuoco era scomparso, del dolore non c’era più traccia, ma l’angoscia era ancora lì, stretta nella sua mano assieme alle lenzuola, acquattata fra le pieghe del cuscino.
La stanza era vuota.
Una luce leggera d’aurora filtrava attraverso i vetri della finestra, calando l’ambiente in un’atmosfera di quiete che poco aveva a che spartire con l’incubo.
Si mise a sedere lentamente, la mano destra a sfiorare la cicatrice lungo il fianco; ormai erano passati quasi dieci anni, eppure quei ricordi, ogni tanto, si ripresentavano a tormentare le sue notti.
Lasciò che lo sguardo vagasse per la stanza, notando la sacca di Krohs ancora ai piedi del suo letto; probabilmente era sceso a colazione. Rimase qualche secondo immobile in quella posizione, l’orecchio teso a captare qualsiasi rumore proveniente dal corridoio oltre la porta, poi balzò in piedi e aprì con gesti febbrili la sacca di iuta abbandonata sul pavimento.
Raspò alla rinfusa cercando di non creare troppo disordine, ma si vide costretta ad arrendersi prima del previsto: il fagotto di panno chiaro non era lì dentro.
Riannodò il laccio che chiudeva la sacca facendo attenzione affinchè non si notasse che era stata aperta e si guardò intorno, riflettendo su dove Krohs avesse potuto nascondere quel misterioso oggetto.
Con un gesto secco aprì il cassetto del comodino, tristemente vuoto, poi tastò le coperte e sollevò il cuscino, ma dell’involto non vi era alcuna traccia.

Se l’è portato dietro…

Considerò, lasciandosi cadere sul letto e sospirando, sconfitta. Per il momento avrebbe dovuto sospendere le ricerche sperando in un’occasione più propizia.
Si vestì in fretta, legò i capelli in una coda alta e divorò un paio di datteri secchi prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere le scale fischiettando.
Quando raggiunse il piano inferiore, tutto era tranquillo. I tavoli erano vuoti, fatta eccezione per un paio di viaggiatori intenti a consumare la loro colazione; dalla strada proveniva il leggero chiacchiericcio della città in procinto di svegliarsi, e Krohs se ne stava seduto al bancone e guardava fuori dalla finestra, dandole la schiena.
- Buongiorno, capo! – lo salutò sedendosi accanto a lui.
L’uomo si voltò e le rivolse un sorriso tranquillo.
- Buongiorno, piccola selvaggia! Già in piedi? Ti avrei svegliata io… - le ricordò, offrendole una mela che la giovane rifiutò.
- Tendo a essere mattiera… - spiegò stringendosi nelle spalle. Per un momento le sensazioni sgradevoli dell’incubo tornarono a strisciarle sulla pelle, ma le ricacciò da dove erano venute tentando di non pensarci più.
Krohs le rivolse una lunga occhiata silente, ma non le chiese nulla, e Leth gliene fu immensamente grata. Non le andava di raccontargli quella cosa, non ancora almeno…
Partirono subito dopo aver saldato il conto della stanza, due cavalli alti e dalle linee nobili, il pelo chiaro e la criniera tagliata corta, li aspettavano fuori dalla locanda.
Li condussero a mano fino alla porta della città, che si aprì solenne ad un cenno del custode. Le catene presero a scivolare e uno spicchio di cielo apparve sopra le loro teste, aumentando via via di dimensioni.
A Leth un po’ dispiaceva abbandonare l’Oasi, quella città aveva un nonsoche di magico, ed era certa, a giudicare dall’abbigliamento degli abitanti, che in un paio di giorni sarebbe riuscita a mettere insieme un gruzzolo sufficiente per ripagare il suo debito. Peccato che il suo compagno avesse fretta, e che nella fretta non si fosse nemmeno ricordato di testare le capacità della giovane nel campo dell’equitazione.
- Cosa vuol dire che non sai andare a cavallo?! –
La ladra si fece piccola piccola, sul volto l’imbarazzo più totale.
- Io… non è proprio che non sono capace… E’ che… Insomma, non ho mai montato un cavallo così alto! –
Krohs sgranò gli occhi, un sopracciglio arcuato dall’incredulità e la destra stretta attorno ai finimenti del suo cavallo.
- Hai paura. – constatò.
- No! – ribatté Leth, sempre più rossa in viso.
- Tu hai paura di andare a cavallo! Non potevi dirmelo? Avrei organizzato qualcosa di diverso! – esclamò, esasperato.
Leth sbuffò e lanciò una rapida occhiata alla sua cavalcatura.
- Non ho affatto paura e non c’è bisogno che tu cambi i piani per me!- spiegò, stuzzicata nell’orgoglio.
Infilò un piede nella staffa e tentò goffamente di montare in sella, ma il cavallo mosse qualche passo in avanti e poco mancò che la ragazza piombasse per terra.
- Tu, bestiaccia, vedi di stare fermo, intesi?! – sbraitò, i muscoli irrigiditi dal panico.
Krohs, anziché darle una mano, scoppiò a ridere di gusto, gettando indietro la testa.
- Che tipa… - commentò fra sé e sé.
- Stai calma, percepisce la tua agitazione… - aggiunse mentre l’animale tentava di assaggiare il pareo di Leth e quella lanciava un urletto terrorizzato.
L’uomo le si avvicinò e afferrò il cavallo per i finimenti, mantenendolo fermo.
- Forza, piede nella staffa, mano stretta al pomo, una piccola spinta…- e così dicendo prese la ragazza per i fianchi e la aiutò a issarsi in sella.
Quella aprì gli occhi solo quando si sentì seduta in modo stabile, la mascella serrata e il respiro trattenuto.
- Brava, Leth, hai imparato a montare in sella! – la canzonò il compagno di viaggio imitandola con molta più eleganza.
- Spero di non doverti anche spiegare come farlo camminare… - la punzecchiò.
La giovane sbuffò e alzò il mento.
- No grazie, lo so fare da sola. – e così dicendo diede un colpetto ai fianchi del cavallo, che prese a camminare pigramente verso Ovest.
- Almeno la direzione l’abbiamo azzeccata! – rise Krohs, affiancandola e incassando allegramente la sua linguaccia.
Leth si voltò indietro per un ultimo sguardo all’immensa distesa di sabbia, ma proprio non riuscì a trattenere un’esclamazione di stupore quando vide tre grandi cupole in vetro piombato spuntare dal deserto.
- Cosa diamine?! Ma… Ma… - balbettò, confusa.
- Non ci crederesti… - tagliò corto l’uomo con espressione dura.
La giovane, però, continuava a fissarlo insistentemente, e si vide presto costretto a capitolare.
- L’Oasi, come hai ben visto, è una città nascosta. La sua esistenza non è gradita all’Impero, così il suo ingresso è stato celato alla vista. – spiegò.
L’Impero. Leth ne sentiva parlare da quando era bambina, ma le era capitato di vedere solo una volta un emissario della Grande Città, situata ad Ovest lungo la costa.
- Ma scusa, le cupole adesso sono ben visibili, mentre prima… - obbiettò; non ci stava capendo un granchè di quel discorso…
Krohs annuì e sorrise del suo solito sorriso sghembo.
- Ovviamente. L’Oasi è rintracciabile solo da chi ci sia già stato almeno una volta. E’ grazie a questa Magia che la città ha mantenuto l’anonimato per tutti questi anni: se non hai una guida che ti accompagni, non troverai mai l’ingresso. –
La ragazza tacque, indecisa su come ribattere.
Come poteva pensare che avrebbe creduto a una storiella simile?
Insomma, d’accordo, era una ladra e viveva con poco, ma anche lei era andata a scuola, e sapeva bene quanto quelle parole non avessero alcun senso.
- Krohs, la Magia non esiste… - osservò con tono indulgente e sguardo dolce, temendo di poterlo ferire in qualche modo.
Non accadde, l’uomo non mostrò nessun segnale di fastidio, come se si fosse aspettato una simile replica.
- Te l’avevo detto che non ci avresti creduto. Non ci credetti nemmeno io, la prima volta che mi portarono all’Oasi. Ma all’epoca ero solo uno stupido ragazzetto ingenuo ed ignorante. – raccontò.
- E’ per questo che si nascondono? Perché sanno usare la Magia? – domandò lei, curiosa nonostante lo scetticismo.
Ricordava, nel corso dei suoi viaggi, di aver visto svariate persone processate e giustiziate con l’accusa di stregoneria e tentata ribellione al Governo. Che esisitesse o meno, all’Impero l’idea della Magia non era mai andata giù.
Krohs sospirò e si passò una mano fra i capelli, scacciandoli dal viso.
- Quella che sto per raccontarti è una storia che affonda le sue radici in un passato assai remoto, quando ancora le Quattro Grandi Terre erano libere e indipendenti. – incominciò.
- All’epoca la Magia era una pratica comune, seppur di appannaggio di una sola etnia: gli unici che avessero questa capacità, infatti, erano gli abitanti delle Lande Selvagge, in poche parole la tua gente. –
Leth annuì, da piccola ne aveva sentito parlare spesso dai vecchi del villaggio, ma onestamente credeva fossero tutte vecchie leggende senza il bencheminimo fondo di verità.
- So che un tempo eravamo in molti e avevamo enclavi un po’ in tutte le Terre… - osservò.

Certo, ormai viviamo nascosti nelle foreste alle pendici delle montagne…

Pensò con una strana malinconia: le sarebbe piaciuto vivere ai tempi in cui le Lande Selvagge erano un paese ricco e potente.
- Infatti era così. Il vostro Regno si estendeva lungo la sponda meridionale del Fiume Sari fino al mare. Eravate potenti, prima dei Giorni dell’Impero… -
- E la Magia? Cosa è successo? –
Krohs si concesse un lungo momento di silenzio nel quale cercò le parole più adatte al suo racconto.
- E’ successo quello che succede con le rarità: la vostra gente si è mescolata a quella delle altre terre e il seme della Magia si è lentamente estinto. Quando nacqui io era ormai una peculiarità isolata essere in possesso di questa dote, che comunque era estremamente affievolita rispetto agli albori dei tempi. –
- Quindi quei pochi rimasti in grado di usare la Magia si nascondono all’Oasi? – tentò di tirare le somme Leth.
- Ma scusa, perché l’Impero è contrario a questa pratica? –
Gli occhi del viaggiatore si velarono nuovamente di quell’ombra stanca e antica che la ladra aveva scorto il giorno della Fiera degli Schiavi, ad Agrat.
- All’epoca la Grande Terra aveva già rotto il patto di alleanza con le altre tre e si era lanciata nella sua politica di espansione. Al tramonto della Magia, un gruppo di saggi ne imbrigliò il potere all’interno di alcuni manufatti sacri affinchè non andasse completamente perduto. In questo modo anche i non-magici avrebbero potuto sfruttarne i benefici e tramandarne la conoscenza. Quando l’Imperatore lo venne a sapere bandì ogni forma di magia dalle sue terre, pena la morte. –
Leth scosse il capo facendo mulinare la coda a destra e a sinistra.
- No, non capisco. Se la Magia poteva essere sfruttata anche dagli individui comuni perché l’Imperatore l’ha bandita? Avrebbe potuto usarla a suo vantaggio… - obbiettò.
Un ghigno si andò a dipingere sulle labbra di Krohs, mentre il suo cavallo sbuffava con disappunto.
- Infatti lo fece. Attirò alla sua corte i migliori sicari delle Quattro Grandi Terre e se ne servì affinchè gli portassero tutti i manufatti creati dagli antichi saggi. Solo allora decretò la Magia illegale e istituì la pena di morte per chiunque fosse stato colto a praticarla. Lentamente il ricordo di questa antica conoscenza cadde nell’oblìo, così come tutto ciò che era stato prima dell’Impero, quando i Regni prosperavano liberi in fratellanza. Anche la Storia è stata riscritta, e nell’arco di un paio di generazioni, come tu stessa mi mostri, l’Imperatore ottenne ciò che desiderava: un mondo senza radici, ignorante e disperato, precipitato in un caos che solo una guida saggia e potente può dominare. Solo lui e i suoi più alti ufficiali sanno come utilizzare i manufatti, e di conseguenza la Magia... –
Leth deglutì, gli occhi sgaranti e le mani strette attorno alle redini.
Tutto quello era assurdo. Così assurdo che lentamente la ragazza incominciava a capire.
- Vuoi dire che ha fatto della sua persona un oggetto di culto cancellando tutto ciò che è stato prima di lui?! – esclamò, incredula.
- Il vostro popolo era quello in cui l’Antica Tradizione era maggiormente radicata e quindi fu quello che subì la repressione più violenta. La tua gente tenne duro per molti anni, ma infine fu costretta a cedere. Sai perché non vi sono più villaggi nella Valle? –
- “Il Buio Preserva la Luce”. Fuggono dagli emissari dell’Impero! – comprese citando il motto delle sue genti, motto che non aveva mai davvero capito durante l’infanzia e su cui non si era poi interrogata più di tanto crescendo.
Come un fulmine che squarcia la notte, il ricordo dell’incubo le comparve davanti agli occhi, vivido, reale, appiccicoso e caldo come il sangue che crepitava fra le fiamme.
Era per quello che erano venuti, era per quello che i grandi non li lasciavano mai uscire dalla Foresta.
Improvvisamente rivide il medaglione scarlatto e lucente dell’uomo che l’aveva ferita quella sera di terrore. Che fosse stato uno dei manufatti?
- Alcuni rimasero nei boschi delle Lande Selvagge, altri emigrarono, cercando rifugio nelle poche città amiche che ancora resistevano agli eserciti dell’Imperatore, molti si nascosero nell’Oasi, roccaforte della Magia. – concluse Krohs sospirando.
Dopo quelle rivelazioni proseguirono in silenzio, al trotto, fino al sentiero che si snodava fra le dune verso il breve e placido Fiume Kirib, che marcava il confine fra la Terra della Luce, dove si trovavano, e la Terra dei Venti, nella quale erano diretti.
Leth rimase a testa bassa fino all’ora di pranzo, che consumò in silenzio e velocemente. Quella scoperta l’aveva sconvolta e nel suo cuore stava avendo luogo una violenta tempesta.
In tutti quegli anni, pur diffidando dell’Impero, non si era mai interessata al suo potere e al modo in cui influenzava le vite dei cittadini, ma alla luce delle parole di Krohs tutto assumeva un nuovo significato. Agrat era un’invenzione, una farsa, una geniale messinscena affinchè tutto sembrasse ancora più reale. Niente Antichi Re, niente Rovine, niente di niente.
E la stessa cosa valeva per tutte le altre città che aveva visitato nel corso degli anni!
Era tutto una menzogna, tutto quanto. Era tutto falso, eccetto la disperazione.
Agrat era una città agiata, Capitale satellite di un Impero fortemente accentratore, ma le borgate lì attorno puzzavano di miseria e malattia, di trascuratezza, di abbandono.
Dopotutto persino lei era stata costretta a spostarsi e percorre leghe e leghe prima di trovare un luogo dove aveva potuto abituarsi ad avere il cibo in tavola tutte le sere, o quasi.
Abitudine.
Si vergognò di quella parola, e la sputò sulla sabbia rovente dall’alto della sua cavalcatura, mentre uno strano odore salmastro le punzecchiava le narici giungendo da lontano.

Alla fine ci sono cascata in pieno…     

Rimuginò, piena di rancore verso quel governo che, da quello che aveva appena scoperto, era responsabile della sua infanzia deturpata e gettata alle ortiche.
Si era abituata a quella routine preimpostata che l’Impero imponeva, aveva dimenticato i canti delle sue terre e si era uniformata alla falsità e all’oblìo.
In un certo qual senso era stato come tradire il suo sangue, e questo le dava la nausea.
- Non è colpa tua. Molti sono caduti in questo inganno e molti ignorano la verità. – cercò di confortarla Krohs mentre i raggi del sole calante inizavano a colorare il cielo di tinte più tenui.
- Non credevo di vivere all’ombra di una dittatura. Vedevo il male e non sapevo con che nome chiamarlo. Stupidamente lo credevo normale. – replicò, cupa.
Il paesaggio attorno a loro era lentamente cambiato: dalle dune avevano preso a fare capolino spunzoni di roccia calcarea dai colori del tramonto, a volte scavati in piccoli cunicoli per offrire riparo ai minuscoli roditori dalle orecchie enormi che trovavano refrigerio all’ombra dei loro profili.
Proprio in quel momento stavano conducendo i cavalli al passo fra due di questi immensi spunzoni, il sole coperto dalle creste affilate.
- Hai scelto di non macchiarti del delitto dell’omicidio, questo da solo basta a farti onore. Non avrai combattuto il male, ma almeno lo hai evitato. – osservò l’uomo lanciando uno sguardo alle loro spalle.
Leth sobbalzò sulla sella.
- Come lo sai? –
- Ho visto come ti muovi, sei molto precisa quando è richiesto. Sono rimasto stupito dai tuoi gesti scoordinati quando alla Fiera degli Schiavi hai tentato di colpirmi. Poi mi hai raccontato di essere una ladra, la migliore di Agrat, addirittura. – e qui si concesse una piccola risata di scherno, impregnata però di qualcosa che Leth individuò con stupore come affetto.
- Una ragazza abile come te non si sarebbe mai fatta acciuffare senza provare a difendersi, una ragazza come te non mi avrebbe mai permesso di raggiungere la Porta Orientale della città avendo servita su un piatto d’argento l’occasione di tagliarmi la gola. Ne ho dedotto che non hai mai ucciso, né mai ci hai provato. –
Leth annuì piano, lo sguardo puntato alla sabbia ai suoi piedi.
- La vita è sacra, e da una singola vita possono dipenderne molte. – spiegò in un sussurro.
- Uccidere mi fa ribrezzo. – mormorò così piano che non fu certa di essere stata del tutto udita.
Percepì che Krohs la stava fissando accigliato, ma non ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo sulle sue iridi azzurre ora così buie finchè anche lui non esternò il suo parere a riguardo.
- Anche a me, Leth. Anche a me… - fece con voce stanca, quasi consunta da un peso che la ladra comprese come una puntura all’altezza del cuore.
Fu in quel momento che accadde.
La giovane non capì appieno, sentì solamente un lieve spostamento d’aria, prima che il braccio destro prendesse a bruciarle.
Il cavallo di Krohs impennò, lanciando un potente nitrito, e l’uomo lo voltò in fretta verso la sua compagna.
- Leth, scappa! – gridò, prima di sgranare gli occhi e farla cadere da cavallo con un violento spintone.
Qualcosa le passò appena sopra la testa, e Leth fece giusto in tempo a sputare un po’ di sabbia e a rendersi conto che il braccio stava sanguinando prima che gran parte dello spunzone calcareo alle sue spalle saltasse in aria sbriciolato sotto la potenza di chissà quale energia.
- Krohs! – chiamò, disorientata e spaventata da quel caos.
Cercò di ignorare il dolore al braccio e sguainò il suo fidato pugnale, scattando automaticamente in posizione di difesa.
- No, Leth, vattene! Scappa! – replicò quello, la spada sguainata e le redini ancora in mano, mentre il sole ormai calava.
In cima all’altra cresta, vestiti di nero e con strani gioielli ad adornare gli abiti, quattro individui li squadravano minacciosi.
Senza preavviso, uno di loro alzò una mano in direzione di Krohs e, chissà come, lanciò un getto di fuoco che costrinse il viandante a gettarsi a terra proprio come aveva fatto per salvare la ladra.
I loro cavalli, terrorizzati, scalpitarono e nitrirono, per poi partire al galoppo verso il pieno deserto.

Chi sono questi? Cosa diamine vogliono?

Strinse maggiormente la presa attorno al pugnale, non doveva avere paura, non poteva permettersi di avere paura.
Uno dei loschi assalitori le piombò davanti e sollevò una mano come aveva fatto il suo compare, ma la ragazza sapeva cosa aspettarsi e rotolò di lato, evitando l’attacco del nemico.

Magia! Questa è per forza Magia!

Considerò, mentre cercava di ragionare ed escogitare in fretta un piano d’azione.
A pochi passi di distanza, Krohs stava combattendo simultaneamente con gli altri tre ed era piuttosto in difficoltà.
Le aveva detto di scappare, ma come poteva abbandonarlo? Aveva un debito nei suoi confronti, non lo avrebbe mai lasciato in mano a quei folli!
- Krohs, sai che non puoi batterci! Daccelo! – esclamò uno di loro.
Lo conoscevano. Si erano già visti e cercavano qualcosa.

Il pacchetto di Oluk!

Leth fece una mezza giravolta su se stessa e si portò al fianco del suo nemico, piantando poi il suo pugnale nella coscia dello sconosciuto, all’altezza del ginocchio, e muovendolo con decisione verso l’alto.
L’uomo lanciò un grido straziante e cadde a terra tenendosi la gamba da cui il sangue aveva preso ad uscire a fiotti.

Fuori uno!

Corse in direzione di Krohs per dargli manforte, ma si bloccò quando lo vide trapassare da parte a parte il torace di uno dei nemici con la spada.
- A terra, Leth! – gridò piroettando a destra e spingendo al suo posto uno degli uomini in nero.
La ragazza obbedì, e vide con la coda dell’occhio un’altra scia luminosa solcare l’aria e colpire in pieno l’assalitore.
Di quell’azione, però, aveva notato anche un’altra cosa.
Nel voltarsi, qualcosa era scivolato fuori dalla camicia di Krohs, volando lontano sulla sabbia.
Anche l’ultimo nemico rimasto in piedi se ne accorse. Approfittò di un attimo di distrazione del suo avversario per assestargli un violento colpo nello stomaco che lo fece cadere bocconi e spiccò un salto in avanti, verso il punto in cui era caduto l’oggetto.
- Col cavolo! – urlò Leth, balzando nella stessa direzione e arrivando per prima a mettere le mani sul piccolo involto.
Se ne pentì immediatamente.
Una violenta ondata di calore le pervase il corpo dall’interno, le sembrava di stare andando a fuoco, intorno a lei una luce accecante.
Per un momento le parve di essere sul punto di esplodere e, terrificata, lasciò cadere il pacchetto.
La luce scomparve all’istante, di fronte a lei il nemico stava terminando il gesto necessario a pugnalarla in pieno petto.
In preda all’istinto, sollevò una mano e la spinse sulla sua faccia.
Un terribile rumore sfrigolante la indusse ad aprire gli occhi; con un urlo di terrore lasciò la presa e cadde a terra, mentre la spada di Krohs faceva capolino dallo sterno dello sconosciuto.
Cadde al suolo accanto a Leth, il volto deturpato da una cicatrice fresca e oscena, come se avesse infilato la faccia in una pozza di fuoco.
Prima che potesse succedere qualsiasi altra cosa, Krohs finì anche l’uomo che per primo aveva combattuto contro Leth e poi tornò di corsa al suo capezzale.
- Stai bene? – chiese, un rigagnolo di sangue che gli colava lentamente lungo la fronte e lo sguardo preoccupato.
La ragazza non rispose, gli occhi sgranati e i muscoli ancora tesi dal terrore e dal disgusto per ciò a cui aveva assistito.
- Leth, stai bene? – domandò ancora, il tono di voce più alto mentre la scuoteva per le spalle.
- Io… Sono… Sono stata io… Io l’ho… Come… - balbettò lei, ancora scioccata da quanto era successo al suo ultimo aggressore, gli occhi vuoti e aridi che sembravano fissarla nel buio.
Krohs esaminò rapidamente il cadavere, poi notò il pacchetto di stoffa bianca ai piedi della compagna di viaggio e tornò a voltarsi di scatto verso di lei.
Raccolse in fretta l’involto e lo infilò nella sua sacca per tornare a concentrarsi su Leth e sulla scena che li circondava.
Si alzò in piedi e il suo sguardo divenne più serio che mai.
Trasse un profondo respiro e si passò una mano fra i capelli, asciugandosi il sangue sulla faccia con una manica della camicia.
- A questo punto cambia tutto… - considerò enigmatico, mentre la luna dava il cambio al sole e le prime stelle facevano capolino nel cielo già buio.
Leth deglutì.
Non aveva capito nulla, ma una cosa la sapeva per certo, e la percepiva sottopelle come il sangue: quella volta si era ficcata davvero in un gran bel casino.













 
Note:

Gente, se Dio vuole sono riuscita ad aggiornare! xD
Chiedo scusa a chi aspettava il seguito di questa storia, ma la scuola e il lavoro in questi ultimi tempi sono stati particolarmente massacranti... ^^"
Finalmente iniziamo a scoprire qualcosina in più!
Innanzitutto abbiamo una finestrella sul passato di Leth: come si evince anche dal discorso di Krohs, l'Impero non è molto diplomatico nei confronti dei suoi oppositori, e si da il caso che la gente di Leth fosse etichettata come tale.
Certo, il sogno non ha spiegato poi più di tanto, ma molto presto avremo chiarimenti in merito...
Qualcuno aveva chiesto che fine avesse fatto il fantasy in questa storia: eccolo qui, nascosto per timore del governo centrale!
Mi rendo conto che le spiegazioni di Krohs risultino al 90% incomprensibili, ma nemmeno la nostra protagonista in realtà ci ha capito un granchè, quindi avremo modo di ottenere altre informazioni!
Piccolo momento di esaltazione personale... FINALMENTE SI PESTANO!
Scusate, ma adoro le scene di lotta/battaglia/sangue blabla... X°°
Ma cosa diamine è successo a Leth? E chi erano i loschi figuri vestiti di nero?
Nel prossimo capitolo Krohs ci dovrà un bel po' di spiegazioni...
A proposito! Visto che i nostri eroi(?) hanno iniziato a spostarsi pensavo di postare una piccola mappa del mondo che ho immaginato, così, giusto per capirci qualcosina di più fra tutti i nomi geografici... E se ne avete voglia avrei anche un disegno di Leth e Krohs da mostrare al gentile pubblico~
Li posto o lascio perdere? Mi affido al vosto giudizio... V.V
Come al solito grazie a tutti coloro che leggono/recensiscono/preferiscono e seguono. Davvero,non avrei mai pensato che questa storia avrebbe riscosso questo successo!
Vi voglio bene! <3
Kisses,
Koori-chan
  
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