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Autore: Kim_Pil_Suk    13/05/2014    2 recensioni
Mi presento. Sono Lyssa. Non c'è un cognome, non più. E se ci fosse non ve lo direi.
Ho deciso di rinunciare alla comodità della sapienza. Ho deciso di crollare, di arrivare al punto di rottura. Ho deciso di far bruciare il mio sangue.
Tatuaggi. Piercing. Azioni pericolose. Faccio di tutto per dimenticare la vecchia vita. Quella che si è presa il mio cognome.
L'ho scelto in quell'enorme sala. Davanti a tutti.
Sala che può contenere su per giù 300-400 persone. Piattaforma centrale. Più di 200 metri cubi... pensieri da Erudito.
La fazione prima del sangue.
Ricordatelo Lyss. Perché essere Intrepido è difficile, ma provare ad essere un Intrepido è ancora più difficile.
La fazione prima del sangue.
La fazione prima del sangue..
La fazione prima del sangue...
Finché c'è una fazione.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In quelle poche ore avevo scoperto che adoravo la boxe. 
Avevo riempito il mio sacco di pugni e calci e mi sentivo come se potessi spaccare il mondo. 
Ma naturalmente, nella mia vita, c'è sempre qualcuno a rovinare il momento. 
- Sei debole. - sentenziò una voce dietro di me. 
Mi voltai pronta a ribattere. Davanti a me c'era Eric, a braccia conserte che fissava le leggere pieghe del sacco. 
- Come, scusa?! - ringhiai a voce bassa. 
- Sei debole. - ripetè. - Non hai forza nelle braccia. 
- Grazie per l'incoraggiamento. - borbottai tornando a colpire il sacco. 
- Il tuo unico punto forte è la resistenza. - si posizionò accanto al sacco. - Sei testarda e di conseguenza anche se sbagli continui a provarci. - in quel momento volevo sbagliare e colpirlo sulla spalla. O, meglio ancora, sulla faccia. 
Borbottai e colpii il sacco più volte. Lui rimase a fissarmi per un altro minuto. 
- Continua così. - e se ne andò a controllare la gracile pacifica che scompariva dietro al sacco. 

La mensa era stracolma di gente. 
Mi allargai nel mio posto. Come se cercassi di far valere la mia autorità - che non avevo. Alla mia sinistra Ethan si stringeva a Myles e ogni tanto mi sfiorava il gomito col suo, come a farmi notare che ero zitta da tutto il tempo. Davanti a me era seduta la pacifica di stamattina. Era decisamente a disagio. Spostava la carne dal piatto e mangiava a piccoli bocconi. Ogni tanto mi guardava con sospetto. 
Qualcuno poggiò il piatto di fianco al mio e una ragazza scivolò sulla panca, incollandomi il suo fianco al mio. 
Le lanciai un occhiata ostile. Lei continuava imperterrita a mangiare il suo hamburger. Si accorse di me solo dopo qualche secondo. 
- Mh? - mugugnò confusa con la bocca piena di carne. Allungò la sua mano verso di me. - Piacere. Io sono Jade. - disse con la bocca piena. Ingoiò il boccone e mi sorrise. Non si accorse che aveva delle briciole sul mento. 
Le strinsi la mano. - Piacere. Lyssa. - risposi con un sorriso piatto. 
- Sei nuova di qua, vero? - mi chiese continuando a mangiare il suo hamburger. 
Annuii. 
- Da quale fazione vieni? - mi chiese bevendo dell'acqua. 
- Eruditi. - le risposi spostando il mio piatto vuoto. Mi sistemai gli occhiali sul naso.
- Noto. - disse indicando i miei vestiti. Non avevo ancora avuto modo di disfarmene. 
- Tu? 
- Io sono una iniziata interna. Sono nata Intrepida e morirò intrepida. - lo disse come se lo ripetesse da tutta la vita. Cosa che forse era vera. 
- Noto. - risposi osservando le sue meches viola fra i lunghi e spettinati capelli corvini. Il piercing sul naso brillava alla luce delle lampade a neon sul soffitto. 
Mi sorrise. - Vieni. Ti aiuto a disfarti di questi vestiti. - mi sembrò che facesse una smorfia mentre osservava la mia camicia azzurra e i miei jeans. 
La seguii senza fare discussioni. Avevo davvero bisogno di togliermi i vestiti. 

Jade era risultata come una Intrepida molto cordiale ma non appiccicosa. 
Nonostante fosse allegra e chiacchierona non dubitai che fosse un Intrepida. 
Quando notò un gruppo di iniziati interni, amici suoi, stava quasi per buttarsi da un dei corridoi affacciati sul Foro. A trattenerla soltanto una sua amica e la mia risata forse troppo forte. 
Mi aveva presentato ai suoi amici che, un po' riluttanti, si erano presentati. Mi avevano squadrata da capo a piedi poi quando uno di loro aveva fatto un affermazione che sembrava un “è la Secchiona che è saltata lasciando gli occhiali”. E di colpo tutti mi avevano trovata simpatica. 
- Secchiona, sei stata un mito a fargliela vedere a quel pallone gonfiato di Emmet! - esclamò un ragazzo sicuramente alto più di un metro e ottanta tirandomi una pacca sulla spalla. Troppo forte. Gli lanciai un occhiata torva. 
- State sparlando di me? - disse una voce familiare dietro di me. 
Ci girammo. Emmet se ne stava lì, in piedi dietro di me, con le mani nelle tasche dei jeans strappati. 
- Stavamo dicendo quanto fossi scemo. - disse il ragazzo alto con un sorriso divertito appoggiandomi il gomito sulla spalla. 
Proprio mentre stavo per spostarmi per farlo cadere prese Emmet per la testa e gliela strofinò con le nocche. 
- Piccolo teppistello! - disse il ragazzo mentre rideva. 
Si staccò da lui e si mise a ridere vedendo i suoi capelli sparati all'aria. Stranamente mi venne da ridere pure a me. 
Emmet aveva l'aria fintamente offesa. Si sistemava i corti capelli corvini con le mani. Poi tirò uno spintone al ragazzo alto, che si mise a ridere. 
- Questo coglione qui è Zeke. Nonostante sia così scemo è più grande di me. - disse Emmet con finto disgusto. 
Zeke lo spintonò con la spalla ma Emmet si spostò, facendolo così cadere a terra. Quando si rialzò era così confuso e sorpreso che non riuscii a trattenere le risate. Non mi ero nemmeno accorta che Jade si era allontanata. 
Quando tornò Emmet e Zeke si stavamo prendendo a pugni. Più per scherzo che per picchiarsi.  
- Ragazzi, che ne dite di-- che cazzo state facendo? - disse mentre io mi tenevo la pancia dal ridere. Jade osò buttarsi fra i due. Letteralmente buttarsi. Li atterò con un colpo solo, più o meno. 
I due di alzarono ancora ridendo mentre Jade cercava di far finta di essere arrabbiata. 
Si spolverò la gonna in modo teatrale e guardò Zeke. Lui si tirò giù la manica del giubbotto di pelle e la guardò. Le sorrise e si chinò su di lei. Le diede un bacio a fior di labbra mentre lei chiudeva gli occhi. Gli sorrise compiaciuta mentre lui le cingeva la vita con un braccio. La differenza di altezza era netta. 
- Che schifo! Almeno non fatelo in pubblico! - disse Emmet, disgustato. 
Una parte di me gli avrebbe voluto gridare di stare zitto. Che non era romantico e non era carino. 
Un altra parte di me voleva annuire, dandogli ragione. 
Rimasi immobile. 
- Idiota! - rispose Zeke divertito. - Sei solo geloso perché te non hai la ragazza. - gli disse facendogli la linguaccia. 
- Sta zitto idiota. - esclamò Emmet con le guance leggermente rosse. Fu divertente vederli litigare. 
Jade mi si avvicinò scuotendo la testa. 
- Che bambini! - disse divertita. 
Scosse di nuovo la testa. 
- Che c'è? - chiesi distogliendo lo sguardo da Zeke che faceva un nocchino a Emmet. 
- Sei troppo sexy. Dovresti smetterla. - disse per poi scoppiare a ridere. 
Io e Jade eravamo andati al negozio del Foro. Mi aveva comprato dei pantaloncini neri straziatamente corti, una cannottiera con dei teschi danzanti, degli anfibi neri e una giacca di pelle nera, perché diceva che faceva troppo freddo. Come se andare aggiro in mutande - così definivo i miei nuovi pantaloncini - non fosse poco salutare. Aveva pagato tutto lei e in quel momento mi chiesi se non mi avesse mentito sulla sua fazione di origine. 
Jade scoppiò a ridere un altra volta. 
- Che faccia. - disse ridendo. Dovevo avere proprio una faccia buffa. 
Sorrisi appena. - Grazie. - mormorai mentre guardavo Emmet e Zeke che, calmatosi, si avvicinavano a noi. 
- Sono proprio dei bambini. E uno di loro è pure il mio ragazzo! - disse Jade alzando le mani al cielo. 
- Allora? - chiese Emmet. 
- Andiamo alla Zip-Line. - disse Zeke. 
- È mezz'ora che cerco di dirvelo. - esclamò Jade, esasperata. 
Loro la ignorarono completamente. 
- Ti va di venire con noi? - mi chiese Zeke. Mi accorsi che nei suoi occhi c'era un costante luccichio malizioso. Come se da un momento all'altro potessi trovarti le mutande piene di scarafaggi. 
- Cos'è? - chiesi chiudendo la giacca e riaprendola subito dopo. 
- Vieni e vedrai! - esclamò lui. Jade mi prese per il braccio e mi trasportò verso uno dei corridoi. Mi lasciò il braccio e tutta sorridente mi fece strada per i corridoi. Una di fianco all'altra camminammo. Zeke e Emmet dietro di noi. 
Jade iniziò a descrivermi quanto fosse eccitante la Zip-Line. 
- Vedrai. Sarà eccitante! - esclamò sorridendo. - Siccome per te è la prima volta potrebbe spaventarti un po', ma non devi avere paura. - disse mentre aggeggiava con il bordo del suo top. 
Dietro di noi Emmet e Zeke erano stranamente silenziosi. 
- La prima volta che l'ho fatto anche io è strato tremendo. Avevo una fifa blu. - disse Jade infilando il pollice nel passante dei jeans. La guardai mentre svoltavamo in un altro corridoio, sempre più verso l'altro. 
- Smettila di guardarle il culo! - borbottò Zeke tirando una gomitata a Emmet. 
Improvvisamente il racconto di Jade non era più interessante. 
- Non la sto guardando! - rispose Emmet cercando di non alzare la voce. 
Presi i bordi dei pantaloncini e cercai invano di renderli più lunghi. 
- Sì, certo. E io sono un Abnegante. Idiota. - disse sarcastico Emmet. 
- Beh, la tua ragazza ha un bel culo. - disse Emmet ridacchiando. 
Zeke gli tirò un pugno al braccio, forte. 
- Se solo la smettessero di parlare dei fondoschiena delle ragazze. - sussurrò Jade con un sospiro. 
Annuii sovrappensiero, poi la seguii fuori dal Foro. 


Qualche minuto dopo eravamo sul tetto di un vecchio palazzo in rovina. 
Siamo saliti da un buco sul tetto. 
Da lì riuscivo a vedere quasi tutta la città. Il Foro, l'edificio della Scelta e la mia vecchia casa. Una casa poco più grande delle altre, rigorosamente sulle tonalità del blu. Si trovava proprio accanto al grande edificio di vetro che era il Quartier generale degli Eruditi. I miei genitori erano persone importanti nel governo, i più intelligenti. Si aspettavano il meglio da me e io non ho mai fatto niente per accontentarli. Entrare a far parte degli Intrepidi è stata la scelta migliore che potessi fare. 
- Questo è il nostro mondo. - disse Jade allargando le braccia ad indicare il tutto. 
Non potevo capire come fosse il loro mondo, ma non commentai. Mi limitai a sistemarmi un altra volta gli occhiali sul naso. 
Il “loro mondo” era vasto e sembrava non avere fine. Alla fine del recinto di confine non c'era niente e per un attimo mi fermai a chiedermi cosa ci fosse più in la. 
- Tieni. - mi disse Jade porgendomi una piccola scatolina. - Sono lenti a contatto. Così ti potrai disfare di quei così da Erudito. - 
Emmet e Zeke si avvicinarono a noi scherzando con un altro ragazzo. 
Presi la scatola. Dentro c'erano due lenti a contatto. Mi tolsi gli occhiali e mi infilai le lenti a contatto mentre reggevo gli occhiali nell'altra mano. Sbattei più volte gli occhi. 
- Ora stai di gran lunga meglio, Secchiona. - disse Emmet mentre Zeke ridacchiava. Cosa ci trovasse di così divertente poi?
Lanciai un occhiata torva ad Emmet e poi osservai i miei occhiali. Erano un ricordo della mia fazione. Rappresentavano la mi infanzia. La mia vita prima di tutto questo. E la mia vita con i miei genitori. 
Li presi tra le mani e con un colpo secco li spezzai in due. 
Non volevo più ricordare la mia vita prima di tutto ciò. Perché tutto ciò era ciò che avevo sempre desiderato. 
Jade e Zeke mi guardarono soddisfatti mentre lanciavo i due pezzi in direzioni diverse. Invece Emmet era fintamente sorpreso. Il ragazzo sconosciuto se la rideva sotto i baffi. 
- Grande, piccoletta! - esclamò Zeke battendomi una pacca esageratamente forte. Gli tirai un pugno forte mentre sorridevo. Probabilmente non era stato molto forte, perché lui se la rise ancora più forte. 
Scoppiammo tutti a ridere e quando ci fummo calmati spostai lo sguardo sul ragazzo sconosciuto. Aveva la pelle scura ed era alto con un bel sorriso. 
- Lyssa, lui è Uriah. - disse Jade indicandolo. 
- Sempre più bassa, cognatina. Eh? - chiese Uriah con aria divertita mentre per gioco le metteva il gomito sulla testa. Lei arrossì appena e lo scansò facendolo cadere rovinosamente ai miei piedi. 
Intuii che doveva essere il fratello di Zeke.
- Fratellino, inutile che ci provi. Tanto la vince sempre lei. - disse mentre Uriah, ancora disteso a terra, si toccava i gomiti doloranti. Alzò lo sguardo e incontrò il mio. Lo guardai, impassibile. Negli occhi aveva la stessa scintilla che caratterizzava Zeke. Sì, erano decisamente fratelli. 
Zeke scoppiò a ridere mentre metteva un braccio attorno alle spalle di Jade. Lei, dal canto suo, incrociava le braccia sotto al seno e sorrideva trionfante, con una strana luce negli occhi. Zeke mi fece un cenno con la testa che capii subito. 
Allungai una mano verso Uriah e lo aiutai ad alzarsi. Il quale mi ringraziò con un sorriso. 
- Vedi, Uriah è più piccolo di tutti noi. Per cui non gli spifferare niente a proposito dell'iniziazione. Eh. - disse Zeke facendomi l'occhiolino. Annuii sorridendogli. 
In quel momento mi accorsi di Emmet che guardava qualcosa dietro di me. Mi voltai. 
Diverse persone erano in fila davanti ad una corda che partiva da un palo e scompariva verso gli edifici. La Zip-Line, immaginai. 
- Dai, andiamo a provare la Zip-Line. - disse Jade spingendolo piano verso la fila. Poi guardò Zeke. - Zeke, potresti... - disse indicando la corda. 
Zeke sorrise, annuì e le si avvicinò sfiorandole le labbra con le proprie. Sussurrò un “Certo, amore.” e fu stomachevolmente romantico. Notai che lo sguardo di Uriah e Emmet esprimeva la mia stessa impressione. Ma Zeke e Jade ci ignorarono completamente. 
Guardammo Zeke che parlava con la ragazza che lavorava alle imbracature. Lei sorrise e gli lasciò il posto. Zeke ci guardò, sorrise e ci fece segno di raggiungerlo. 
- Muoviti, Secchiona! - gridò ripetendo il gesto. 
Risi sommessamente poi lo raggiunsi superando tutti. Qualcuno mi lanciò delle occhiate torve ma le ignorai e mi posizionai davanti a Zeke. 
Mi aggrappai al palo con una mano e mi slanciai in avanti per osservare la strada sotto di noi. - Siamo a 300 metri da terra. Attenta a non cadere sul suolo. - nonostante lo dicesse con divertimento mi sembrò di cogliere una nota preoccupata.
- In realtà vi sopravvaluti. Sono circa 250 metri di altezza. E non cadrei sul terreno, ma mi ci spappolerei. - dissi tornando indietro. Mi infilò l'imbracatura mentre rideva. 
- Secchiona. - borbottò divertito alzando gli occhi al cielo. Sistemò bene l'imbracatura. - Pronta? - chiese mentre io mi portavo le mani al petto. 
- Sì. Sgancia, Colonnello! - dissi divertita mentre lo sentivo ridacchiare. 
- Vedi di non morire, Secchiona. - disse mentre mi tirava appena indietro. 
Sorrisi proprio mentre mi lasciava andare. 
Partii a razzo. Il vento mi sferzava la faccia e avevo i capelli al vento. Allargai le braccia ai lati e osservai sotto di me. C'era la città che scorreva veloce in un fiume di immagini sfuocate e di ricordi che ormai avevo rimosso. 
Mi sentivo libera. Incondizionatamente da ciò che ero, da chi ero e da cosa facevo io ero libera. Come un uccello. 
Mentre prendevo velocità mi venne in mente una cosa. 
Io non ero più un Erudita. Avevo lasciato completamente la mia fazione alla spalle. Avevo abbandonato i miei genitori al loro destino. 
Questa cosa la sapevo di già. Ma pensarci mentre sei lì, a 200 metri da terra, che voli, fa tutt'altro effetto. 
La cosa che mi mancava più di tutte era mio fratello. 
Non era l'esempio migliore di fratello. Era troppo calmo, troppo gentile. Troppo diverso da me. Ma era mio fratello. Avevamo vissuto insieme per 16 anni. Gli volevo bene anche se non glielo dicevo. 
Poi mi venne in mente che non sapevo come stava lui. Lasciare la famiglia e la fazione doveva essere stato duro per lui. Sperai che si fosse integrato. 
All'improvviso un pensiero mi balenò in mente e si instaurò nei miei pensieri: dovevo andare a trovarlo. 





Note d'autrice: 
Innanzitutto mi scuso per il madornale ritardo. Ma ho altre millemila fanfiction da aggiornare e ne sto scrivendo tre contemporaneamente. Due le ho appena finite. Una la finisco domani. 
Per chiunque abbia recensito lo voglio ringraziare tantissimo per aver sprecato parole a parlare con la mia mente bacata. 
Non posso salutarvi per nome ma vi dico solo “Immensamente Grazie!”.
Ok. Ora smetto di annoiarvi. 
Mi muovo a scrivere il prossimo capitolo,
Kim_

P.s.: sono dislessica, uso il correttore del cellulare per cui non so se ci sono errori. L'ho controllato e spero di no. Ditemi se ne trovate alcuni. Mi farebbe piacere modificarli. 
Avevo pensato di farlo rileggere a mio fratello, per correggerlo, ma lui è più dislessico di me. LOL. 
  
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