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Autore: Soraya Ghilen    16/05/2014    2 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Cap 2: come il colore dell'oceano

Quattro mesi e mezzo dopo

“Giulia, sono ingombrante come una botte!” Era vero: passavo a stento dalle porte!
“Oh, non dire così! Non sei mai stata più bella!” Giulia era gentile, con me. Cercava di non farmi pesare troppo il mio stato. In realtà ci provavano un po’ tutti, alcuni più di altri.
“Tuo figlio sarà enorme!” Zoroastro era uno dei pochi che non ci provava.
Eravamo seduti nelle cucine e mentre Zoroastro mangiava una mela verde mentre io e Giulia cucivano una coperta.
“E se fossero due?” buttò lì la mia dama di compagnia. Io fui terrorizzata dalla cosa. Un imprevisto era una cosa ma due?!  No, assolutamente, categoricamente no!
“No, sarà uno solo grasso come la madre quando l’ho conosciuta!”
“Sei la gentilezza personificata!”
“Lo so, grazie!”
“Ho trovato!” Leonardo entrò urlando nella stanza, facendo spaventare i servitori che stavano lavorando.
“Cos’hai scoperto?” chiese Zoroastro.
“Tutti fuori” dissi contemporaneamente ai lavoratori.  Quando tutti furono usciti ci girammo tutti e tre verso il Maestro, in attesa di spiegazioni.
“Bene, vi ricordate del libro delle Lamine?”
“E chi se lo dimentica!” diedi una gomitata nelle costole dell’uomo seduto di fianco a me “Volevo dire: si, certo. Continua pure!”
“Bene, ho appena scoperto dove si trova!”
“Dove, Maestro?”
“Qui!” puntò il dito su uno stano continente. Ero sicura di non aver mai visto nessuna regione con una simile conformazione geografica.
“Cos’è questo?”
“Un nuovo Mondo!” io, Giulia e Zoroastro girammo la testa di lato, cercando di capire cosa intendesse “Non capite?”
“No!” dicemmo, tutti in coro.
“Il libro delle Lamine è qui!”
“In un posto che non esiste?” azzardò Zoroastro. Devo dire che, per quello che ne sapevamo noi, era la realtà.
“Esiste, e, secondo le istruzioni del Turco, dobbiamo raggiungerlo a bordo di una nave chiamata il Basilisco. Salperà da Pisa per queste terre tra una settimana”
“Bene e tu vorresti partire alla volta di queste terre inesistenti, su una barca che ha il nome di un mostro di un libro eretico che ho letto di recente-non fate quella faccia, non c’è molto da fare in questa città di timorati di Dio-con una donna incinta, la sua altrettanto lunatica dama di compagnia e il suo folle marito. Ho dimenticato qualcosa?”
“E restare in viaggio per tre mesi all’incirca navigando più o meno alla cieca”
“Dettaglio del tutto irrilevante! C’è solo un particolare che non mi è chiaro: perché mai dovremmo farlo?!” Leonardo guardò me “Tu che hai da dire”
“Che sono d’accordo con Zoroastro!” tutti mi guardarono come se fossi impazzita.
“Cosa sei tu?!”
“D’accordo con Zoroastro: questa tua idea è una follia e poi io non posso partire! Sono incinta, dovrò partorire fra non molto e non credo che Girolamo acconsentirebbe!”
“Cosa non acconsentirei?” io non so come facesse, in tanti anni di matrimonio non l’ho mai capito, ma, ogni volta che lui entrava in una stanza, automaticamente si formava nell’atmosfera una coltre di gelo.
“Girolamo”
“Cristina”
“Zoroastro” io e mio marito lo guardammo, entrambi, perplessi e irritati.
“Conte, ho trovato la collocazione del libro delle Lamine!” tutti e tre, da dietro le spalle di Riario, facevamo segno a Leonardo di non dire altro, ma con scarsi risultati.
“Bene, artista. Dove, dunque?”
“Qui!” Leonardo mise sotto il naso di Girolamo la cartina che aveva fatto vedere a noi poco prima e la faccia di mio marito non differì di molto dalle nostre.
“Singolare territorio, devo dire. Dove sarebbe?”
“A tre mesi di mare da qui!”
“Artista, ciò è folle! Queste terre non esistono!”
“Oh, e per una volta siamo tutti d’accordo!” Zoroastro si alzò dalla sedia sulla quale si poggiava. “Questa storia delle terre oltre oceano è la cosa più folle che abbia mai sentito dire!” il che era quanto dire!
“Vi dico che è la pura verità: lo conferma anche la pelle dell’Abissino lo dice!”
“Mettiamo caso che io vi creda, artista. Cosa sarebbe necessario fare?” capii che Girolamo gli credeva e la cosa mi lasciava molto perplessa.
“Imbarcarci su una nave chiamata Basilisco e giungere in questo nuovo continente dove troveremo il libro delle Lamine!”  iniziai a sentire delle starane fitte al ventre. Afferrai il braccio di Giulia.
“Mi fa male la pancia!” lei mi guardò i piedi e lanciò un urlo che fece girare tutti verso di me.
“Cosa succede, Giulia?!” mio marito era palesemente irritato dal fracasso creato dalla mia dama di compagnia.
“La Signora…..le acque…….un medico!” non sapevo chi fosse più agitata tra me e lei. La faccia di mio marito era qualcosa di indescrivibile: guardava davanti a se fisso, senza dar cenno di vedere ciò che gli accadeva attorno.
Zoroastro, invece, si alzò dalla sedia e si precipitò fuori urlando “Una levatrice, chiamate una levatrice! La Contessa sta per dare alla luce i suoi bambini!” correva e urlava. Un gran baccano si animò lungo i corridoi del castello: si sentivano cameriere che svenivano, messi che si precipitavano in ogni direzione e donne con esperienza si riversarono nelle cucine.
Mi fecero stendere su un giaciglio ricoperto da due teli bianchi puliti da poco e mi fecero aprire le gambe.
“Mia signora, il suo bambino sta per venire alla luce!” non so chi fosse il genio che aveva detto quella frase ma, giuro, gli avrei dato un morso in testa!
“Ma dai!” all’arrivo di una contrazione urlai “Fate riprendere quell’idiota di mio marito!” sarebbe stato un bene se l’avessimo lasciato in catalessi.
“Cara, io ho delle faccende urgenti da sbrigare quindi…”
“Tu non ti muovi di qui, Girolamo! Prima mi rompi i coglioni e poi cerchi di dartela a gambe!” mio marito, per la prima volta in vita sua, aveva sul viso quella che sembrava paura. Con timore si fece vicino a me, e prese la mano che gli porgevo.
“Signora, ci siamo! Ora deve spingere!” quella che era la cuoca mi disse che mio figlio stava per nascere. Spinsi con tutta la forza che avevo ma faceva male, molto male. Cercavo di resistere , stritolando la mano di Girolamo.
“Sto per svenire!” urlai, all’ennesima spinta.
“No, cara! Spingi!” sentire mio marito che mi dava degli ordini in quel momento m’irritava infinitamente.
“Non dirmi cosa devo fare!” lo stavo sbranando con gli occhi.
“Spinga!”
“Vedi, lo dice anche la cuoca!” e io spinsi con quel poco di forze che mi rimanevano. Sull’ultima, sentii il bambino uscire e, pochi secondi dopo, un pianto disperato riempì la stanza. Ma c’era qualcosa che non andava: le contrazioni non cessavano. “Perché continuo ad avere le contrazioni?”
“Signora, ce n’è un latro!” oh, cielo! Fu tutto ciò che pensai. Speravo di reggere, di non svenire prima di dare alla luce il mio bambino.
Spinsi tanto, e il dolore era sempre più acuto fino a quando non sentii anche l’altro bambino piangere.
guardai mio marito “Dimmi che sono finiti!” lui aveva gli occhi lucidi.
“Si, sono finiti, cara!”
Nel mentre nella stanza era entrato Zoroastro, spalancando la porta “ Ho portato la levatrice!” si guardò attorno “Tu mi hai fatto portare la levatrice e non l’hai nemmeno aspettata!”
“Sta zitto, idiota!” fu un coro unanime quello che lo investi e così come era entrato, Zoroastro si dileguò.
“Signora, i vostri bambini!” i due fagotti che mi vennero messi tra le braccia erano due maschi, bellissimi, con dei radi capelli scuri sul capo. Uno dei due aprii i suoi occhietti ed erano scuri come quelli di Girolamo.
“Sono figli miei!” disse, orgogliosamente, mio marito. Io quasi gioivo con lui quando l’altro gemello aprì a sua volta i piccoli occhietti. Erano dello stesso colore dell’oceano.
 
Angolo dell’autrice: salve! Scusate per il ritardo!
Vorrei sapere cosa ne pensate, fatemi sapere presto i vostri pareri.
Un bacio, Sol!

 
 
  
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