Temere
l’amore è temere la vita
e chi teme la
vita è già morto
per tre quarti.
(Bertrand
Russell)
DEGNA
DI UN MALFOY
Un
raggio del sole nascente si posò sul mio volto ancora
addormentato,
inducendomi a raggomitolarmi meglio nel calore delle coperte, in
posizione
fetale.
Il
canto di un uccello risuonò in lontananza, al che mugugnai
pigramente, sollevando le palpebre per guardare l’ambiente
circostante.
L’odore
dei medicinali entrò con irruenza nelle mie narici,
inducendomi a mugugnare disgustata, salvo poi bloccarmi quando mi resi
conto di
aver piegato il ginocchio.
Tolsi
le coperte di lino dalla gamba e guardai attentamente quella
porzione di pelle ancora fasciata nelle bende, muovendola leggermente
per
costatare se era solo la mia immaginazione, oppure il dolore del taglio
era
sparito davvero.
-Ma
bene, signorina Weasley! Vedo che è già
sveglia…-
Trasalii
quando sentii una voce squillante provenire dal fondo
dell’infermeria,
puntando lo sguardo sull’anziana medimaga che stava avanzando
in mia direzione
con un vassoio pieno di medicine.
-Buongiorno
anche a lei, Madama Chips…-
Dissi
con tono sarcastico, mentre poggiavo la schiena contro lo
schienale del letto, osservando la donna mentre appoggiava il vassoio
sul letto
e disponeva alcune ampolle in un ordine scrupoloso.
-Grazie,
signorina…-
La
sentii rispondere, ignorando che il mio non era un
“buongiorno”
vero e proprio.
-Vedo
che il suo ginocchio è quasi del tutto guarito…mi
fa piacere!-
Esordì,
mentre armeggiava con le bende del ginocchio, rimuovendole con
attenzione e delicatezza fino a scoprire il taglio quasi del tutto
scomparso.
-Sì…sta
guarendo in modo davvero ottimale! Vede che in fondo la
pozione di ieri sera è servita? Vedrà che
già da questo pomeriggio potrà
camminare regolarmente e non rimarrà nessuna cicatrice!-
La
sentii proclamare con tono vittorioso, mentre prendeva tutte le
ampolle dal vassoio, trasferendole su una mensola posta vicino
l’adiacente parete.
-Weasley…-
M’irrigidii
istintivamente con la schiena quando quelle corde vocali
arrivarono al mio sistema nervoso.
Voltai
lentamente il capo, ritrovandomi a guardare la sagoma imponente
di Draco Malfoy fermo qualche metro lontano dalla sottoscritta.
Quell’immagine
mi parve stranamente familiare, come se avessi già
visto il ragazzo varcare quel portone nello stesso identico modo, salvo
ricordarmi
improvvisamente del sogno della sera prima.
Gemetti
spaventata, portandomi una mano alle labbra, quando
l’immagine
del ragazzo steso sopra di me e intento a scoprire la mia essenza con
le labbra
fece prepotentemente capolino nella mia memoria.
N-no…non
può
essere!
Pensai,
salvo poi rendermi conto che era avvenuto tutto nella mia
testa, era solo un sogno, un bellissimo sogno.
Eppure
non riuscivo a capacitarmi che si fosse trattato di una
visione…era tutto così incredibilmente reale e
vivido nella mia mente: il suo
volto illuminato ad arte dai raggi della luna, le sue gambe contro i
miei
fianchi, le labbra morbide e fresche dal sapore inconfondibile e la
tonalità un
po’ roca della voce quando mi aveva augurato una veloce
guarigione.
-Che
cosa succede?-
Chiese
Madama Chips in direzione del ragazzo, mentre io rimanevo
immobile con la mano poggiata sulle mie labbra, quasi non riuscissi
ancora a
capacitarmi che delle sensazioni così profonde e reali
fossero frutto di un
sogno.
-La
Weasley deve venire con me nell’ufficio del preside!-
Rispose
il ragazzo con una punta d’irritazione, guardando la
medimaga,
mentre un brivido mi percuoteva il corpo quando sentii le sue corde
vocali
profonde e roche, ricordandomi incredibilmente lo stesso tono che aveva
utilizzato nel mio sogno.
-Non è possibile!
Deve esserci
un errore…la signorina sarà dimessa questo
pomeriggio!-
Gli
rispose Madama Chips, al che sollevai il capo nella loro
direzione, continuando a toccarmi le labbra, sentendole incredibilmente
gonfie.
-Ordini
del preside! La Weasley deve spiegarci alcune cose
sull’agguato della Parkinson, quindi si levi dai piedi e
faccia uscire la
ragazza…-
Disse
prontamente il ragazzo con voce gelida al pari di un cubetto di
ghiaccio, ringhiando letteralmente le ultime parole.
-Oh,
siete di una gentilezza unica signor Malfoy! E comunque
l’aggressione l’ha ricevuta la signorina Weasley,
non certo la Parkinson!-
Il
tono adoperato da Madama Chips era pregno di sarcasmo e mal
sopportazione, sembrava volesse a tutti i costi trattenermi in
infermeria, ma
la mia mente non recepiva neanche la metà delle loro parole,
troppo intenta a
studiare le labbra del giovane…esattamente come quelle nel
mio sogno.
-La
Parkinson ha già avuto una pesante punizione, ma abbiamo
bisogno
di analizzare l’aggressione della Weasley nei confronti di
Pansy e per farlo
abbiamo bisogno della ragazza in questione e della testimonianza del
sottoscritto! Ora non mi faccia perdere altro tempo e dimetta la
ragazza!-
Le
sue parole erano fredde e decise, non ammettevano repliche, al che
Madama Chips si avvicinò alla sottoscritta-borbottando
qualcosa circa i modi di fare di Malfoy-, per poi prendermi
il viso tra le
mani, guardando attentamente le mie labbra.
-Oh
Merlino! Signorina Weasley…le sue labbra si sono gonfiate
notevolmente…-
Disse
la guaritrice ma quelle parole sembravano essere rivolte più
a
se stessa, mentre sfiorava la mia bocca con le mani, analizzandola.
Ero
così presa dall’esame di Madama Chips che non
notai
l’irrigidimento del ragazzo alle sue spalle.
-Se
non sapessi che è impossibile oserei quasi dire che lei
è stata
ba…-
La
donna non terminò la frase poiché alzò
lo sguardo sul mio viso,
mentre il giovane alle sue spalle si torturava le mani sudate.
E
se fosse tutto
vero?
Mi
guardò per qualche istante, salvo scuotere la testa, come se
si
fosse appena liberata di un pensiero.
-Probabilmente
si tratta di una reazione dovuta all’infiltrazione di
micro-organismi a causa del taglio…non si preoccupi:
passerà presto!-
Disse
infine con fare vittorioso, quasi avesse trovato la risposta a
un indovinello complicato, mentre Malfoy si rilassava ed io sospiravo
rassegnata: era come se una parte di me volesse sentirsi
dire che era
tutto frutto di un contatto di labbra; era come se volessi
avere la
conferma che quella sera non era stata frutto della mia immaginazione.
-Signorina
Weasley…lei è ufficialmente dimessa! Mi
raccomando, non
sforzi troppo il ginocchio e se ha qualsiasi tipo di problema, mi
troverà qui!-
Mi
disse la donna con un sorriso smagliante, raccogliendo le sue cose
e-dopo essersi congedata con un cenno del
capo- s’incamminò verso il fondo
dell’infermeria, dove aveva uno spazio per
i medicinali.
Voltai
il capo in direzione del ragazzo che mi squadrò da capo a
piedi
con un sopracciglio inarcato, mentre cercavo di darmi un certo
contegno,
tentando di apparire indifferente alla sua presenza nonostante il sogno
di
quella notte.
Scesi
dal letto con un piede solo, per poi poggiare sul pavimento
l’altro piede collegato con il ginocchio dolorante.
Lo
guardai con le sopracciglia inarcate, come a chiedergli
implicitamente il perché fosse ancora lì impalato
quando aveva avuto l’ordine
di condurmi nell’ufficio del preside, notando il suo sguardo
scivolare
all’altezza del ginocchio.
Sorrise,
per poi tornare a guardarmi, facendo schioccare la lingua sul
palato, per poi commentare:
-Quel
graffio non mi piace per niente…-
Inarcai
un sopracciglio confusa, salvo poi alzare gli occhi al cielo
quando collegai quella sua frase al fatto che tale ferita mi era stata
inflitta
da Pansy Parkinson, ovvero una Serpeverde.
-Sapessi
quanto piace alla sottoscritta…-
Dissi
di rimando, sorpassandolo con passi lenti, iniziando a
incamminarmi verso l’uscita dell’infermeria,
zoppicando leggermente a causa del
ginocchio.
Sentii
i suoi passi dietro di me, raggiungendomi con poche ma
essenziali falcate, camminando fianco a fianco lungo i corridoi.
-Sì…ma
entrambi per motivi diversi…-
Mi
disse con tono suadente ma la mia mente recepì il
significato della
frase con qualche secondo di ritardo, troppo intenta
nell’ascoltare i battiti
frenetici del mio cuore.
Il
suo profumo m’invase le narici, mentre cercavo di rimanere
impassibile all’evidente provocazione, rispondendogli con
tono ambiguo.
-Ah
davvero? E quale sarebbe il motivo di tanta pena nei miei
confronti vostra maestà?-
Mi
parve di sentirlo sogghignare, come se non aspettasse altro; come
se gli avessero appena servito la sua vittoria su un piatto
d’argento.
-Beh…diciamo
che quel taglio deturpa…il paesaggio globale…-
Lo
sentii dire con voce roca e sensuale che mi fece scorrere un
brivido lungo la spina dorsale, sentendo il sangue iniziare a scorrere
più
velocemente nelle vene.
Devo
aver sentito
male…
Pensai,
sbattendo a più riprese la mano contro l’orecchio,
imitando lo
stesso gesto dei nuotatori inesperti che-dopo
essersi fatti una lunga nuotata-tentavano di rimuovere delle
eventuali
gocce d’acqua che ostacolavano il passaggio dei suoni.
Arrossii
fino alla punta dei capelli, continuando tuttavia a
camminare, mentre il dolore alla gamba aumentava ad ogni passo, ma
tentai
d’ignorarlo.
Svoltammo
l’angolo e ci ritrovammo di fronte il gargoyle che
nascondeva dietro di se l’entrata per l’ufficio del
preside.
Malfoy
pronunciò la parola d’ordine e il gargoyle
girò su se stesso,
lasciando intravedere i gradini a chiocciola che conducevano verso
l’alto,
muovendosi come una scala mobile, in cima alla quale si trovava una
porta di
quercia lucente con un batacchio in oro rosso a forma di testa di serpe.
Il
giovane mi fece un cenno con il mento in direzione delle scale, al
che iniziai a salire con passi lenti e calcolati, ignorando il bruciore
del
ginocchio.
Puntai
lo sguardo sul colore lucente della porta in quercia,
osservando i suoi riflessi; ero così presa da
quell’osservazione che non mi
resi conto d’aver posato sull’ultimo scalino il
piede collegato al ginocchio
ferito.
Quando
feci leva sul piede per salire lo scalino, un dolore lancinante
assalì il mio ginocchio, mentre digrignavo i denti,
sentendomi perdere
l’equilibrio, cadendo con la schiena a terra.
L’improvvisa
forza di due braccia fermò il mio corpo a pochi
centimetri dal pavimento, mentre ansimavo spaventata, alzando lo
sguardo in
direzione del ragazzo che mi aveva evitato una caduta rovinosa.
Agganciai
le mie braccia intorno al suo collo, come per trovare un
appiglio di sicurezza, abbracciandolo forte, rendendomi conto che il
giovane era
riuscito a prendermi al volo chinandomi in un sublime
casquè.
Mi
ritrovai a fissare i suoi occhi sgranati e le labbra a pochi
centimetri dalle mie, mentre questo boccheggiava, fissandomi in viso,
per poi
passare in rassegna alle mie labbra.
Rimanemmo
così per minuti o forse ore: ormai avevo perso le condizioni
del tempo; era come se tutto intorno a noi si fosse fermato;
c’eravamo solo noi
due.
Solo
tu ed io…
Deglutii
a fatica, sentendo la gola estremamente secca, per poi
avvicinare gradualmente il mio volto al suo, mentre il ragazzo faceva
altrettanto.
Chiusi
gli occhi, concentrandomi solo sulla fermezza delle sue
braccia, il calore del suo corpo, l’odore del suo respiro e
il suo
inconfondibile profumo.
Le
nostre labbra si sfiorarono mentre il mio cuore faceva una capriola
però, all’improvviso, sentimmo la porta di quercia
schiudersi.
Il
giovane mi rimise in piedi, sollevandomi letteralmente senza
apparente fatica, per poi posarmi in terra, mentre la figura vestita di
nero
del professor Piton usciva dalla porta del preside, fissandoci con un
sopracciglio inarcato.
-Vi stavamo giusto
cercando…-
Commentò
con il suo solito tono annoiato e strascicato, posando lo
sguardo sulla sottoscritta, per poi passare in rassegna al suo
prediletto e,
per un momento, i suoi piccoli occhi s’illuminarono di una
luce nuova: come se
avesse davanti la realizzazione di un suo sogno.
L’attimo
dopo tornò perfettamente controllato, inarcando un
sopracciglio con fare gelido.
-Ma
a quanto vedo eravate impegnati in altro…-
Commento
con voce spaventosamente calma, mentre m’imponevo di non
distogliere lo sguardo per prima perché-in
caso contrario-il professore avrebbe potuto scambiare quel
gesto come una
forma di timore nei suoi confronti.
-Severus,
qualche problema?-
Chiese
la voce calma del preside, proveniente dall’interno del suo
ufficio.
-Si
va tutto…benissimo-
Commentò
il professore facendo un cenno con il braccio in direzione
della porta, al che il biondino ed io ci avvicinammo alla stanza,
mentre
l’uscio si apriva prima ancora di toccarlo.
-Benvenuti
miei cari ragazzi…-
Ci
salutò il preside seduto dietro la scrivania, lisciandosi la
lunga
barba con un sorriso bonario stampato in viso.
Fece
un veloce cenno della mano in direzione delle due sedie poste
davanti la scrivania, invitandoci implicitamente a prendere posto.
Entrambi
non ci facemmo ripetere l’invito, sedendoci in contemporanea,
mentre il mio sguardo vagava sulle persone che erano presenti: il
professor
Lumacorno, Piton e la McGranitt.
Tornai
a guardare il preside negli occhi, mentre questo si rilassava
sulla sedia, guardandoci con un sorriso benevolo, per poi voltare il
capo in
mia direzione.
-Signorina
Weasley, lei certamente saprà il motivo che ci ha spinto a
convocarla questa mattina, ma in caso contrario…le spiego
immediatamente il
quadro della situazione-
Iniziò
il docente con voce calma e ragionevole, mentre nella mia mente
dominava il caos più totale.
-Vede
signorina Weasley…l’aggressione di cui
è stata vittima l’altro
giorno non è restata impunita: alla casa della signorina
Parkinson sono stati
sottratti ben 150 punti, senza contare la strillettera inviatale dai
genitori e
la sospensione di circa quindici giorni, ma da un certo punto di vista
anche la
signorina Parkinson è stata vittima di
un’aggressione, che, per quanto lieve
possa essere, rimane pur sempre un’aggressione-
Iniziò
l’anziano mago con tono rammaricato, ignorando il ringhio di
Malfoy circa l’ingente somma di punti persi.
-Vede
signorina…l’aver usato due incantesimi contro una
compagna
corrispondono a un’aggressione, seppure con incantesimi quasi
del tutto
innocui. Il regolamento della scuola prevede una sospensione per
questo, ma-vista la particolarità
del suo caso-abbiamo
deciso di convocarla per sentire la sua versione dei fatti e la
testimonianza
del qui presente prefetto Malfoy-
Disse
il mago indicandomi con un cenno della mano il giovane in
questione.
Sospirai,
rendendomi conto che la mia non era una posizione ottimale e-anche raccontando la mia versione dei fatti-
l’unica cosa che poteva salvarmi dalla sospensione era la
testimonianza di
Malfoy.
Bene…allora
posso
ritenermi già sospesa…
Pensai,
perché, nonostante i recenti cambiamenti dei suoi modi di
fare
nei miei confronti, lui rimaneva sempre la stessa persona, egoista,
opportunista,
egocentrico…Malfoy!
Annuii
in direzione del preside, mentre questo sorrideva bonariamente.
-Ebbene
signorina Weasley, siamo tutti impazienti di sapere cosa sia
realmente successo…-
-Ecco…tutto
è avvenuto per dei motivi personali. Pansy è
venuta da me
mentre stavo studiando sotto il vecchio salice ed ha iniziato a inveire
contro
la sottoscritta con parole di poco conto, neppure io ho dato peso a
ciò che
diceva. Poi m’incamminai verso il castello con alcuni
compagni, ignorando i
suoi richiami perché volevo risparmiarle un’altra
umiliazione. L’unica cosa che
ricordo sia successa dopo è il suo incantesimo, il dolore al
ginocchio e
un’incredibile rabbia quando Pansy iniziò a
beffeggiare la mia famiglia con
parole che ancora adesso mi rimbombano nella testa. Io non lascio
passare
nessun insulto impunito e così ho utilizzato quegli
incantesimi...-
Avevo
dichiarato tutta la verità perché non ero mai
stata una persona
abituata a mentire e perché le menzogne non mi avrebbero
portata da nessuna
parte.
I
professori si guardarono per qualche istante, per poi passare in
rassegna al giovane al mio fianco che era rimasto immobile a guardarmi,
a metà
tra l’affascinato e il sorpreso nel sapere che avevo umiliato
la ragazza per
puro onore, valore che da sempre è fondamentale per la sua
famiglia.
-Ebbene
signor Malfoy, lei può confermare le parole della signorina?-
Il
ragazzo sembrò pensarci un attimo; attimo in cui le mie mani
iniziarono a sudare e la gola si faceva man mano più arida.
-Si…-
Disse
infine con tono neutro, mentre i professori si scambiavano
un’altra occhiata fugace, per poi rivolgersi di nuovo al
biondino.
-E
lei pensa che quest’azione della signorina possa essere
giustificata?-
Gli
chiesero, al che un verso strozzato mi fuoriuscì naturale,
siccome
la risposta del ragazzo sarebbe stata cruciale.
Malfoy
si voltò a guardarmi, quasi stesse chiedendo
l’opinione della
sottoscritta, e-sebbene una parte di me
avrebbe voluto quasi supplicarlo- il mio orgoglio
m’impose di ricambiarne
lo sguardo in silenzio.
Il
biondino mi guardò ancora per qualche istante, salvo poi
voltarsi a
guardare il preside con un leggero sospiro, mentre io trattenni il
fiato,
smaniando per la sua risposta.
-Si…se
una persona infanga il nome della tua famiglia quell’atto
deve essere
vendicato. Inoltre potrebbe anche essere interpretato come un gesto di
difesa-
Rispose,
al che sentii i miei occhi sgranarsi, guardandolo come se
fosse improvvisamente ammattito ma anche con una punta di sorpresa e
gratitudine.
Malfoy
sembrò accorgersi del mio sguardo su di lui, infatti,
l’attimo
dopo voltò il capo, sorridendo divertito quando
notò la mia faccia allibita.
Il
preside congiunse le mani sulla superficie del tavolo, fissando
attentamente i tre professori presenti nella stanza, quasi stesse
leggendo la
mente a ognuno di loro; infine parlò:
-Allora
signori ritengo abbiate a disposizioni abbastanza materiale
per formulare il vostro giudizio in merito alla sorte che
toccherà alla
signorina Ginevra…-
Iniziò
il mago, mentre i tre professori si guardavano negli occhi,
iniziando a confabulare qualcosa tra di loro; l’unico che non
scambiò parola fu
il professor Piton che rimase immobile con lo sguardo fisso sulla
sottoscritta,
guardandomi con così tanta intensità che per un
attimo mi parve di sentire la
fronte bruciare.
-Io
ho le idee ben chiare circa la situazione della ragazza…-
Proclamò
senta tuttavia distogliere lo sguardo, sebbene quella frase
fosse rivolta al preside e non alla sottoscritta.
L’anziano
mago sorrise nel vedere lo sguardo lanciatomi dal professor
Piton, quasi si stesse aspettando quell’esatta reazione per
qualcosa a me
sconosciuto.
-Dunque
Severus, cosa proponi?-
Chiese
Silente, mentre lo sconforto s’impadroniva pian piano della
mia
persona, consapevole già della risposta del professore di
Difesa contro le Arti
Oscure.
Dannazione!
Giuro
che se mi rimandano per quel corvaccio a lutto, iettatore e stoccafisso
non so
se risponderei delle mie azioni!
Pensai
con rabbia, prendendo anche un gran respiro per reprimere
l’istinto di avvicinarmi al professor Piton e tramortirlo con
il vassoio delle
liquirizie prima che lui esponeva la sua proposta.
-Penso
che il gesto della signorina Weasley possa essere interpretato
come un modo per difendersi dalle insidie della signorina Parkinson
contro la
sua famiglia, il che rende l’atto ancora più
consono in una situazione del
genere. Pertanto, a mio parere, visto il caso particolare di cui la
giovane è
stata vittima, ritengo inutile la possibilità della
sospensione-
Avvertii
la voce annoiata del professore mentre pronunciava quelle
parole con un filo di voce, ma nella mia mente risuonarono come un
uragano.
Ha…ha
davvero
proposto l’annullamento della sospensione?!
Boccheggiai,
voltandomi a guardare il professore con la bocca
spalancata, così come tutte le altre persone presenti nella
stanza, tranne
Silente che, invece, sorrideva con fare quasi vittorioso e
l’aria di chi aveva
calcolato tutto.
La
prima a riprendersi dalla sorpresa fu la McGranitt che con voce
soddisfatta aveva proclamato:
-Non
ho altro da aggiungere-
-Io,
invece, qualcosa da dire l’avrei…-
Era
stato il professor Lumacorno a parlare questa volta, per questo mi
sentii trasalire, diventando leggermente irrequieta, siccome se il
professore
aveva qualcosa da aggiungere voleva significare che non era
d’accordo con
quanto detto dai due professori.
Deglutii
a fatica, sentendo le mani iniziare a sudare per
l’agitazione, alzando gli occhi al cielo in una muta
preghiera.
Guardai
il professore con un misto tra agitazione e paura, senza
contare che non avrei mai neanche lontanamente pensato al professor
Lumacorno come
una possibile causa di sospensione.
-…Io
avrei fatto lo stesso signorina Weasley, complimenti per il suo
spirito familiare!-
A
quelle parole sospirai di sollievo, rendendomi conto d’aver
trattenuto il fiato in attesa della sua risposta.
-Bene,
a quanto pare abbiamo raggiunto un accordo! Signorina Weasley,
lei è ufficialmente non-sospesa-
Disse
scherzosamente il preside, al che sorrisi di rimando guardando
con allegria la McGranitt che mi sorrise, Lumacorno che fece un cenno
con il
capo in segno d’ammirazione e Piton che, invece, continuava a
guardarmi
severamente, tranne per gli occhi che erano ammantati da uno scintillio
di
sorpresa, gioia…nostalgia?
Non
mi soffermai a lungo nello spiegarmi la strana natura di quello
sfolgorio e voltai di nuovo il capo in direzione del preside che
sorrise
guardando prima la sottoscritta e poi Malfoy.
-Adesso,
se non vi spiace, io e gli altri professori dovremmo
discutere di faccende alquanto urgenti…-
Disse,
al che annuii, alzandomi dalla sedia, in contemporanea con
Malfoy e-dopo aver ringraziato
un’ultima
volta-uscii dalla stanza con il biondino al seguito.
Scendemmo
le scale in silenzio, entrambi consapevoli dell’attimo di
debolezza che ci aveva colti in cima alla gradinata mentre, al solo
ricordo,
sentivo il cuore fare una capriola e dovetti reprimere
l’istinto di portare una
mano a sfiorarmi le labbra.
Mi
fermai improvvisamente, rendendomi conto che gli dovevo quantomeno
un ringraziamento per avermi difesa qualche istante prima.
-Malfoy…-
Lo
richiamai, poiché il giovane aveva continuato a muovere
qualche
passo, ignorando deliberatamente il fatto che mi ero fermata in mezzo
al
corridoio.
Il
biondino si voltò in mia direzione con le sopracciglia
inarcate e
un’espressione interrogativa stampata in viso, scrutandomi
con i suoi occhi
perlati che tanto amavo.
Mi
morsi leggermente il labbro, indecisa sul da farsi, salvo poi
riacquistare un po’ della mia solita disinvoltura e
nonchalance, avvicinandomi
di qualche passo fino a quando non mi trovai di fronte il ragazzo.
Lo
guardai dall’alto del suo metro e ottantacinque, per poi
pronunciare con un filo di voce:
-Grazie…-
Vidi
lo stupore farsi largo sul suo volto, ma prima che potesse
richiamarmi in qualche modo, lo sorpassai lasciandolo in mezzo al
corridoio con
quell’espressione stupita, eppure in qualche modo felice e
soddisfatto di se
stesso.
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Mi
lasciai sprofondare nel grande divano verde della sala che ospitava
la festa di Lumacorno, lisciandomi la corta gonna dell’abito
color verde
bottiglia decorata con degli arabeschi argentati.
Quel
vestito era un regalo della mia “cara cognatina
Lavanda-ottusa-Brown”.
Quando
Lavanda l’aveva mostrato a Ron, il ragazzo per poco non si
strozzava con il suo stesso respiro, notando quanto era corto e aveva
commentato: “Bell’abitino…ma
dov’è il
resto?!”.
Dopo
l’occhiataccia che aveva ricevuto da Lavanda, mio fratello
non
aveva più aperto bocca, ma, nonostante questo, restava il
fatto che era un
abitino davvero orrendo per la sottoscritta: i colori Serpeverdi non
erano mai
stati i miei preferiti.
La
giovane, però, aveva insistito tanto che alla fine mi ero
vista
costretta ad accettare solo per non sentire più la sua voce
petulante.
-Che
spasso…-
Sentii
la voce di Harry, seduto al mio fianco, risuonare con estremo
sarcasmo, facendo riferimento alla noiosità della festa:
c’erano tutti i membri
del Lumaclub con i rispettivi accompagnatori, dolcetti di tutti i tipi
e
persino i camerieri!
L’atmosfera,
però, era tra le più inanimate e tetre possibile,
il che
non era il massimo per una festa di Natale.
-Sono
sfinita…Cormac sarà pure un pessimo portiere, ma
come corridore
non sarebbe tanto male…-
Sospirò
Hermione, sedendosi sul divanetto di fronte il nostro,
lisciandosi la gonna del suo vestitino dorato.
Hermione
aveva invitato Cormac al ballo, non per reale interessamento
nei suoi confronti, bensì per far ingelosire mio fratello,
ma il piano non
aveva sortito l’effetto sperato per due motivi: il primo era
perché Ron non era
ancora venuto a sapere di Cormac, il secondo era perché
adesso Hermione non
riusciva più a staccarsi il ragazzo di dosso.
Mi
sporsi con il busto sul tavolino che si trovava tra i due divani,
prendendo l’ennesimo bicchiere di whisky incendiario,
bevendolo tutto d’un
sorso, sentendolo infuocarmi la gola.
Ignorai
le occhiatacce dei due ragazzi rivolte al troppo bere di
quella sera, ma non potevo farci nulla: dovevo dimenticare il sogno
della notte
prima, dovevo dimenticare il momento in cui le nostre labbra si erano
sfiorate
quella mattina…dovevo dimenticare lui, almeno per quella
sera!
Un
paio di ragazzi Serpeverdi passò di fianco il divano dove
eravamo
seduti Harry ed io, ma si fermarono quando notarono la mia persona
provocante,
iniziando a mangiarmi con gli occhi lungo tutto il corpo fasciato da
quell’abitino estremamente provocante, quasi avessero davanti
la mia figura
completamente svestita!
-Girate
al largo voi!! Non c’è niente da
vedere…-
Ringhiò
furibondo Harry contro i due ragazzi che avevano appena preso
di mira una delle sue migliori amiche e sorella di Ron.
-Lasciami!
Toglimi quelle sudice mani di dosso lurido Magonò!-
Il
mio cuore sembrò fermarsi nel preciso istante in cui quella
voce
pronunciò le suddette parole e la mia mente lo
classificò come: Draco
Malfoy.
Oh
Merlino! E’
lui…è proprio lui! Non deve vedermi!
-Signor
Lumacorno, ho appena visto questo ragazzo muoversi in modo sospetto
vicino la porta del retro, sostiene d’esser stato invitato
alla festa…-
Disse
Gazza, mentre io tentavo di sprofondare il più possibile nel
divano per non farmi vedere dal ragazzo che immaginavo fosse bloccato
in
qualche modo visto il suo continuo “lasciami”.
-Lurido
Magonò, come osi?! E’ vero, volevo imbucarmi, ma
non mi sembra
un reato che necessiti la pena di morte!-
Rispose
prontamente il ragazzo con tono disgustato, probabilmente
essendosi liberato dalla presa che il bidello esercitava su di lui.
Harry
si alzò, avvicinandosi al centro della sala dove si stava
svolgendo
il tutto, mentre Hermione mi guardò con sguardo eloquente,
avendo probabilmente
capito il motivo che mi aveva spinta a scomparire dietro il divano.
-Ginny!
Non vorrai scappare sotto i suoi occhi, spero?!-
Mi
chiese, infatti, con tono severo.
-Si!!-
Risposi,
ignorando il suo “eh?!” quasi scandalizzato, mentre
mi ponevo
dall’altro lato del divano per dare un’occhiata
alla situazione senza,
tuttavia, esser vista.
-Ci
penso io al signor Malfoy…-
Disse
Piton, avvicinandosi, utilizzando il suo solito tono strascicato
che adesso sembrava trattenere a stento una nota irata, guardando
severamente
il ragazzo con i suoi occhi colore della pece.
I
due rimasero a guardarsi negli occhi per un lungo istante, quasi
stessero avendo una muta conversazione, salvo poi notare il professore
voltarsi
in direzione dell’uscita della Sala, mentre Malfoy rimaneva
immobile per
qualche istante a scrutare l’ambiente circostante.
Sembrava
cercare qualcosa o qualcuno, forse la stessa persona che lo
aveva spinto a imbucarsi alla festa.
Imprecai
quando mi resi conto che, se il giovane si fosse voltato per
seguire Piton, mi avrebbe sicuramente notato ed io non mi sentivo
ancora pronta
per un nuovo confronto con lui dopo ciò che era successo
quella mattina.
L’unico
modo per evitarlo era sgattaiolare alle sue spalle-senza
farmi sentire o vedere-per poi
trovare un adeguato nascondiglio.
Approfittai
del fatto che il giovane fosse ancora impegnato nel
guardarsi attorno per muovere qualche passo dietro la sua schiena in
punta di
piedi.
Forse
ce la posso
far…
-Weasley…ti
ho vista!-
Rimasi
immobile con un piede alzato quando sentii la sua voce
risuonare con estremo divertimento e sardonia.
Cazzo…
Il
ragazzo si voltò, guardandomi con un sorriso baldanzoso e
sarcastico, quasi realmente divertito dal mio tentativo di sfuggirgli,
per poi
rabbuiarsi, guardando un punto dietro le mie spalle.
Sentii
dei passi dietro di me, per poi notare la figura bassa di Harry
sbucare al mio fianco, guardando Malfoy con sguardo di fuoco, mentre il
biondino ricambiava.
Tornò
a guardarmi per un’ultima volta e notai il suo sguardo
bruciare
di gelosia, quasi volesse polverizzare il ragazzo al mio fianco per
potermi
avere tutta per lui, mentre rimanevo senza fiato.
L’attimo
dopo lo vidi voltarsi, raggiungendo l’uscita con ampie
falcate per raggiungere il professor Piton.
Presi
un lungo sospiro, sentendo il mio respiro leggermente ansante
per le troppe emozioni, voltandomi in direzioni di Harry che era
rimasto a
guardare il punto dove era scomparso il suo acerrimo nemico.
Si
voltò a guardarmi, portandomi una mano sul volto, facendomi
alzare
lo sguardo in sua direzione.
Notai
i suoi occhi scintillare di preoccupazione, per poi proclamare:
-Ginny!
Sei bianca come un lenzuolo! Ti senti poco bene?-
Dal
suo tono di voce trasparivano agitazione e apprensione, mentre
tentavo di regolare il respiro, nonostante l’immagine di due
occhi perlati che
scintillavano di bruciante invidia.
-No,
Harry. Sto bene…-
-Non
è vero, non mentirmi! Saranno stati gli innumerevoli
bicchieri di
whisky incendiario…torna in camera tua!-
-Ma…-
-Niente
ma! Vai in camera tua e cerca di riposare…-
Lo
sguardo color dello smeraldo scintillava di fermezza e da questo ne
dedussi che niente avrebbe potuto calmarlo se non
l’ultimazione del suo ordine.
Sospirai,
annuendo in sua direzione, mentre questo sorrideva, per poi
allontanarsi per soccorrere la povera Hermione che aveva rispeso a
nascondersi
da Cormac.
M’incamminai
verso l’uscita della sala, inoltrandomi nei corridoi di
pietra della scuola.
La
testa iniziò a girarmi-ricordandomi
quanto detestassi il post sbornia!-mentre salivo la prima
rampa di scale e
tentavo d’ignorare il dolore al ginocchio.
Dovetti
mantenermi a una parete per non cadere a causa del giramento
di testa, sospirando, per poi riprendere il cammino per arrivare alla
mia Sala
Comune.
Un
urletto mi fuoriuscì dalle labbra quando caddi per terra a
causa
del ginocchio troppo debole per sopportare il mio peso, ignorando le
parole di
uno dei quadri che m’imponeva di fare silenzio.
Imprecai
contro il quadro, per poi riprendere a camminare con non poca
difficolta, salvo poi sentirmi sollevare da terra.
Trasalii,
voltando il capo, ritrovandomi a fissare due grandi occhi
perlati che mi scrutavano silenziosamente…i suoi occhi!
-Malfoy…-
Dissi,
ammirando rapita il suo volto aristocratico illuminato dalla
fioca luce delle torce e gli occhi perlati che scintillavano maliziosi.
Il
ragazzo iniziò a camminare per i corridoi con la
sottoscritta tra
le braccia, mentre sentivo il contatto con la sua pelle calda oltre gli
strati
dei vestiti e la pressione risoluta della sua mano sotto il ginocchio,
mentre
l’altra era poggiata sulla mia spalla.
Il
suo profumo m’invase le narici, ritrovandomi a inspirarlo con
occhi
socchiusi, quasi così facendo potessi percepire la sua
essenza più recondita.
Mi
accoccolai contro il suo torace, lasciandomi docilmente
accompagnare, sebbene non mi fosse mai piaciuto il trattamento con i
“guanti di
velluto” che molti riservavano alla mia persona.
Sospirai,
lasciandomi tranquillamente percorrere dallo sguardo lascivo
del ragazzo che accarezzava con gli occhi ogni tratto di pelle scoperta
che
quell’impudico abitino lasciava scoperto.
Rimanemmo
in silenzio lungo tutto il tragitto, ma consapevoli in
qualche modo della presenza rassicurante dell’altro, fino ad
arrivare-con mio grande rammarico-davanti
il
quadro della Signora Grassa.
Il
giovane mi posò in terra, mentre mi voltavo in sua
direzione,
seppur titubante.
Malfoy
mi guardò con un’intensità che mi
sconvolse, passando più volte
in rassegna al mio corpo ma non mi sentivo per niente imbarazzata,
anzi!
Ero
lusingata da tutta quell’atmosfera di sensualità
che si era venuta
a creare, salvo poi notare il ragazzo sorridere malizioso, accostando
le labbra
al mio orecchio.
-Prego…-
Sussurrò,
sentendolo sorridere contro il mio orecchio, per poi
voltarsi elegantemente, scomparendo nell’oscurità.
Rimasi
a guardare la sua figura, intontita e sorpresa, siccome il ragazzo
aveva appena risposto al “grazie” che gli avevo
sussurrato quella stessa
mattina, utilizzando una tecnica tanto elaborata quanto elegante.
Aveva reso palese il fatto che alcuni dei miei modi di fare-come il non lasciargli rispondere al “grazie” di quella mattina-erano bizzosi e misteriosi quanto i suoi, il che mi rendeva DEGNA DI UN MALFOY.
To be
continued…
Buongiorno a tutti!
Come state miei cari lettori? Io sto
sempre bene dopo aver
aggiornato la storia! Sicuramente alcuni di voi avranno notato un
particolare:
nei libri della Rowling l’incidente con la collana maledetta
ad Hogsmeade si svolge
prima della festa di Lumacorno. In effetti è
così, ma preferisco creare quest’avvenimento
prima del ballo di Hogwarts: immaginate di invertire le situazioni;
tutto ciò
che si dicono Piton e Draco nel corridoio dopo la festa di Lumacorno,
verrà
detto prima del ballo di Hogwarts in questa ff! (Per questioni di
comodità nei
confronti della sottoscritta). Cosa pensate di questo piccolo incidente
avvenuto sotto lo sguardo di Piton? E perché
quest’ultimo si è comportato in
modo strano durante il colloquio? Quante domande… Io ritengo
la parte in cui
Draco prende in braccio Ginny-in parole
povere: le viene in soccorso nel momento del bisogno- una
delle più dolci
*.*! Aspetto le vostre recensioni con ansia, bacioni
Bimba