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Autore: sunflowers_in_summer    18/05/2014    2 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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L'Oratrice

CAPITOLO 16 – Dove è primavera a Central Park.


Trentuno anni dopo


ELISA

L’aria profuma di erba appena tagliata, erba che è stata costretta in un prato all’apparenza sterminato ma palesemente falso e innaturale. Posso sentire gli steli gridare vendetta e chiedere libertà appena sotto di me.
La gente cammina in Central Park e vede una sedicenne dai lunghi riccioli scuri seduta a gambe incrociate su una panchina. Gli scettici direbbero che non è naturale che una ragazza della sua età stia sola e senza un telefonino in mano o un paio di cuffie nelle orecchie. Le mamme apprensive inventerebbero storie assurde su di lei e sul suo sguardo fisso, magari la conseguenza di chissà quale sostanza stupefacente, mentre  gli anziani la biasimerebbero poiché non approfitta della sua giovinezza per correre in giro e magari lasciare la panchina vuota a loro, poveri vecchi.
Poi ci sono gli attenti che noterebbero subito nei suoi occhi qualcosa di etereo, nel suo volto qualcosa di indescrivibile. I poeti riconoscerebbero in lei una dea.
Oh, ma io non sono una dea. Si può dire tutto di me, tranne che sono una dea.
Per esempio sono l’Oratrice. Mi è giunta voce che è nato un nuovo Oratore, figlio di Ermes e nipote di Afrodite, con una lontanissima parentela con mia madre. Gli auguro di morire da bambino, visto quello che passerebbe una volta adolescente e adulto.
Zeus ha bandito gli Oratori dall’Olimpo appena dopo il mio voto ad Artemide.
Sinceramente non mi interessava, ma mia madre si è indispettita tanto da inscenare una causa contro suo padre ed Efesto ha colto l’occasione di trasmetterla alla TV.
Inutile dire che ho dovuto difendere mia madre nel processo e che ho vinto contro Zeus ancora una volta. Di conseguenza sono ammessa solo e soltanto io sull’Olimpo mentre gli altri Oratori verranno trattati come bombe ad orologeria per l’eternità, ragion per cui non saranno ammessi a nessun Campo e non potranno essere allevati da nessun dio.
Odio pensarci, ma la verità è che la colpa è mia e vorrei davvero porre rimedio ai miei errori…
Sono stata definita anche Cacciatrice. Pare che adesso loro siano a cacciare mostri in Nebraska, un posto dove Apollo non potrà raggiungerle per divertirsi a dar loro del filo da torcere. Mossa astuta, l’avevo suggerita io prima di andare via.
Sì, perché è più o meno quello che è successo. Ricordo distintamente l’odore di foglie cadute e la brina sulle piante, il freddo, le frecce argentate e la mia vita da Cacciatrice.
Alla luogotenente, Talia Grace, non ero mai stata simpatica. La sua scusa era il fatto che cantassi tanto spesso da farle venire il mal di testa e far scappare le prede e che spesso e volentieri disertassi i miei impegni da Cacciatrice (e spesso anche il fatto che avessi pubblicamente insultato un padre che lei stessa fingeva di odiare), passando intere giornate nell’anarchia totale, ma so che mi odia perché la sua storia è simile alla mia. Anche lei ha perso il ragazzo di cui era innamorata, un tipo di nome Luke.
Annabeth dice sempre che Talia e Luke si erano salvati la pelle a vicenda un mucchio di volte, finché lei non era diventata un albero e lui era diventato il cattivo della seconda guerra contro i Titani. Fa quasi ridere, ma quando lo racconta Annabeth sembra solo una storia molto triste.
Annabeth Chase è probabilmente la miglior sorella al mondo. Cacciatrice e figlia di Atena, anche lei ha perso il suo fidanzato Percy nella stessa battaglia in cui era morto Nico. Solo che, a differenza di Di Angelo, Percy non tornerà mai più, assieme a un mucchio di altre persone. Annabeth si era unita alle Cacciatrici per la disperazione, rifiutando gloria e onore presso gli Olimpi. Rifiutando di andare avanti.
Io e lei condividevamo la tenda, nel campo mobile delle Cacciatrici, per cui consolavamo l’una gli incubi dell’altra, incubi frequenti e dolorosi, e quando mi sveglio tutt’ora nel pieno della notte, mi manca molto Annabeth.
La fine dell’”epoca Cacciatrice” è iniziata una mattina di agosto quando mi sono svegliata pensando di essere nel posto sbagliato, con l’impressione di star facendo qualcosa di totalmente sbagliato.
La mia vita tra le Cacciatrici era basata sul silenzio e sulla chiusura mentale, in modo tale da poter cancellare l’Oratrice che era in me. Non ci riuscii e me ne accorsi solo quella mattina, dopo ventisei anni al servizio di Artemide. Come capitava spesso, quella volta mi staccai dalle mansioni ordinarie delle Cacciatrici per perdermi tra i boschi. Qualche compagna sarebbe venuta a cercarmi, prima o poi, ma quella mattina più di ogni cosa desideravo stare sola con l’Oratrice.
Al tramonto camminai spedita tra le tende e irruppi in quella di Artemide: alla dea bastò un solo sguardo per capire che la vera me era tornata, e stavolta per sempre.
- Puoi andare – disse Artemide comprensiva e saggia, cosa che stonava con il suo aspetto di bambina – Vai, se lo vuoi. Non posso toglierti la vita come punizione al tuo ripensamento e non posso costringere qui l’Oratrice. Se vai via non avrai nessuna ripercussione sulla vita che deciderai di vivere.
Erano stati i ventisei anni più tormentati, istruttivi e introspettivi della mia vita infinita. Non ricordo che pochi nomi delle mie ex compagne e non mi sono mai sentita una Cacciatrice appieno, solo una povera ragazza pazza e solitaria.
Eppure, quando giunsi ai piedi della collina Mezzosangue non mi sentii per niente meglio: mi era stato vietato anche l’accesso al Campo per cui mi misi a scrutare oltre la Foschia che circondava i confini, vedendo che tutto era cambiato.
Dioniso non era più il direttore, avendo scontato la sua pena, nuovi edifici assediavano la vallata e la Casa  Grande era stata tinteggiata di rosa cipria. E io non avrei potuto sentirmi più fuori luogo di così.
Mi sedetti ai piedi di un albero  e piansi per la prima volta in non so quanti anni. Fu un pianto liberatorio, un pianto semplice da sedicenne, un pianto che andava oltre l’Oratrice, oltre le mia origini divine e oltre tutto.
Mi sarebbe piaciuto vivere in quel modo: libera dall’immortalità, dai poteri dalle responsabilità…
Poi un tuono squarciò la quiete estiva di Long Island e trovai un nuovo coraggio: Zeus si divertiva a vedermi soffrire? Pensava dunque di essere un vincitore postumo dalla nostra battaglia personale?
Approdai al seicentesimo piano dell’Empire State Building il due luglio, giorno di quello che sarebbe dovuto essere il mio quarantaduesimo compleanno e che invece era il solito sedicesimo, in veste di un’Oratrice alquanto agguerrita. Da allora sono stata un po’ l’avvocato dell’Olimpo e, nel tempo libero, sono la consigliera personale di mio nonno.
Ah, andiamo ancora a prenderci un gelato la domenica a New York, anche se è meno buono i quello che prendevamo quando ero una bambina.
La gente ci guarda ipnotizzata e ci considera a volte due ragazzini innamorati, spesso solo due fratelli molto legati, qualche volta due amici per la pelle. Prima giravamo un mucchio di gelaterie, invece ora lo porto sempre nello stesso bar convinta che la cameriera abbia una cotta per lui. Afrodite sta seriamente pensando di inserirmi nella sua lista personale di esseri viventi preferiti.
A parte questo, io e nonno ci divertiamo ad attirare l’attenzione e a sconvolgere persone normali con piccole pazzie. Tutto bene, fino al giorno in cui mi ha baciato al parco per scandalizzare una povera vecchietta che vedeva solo un diciottenne biondo e una brunetta sedicenne dall’aspetto incredibilmente attraente ed etereo.
A causa di questo scherzetto non gli ho parlato per tre mesi usando come scusa “Non puoi baciare tua nipote ogni volta che vuoi scandalizzare una vecchietta”.
La verità è che, per quanto possa mostrare la mia maschera da Oratrice fiera e contenta davanti a Zeus e a tutti gli altri, il dolore mi divora e la questione principale è perché non riesco a vertere i miei pensieri unicamente su Alex prima che nella mai mente inizi a prendere forma un altro viso.
La prima volta che questa questione si è scatenata in me è stata durante la mia terzultima settimana da Cacciatrice. Corsi da Annabeth dicendo che non riuscivo a ricordare la forma delle mani di Alex e lei mi abbracciò piangendo. Tra i singhiozzi balbettò che anche lei stava dimenticando i volti delle persone amate.
Ed ecco dunque la verità: stavo dimenticando.
Ma sarebbe stato molto più semplice se stessi dimenticando Alex e basta. Invece no, non era semplicemente quello: il suo volto stava cambiando per assumere a poco a poco fattezze diverse, quelle di un altro ragazzo.
Ed eccomi qui, il mio giorno libero dall’Olimpo a guardare i passanti nel parco, a fantasticare di essere come loro e a cercare di evocare un verde più intenso per quei prati.
Un ragazzo passa in bicicletta e mi fissa ammaliato, ma io distolgo lo sguardo infastidita. In circostanze normali gli avrei fatto una linguaccia e sarei corsa via, ma questo giorno è decisamente il giorno sbagliato.
Tralasciando che, dall’inizio di questa mattinata Era ha fatto cadere “accidentalmente” sulla mia testa uno scatolone pieno di vipere – e io detesto le vipere – e che Afrodite ha mandato per l’ennesima volta Cupido a cercare invano di colpirmi con le sue frecce (la sua giustificazione è stata “non posso sopportare di vederti sempre sola”), questa mattina mi sono svegliata con lo stesso senso di inadeguatezza che ho provato cinque anni fa, l’ultimo giorno da Cacciatrice.
A far scattare questa scintilla credo che sia stata una visita di Nico Di Angelo, ieri sera, sull’Olimpo. Non lo vedevo da circa diciotto anni, ma si mantiene bene nonostante sia morto da qualche decennio.
Fatto sta che la visita del figlio di Ade non è stata  per niente una pura visita di cortesia, ma è venuto ad annunciarmi che “l’Ospite eterno di Persefone sta per morire”. Ha detto proprio questo (e aggiungerei con un tono puramente disinteressato e palesemente simulato) prima di scomparire nel nulla e lasciarmi sola con i miei pensieri, il mio sconcerto e le mie domande. E il mio dolore.
La scorsa notte ho dormito poco e male.
Will? William, il mio vecchio migliore amico, stava per morire?
“Ma non era immortale?” avrei voluto gridare indignata a quel brutto muso di Persefone.
Ma c’era un altro sentimento, più subdolo e profondo della rabbia, come se il mio cuore mi stesse spingendo verso qualcosa di nuovo e oscuro. Per cui, alle nove e sette di questa mattina, dopo aver fatto l’usuale passeggiata solitaria nei giardini di Villa Andromeda dell’Olimpo, sono giunta a una decisione irrevocabile, un nuovo punto di svolta della mia vita infinta: devo risolvere la questione del nuovo volto nella mia testa e, per farlo, ho bisogno di fare alcune visite, stamattina.
Resisto alla tentazione di tornarmene nella mia villetta isolata e piena di libri e cianfrusaglie varie sulla cima dell’Empire State e mi alzo lentamente dalla panchina.
Al mio braccio tintinnano le perline del Campo che ho legato a un filo di lana verde e, per un secondo, mentre mi avvio verso il cancello del parco, posso sentire la presenza di Alex accanto a me, un commiato finale prima che il suo volto sparisca totalmente dalla mia testa.
 
 
Buonasera :D
Siamo quasi alla fine di questa storia, ed è bene che vi faccia un riassunto del capitolo per chiarire un paio di cosette.
Sono passati trentuno anni dall’ultimo capitolo, e questi ultimi tre saranno narrati al presente. Il tempo può sembrare infinitamente lungo, lo so. Ma spero che i più avanguardisti non mi facciano una colpa del fatto che non ho inserito aggeggi super tecnologici o magari un governo post-apocalittico.
Elisa ha passato molto tempo tra le Cacciatrici, tra cui troviamo ovviamente Talia Grace (che ha amato LUKE) e (sorpresa) Annabeth, che ha perso Percy in battaglia (sigh) e si troverà anche nel secondo sequel. Se vi state chiedendo perché Artemide parla di ripercussioni… oh, be’, anche questo si trova nel secondo sequel ^^’
E quindi adesso Elisa ha una persona in testa. Sarà Will o Elio? Lo scopriremo nei prossimi capitoli…
Un plumcake blu,
Ella.
  
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