Quando Penny finì la
conversazione telefonica con la madre
si sentì molto sollevata. Per quasi tre mesi si era tenuta
dentro quello che
provava per Sheldon e parlarne con qualcuno era già
qualcosa, anche se non ne
aveva ricavato alcun consiglio a riguardo. Penny pensava a come avrebbe
potuto
gestire la situazione. L’unica
cosa che
avrebbe voluto fare era quella di attraversare il pianerottolo, bussare
alla
porta dell’appartamento 4A, gettarsi al collo di Sheldon e
baciarlo. Così,
senza dargli una spiegazione. Ma sicuramente Sheldon sarebbe corso in
bagno e
si sarebbe scolato una bottiglietta di collutorio. Avrebbe pensato a
quel bacio
come a un dispetto più che ad un’ avance. No, non
era una scelta saggia. Penny
allora pensò che avrebbe potuto aspettare che fosse lui a
venire da lei.
Avrebbe flirtato e fatto allusioni. Ma anche quell’idea le
parve pessima,
pensando che quasi certamente Sheldon non avrebbe afferrato neanche
quei segnali.
Aveva già i suoi bei problemi col sarcasmo, figuriamoci se
avrebbe potuto intuire
di essere corteggiato! Infine
Penny
prese la decisione che le sembrava la più giusta, anche se
era la più difficile
da accettare. Non avrebbe fatto alcunché, avrebbe ignorato i
suoi sentimenti,
sperando che prima o poi si sarebbero esauriti da soli.
Così la sera stessa, una rassegnata Penny scese
le scale per
arrivare in lavanderia. Nonostante ciò, la prospettiva che
quella era la serata
del bucato e che, subito dopo, sarebbe diventata la serata del film a
noleggio,
la rese meno triste. Ma Sheldon non arrivava. 20.15. 20.17. 20.20.
Sheldon era
in ritardo. Sheldon non era mai in ritardo. Penny pensò che
nella vita c’erano
solo tre certezze: la morte, le tasse e il fatto che Sheldon Cooper
avrebbe
rispettato il suo programma settimanale. Se era in ritardo forse era
per una
qualche causa maggiore. Penny, che iniziò seriamente a
preoccuparsi, uscì dalla
lavanderia e iniziò a correre su per le scale, maledicendo
per l’ennesima volta
il fatto che l’ascensore fosse ancora rotto. Bussò
alla porta dell’appartamento
4A e quando non
avvertì nessuna voce
provenire dall’interno, aprì cautamente la porta.
Sheldon stava dormendo,
completamente abbandonato sulla sua scrivania.
“Ehm, tesoro?”
sussurrò Penny entrando.
Come risposta ci fu solo un mugolio
da parte di Sheldon che
però rimase assopito. Penny gli si avvicinò fino
a che fu abbastanza vicina da
toccarlo. Così iniziò a dargli dei blandi
colpetti sulla spalla. Sheldon si
svegliò di soprassalto, facendo
un balzo
sulla sedia e facendo trasalire Penny che indietreggiò
spaventata.
“Penny, cosa ci fai
qui?” esclamò il fisico sorpreso.
Poi come se si fosse ricordato di
qualcosa d’importante,
lanciò lontano, sulla scrivania, il quaderno che aveva in
mano, come se fosse
stato di fuoco.
“Tesoro, sono le 20.25! Ero
preoccupata che stessi risolvendo
uno dei tuoi problemi con le stringhe-non-so-cosa e che poi il tuo naso
avesse
cominciato a sanguinare e fossi svenuto. Non sei mai arrivato in
ritardo il
sabato del bucato!”
“Ah. Per quello”.
disse Sheldon pensieroso. “Per quanto sia
difficile crederlo, Penny, pare che io sia stato negligente
nell’approvvigionamento dei miei consueti detergenti, ergo
non mi sarà
possibile fare il bucato stasera.”
Penny, che rimase confusa dalle
parole “negligente”,
“approvvigionamento” e
“consueti”, intuì che Sheldon volesse
dire di essere
rimasto a corto di detersivo.
“Tesoro, sei non hai
più detersivo, posso prestarti il mio!”
propose la cameriera.
“Penny…questo
comprometterebbe ancora di più il mio
programma settimanale!” asserì Sheldon con
visibile disappunto.
“E aspettare
un’altra settimana per fare il bucato non lo
comprometterebbe? Dai, usa uno dei miei detersivi!”
esclamò Penny, ma subito si
pentì di averlo contraddetto. Ora si aspettava un
interminabile sproloquio su
quanto fossero scadenti i suoi prodotti e
su quanta faccia tosta avesse avuto nel
suggerirgli di usarli per il suo bucato. Certo, amava quello
stramboide, ma
questo non significava che avesse voglia di subirsi una ramanzina di
quindici
minuti. Ma Sheldon non disse nulla di tutto ciò e rimase
pensieroso ad
osservarla, poi pacatamente disse:
“E va bene Penny. Penso che
questa sia una soluzione
accettabile”.
“Davvero?” disse
Penny un po’ incredula, spiazzata dal
comportamento insolito di Sheldon- “Oh, okay! Allora si
va?”
Sheldon andò a prendere la
sua bacinella coi panni sporchi,
poi entrambi scesero in lavanderia dove Sheldon iniziò con
pignoleria ad
infilare a uno ad uno i vestiti dentro la sua lavatrice preferita, che
Penny
teneva sempre libera per lui. Intanto Penny faceva lo stesso in
un’altra
lavatrice, non dando troppa attenzione a quello
che faceva Sheldon, ma lasciandosi
trasportare da una musica che solo lei poteva sentire. Quando Sheldon
ebbe
terminato e azionato il tipo di lavaggio di suo gradimento, si
girò verso Penny
e rimase rapito dalla sua immagine. Fu una sensazione decisamente
nuova, ma non
giustificabile, che lo fece vergognare di se stesso. Non poteva non
smettere di
osservare le lunghe, sinuose e abbronzate gambe di Penny, i suoi
fianchi
armoniosi e il suo striminzito e attillato top fucsia. In quel momento,
la
biologia e la chimica scoppiarono come un fuoco d’artificio
alla parata del
quattro Luglio, e la brillante mente del dottor Cooper ebbe un
devastante black-out.
Prima che avesse la
possibilità di accorgersi e
rimproverarsi per quello che stava facendo, si ritrovò a
chiederle:
“Penny, se qualcuno volesse
cambiare il paradigma di
un’amicizia aggiungendo ad esso un aspetto
romantico-platonico…come dovrebbe
procedere?”
Penny si voltò di scatto
verso Sheldon con gli occhi
sgranati. Era certa che Sheldon si riferisse alla sua amicizia con Amy
e questa
consapevolezza le attraversò il cuore come se fosse stata
trafitta da un dardo.
Stava per rispondere ma la voce le era morta in gola. Sheldon
continuò:
“Mi è dato
pensare che non si possa semplicemente dire, così
su due piedi, di essere interessati a qualcuno, ma che piuttosto si
debba, e
scusami per il termine gergale, “provarci” e poi
procedere al corteggiamento”.
Sheldon pronunciò quella frase con titubanza, e non solo
perché era sconvolto
dalle sue stesse parole, ma anche perché era conscio che
chiedere alla donna
che si voleva corteggiare circa la maniera per corteggiarla non era il
metodo appropriato.
Ma a chi altri avrebbe potuto rivolgersi? Leonard di sicuro non gli
avrebbe fornito
alcun aiuto, dati i precedenti disastrosi con Penny. E anche gli altri
suoi
amici, Wolowitz e Koothrappali, erano sempre stati inutili, se non
deleteri
nelle relazioni con il sesso opposto.
Penny, che aveva finalmente ritrovato
la voce, rispose
cercando di trattenere un’esplosiva emotività.
“Tesoro, questa
è davvero un’ottima domanda,
ma io… non posso…Non mi sento bene,
forse è
meglio che me ne vada a letto. Ne parliamo domani,
d’accordo?”
La ragazza non lasciò a Sheldon il
tempo di replicare. Uscì
velocemente dalla lavanderia e mentre risaliva le scale più
in fretta che
poteva, sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Sheldon
prova qualcosa
per qualcuno, ma non sono io.
Questo pensiero le
riecheggiò per la testa facendola
impazzire per il dolore. Si chiuse la porta alle spalle, corse in
camera, si buttò
sul letto e pianse fino ad addormentarsi.