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Autore: Julietds    19/05/2014    0 recensioni
Capelli neri appiccicati alla fronte, corpo grondante di sudore, centinaia ragazzi urlanti davanti a me e un forte mal di testa dovuto al troppo alcool misto a eroina in corpo quella sera.
Ecco com'era essere Ronald Joseph Radke.
Ero in quell'esatto momento in cui il rumore si fa ovattato per le mie orecchie e la mia mente si svuota completamente; è come se non fossi più nel mio corpo, come se non fossi io a dover cantare e fossi lì per mero caso. Il mio chitarrista mi fa un cenno, sono pronti ad iniziare. Ma io decisamente no, mi sento un cerchio alla testa. Cerco poco realisticamente di alzare il microfono per aprire questa serata ma riesco solo a fare qualche passo barcollando all'indietro prima di ritrovarmi per terra.
Tutto quello che ricordo dopo sono solo un mucchio di pallini neri che mi appannano la vista.


Una storia che racconta molti fatti realmente accaduti e molte altre situazione che ho immaginato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Craig Mabbit, Max Green, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ronnie Radke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Ottobre 2000
 

Io e Max siamo diventati inseparabili ormai, pappa e ciccia, culo e camicia. Adoro quel ragazzo. È un idiota, ma lo adoro proprio per questo. Ed è lo stesso per lui.
Ho imparato a suonare il piano e la chitarra e mi sto cimentando anche nel canto, Max mi fa parecchio bene e io faccio bene a lui. Siamo continuamente in sintonia, a me però piacciono gruppi come i Thrice mentre lui si ispira più a Marilyn Manson. Ma è okay, ci scambiamo continuamente nuova musica, nuove idee.
In realtà li ascolta anche lui, forse perché essendo nell'ambiente degli skater, a 17 anni, è normale imitare Dustin Kensrue. Sto cercando di imparare a fare scream come lui. Anche lui e Teppei, il chitarrista, si sono conosciuti a scuola. Se non è un segno del destino questo.
Intanto noi facciamo progressi: ho lasciato definitivamente la scuola e passo sempre più tempo con Maxwell a suonare nel mio garage, abbiamo anche registrato la nostra prima demo con un pezzo che avevo scritto un paio di annetti fa; lo abbiamo cantato insieme, si chiama “This is not the end” e spacca, decisamente.
Per quanto riguarda le prove penso che un giorno i vicini chiameranno la polizia.
Facciamo versi di ogni tipo, suoniamo, ci scateniamo, diamo spettacolo insomma.
Penso che non sarà un giorno tanto lontano.
 
 
***
 
Febbraio 2002
 
Io e quel coglione di Max Green siamo fratelli e lo saremo per sempre, ora lo so.
Lo sapevo dal giorno che ci siamo incontrati per la prima volta che saremmo diventati amici ma ora è totalmente diverso. Con quel ragazzo divido qualsiasi cosa, purtroppo anche il bagno di quel buco che è il nostro appartamento. Ci sono arrivati solo due richiami da pubblici ufficiali per disturbo della quiete pubblica questo mese: questi si chiamano progressi. Progressi e multe. Per fortuna Max lavora in un negozio di scarpe ed io in un fast food così possiamo permetterci le multe, l'affitto e le feste.
18 anni e non sentirli. Sarà un anno che usciamo con la stessa compagnia. Sento che un giorno mi sveglierò e quel giorno, di colpo, sarò vecchio, ma fino ad allora voglio divertirmi e non pensare a nulla.

Torno a casa e porto la cena in un sacchetto, Max è sdraiato sul divano che ronfa. Un sorriso malefico appare sul mio viso, peccato che lui ancora non lo sappia. Prendo un megafono che teniamo in un angolo per le feste, in genere per avvisare tutti che è il momento di sgomberare l'area. “Maxwell Scott Green, si alzi lentamente e con le mani ben in vista” dico attraverso il megafono mentre il mio compare spalanca gli occhi di colpo e si butta giù dal divano con le mani dietro la nuca. “Non ho fatto nulla! Io neanche ci vivo qui!” urla prima di rendersi conto che nella stanza ci sono solo lui e uno scemo con un cappello da baseball e una polo blu con il marchio di un panino e di decidersi a mettermi il broncio.
“Indovina che c'è per cena.”

Saremo i vecchietti più marci dell'ospizio, io e Max.
 
 
***
 
Dicembre 2004
 
Io, Max, Bryan Monte Money, Rob e due nuovi ragazzi abbiamo formato una nuova band. Bryan lo conosco già da un paio d'anni, uscivamo con la stessa compagnia; io, lui e Max abbiamo avuto l'illuminazione e abbiamo pensato tutti e tre di chiamare Rob, conosciuto da Max dai tempi del talent della scuola e anche da Bryan. Beh in realtà Rob conosceva il cantante degli Almost Heroes che una sera, ad una festa, gli presentò il suo fenomenale bassista e altri amici. Avevamo deciso di formare una band già a metà dell'anno scorso ma ci mancava qualche componente e abbiamo sempre suonato insieme senza darci un nome fino ad ora.
Bryan ci ha presentato Omar Espinosa, batterista, e qualche mese dopo abbiamo reclutato un tastierista, Carson Allen.
Così ora siamo sei pazzi, disturbatori della quiete pubblica. Fortunatamente per la mia fedina penale ci siamo decisi a suonare in una sala prove.
Io non credo alle coincidenze, ma è stata proprio una fortuna che ci siamo ritrovati. Suonavamo tutti in band diverse e da un momento all'altro siamo finiti insieme, non si sa come, a suonare sotto un tetto comune, con il nome di Escape The Fate. Spero veramente che questa band duri.
Sarà la volta buona? Probabilmente no, ma ci vogliamo provare.

 
***
 
Maggio 2005
 
Sono diversi mesi ormai che gli Escape The Fate vanno avanti a gonfie vele, questi ragazzi sono grandiosi e poter essere il loro cantante significa molto per me, stanno diventando come una famiglia con il passare del tempo.
Questo mese ci siamo lanciati, parteciperemo ad un contest ad una radio, i cui giudici saranno i My Chemical Romance. Speriamo bene. Mandiamo il nostro pezzo e incrociamo le dita.
E si vede che le dita erano incrociate ben strette perché alla fine abbiamo vinto e, anche se non ci credo ancora, apriremo il concerto degli Alkaline Trio e Reggie And The Full Effect. Stiamo già suonando in giro da mesi ormai ma questo è forse la grande occasione che aspettavamo per emergere.
È un sogno che si avvera e quindi stasera si festeggia. Ce lo meritiamo alla grande.
 
“Ragazze, dovete brindare tutte con noi. E sapete perchè?” fa Max con fare serio e la voce leggermente alterata dall'alcool, rivolgendosi ad un gruppo di ragazze sedute ad un tavolo vicino al nostro.
“Perché noi siamo future rockstars” sorride sornione Maxwell.
“Ma che dici, noi lo siamo già!” lo correggo subito, badando bene a farmi ascoltare da tutte le ragazze.
Una ragazza bionda a cui ho circondato una spalla con un braccio mi domanda: “Con che band suonate?”
“Alkaline Trio!” mi precede con un gesto teatrale Monte. “Apriremo il loro concerto la settimana prossima, siete tutte invitate” urla da dietro di me Rob, alzando un boccale di birra.
Sicuramente abbiamo fatto una buona impressione dato che io e Max ci dividiamo a metà le bionde e le rosse e ne rimangono altre per i nostri soci.
Diversi round più tardi sgattaiolo via dalla camera in cui ho fatto la strage e mi incontro casualmente con Max, anche lui in boxer, nel corridoio che sta cercando una sigaretta. Rovisto nella mia giacca.
“Tieni barbone” lo sbeffeggio affettuosamente. “Fumiamocele fuori” suggerisce lui.
“Da quando Maxie?” lo prendo in giro imitando la voce di sua madre. Il fatto è che purtroppo non è casa nostra ma di un qualche amico di Monte che gliel'ha lasciata dato che è fuori Las Vegas per qualche giorno. Brutta idea. Abbiamo già conciato male la tappezzeria rovesciando un paio di bottiglie, così cerchiamo di non fare ulteriori danni.
Mi butto addosso una maglietta e ci sediamo sui gradini davanti casa.
Aspiro.
Guardo le onde che si infrangono all'infinito sul bagnasciuga. Avere una casa a San Pedro dev'essere figo, ma fa lo stesso se conosci qualche idiota che ti lascia una casa completamente libera per il weekend.
Mi giro verso Max che sta espirando. Ci osserviamo per una manciata di secondi, ci sorridiamo.
Siamo entrambi un po' intontiti dalla serata, dalla vodka, dal sesso, dal freddo.
“Lo so che non ce lo diciamo, ma sei il mio migliore amico. E hai anche bisogno di riprenderti perché ho davanti una faccia da zombie” dice ridendo e passandosi una mano sul viso. “Vado a prenderti una birra dentro” annuncia correndo verso la porta.
Di tutta risposta gli urlo dietro un “Nemmeno tu hai una bella cera, AMICO” ignorando che sono le quattro del mattino. Per fortuna qui intorno non ci sono molte abitazioni. Girandomi vedo Max che quasi cade nella sabbia aprendosi la porta addosso. Poi sarei io il rincoglionito!
Poco dopo lo vedo tornare con una bottiglia di Vodka piena a metà.
Sbatte contro il vetro della bottiglia un anello che porta sempre al dito medio e spiegandomi che era l'unico resto della nostra serata, dà ufficialmente il via al nostro post sbronza.
“Post sbronza featuring vodka. Il rum che fine ha fatto?” chiedo sorpreso del fatto che Max non lo abbia portato con la vodka. Quando tre ore fa l'ho visto in cucina ce n'era una bottiglia ancora chiusa.
“Mi sa che il rum ha avuto breve vita dopo essere finito nelle mani di Monte!”
Bene. Abbiamo finito anche il rum. Ci guardiamo negli occhi per un istante fulmineo, ma non ho neanche bisogno di aprir bocca: si fa rifornimento domani.
Però mi indigno. Monte ogni tanto è un po' tanto egoista. Intanto fortunatamente Max si sta dando da fare. Mi passa un purello con una mano e la bottiglia con l'altra.
Faccio un tiro, bevo un sorso e passo.
Tira fuori da chissà dove dello Xanax e me lo passa. Mando giù.
Lo guardo distrattamente mentre fa lo stesso.
“Ehi, ci buttiamo?” mi guarda un attimo con un mezzo sorrisetto. Sta cercando di capire se sto scherzando o se ho in mente qualche scherzo dei miei. Poi si alza lentamente.
“..se arrivo per primo offri tu domani!” mi urla mentre sta già correndo verso la riva.
“Bastardo!” gli urlo mentre lo rincorro. Lo prendo per maglietta e lo tiro nell'acqua ghiacciata. “Spero ti piaccia questo puttanella!”.
   
 
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