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Autore: Gyll    22/05/2014    3 recensioni
"Ti stavo cercando." Disse Sebastian senza alzare gli occhi dal bicchiere.
"E io ti stavo evitando, figlio di Valentine, come anche tutti quelli della tua specie." Disse il demone accendendosi una sigaretta. Lanciò un'occhiata al Nascosto, che subito distolse lo sguardo e tornò ad asciugare i bicchieri.
"Ed è cambiato qualcosa ora?"
Cam incurvò leggermente in su un angolo della bocca prima di fare un tiro. "Forse."
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cameron Briel, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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  Jace venne travolto da un'ondata di nostalgia camminando per i sentieri di Central Park. Nei suoi primi tempi all'istituto di New York aveva fatto gli incontri più interessanti proprio a Central Park di notte. Demoni, vampiri, lupi mannari, giurò perfino di aver visto un ragazzo vestito da mondano in groppa ad un pegaso con una spada grande quanto quelle che non doveva toccare nell'armeria dell'Istituto,  ma Izzy lo aveva zittito subito ridacchiando con la cattiveria che solo i bambini possono avere. "Un pixie ha rimbambito Jace! Il grande valoroso guerriero fregato da un folletto!" canticchiava scappando in giro per l'istituto da un Jace molto più irascibile e permaloso. Jace le aveva incollato i capelli al cuscino la notte dopo per vendetta. Lei gli aveva tenuto il muso per settimane, Alec rideva ogni volta che vedeva Isabelle con il suo orrendo taglio a caschetto.

  E infine affiorarono i ricordi di Clary, tante piccole lame di carta, tanti piccoli tagli invisibili ma dolorosi. A quell'ora della notte era probabilmente nel suo letto a Brooklyn, con le gambe intrecciate al lenzuolo in una presa da lotta libera, e i capelli sparpagliati sul cuscino, e le labbra socchiuse che...

  "Ehi, malato d'amore," Sebastian gli schioccò le dita davanti agli occhi un paio di volte. "Niente pensieri sdolcinati mentre siamo in missione." 

  Missione. Sembravano passati secoli dall'ultima missione con Alec e Izzy.

  "Non sapevo che il pacchetto regalo post mortem comprendesse la lettura del pensiero." Disse Jace con voce fredda. Alle sue orecchie sembrava incrinata, come se la sua voce fosse su una sottile lastra di ghiaccio che si incrinava di più ad ogni parola.

  "No," Sebastian fece una smorfia prima di curvare la bocca in un mezzo sorriso a cui ormai Jace si era abituato; poteva tollerarlo senza essere assalito dalla voglia di tirargli un pugno sui denti. "Hai un sorriso idiota stampato in faccia."

  Il pugno sui denti avrebbe voluto tirarglielo indipendentemente dal sorrisetto bastardo, ma sarebbe stato masochismo. Quello che uccide me uccide anche te, quello che ferisce te ferisce anche me, un legame parabatai esasperato e perverso.

  Camminarono lungo i sentieri del parco incontrando Mondani drogati e Nascosi altrettanto fatti di polveri fatate. 

  Sebastian bloccò sul posto Jace. "Quello non è un kelpie?" mormorò piano. Dall'oscurità della boscaglia priva di lampioni emerse la figura di un cavallo. Jace estrasse Nakir e il bagliore della lama si riflesse negli occhi spettrali del cavallo demoniaco.

  I kelpie agli occhi dei mondani potevano apparire come cavalli scappati da una delle stalle del parco, dei bellissimi cavalli neri di razza pura. Loro non vedevano i riflessi grigi, verdi e azzurri sul suo pelo, le escrescenze di alghe attorno agli zoccoli e sotto la pancia, il muso allungato, le ossa spigolose e i denti aguzzi che fuoriuscivano dalla bocca. Ma soprattutto non vedevano lo sguardo assassino nei loro occhi, solo un bellissimo cavallo e come ipnotizzati, erano spinti a montarlo. Finché non morivano affogati e poi divorati dal cavallo demoniaco. Una volta in groppa ai kelpie non si poteva più scendere, si poteva solo cavalcare verso la morte in modo molto poco metaforico.

  "Non sembra molto contento di vederci. " Disse sguainando due lame corte dalla cintura. 

  "Non sono contenti finché non ti affogano."

  Il kelpie nitrì, un suono più simile all'eco delle grida che le sue vittime non potevano emettere sott'acqua. Scalpitava, agitando le alghe che crescevano attorno ai suoi zoccoli.

  "Mettete via le armi." Ordinò una voce calda e melodica dal buio. Entrambi i ragazzi misero via le armi all'istante con sguardi stupefatti. Le loro mani agivano fuori dal loro controllo.

  Una donna completamente nuda con dei lunghissimi capelli neri emerse dalla boscaglia. Inizialmente Jace notò solo il pallore della pelle al buio, le curve e il corpo da lasciare a bocca aperta, ma mano a mano che si avvicinò ai due cacciatori, si accorse di altri dettagli: i capelli lunghi fino alle cosce e talmente neri da sembrare blu, erano bagnati; gli occhi di argento vivo sembravano avere una luce propria; le gambe erano coperte da resti di scaglie perlacee, membrane semitrasparenti collegavano le dita delle mani; denti appuntiti e più bianchi della sua pelle componevano un sorriso suadente e pericoloso su un viso dalla bellezza sovraumana.

  Una sirena con le gambe.

  Un Kelpie ed una sirena con le gambe.

  Jace tentò invano di allungare una mano verso la cintura, cercando di ricordare tutto ciò che sapeva sulle sirene. 

  Primo: le sirene hanno la coda. Non molto utile in quel caso. 
  Secondo: creature non aggressive al di fuori dei loro territori. Affermazione alquanto dubbia.
  Terzo: la loro voce è ipnotica per gli uomini. Le sue mani si rifiutavano ancora di toccare le lame. 
  Quarto: non si fissano troppo a lungo i loro occhi. Potrebbero convincerti ad annegare volontariamente. Non lo metteva in dubbio.

  "Credevo che potessero trasformare la coda in gambe solo in una sola notte di luna piena all'anno," Bisbigliò Jace a Sebastian. "Per... sai... rimanere incinte." 

  "Mi stai dicendo che è qui per fare una cosa a tre?"

  "Proposta molto interessante. Ma oggi non c'è la luna piena."

  La luna era un pallido sorriso, sottile ed inquietante in un cielo notturno inquinato dalla luce delle strade di New York. La somiglianza con il sorriso della sirena era allarmante.

  Il Kelpie avanzò accanto alla sirena, scalpitando ed emettendo versi sommessi, finché la sirena non si fermò davanti a Jace e Sebastian. Il Kelpie morse l'aria davanti a Sebastian, facendo schioccare i denti a pochi centimetri dal suo naso. Jace sghignazzò alla scena e alla  reazione di Sebastian, ma guardando bene la bocca dell'animale si accorse che cosa stava realmente mordendo: dal morso del Kelpie scendeva una catena argentata e luminosa, compariva e scompariva dalla vista, appena visibile, e gli circondava ampiamente il collo, appoggiata sulla criniera. Briglie di magia fatata.
  
  "Una sirena con le gambe che ha imbrigliato un cavallo demoniaco?" Chiese Jace con un cenno del mento verso la catena fatata. Forse era l'unico materiale che sarebbe riuscito a tenerlo fermo, a parte il ferro.

  La sirena allargò il sorriso composto da tanti piccoli denti aguzzi e accarezzò il fianco del Kelpie, che sembrò subito tranquillizzarsi al suo tocco. "Una creatura magnifica, vero?" La sua voce era miele, un miele acido che corrodeva dolcemente. "Chiunque riesca ad imbrigliare un Kelpie, si garantisce la sua fedeltà eterna. Finché morte non ci separi. O finché  la catena non si spezzi." 
 
  "Nulla può spezzare una catena fatata se non la mano del creatore stesso." Considerò Sebastian.

  "Esattamente." Il suo sorriso assunse agli occhi di Jace una nuova sfumatura minacciosa.
 
  "Che cosa ti porta sulla terra ferma" chiese Jace cercando di assumere un tono casuale e rilassato, con un cenno al cielo. "In questo periodo del mese in particolare?"

  Il sorriso del sirena si spense, rimanendo però agli angoli degli occhi. Se si dimenticavano gli occhi luccicanti, i denti affilati come rasoi ed escrescenze varie sul corpo, quando una sirena assumeva sembianze umane (o perlomeno al posto di una coda aveva delle gambe) poteva quasi passare per una mondana; una top model mondana, ma pur sempre mondana. Jace preferiva quando le cose inquietanti assumevano forme mostruose. Era più semplice sbarazzarsene. "Vengo dalla corte della mia signora per portarvi al suo regno. È stata informata dei piani di Camriel Della Cerchia ed è interessata ad offrirvi ciò che vi serve." Il suo tono era quanto di più serio e professionale ci si potesse immaginare da una donna completamente nuda di fronte a due Cacciatori.

  Camriel Della Cerchia. Cameron Briel. Il demone si era appena trovato un nuovo nome.

   Ma qualcosa non quadrava in ciò che aveva detto la sirena. Lo vedeva nel modo in cui Sebastian la fissava, come se stesse calcolando, lo sentiva in ciò che la sirena aveva detto, come se ci fosse un buco nelle parole. Neanche la regina delle sirene aveva il potere di 'indossare' le gambe in qualunque momento, e ciò poteva significare solo...
 
  "Chi è la tua signora?" Sebastian anticipò la sua domanda. "Chiaramente non sei al servizio della Signora del Mare e la Regina delle Fate non avrebbe motivo di venirci incontro se sa che stiamo a dando a cercare di ottenere un suo favore."

  La sirena sorrise, sfoderando la sua dentatura aguzza. "Seelie non è l'unica corte dell'altro mondo." 

  A Jace si gelò il sangue. Unseelie.
  
  "La regina della corte di Unseelie vi attende." Disse accarezzando il Kelpie. "E io sono qui per condurvi da lei, ma i miei servigi non vengono di certo gratis." 

  Sebastian la fissò perplesso. "E in cosa si paga una sirena? Conchiglie?"
 
  La sirena lo fissò, sorrise e si lanciò contro di lui. Il primo istinto di Jace fu quello di tirare fuori Nakir, ma le sue mani ancora non potevano toccare le armi, come per forza magnetica opposta; ma poi spalancò la bocca. Lei lo stava baciando. E non solo baciando, sembrava quasi che la sua vita dipendesse dalle loro labbra incollate, come se lei stesse traendo forza vitale attraverso le labbra di Sebastian. Jace non sentiva nulla, dolore o fiacchezza o pericolo di morte imminente, ma quando la sirena si staccò da Sebastian, il volto pallido di lui sembrò ancora più pallido, contorto in una smorfia di stupore misto a dolore. Lei, d'altro canto, sembrava raggiante. "No, si paga in canzoni, le più nascoste e preziose nella tua memoria."

  Saltò agilmente in groppa al Kelpie, un procedimento che metteva in risalto la nudità della sirena interamente. "La tua canzone mi soddisfa, Jonathan Morgenstern. Vi garantirò un viaggio veloce e un attraversamento sicuro del regno Unseelie." Nonostante la carenza di vestiti, sedeva in groppa all'amale con una fierezza regale. Il Kelpie cominciò ad agitarsi in fibrillazione.

  Sebastian si issò in groppa al cavallo dietro alla sirena con una notevole fatica, del tutto sgraziato in confronto all'agile salto di lei. Jace sapeva che montare un cavallo a pelo e per di più in movimento continuo era un notevole lavoro di braccia e addominali. Jace saltò semplicemente, un salto da Jace, e si chiese perché Sebastian non aveva fatto lo stesso. Il legame fra i due aveva condiviso anche il loro modo di muoversi. 

  "Non eccitarti troppo." Gli disse aggrappandosi a lui. Tre persone in groppa ad un cavallo non avevano esattamente molto spazio a disposizione, quindi Jace si trovò seduto sulla punta del sedere dell'animale, schiacciato contro Sebastian. Il sedere del Kelpie scalpitava mentre procedeva sotto il sedere di Jace.
  
  "Credimi, sei l'ultimo dei miei pensieri." Rispose Sebastian, abbracciato alla sirena con un mezzo sorriso da pugno sui denti. 

  "Dato che ci manca poco che lui ti scopi mentre io sono seduto qui dietro di voi," Jace si stava rivolgendo alla sirena sopra alla spalla di Sebastian, ma l'ultima frase era chiaramente indirizzata a Lui. "hai un nome, o rimarrai solo 'la sirena nuda con le gambe'?"

  La sirena emise un suono celestiale, una risata limpida e cristallina che annebbiò la mente di Jace. "Ho molti nomi e ho avuto molti nomi. Ceasg, Creiddylad, Lage, mi è piaciuto molto in passato Araxie... Ma potete chiamarmi Meg."

  "Meg?" Chiese sorpreso Sebastian. Lei si girò abbastanza da squadrarlo da sopra la sua spalla, il sopracciglio delicatamente sollevato, come in attesa. "È così... Normale.”




  Il Kelpie si fermò davanti allo stagno di Central Park, l'ingresso della corte di Seelie quando la luna si rifletteva sull'acqua. "Credevo stessimo andando alla corte di Unseelie." 

  "L'ingresso di Unseelie è molto lontano. Per questo viaggio con un Kelpie." Meg lo disse con un tono che sembrava così ovvio, come se avesse detto ad un bambino che le sirene hanno la coda. Si girò per guardarli entrambi in faccia, e Jace pensò che doveva avere una notevole elasticità per riuscire a muoversi in quel poco spazio a loro disposizione. "Kelpie, acqua, veloci? Suona familiare?" Era tutto tranne che familiare per Jace, era troppo intento a pensare al suo accento e a cercare di collocarlo in una zona del mondo. Sembrava antico, un po' irlandese, un po' gaelico, ma c'era qualcosa che indicava che non era la sua lingua, come l'inglese parlato nelle regioni scandinave; buono, ma non perfetto. Forse in fondo al mare parlavano con un accento russo o indiano o tedesco. Forse parlavano con l'accento della lingua delle foche o delle balene. Meg sbuffò sdegnata. "I Kelpie possono passare da una pozza d'acqua ad un'altra dall'altra  parte del mondo in un battito di ciglia sfruttandol e correnti. Ma che cosa vi insegnano in quegli istituti?" 

  "Ma non ha senso. Questo è uno stagno, non confluisce con nulla."

  "La magia non ha senso."

   
 
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