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Autore: Shootyourface    22/05/2014    0 recensioni
Anno x. Non esiste epoca, non esiste tempo.
Esiste solo il presente, esiste l'istinto di sopravvivenza. Esiste una sola domanda: Perchè?
Qui narrate le vicende di una giovane ragazza senza passato, R., che viene ritrovata sola, nel bel mezzo del nulla in un mondo completamente distrutto da vari attacchi nucleari. Sono pochi i sopravvissuti in questo enorme mondo che sembra essere tornato all'origine della vita, si può dire che siano unici. E sicuramente esiste un motivo per il quale proprio loro siano sopravvissuti alla catastrofe.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Erano passati circa 96 giorni e 5 ore da quando quel caldo e arido mondo aveva abbracciato il suo corpo piccolo e affamato. Ancora lo ricorda come se fosse ieri, nitido nella sua testa, come un sogno ricorrente che preme per non essere lasciato in un cassetto a marcire.
Ancora ricorda la figura di quell'uomo in nero stordirla facendola cadere nel sonno più totale.
Ed era grata a quell'uomo, aveva pensato che finalmente qualcuno la volesse uccidere, gliene sarebbe stata grata comunque.
Ma invece si ritrovo  con un panno a coprire le sue nudità, difronte ad un'enorme struttura costruita in metallo grezzo, qualche finestra aperta e degli spuntoni in legno a proteggerne l'entrata.
La cosa alquanto strana fu però risvegliarsi e notare che un gruppo di quattro persone le stavano puntando delle armi alla testa.
Ma quell'attimo di confusione passò subito quando videro che una giovane donna seminuda li guardava con uno sguardo stordito  e, ansimante, chiedeva dell'acqua. Quasi come non fiutasse il pericolo a pochi centimetri di distanza.
Ora era lì, sulla stessa roccia di quel primo giorno, a limare un umile pezzo di legno, definendo la punta di quella che era una freccia, mettendola poi accanto alle altre mentre un sole cocente le riscaldava la pelle scoperta alle braccia, che continuavano a lavorare instancabilmente.

Tutto ciò che aveva imparato di quel mondo era che non ci si poteva fidare di alcuna persona, se non delle persone presenti nella casa 8.
La casa 8 era il primo, imponente  e maestoso edificio che i suoi occhi immortalarono dopo una vasta landa di vuoto. Ed era la stessa casa dove tutt'ora abitava. Non era propriamente "casa sua", non sapeva neanche perchè si ostinavano a chiamarla casa. Era semplicemente come un enorme magazzino che conteneva cose e persone.
Un altra cosa da ricordare per sopravvivere era non girare mai di notte lungo le zone costiere, lì dove c'era il mare c'era anche una più che alta possibilità di imbattersi in altre case, spesso nemiche, e di venire fatto fuori. Non era il massimo se si voleva arrivare alla fine dell'obbiettivo prefissato in casa 8, ovvero la grande domanda "Perchè".
Perchè erano li, a creare vita nuova in un mondo completamente raso al suolo. Perchè proprio loro su sette miliardi di persone. Perchè una donna.
Sì, a quanto pare secondo alcuni calcoli di Mark, tutti gli abitanti erano circa 30, tutti uomini. Ancora le motivazioni sembravano oscure a tutti quanti. Ma se non si riusciva a risolvere nemmeno il come, questo "perchè" sarebbe stato impossibile da trovare.

Un piccolo coniglio si muoveva nell'erba, stanco ma vigile, muoveva a scatti la testa verso destra e sinistra, le orecchie tese. Povero esserino, purtroppo la sua sorte era già segnata. L'arco era sulle sue spalle. Lo sfila silenziosamente, incastrandoci la freccia appena costruita.
I suoi occhi verdi si posano sulla piccola bestiolina ancora intenta a vigilare dalla parte opposta.
Aveva imparato ad usare un arco dopo circa tre giorni, Mark le aveva detto molto schiettamente "O lo impari, o muori.", una spiegazione più che sufficiente per lei. Questi aggeggi erano costruiti a mano, e il mira e spara non era proprio perfetto.
Trattiene il respiro mentre tira verso di se la corda, portandone al massimo la tensione. Dopo neanche due secondi, schiocca il colpo, la freccia velocissima raggiunge la preda che non ha fatto in tempo neanche a girarsi, dritta nel collo.
Quella era la sopravvivenza, il cibo, la legna, tutto quello che era disponibile in un mondo ormai abbandonato, era questione di vita. Era come tornare all'età della pietra, ma questa volta con piccole basi nucleari che spuntavano di tanto in tanto. Era sempre pericoloso entrare in quelle zone, li si trovavano i nemici più disperati, più mortali. Inoltre non è sempre "salutare" farci una visita.
La cosa che però attira molta gente lì dentro sono le armi. Armi da fuoco.
Lei ne aveva viste solo alcune in casa, due fucili a pompa, tre pistole, un fucile di precisione.
Si chiedeva sempre se mai avesse voluto usarli per difendersi, non aveva mai toccato un arma da fuoco prima d'ora.
Poi però, pensando alla teoria del combatti o muori, non ci aveva pensato più. In ogni caso, non le era ancora permesso di girare con esse. Non sapeva se per mancanza di fiducia o altro.
Ma a lei andava bene così, le sua mansione era solo quella di riportare cibo in casa.
Si avvicina piano alla sua vittima, guardando a destra e sinistra (solitamente non passava nessuno da quella parte) e la prende tra le mani, sporcandosi del sangue ancora caldo, sfila la freccia controllandola, era ancora buona, quindi la rimette nella faretra. La povera bestia invece, viene messa in un sacco con altri polli e conigli.
 -Beh, direi che e proprio ora di tornare a casa...- gli occhi le si posano sul cielo che stava assumendo il tipico colorito arancione del tramonto.
Si guarda ancora una volta intorno prima di riprendere la strada al sicuro verso la 8.



Era una delle poche strade che lei conosceva, essendo solo incaricata al cibo non aveva molto da girare, e nonostante il pericolo costante in tutte le zone di quell'enorme terra, lei si sentiva al sicuro una volta che prendeva a camminare verso casa.
Protetta dai pochi ma enormi alberi, era diventata brava a mimetizzarsi con essi. I vestiti che portava ora non erano esageratamente vistosi, la maglietta smanicata era verde scuro, quindi quasi invisibile agli occhi disattenti, i pantaloni erano larghi e marroni, come le scarpe. La prima volta che ricevette quel vestiario, le andava tutto enorme, quasi doveva indossare due cinture per tenere su i pantaloni, ora però grazie alla caccia e alla sopravvivenza, era riuscita a mettere su qualche muscolo e un pò di grasso, quindi non rischiava più di dover scappare con il rischio di rimanere in mutande. Se c'era forse qualcosa che poteva notarsi in una fitta foresta era sicuramente la sua carnagione, chiara e pallida come la luna. Sembrava quasi stare male, ma da che si ricorda lei era sempre stata così.

Finalmente aveva raggiunto la 8, il cammino dura solitamente sui 20 minuti, ma questa volta se l'era presa comoda, arriva con dieci minuti di ritardo, apre la porta inserendo una password nel piccolo computer a sinistra del pomello  e oltrepassa la porta, facendo attenzione a chiuderla per bene.
Una delle cose positive era il fatto che la casa era costruita in metallo. Un metallo grezzo e poco lavorato. Solo uomini enormi potevano usarlo per costruirci una casa, ed  effettivamente Rib era un uomo con grandezza pari ad una montagna.
Rib e uno dei maggiori riferenti di questo posto, era stato uno dei primi membri, il primo a cominciare le operazioni di caccia, e di spedizioni alle armi, uno dei pochi che riusciva ad entrare nelle zone nucleari e ad uscirne vivo con cibo in più proiettili per armi, altri vestiti a volte provenienti da hangar o basi militari.
Insomma, una colonna portante. Senza di lui, forse lo spirito di questa "famiglia" si sarebbe perso per sempre.
Ma lei ancora non si considerava della famiglia, per ora pensava a sopravvivere e al suo personale obbiettivo.

-Heylà! Ci hai messo un po di più oggi eh?- Mark esce alle spalle della ragazza, dandole una pacca amichevole, sorridente. I suoi denti erano splendenti, R si domandava sempre come diamine faceva a mantenerli in quello stato, ma più belli di quei denti scintillanti erano sicuramente i suoi occhi azzurri e luminosi.  E' sempre stato un tipo solare e disponibile, forse un pò troppo. Come se l'intera situazione lo divertisse.
Mark era il genio. Colui che messo qualsiasi aggeggio nelle sue mani poteva trasformarlo in qualcosa di utile...il computer con la password alla porta, per esempio. 
Lei aveva sempre trovato affascinante il suo modo di fare, e quando gli ha chiesto come mai anche lui si trovava in quello stato, e cosa si ricorda dell'accaduto, lui non ha saputo rispondere con certezza.
"So solo quello che le carte mi raccontano dolcezza, mi dispiace." Beh, un peccato, sicuramente.

-Me la sono presa comoda.- la risposta di R arriva dopo qualche secondo, presa  a poggiare la sacca piena di cibo su un tavolo il legno vuoto.

-Beh, vedo che ti sei data da fare anche questa volta...sei giustificata!-

-Non sei tu che deve giustificarmi...- risponde un pò infastidita.

-Si, si dolcezza...come vuoi. Di un po, hai visto qualcosa di strano fuori?-

-No, non particolarmente.- gli occhi verdi di lei ora si direzionano verso la figura dell'uomo. -Perchè?-

-Ah..- Mark porta una mano sui capelli medio lunghi e neri, spostandoli per poi grattare la nuca. -Niente di che, solo movimenti strani questa mattina nelle vicinanze...ma se vuoi più dettagli dovresti chiedere a Rai.- 

-Oh ti prego...- odiava parlare con quel ragazzo. Rai era suo coetaneo d'eta (forse), era fastidioso, poco simpatico e polemico. Molte volte a tavola doveva trattenersi dal buttargli un pugno sul naso, e poteva fargli male...oh si che poteva.
Ma nonostante il suo lato poco piacente, il tizio era uno stratega eccezionale, non chè un membro importante della squadra di spedizione. Era in grado di scovare strade, riprodurle sulla carta e ricavarne minimo 20 modi per percorrerla in modo sicuro. E doveva ammetterlo, era anche grazie a questa sua capacità che lei poteva camminare più lentamente e prendersi qualche minuto da sola per riflettere.
Oltretutto dirigeva anche la maggior parte dei contrattacchi della squadra, quando si trattava di nemici, questo lo faceva sentire ancora più importante.
E gli permetteva di stra-parlare e di vantarsi a schifo.

-Mi dispiace, sai come funziona.-
-Che te lo dico a fare, preferirei uccidermi che parlare con quel tizio...-
-Non ne sono tanto convinto..- Mark sorride e ritorna nel suo "laboratorio" chiudendo bruscamente la porta, a volt è un pò troppo esaurito.



-Allora che è successo?- era la seconda volta che R prova a fare quella domanda, si stava leggermente infastidendo all'insistenza dell'altro nel cambiare discorso.
-Non sono affari tuoi, ti ho detto all'inizio.- Rai continuava a scribacchiare qualcosa su un foglio, per lei del tutto senza senso, ma di solito quello che ne usciva fuori poi dalla sua bocca funzionava.
Il ragazzo vestiva con una tenuta diversa da quella sua o di Mark, era completamente vestito di nero, una giacca enorme copriva il suo corpo che nonostante tutto era magro, non era un abile combattente, ma sapeva fare qualcosa con le armi da fuoco. I capelli e gli occhi erano del medesimo colore, i primi portanti indietro in una coda alta e stretta, i capelli gli cadevano quasi alle spalle ed erano liscissimi, a volte R invidiava quella sua capigliatura sempre così ordinata.
-Guarda che Rib ha detto di tenere informata anche me quando si tratta di movimenti strani...-
-E a me cosa dovrebbe importare? Rib non è qui, e di sicuro non lo temo. Ora va a farti un giro.- dice rivolgendole un sorriso di scherno alzando gli occhi grandi e neri su di lei.
"A volte prenderlo a pugni è un opzione troppo moderata" pensa tra se e se la ragazza, prima di rivolgergli il suo solito sguardo della morte e uscire infastidita sbattendo la porta sonoramente.
Forse poteva anche non piacere a qualche membro della combriccola,  ma essere trattata come una stupida solo perchè era arrivata per ultima lo trovava assurdo e poco consono alla situazione.
I giorni non passavano mai tranquilli, ogni giorno si sentiva di morte e distruzione  da qualche passante, qualche persona ignara del suo destino...e per quanti ne morivano tanti ne arrivavano, proprio come lei, nudi e spogli di ogni proprietà e conoscenza.
Ma quasi nessuno alla fine aveva avuto la sua stessa fortuna, quella di trovare qualcuno che la portasse al sicuro, tra le braccia di persone esperte. Quindi giorno dopo giorno, fiumi di sangue attraversano le enormi sterpaglie, quando gli orsi...quando i fucili a pompa.
Ed è solo ripensando a quella fortuna che R si calmava, cercando in questa unica motivazione il coraggio di andare avanti e perdonare qualsiasi fastidio o torto.

Le sue mansioni erano finite già da un pezzo, era stesa nel sacco a pelo a terra, accanto ad una parete, un baule contenente i suoi effetti personali che poggiava alla finestra sbarrata. La luna inondava candidamente la piccola stanza quadrata ora, ed e come se il suo cervello si resettasse.
Succedeva sempre, oramai, in queste notti così luminose a pensare all'inizio, a pensare a l'unica cosa che voleva fare.
Voleva raggiungere i supremi.

I supremi non erano persone speciali, erano persone come tutte le altre. Avevano solo qualcosa in più, la conoscenza assoluta. Essi avevano un ruolo, ovvero quello si essere a conoscenza del famoso e importante "Perchè" che tutti bramano, sapevano cos'era successo a questo mondo. 
Sapevano perchè tutte quelle persone rinchiuse qui ricordavano di un mondo migliore, di un mondo sereno ma caotico. Di un mondo diverso.
Per la giovane ragazza, comunque, non era obbligatorio il perchè, questo era ormai il sogno di altre persone. Voleva sapere il suo di "perchè": Perchè l'avevano salvata? Perchè il supremo che rispondeva al nome di Ges l'aveva portata fin qui?
Si rigira nel letto mentre il quesito le balena in testa ancora e ancora, senza sosta.
Cercare risposte era la specialità di tutti qui dentro, ma porsi le domande giuste a quanto pare risultava difficile.
Ripensa a Rai, lui non aveva un vero obbiettivo se non quello di succedere in ogni operazione che attua.
A lui non importa veramente del perchè. A lui non importava di nulla.
Un tipo tutto strano, insomma, o forse un pò rassegnato. Certo, lei non sperava mica di riacquistare tutti quei ricordi offuscati nella sua testa, per questo i suoi livelli di ambizione erano al minimo.

La sua testa si risveglia quando un sordo tonfo alla porta metallica la fa saltare in piedi.
-Ma cosa diamine..- apre la porta di scatto, con il suo arco accanto, ma scoprì velocemente che non si trattava di un pericolo. Rib era tornato dalla spedizione.
Lo chiamavano "la montagna" per un motivo. La sua altezza era all'incirca sui due metri e venti, un tizio molto muscoloso, massiccio, pesante. Mettersi accanto a lui per la giovane donna era come cadere in depressione, sembrava uno scoiattolo che guardava in alto verso un enorme albero.
-Rib?-
-Ti ho svegliata? Beh, non importa...c'è qualcosa di importante che tutti dovete sapere...-
-Oh, finalmente qualcuno che parla!- dico io chiudendomi la porta alle spalle e raggiungendo la piccola sala riunioni poco più avanti. Il messaggio minatorio era comunque arrivato al destinatario, Rai, che spostandosi dalla porta della sua camera per camminare al fianco della giovane, si limtò a sospirare e a rigirare gli occhi al cielo.
Mark era gia seduto al suo posto, forse aveva ricevuto la notizia dal trasmettitore, obbligatorio per chiunque andasse in spedizioni pericolose.

-Innanzitutto, ottima tattica d'azione Rai, sempre per il meglio!-
-Considerando che sei sempre tornato senza ferite e con quel bel faccino sempre luminoso e pulito...sì, credo di essere un figo.- si mette in una finta posa sorridendo, riesce a guadagnarsi qualche risata e uno sbuffo particolare, ma il discorso filò liscio senza altre interruzioni.
-La camminata di oggi e stata prosperosa per quanto riguarda proiettili e tutto il resto, ma sono giunto con altre novità.-
-Fortuna che qualche passante aveva a bocca abbastanza larga da dare informazioni utili.- il braccio destro di Rib, Hearv buttò lì un altra battuta catturando però l'interesse di tutti.
-Si, ecco, lascia dire a me queste cose...- Rib insistette sbuffando un pò. Era un enorme montagna, ma un piccolo bambino dentro. Questo la fece sorridere un po.
-Si beh, insomma, la cosa è questa. Domani, presso le coordinate che ho raccolto e che darò poi al mago dei percorsi fittizi, succederà qualcosa di unico, mai successo qui.-
-Cosa, esattamente?- domanda Mark mettendo i piedi sul tavolo, stiracchiandosi.
-Un aereo.- e la risposta lo fece quasi cadere dalla sedia.
-U-un aereo? Ma questa è leggenda!-
-Per l'ultima volta Mark, gli aerei esistono...o esistevano, fai un pò te...- risponde Hearv scocciato.
-Il punto è, che arriva dai piani alti, e no, non sono i supremi...ma loro sicuramente ne sapranno qualcosa e sono sicuro che saranno lì a dare un occhiata.-
-Ma dare un occhiata a cosa?- domanda la ragazza guardandoli un po tutti, e a giudicare dalle espressioni, era l'unica a non sapere nulla.
-Quando si parla di aerei qui, si tratta di qualcosa di grosso. Si diceva in giro qualche tempo fa che una volta uno di quei cosi ha fatto  cadere una scatola a terra, e che alcuni tizi ci trovarono la chiave per il successo.-
-E cos'è la chiave del successo?-
-Cosa può essere secondo te, idiota? Il modo per accedere all'edificio dei supremi e saperne qualcosa di questo pezzo di zolla di merda.- interviene Rai, prendendo un pezzo di carta e cominciando a scrivere qualcosa.
-Coinciso.- risponde R  senza neanche voltarsi a guardarlo.
-Beh, visto che ora siamo tutti al corrente di questa cosa Che si fa?- Mark continua ad essere incredulo sulla questione, ma quando Rib porta notizie e ha in mente di fare qualcosa, molte volte è difficile fermarlo, specialmente se si tratta di qualcosa di grosso come questo.
-Ma che domande sono!? Rai!-
-Si...si, domani mattina preparo l'occorrente, tu dammi quelle coordinate.- allunga la mano.
-Perfetto!- Rib, soddisfatto, allunga il pezzo di carta al ragazzo.
Ancora non sa il perchè, ma in qualche modo tutti si fidano di lui. Solo lei ha ancora qualche dubbio su quel ragazzo senza obbiettivi?
-Ah, già...quando sarebbe questa cosa?-
-Al  calar del sole, non un minuto di più non uno di meno.- Interviene Hearv.
-Mmh...puntuali- precisa R, alzandosi dalla sedia.
-Dove credi di andare, non abbiamo mica finito!- interviene Rib guardandola con uno sguardo un pò esasperato.
-E che senso ha grande capo? Tanto domani sarò a fare cibo come oggi, e ieri.E l'altro ieri...- dico a mo di battuta sbadigliando. Quel lato era sempre piaciuto a Rib, che si mette a ridere sguaiatamente prima di aggiungere:
-Oh no ragazza, tu domani sei dei nostri.-
Le gambe quasi le cedono alla notizia che le arriva in testa come un proiettile.





___

Heylà, salve a tutti! 
Per cominciare: Ringrazio i lettori del prologo, spero vi sia piaciuto. Mi piacerebbe sapere ora cosa ne pensate dell'idea in generale, visto che questo capitolo è colmo di informazioni :)

A proposito di questo, è vero  che magari è troppo prolisso e carico di informazioni in ogni parte delle azioni, ma ne avevo bisogno per spiegare un pò di roba, quindi spero me la facciate passare. Come ho già detto, questa storia non nasce per essere scritta, ma disegnata!

Oltretutto ho scritto su blocco note, quindi ha gentilmente riprodotto un testo completamente PRIVO di lettere accentate, quindi ho dovuto ricontrollare tutto il testo e modificarlo per bene...quindi se vedete qualche "è" verbo senza accento, o se scorgete il fiume Po immezzo alla storia, è stata solo una pecca di disattenzione :)

Grazie per l'attenzione alla prossima!
   
 
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