Serie TV > Queer as Folk
Segui la storia  |       
Autore: 09titti    06/06/2014    1 recensioni
I Britin mi hanno rubato il cuore! Con questa storia vorrei dare un vero e proprio "happy ending" a questa coppia che sono l'amore vero!
Brian è completamente immerso nel lavoro, così come Justin... in un anno sono riusciti a vedersi pochissime volte. Qualcosa però sta per cambiare e porterà, forse, un po' di pace ai cuori distrutti dalla lontananza dei nostri Britin!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Justin camminava tranquillamente per le strade di Valencia diretto alla galleria d’arte che ospitava la sua mostra. Fra meno di tre ore sarebbe iniziata la sua ultima esposizione in terra spagnola ed era emozionatissimo. Non solo perché quella mostra avrebbe segnato la chiusura del suo tour spagnolo, accolto con calore dai critici d’arte, ma anche perché significava che fra meno di una settimana sarebbe tornato a casa, a Pittsburgh. Voleva staccare un po’ la spina da tutto.
Aveva vissuto cinque mesi in maniera frenetica, spostandosi per tutta la Spagna, parlando a ripetizione delle sue opere, conoscendo tantissima gente e non vedeva l’ora di tirare un sospiro di sollievo, senza avere nessuno intorno che gli continuasse a parlare di lavoro. E poi voleva tornare da Brian.
Brian che lo stava aspettando e che aveva una sorpresa per lui. Solo questo pensiero riusciva a tenerlo calmo, a non fargli mollare tutto perché ormai i rapporti con Andres erano al limite del sopportabile.

Quando Justin rivide Andres dopo il suo breve soggiorno a Pittsburgh, prima di partire pel la Spagna, successe esattamente quello che si aspettava. Appena mise piede nello studio che usava per creare i suoi quadri fu travolto dalla voce del suo agente.
“Si può sapere dove cazzo sei stato?” chiese Andres con rabbia.
“A casa” rispose semplicemente Justin.
“Come cazzo ti permetti di partire così, senza avvertire? Dovevi dirmelo.”
“Forse ho sbagliato a non avvertirti della partenza ma non dovevo chiederti il permesso…”
“E invece si, io sono il tuo agente caro mio e devo sapere tutto. Cosa sei andato a fare in quel posto di merda?”
“Quel posto di merda è casa mia e siccome era da tantissimo che non ci tornavo ho deciso di tornare a salutare la mia famiglia…”
“Beh che non si ripeta mai più una cosa del genere. “
“Si ripeterà ancora, non preoccupati, tornerò a casa ogni volta che voglio…”
“Le regole le detto io lo sai…” disse Andres prendendo la mano di Justin.
“Beh le cose cambieranno da ora in poi…” Justin ritrasse la mano e inizio a raccogliere i fogli sparsi sul tavolo.
“In che senso le cose cambieranno?” disse con voce incerta Andres.
“Nel senso che faremo il viaggio in Spagna, ma oltre al rapporto professionale tra noi non c’è più nulla. Quando torneremo dal viaggio non lavorerò più con te.”
“Questo non lo puoi fare, ricordati che sono stato io a tirarti fuori dalla merda, sono stato io a farti conoscere la gente che conta e che compra i tuoi quadri… senza di me non sei un cazzo! E poi come mai hai cambiato idea così? Cosa cazzo è successo a Pittsburgh??” Andres non conosceva nulla della vita di Justin prima del suo arrivo a New York.
“Ho solo aperto gli occhi. Chi ti vuole bene veramente non ti costringe a fare cose che non vuoi, non ti impedisce di andare dove vuoi, non ti rinchiude sotto una campana di vetro!”

Quando Justin parti per Pittsburgh per andare a trovare Brian, i rapporti con il suo agente erano già incrinati. Andres pretendeva di conoscere e organizzare la sua vita nei minimi dettagli, gli organizzava ottime mostre e gli presentava gente interessante ma il prezzo da pagare era alto. Non era più libero di essere se stesso. Le cose erano poi peggiorate quando avevano iniziato ad andare a letto insieme, aveva messo subito le cose in chiaro (niente relazioni serie, niente appuntamenti romantici e sdolcinati, libertà di vedere chiunque volesse) ma Andres piano piano aveva iniziato a voler sempre di più, a diventare antipatico quando si vedeva con altri uomini e aveva perciò deciso di smettere di frequentarlo già prima di vedere Brian. Ma Brian lo aveva spinto ad accelerare i tempi.
Inoltre da qualche mese l’aveva contatto Lindsay.
Lindsay era ritornata a vivere a Pittsburgh insieme a tutta la famiglia e continuava a lavorare nel mondo dell’arte, a organizzare mostre e aveva iniziato a fare da manager ai giovani artisti emergenti. Lindsay che gli aveva proposto di lavorare insieme e lui non vedeva l’ora di iniziare questa collaborazione.

Immerso nei suoi pensieri, Justin non si accorse nemmeno di aver superato l’edificio che ospitava la mostra e se ne rese conto solo perché Andres gli urlò “Dove cazzo stai andando?”.
Sbuffando Justin tornò indietro ed entrando nell’edificio si guardò intorno con soddisfazione. Tutto era perfetto e la serata, ne era certo, sarebbe stata un successo. E poi finalmente avrebbe detto arrivederci alla Spagna e addio a quello stronzo di Andres.

Il pomeriggio del giorno dopo la mostra Justin partì per New York e finalmente dopo un lunghissimo viaggio arrivò finalmente al suo appartamento. Appena mise piede nel palazzo notò che il portinaio aveva un sorriso piuttosto strano e lo salutò con calore. Ma non ci fece troppo caso, non vedeva l’ora di sedersi sul suo comodo divano e chiamare Brian, perciò si precipitò nell’ascensore per salire al decimo piano.
Il telefono squillò, Justin guardò il nome sul display e con stizza chiuse la comunicazione. Era Andres. “Cosa vuole ancora questo?” pensò.
Stava ancora pensando ad Andres quando aprì la porta del suo appartamento e subito sentì il suo profumo. Brian era lì. Entrò in camera da letto e se lo ritrovò sul letto, che dormiva tranquillamente, con i suoi vestiti sparsi intorno a lui. Si lanciò su di lui, non gli diede nemmeno il tempo di aprir bocca che lo stava già baciando e Brian rispose con passione a quel bacio e a tutti quelli che vennero dopo.
“Vedo che ti sono mancato Sunshine!” disse sorridendo Brian.
“Non sai quanto…” rispose Justin togliendogli la camicia. Brian si perse negli occhi azzurrissimi del suo raggio di sole e si lasciò prendere da Justin perché in quel momento era esattamente ciò di cui aveva bisogno, averlo dentro di sè.

Moltissime ore dopo, Brian e Justin decisero di uscire di casa.
“Dove vuoi andare?” chiese Justin “Se hai fame ti porto nel ristorante in cui vanno a mangiare tutti gli artisti non ancora ricchi di New York!”
“Mmmh forse dopo, anche se preferirei mangiare in un vero ristorante.” Rispose Brian , immaginando il luogo in cui voleva portarlo “Prima vorrei farti vedere una cosa.”
“Scusa eh, ma cosa vorresti farmi vedere? Siamo a New York, sono io che vivo a New York, dovrei farti io da guida se mai…”
“Ma questa cosa non la conosci, è nata due mesi fa…” disse sorridendo Brian. E trascinò Jutin nel primo taxi libero. il taxi si fermò davanti a un edificio a 15 piani, rosso fuoco.
" Ecco ci siamo..." disse Brian.
 “Mi sembra di rivivere il momento in cui mi hai portato alla sede della Kinnetic…” disse Justin e rimase a bocca aperta “Non dirmi che…”
“ Esattamente… sei sveglio vecchio mio!” Brian gli mostrò il citofono che conteneva parecchi nomi e al numero 14 e 15 risplendeva a chiare lettere il nome “KINNETIC”. “Ma non ci posso credere!” disse Justin baciando Brian.
“ Eh una filiale della Kinnetic a New York, non è magnifico? Ho lottato tanto per arrivare qua e ce l’ho fatta… Brian Kinney non sbaglia mai!” dichiarò entusiasta Brian accarezzando i capelli biondi di Justin. “Abbiamo già iniziato a lavorare qui da due mesi e le cose vanno alla grande.”
Salirono con l’ascensore i 14 piani e si ritrovarono nella Kinnetic, che era deserta perché era domenica... tutto era bianco e nero ma la cosa che colpì di più Justin fu il quindicesimo piano che era praticamente un terrazzo, pieno di fiori e alberelli, divani e poltroncine.
Vedendo la soddisfazione dipintà sul volto di Brian, Justin disse togliendosi la maglietta " Dobbiamo inaugurare questo posto come si deve o no?" e Brian non se lo fece ripetere due volte.
Fecero l’amore lì, con il cielo azzurrissimo di New York sopra di loro.
Justin non riusciva a credere a quello che aveva appena saputo. Brian finalmente era riuscito a realizzare il suo sogno, arrivare a New York con il suo lavoro e anche se aveva in programma di tornare presto a Pittsburgh, Justin fu felice di sapere che Brian aveva accorciato le distanze tra loro.
“Quindi, ora verrai a vivere da me, quando sarai qui a New York…” affermò Justin.
“Ma non ci penso nemmeno!” disse Brian.
Justin smise immediatamente di accarezzargli la pancia, “Cosa stai decidendo?” disse allarmato.
“Che non ho intenzione di viver in quel minuscolo appartamento che tu chiami casa…” rispose Brian, girandosi a prendere qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni firmati Armani “Queste sono le chiavi del nostro nuovo loft newyorchese, è a due isolati da qui! Lo sai quanto amo i loft…”
Justin allora prese il viso di Brian tra le mani e gli sussurrò “Ti amo!” e Brian rispose a quel ti amo tempestandolo di baci.
Justin capì che l’amore di Brian era racchiuso in quei baci pieni di passione e in quel mazzo di chiavi che aveva come portachiavi Furore, l’eroe che lui e Michael avevano disegnato tanto tempo fa.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Queer as Folk / Vai alla pagina dell'autore: 09titti