Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Thiare    09/06/2014    2 recensioni
Era stato strano ritornare alla normalità. Le catastrofi, si diceva, sono meno drammatiche se affrontate insieme.
L'agente Meyers era stata così gentile ad affiancarli nella lotta finale, e lei e il suo gemello sembravano una strana riproduzione dei FitzSimmons. Serena e Jeff Meyers erano in gamba, sì, ma la loro squadra era perfetta così com'era.
Ora non lo è più.
Lo S.H.I.E.L.D. è morto, tutti sono in lutto.

[Storia scritta a quattro mani con Becky_99] [Come secondo noi dovrebbe finire la Season One] [A Paoletta76 per il suo compleanno]
Genere: Azione, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Grant Ward, Nuovo personaggio, Skye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Maybe we can take the control (maybe not)



"Ognuno può fare come vuole, ma non può volere come vuole."
- Schopenhauer



Coulson accolse con uno schiocco di labbra la magra figura dell'agente Shiho nella sala riunioni. Racchiusa in un vestitino lilla, la sagoma minuta della ragazza si avvicinò appena all'agente appoggiato al tavolo olografico.

"Se potessi decidere a chi fare da agente supervisore, sceglieresti un matto, un criminale o una donna incinta?" sussurrò la giovane.

"Ah! Ancora questi indovinelli? Non ho mai capito perché li facessi in continuazione." 

Tiarè sorrise amaramente incrociando le braccia. "Non mi hai risposto."

Coulson stirò una smorfia spostando il peso da un piede all'altro. "Probabilmente sceglierei il matto, me la so cavare bene con le persone che hanno smarrito la strada. Con te sono stato bravo."

La ragazza mutò il sorriso in un ghigno adirato. "Perché allora non il criminale?"

"Coloro che hanno preferito un tipo di vita ad un'altra sono più difficili da riportare nel giusto."

"Questo è egoismo, Coulson. La domanda reale era: qual è la persona che aiuteresti per prima, chi ha più necessità?"

"Allora c'è il tranello, come al solito."

Tiarè inarcò un sopracciglio assottigliando gli occhi, visibilmente colpita da quella risposta, poi rilassò improvvisamente i muscoli stirando un sorriso rassegnato. "Il tuo autocontrollo è stato sempre un intralcio per le mie piccole verifiche."

Coulson le si avvicinò appena accarezzandole un braccio. "E' solo che dopo tanto tempo ho capito come prenderti. Come non cadere nel tranello, appunto."

Tiarè sorrise. "Giusto. E della donna incinta che dici?"

"Le donne gravide sono più pericolose di un matto e un criminale messi insieme."

I due scoppiarono in una risata allegra per poi ritrovarsi una tra le braccia dell'altro, affettuosamente abbracciati.

Quando si divisero fu Coulson a prenderle una ciocca di capelli e osservarla stranito. "Hai cambiato pettinatura?"

La ragazza scostò bruscamente la mano passandosi le dita sugli occhi lucidi. "Sai che è successo l'ultima volta che ci siamo incontrati. Dopo ho dovuto imparare ad andare avanti." 

Coulson abbassò lo sguardo afflitto. "Come sei riuscita a superarla?"

"Non l'ho superata."

Coulson non seppe ribattere adeguatamente, l'ultimo ricordo che aveva di quella giornata, quella che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto l'amica prima di diversi anni, era la calda afa di giugno che calava sulle loro teste, poi solo un pianto disperato e sangue, tanto sangue.

Due giorni dopo la missione, Coulson si sarebbe svegliato sulla brandina di un'infermeria francese imbottito di medicinali. Da quello che seppe, Tiarè era sparita.
Ma cosa successe durante quella missione di tre anni prima? Purtroppo ne erano a conoscenza solo tre persone, nessuna delle quali, però era disposta a raccontare nulla.


Coulson rimase lì, a bocca semiaperta, guardando Tiarè svincolare via da quel discorso doloroso. Mentre camminava verso il suo alloggio nascosto, la ragazza si lasciò sfuggire una lacrima. "Lui mi amava, Phil, e il suo sacrificio mi perseguiterà per sempre." e sparì dietro la scala a chiocciola.



*



"Mangia qualcosa." dall'alto del suo sgabello, Simmons cercava in tutti modi di convincere Skye a mettere qualcosa sotto i denti, soltanto per avere le forse per arrivare alla mattina successiva.

Abbattuta, Jemma ritirò la mano con cui le aveva porto il panino al rifiuto di Skye.

"Non sei la sola rimasta delusa da questa scoperta." Ad occhi liquidi, Jemma cominciò ad accarezzarle dolcemente i capelli.

Dall'altra parte Skye si passò due mani sugli occhi rossi e si lasciò cadere sulla sedia. "Solo... non ci posso credere!" sbottò in preda all'ennesima crisi "L-lui... lui valeva molto per me..."

La biochimica strinse le labbra in un sorriso compassionevole. "Anche per noi, Skye, so quello che provi."

Jemma però dovette interrompere il suo discorso perché dalla porta della cucina irruppe improvvisamente l'imbronciata figura dell'agente Shiho. 

"Mangia o muori." sibilò questa fermandosi al cospetto delle due.

Skye e Jemma si voltarono a occhi spalancati. "Sarebbe a dire?"

Tiarè strappò dalle mani della biochimica il panino e lo porse con forza a Skye. "Ti servono forze per combattere se vogliamo andare a prendere quel figlio di puttana." sbottò l'agente intenta a sparire verso i dormitori, quando una voce la bloccò.

"Tu non sei sempre stata così, non è vero?"

Tiarè neanche si voltò quando rispose. "Così come?"

"Fredda. Calcolatrice. E indifferente." rivelò Skye.

"Ah..." sospirò la ragazza girandosi "tu sei molto sensibile, bambina..."

"Sono più grande di te."

"L'età si dimostra con la maturità delle proprie azioni. Io ho smesso di festeggiare il mio compleanno da un bel pezzo." 


"Tu non sei sempre stata così, ci scommetto." ribatté l'hacker. 

L'agente si avvicinò lentamente alle due e agguantò una sedia, e sedendosi mosse piano la testa in segno di negazione.

"Come si chiamava?" azzardò Jemma rimasta in silenzio fino ad allora.

Tiarè alzò di scatto il capo, un lampo fulmineo negli occhi lucidi. "Ch-Charles." 

"E chi era per te?"

"Era il mio fidanzato, ci saremmo dovuti sposare pochi mesi dopo."

"Gli accadde qualcosa di tanto brutto?"

"Era il giugno del 2011..."

 

Le case, le cose, corrono veloci ai lati della strada, e dal SUV targato S.H.I.E.L.D. Tiarè sorride. Ha detto solo una paio di volte a Phil di rallentare, e Charles nel sedile anteriore ride sereno. E' estate e fa caldo, ma tutti e tre sono vestiti con le lunghe uniformi dello SHIELD, accaldati e pronti per una nuova missione.
Le case, le cose, sono bianche e asettiche ai margini della strada. Tiarè ha sempre detto che le cose troppo pure e perfette non le piacciono, - Sono finte, nascondono qualcosa.. non esiste la perfezione. - dice sempre, ecco perché quel quartiere insolitamente tranquillo le nausea.



"L'ennesimo 'comitato di benvenuto' andato storto.."

 
Tiarè sa che in quel posto c'è stata già diverse volte, per questo non le è difficile riconoscere il grazioso giardino dei Britterbourg e non si spaventa affatto quando Kase, il Rottwailer degli Evans, comincia ad abbaiarle contro da dietro la staccionata laccata di bianco.
E' una strada ai cui lati del marciapiede si ergono le solite, graziose case dai tetti spioventi e la pittura fresca. E' stato l'agente Gallery a mandarla lì, da sola, le volte precedenti. - Soliti giri di controllo e ispezione. - e le aveva rifilato rogne missioni.  
 



"Eravamo tutti e tre armati, a quel tempo Phil era stato il mio agente supervisore.."

 
- Non voglio che corriate rischi. Tutti e due dietro di me. - ha ordinato Coulson. Poi si scatena il putiferio.



"Erano due, armati anche loro, mi mirarono." la ragazza si alzò velocemente la manica destra del vestito mostrando una lunga cicatrice che correva su tutta la spalla fino al gomito. "Mi hanno preso quasi di striscio, Charles mi ha spostata in tempo. Mi prese per la vita e mi nascose dietro un muro tappandomi la bocca."

 
- Ora stai qui e non ti muovi, ok? - Charles la spinge per terra tamponandole la ferita, non togliendo mai gli occhi dai suoi. Tiarè scuote la testa in segno di dissenso: la gola secca, le palpebre lucide, solo adesso può sentire il sapore del dovere. I due soldati arrivano sbucando dalla parete dove si sono nascosti.



La ragazza volse la testa di lato a lasciò scivolare via una lacrima. "Vide per primo i due uomini e..."

 
Charles si schiaccia contro di lei proteggendola con il suo corpo, impugna la pistola e spara alla cieca, tiene gli occhi su di lei. Uno dei due uomini si accascia a terra con un tonfo...



"E Phil è arrivato immediatamente, stringeva tra le braccia un'arma, una abbastanza potente direi. Eliminò il soldato già atterrato e ferito ma.."

 
Coulson non fa in tempo ad uccidere anche l'altro, sa solo che questo ha sparato un colpo bello forte e ora sente delle urla nelle sue orecchie.
Dall'angolo del muro dietro al quale si erano nascosti, Tiarè grida tra i singhiozzi, sopra di lei il corpo inerme del compagno. L'ultima cosa che vede è l'ultimo soldato rimasto venire ucciso e Phil accasciarsi a terra. In quel luogo ormai è l'unica ancora cosciente.



"Si era sacrificato per salvarmi. Mi ha protetto con il suo corpo perché non potessero farmi del male e io sono stata così stupida da lasciare che lo facessero!"

 
La ragazza urla, piange e scuote violentemente il corpo senza vita del fidanzato, ma niente è più lo stesso. Forse si addormenta così, tra le braccia dell'uomo che sempre amerà - SEMPRE -, oppure no. L'unica cosa che si sa, è che Tiarè Shiho quel giorno scompare per tutti coloro che la conoscono.
Il Direttore Fury sa che questa è la scelta giusta.  



"Mi dispiace per quello che è successo.." cercò di dire Skye, ma il dolore era troppo forte.

La giovane si alzò strofinandosi il viso. "Volevate sapere che cosa è successo ed ecco qui. Non parliamone più."

Le due si ritrovarono ad annuire.

"Poi ci spiegherai dove ti sei nascosta per tutto questo tempo."

"Al prossimo incontro magari." e se ne andò. 





Coulson si trovava nel suo ufficio a controllare alcuni documenti quando la porta di spalancò e la testolina della Shiho comparve timida.

"Avanti...?" ironizzò lui.

"Volevo solo dirti che vado via, con questa guerra sarà meglio che il mio aiuto lo impieghi sul campo." rivelò con sufficienza.

"Aspetta, dove andrai?" Coulson cercò di sbrigarsi ad alzarsi dalla sedia girevole della scrivania e raggiungere la compagna, ma dopo un lieve sorriso lei era già sparita.

Quando le fu abbastanza vicino da notare la voglia poco sopra il polpaccio - hum! -, solo allora allungò il braccio rallentando il passo, mentre l'altra si voltava appena. Si trovavano nella stiva. 

"Tiarè!" la chiamò lui ma in risposta ebbe soltanto una smorfia di indecisione. La ragazza in questione agguantò un paracadute dal ripiano metallico e premette un pulsante. La rampa di carico si abbassò lentamente ed un suono intermittente si diffuse per il Bus.

"Che ha intenzione di fare?" come se non fosse evidente.

La giovane si agganciò il paracadute e gridò un "Ti aggiorno appena sono a terra." pieno di scherno. 

"Se non sopravvivessi, sappi che ho sempre pensato che non avresti mai avuto il coraggio di sposare una bella donna..." 
Tiarè sorrise camminando all'indietro sulla rampa "...e avevo ragione." 

Si lasciò cadere all'indietro affondando nel nulla, il vento come unico sostenitore, niente più freni inibitori, come le era sempre piaciuto.



*



Natasha virò leggermente a sinistra mentre Clint ammirava la collina verde della Virginia che si estendeva sotto il jet.

"Siamo in Virginia, Tasha, eppure non sappiamo da dove cominciare a cercare. Questa regione è abbastanza esteta, lo sai questo?!" 

Natasha inarcò un sopracciglio e arricciò le labbra. Sospirando, Clint si alzò da comodo sedile su cui era stato confinato nella stiva del jet e raggiunse il posto del copilota. Agganciò la cintura di sicurezza ed estrasse poi dalla tasca dell'uniforme un biglietto accartocciato e macchiato di rosso. Lo aprì lentamente e lo lesse per l'ennesima volta.


Vai a prendere la ragazza.


Ogni parola di quella frase gli strappò un sospiro, che però Natasha notò.

"Chiunque abbia dato quell'ordine si riferiva ad un punto ben preciso e conosciuto dai sottoposti, loro sapevano benissimo dove andare a prendere questa famosa ragazza." iniziò decisa la donna.

"Se lo sapevano saranno potuti arrivare lì prima di noi e avranno lasciato tracce della loro presenza." continuò Clint.

"Precisamente."

"Da dove cominciamo?"

Una voce metallica si diffuse improvvisamente per il Quinjet, la radio dell'aereo gracchiava indisturbata.


«Incendio doloso nella cittadina di Portsmouth, le forze dell'ordine sono state chiamate e la polizia interverrà a momenti. Non è stata ancora stipulata la gravità della situazione o la presenza di feriti. Immediati aggiornamenti.»


"Bingo."



*

 
"Tutto bene, tesoro?" 

"Io ti amo, Pep."



Stralci di ricordi le riaffioravano nella memoria come aghi nella stoffa. Faceva male vedere quello che aveva perso.

"Hai mai provato la gioia di andare fuori dagli schemi, dolcezza?" 

Quella domanda le rimbombava in mente come l'immagine di colui che l'aveva pronunciata. Un uomo alto, sulla sessantina, una bella persona le era sembrata a primo impatto mentre le tamponava i graffi riportati. Pepper era ancora molto stordita dopo quello che era successo, ma poteva giurare, nonostante il suo forte mal di testa, che l'uomo che era chinato sulle sue ginocchia con in mano ovatta e disinfettante lei già lo conoscesse.

Con un colpo di reni, l'uomo si alzò di scatto pulendosi le mani, mentre Pepper, indecisa tra l'essere sollevata o spaventata, si ritirava sulla brandina. 
L'uomo si passò una mano sui baffi folti e sul naso aquilino, indietreggiando anch'egli nell'oscurità della sala.

"Non è qui per farmi del male, vero?" chiese indecisa Pepper.

"Oh no, che pensieri ti vengono in mente! Ho sempre desiderato conoscerti, Virginia." al pronunciare il suo nome, l'uomo emerse dal suo angolo buio facendo sussultare la donna.

Uno smoking grigio, il solito alone di sporcizia sulle mani callose e quella luce negli occhi nocciola. Pepper capì solo allora quanto era orgogliosa di avere Tony al suo fianco.



*



"Tu sei quindi Natascia Roosvelt, se qualcuno te lo chiedesse."

"Sono già andata in missione sotto copertura, Barton. Non mi serve che tu mi faccia da mammina."

Camminavano veloci, Clint e Nat, impugnando due pistole per uno, raggiungendo ad ampie gambate l'edificio incendiato prima dell'arrivo della polizia. Il Quinjet era elegantemente nascosto in un capannone abbandonato poco distante da dove si trovavano loro.

Il posto era come entrambi se l'erano immaginati: uno di quegli edifici antichi e poco abitati in uno dei quartieri meno visitati della città. Le fiamme danzavano alte all'ottavo piano del palazzo mentre pochi metri più in là, un gruppo di persone osservava la scena e un altro gruppetto si chiudeva intorno ad una sagoma svenuta. 

"Vai ad interrogare i presenti, signorina Roosvelt, io vado da quella parte." e all'annuire della rossa, Clint si precipitò sul gruppetto andato in soccorso della figura stesa per terra.

"Toglietevi, avanti, spostatevi, sono della polizia locale." dichiarò convinto Barton spintonando e facendosi spazio tra le persone. Il suo aspetto poteva anche ingannare i presenti sul suo vero lavoro, almeno ci sperava. "Fatemi passar-" ma si bloccò all'istante potendo finalmente vedere chi si nascondeva dietro l'agglomerato di gente.

Stesa per terra in una tenera posizione, una ragazza dai capelli nerissimi giaceva priva di sensi.


Vai a prendere la ragazza.


Con un gesto veloce, Clint le passò le braccia sotto la schiena e se la imbracciò a mo' di principessa sotto gli sguardi sbalorditi dei presenti.

"Che le è successo?" chiese deciso.

A rispondergli era stato un vecchietto sull'ottantina che si appoggiava traballante ad un bastone. "L'abbiamo trovata fuori dall'edificio in fiamme, svenuta. L'ambulanza sta arrivando."

"Perché si trovava lì?"

L'uomo continuò a raccontare. "Io ho assistito a tutta la scena... è stato un uomo, sì, proprio un uomo sulla trentina a portarla in braccio fuori dal palazzo. Poi l'ha messa là per terra" indicò un punto davanti al marciapiede "ed è scappato via."

"Saprebbe descriverlo?"

"Vestiva di nero e aveva una cicatrice sulla guancia destra, i capelli e gli occhi dello stesso colore dei vestiti."

Clint strinse i denti e mosse la testa in segno di ringraziamento in direzione del vecchio.

Quindi è lei la ragazza... sussurrò tra sé. 

"Aspetti." l'uomo lo richiamava ancora e, con un gesto di sorpresa, Clint fu costretto a girarsi. 

"Si?"

"Dopo che l'uomo è andato via, una donna ha attraversato la strada con una busta di stoffa in mano ed è sparita dietro un vicolo. Sembrava molto preoccupata, infatti si guardava intorno con circospezione."

"Non sembra un dettaglio importante ma grazie comunque per avermi informato."
Quindi si voltò ancora tenendola a stretta e chiamò a gran voce la compagna.

"Roosvelt!" 
Natasha si girò immediatamente sussultando visibilmente e abbandonando le persone con cui stava parlando. Raggiunse in pochi secondi il partner e si sporse sulla ragazza per cercare di riconoscerne il volto.

"Possiamo essere certi che sia lei?"  

"Sì."



*



"I Black Heyed Peas come colonna sonora?" la Fitz riprendeva ascoltando quella lieve melodia di sottofondo.

"Hai mai sentito parlare di 'drammatizzazione', Fitz?" sbottò Skye.

"Questo si tratta di pessimo senso dell'umorismo! Siamo rinchiusi in quella che è stata la nostra casa per mesi, braccati dalle più importanti agenzie governative legali, a combattere contro un mostro che gli altri non sanno nemmeno che esista. E non venire a dirmi che.." ma già Skye non lo ascoltava più, infatti aveva cominciato a cantare noncurante del farfuglio irrequieto dell'amico.

"Where is the love? The love, the love..." canticchiava intonata.

"L'amore ognuno lo porta dentro di sé, l'importante è saper tirarlo fuori e non tenerlo mai nascosto. Ecco dov'è l'amore!" Fitz le rispose semplicemente avvicinandosi al tavolo olografico con in mano un Icer in riparazione.

"Va tutto bene, Fitz?" domandò a quel punto premurosamente Skye, accorgendosi che c'era qualcosa che non andava in lui.

"Andrà tutto bene quando tutto sarà finito e saremo usciti vivi. Ma per adesso ci conviene-" ma l'ingegnere non riuscì a finire nuovamente la frase che lo schermo della sala riunioni cominciò a lampeggiare di rosso e una voce meccanica iniziò a parlare.

- C'è un nuovo messaggio. - gracchiava l'A.I.

"Indica il mittente e leggilo." ordinò Fitz al computer.

- "Abbiamo trovato una civile ferita su una linea di fuoco, la cosa potrà sembrarvi interessante." Proviene dalla Virginia, signore, il mittente è una certa Natascia Roosvelt. -



I due si guardarono sbalorditi e il tempo si fermò. Poi, all'improvviso, tutto cominciò a correre.

"COULSON!" chiamò Skye mentre Fitz si precipitava sul tavolo olografico.

L'agente comparve spaesato dopo pochi secondi nella sala riunioni.

"Tiarè si è lanciata col paracadute per combattere sul campo."
"Credo che l'agente Romanoff ci stia contattando." 

Pronunciarono nello stesso momento, tant'è che entrambi rimasero sbalorditi dalla risposta dell'altro.

Un minuto di silenzio, di sguardi profondi, occhi negli occhi, poi tutto cominciò a correre.

Coulson diede uno sguardo al messaggio appena arrivato, poi cominciò ad impartire ordini.

"Skye controlla il profilo del mittente e assicurati che sia l'agente Romanoff. Fitz chiama il distretto di polizia di Portsmouth, la città da cui è stato inviato il messaggio, ordina loro di attardarsi nell'arrivare sul posto. Cerca un certo agente Stewart, fai il mio nome."

Coulson imboccò la strada per la cabina di pilotaggio quando venne bloccato dalla voce di Skye. "Avremo di nuovo a che fare con l'Hydra, sir?"

"Avremo sempre a che fare con l'Hydra, Skye."





Il profilo era stato confermato, la polizia bloccata, l'atterraggio era previsto in trenta minuti.



*



Il telefono squillò per l'ennesima volta nella tasca di Happy e Tony si fermò a riflettere un attimo di più.

Erano sulla costa, a piedi, senza una casa o un amico a cui affidare le proprie cure. 

Tony non voleva rispondere, sapeva chi avrebbe trovato dall'altra parte della cornetta e non voleva sapere in che punto dell'Oceano Atlantico si trovasse il Bunker 185, non voleva cadere nella tentazione della nostalgia e mettere in pericolo Pepper. Lei valeva troppo.

Nonostante tutto, ancora avvolto nella sua armatura graffiata e sfiancata e trasportando appoggiato su una spalla il suo migliore amico, prese il telefono e spinse la cornetta verde.

"Pronto?"

"Tony, sono io." una voce calda e roca rimbombava nell'altoparlante. 

"Ci sono dei problemi?"

"No, caro. Nessun problema."

"E allora perché mi hai chiamato?"

"Volevo solo dirti che hai proprio una bella donna al tuo fianco. Complimenti." 

Tony sorrise fiero. "Lo so."



*



Il Bus atterrò nello stesso spiazzo in cui Clint e Natasha avevano nascosto il jet. La sera stava calando, dovevano sbrigarsi.

Portsmouth era una cittadella carina, circondata dal mare, ma secondo Skye stare tranquillamente in giro, armati, membri dell'illegale S.H.I.E.L.D., non era una delle idee più splendide mai trovate. 

Raggiunsero presto il piccolo quartiere da cui proveniva la segnalazione e tutti i membri della squadra poterono chiaramente percepire l'aura imbarazzante all'incontro delle due spie. 

Loro mi credono morto. Quante volte era stata questa la risposta di Coulson alla domanda: "Come ha intenzione di agire con gli Avengers?" E quante altre se l'era ripetuto durante il giorno, durante le missioni, durante ogni volta che avevano avuto bisogno di loro.

"Agente Coulson..." pronunciò per primo Clint, alzatosi solo per un secondo dal marciapiede su cui avevano steso la ragazza svenuta.

I pettegoli ormai erano stati cacciati, le persone mandate via, rimanevano solo loro.

"Barton..." 

Gli sguardi che si scambiarono erano di pura mortificazione. L'uno diceva "è anche colpa mia se sei morto."; l'altro invece "mi dispiace per non avervi più protetto fino ad ora." Phil buttò un'occhiata anche a Natasha, che, accovacciata a soccorrere la giovane, gli sorrideva di rimando. 

Un sorriso tirato.

Il fuoco era stato spento dai pompieri, la polizia si trovava ancora in bilico su quell'ordine del caro amico agente Coulson, che tante volte li aveva aiutati. 

"Fitz, Simmons visitate la ragazza, cercate di capire come impedire che si faccia davvero male." ordinò spezzando il ghiaccio.

I due scienziati partirono impugnando la cassetta del pronto soccorso costringendo i due agenti a scansarsi.

Natasha si rialzò con un agile salto e gli si avvicinò insolitamente timida. "E' bello averti di nuovo qui con noi." gli disse toccandogli un braccio. 

"Sì, esatto."

Da dietro le tre spie, Fitz e Simmons cercavano di far riprendere la ragazza quando Jemma ebbe un sussulto.

"Che succede?" chiese l'ingegnere allarmato.

Jemma alzò gli occhi affondando in quelli blu del compagno. "E' stata ridotta così da un Icer."



*



"E' qui perché è in atto una grave minaccia, non è così?" chiese Pepper con una piccata nota nella voce.

"Dal tuo tono di voce capisco che non ti piacciano le minacce." sorrise l'uomo dalla barba grigia. 

"No, non amo uscire fuori dagli schemi, per rispondere alla sua precedente domanda, ma con Tony è impossibile non farlo."

"Eh sì, quel ragazzo ha un bel po' di assi nella manica..." sospirò.

"C'è un piano d'attacco per scongiurare questa minaccia?" chiese persistente Pepper.

"Dico sempre che il miglior piano d'attacco è attaccare, ma in questo caso sì, c'è."

"E qual è?"

"Sono certo che hai sentito parlare di Hydra.."

"L'agente Hill l'altro giorno ne ha fatto un bel resoconto."

"Bene. Noi abbiamo intenzione di combatterla e annientarla dall'interno, come hanno provato a fare con lo S.H.I.E.L.D., ma non ci sono riusciti."

Pepper non trattenne un'espressione sbalordita.

"Non riesco a capire bene.."

Dalla stanza anteriore a quella in cui si trovavano, una donna dagli occhi profondi e scuri affiancò presto l'uomo stando in piedi accanto alla sedia che aveva occupato.

Era la stessa donna che Pepper aveva visto al suo risveglio.

Mise due mani sulle spalle del coniuge e fece un sorriso benevolo. "Allora credo che dovremmo raccontarle tutto fin dal principio... Tu che dici, Howard?"













N.d.a.

In questi giorni sono molto impegnata, per questo adesso scappo! Grazie a tutti coloro che hanno recensito e recensiranno!
Spero che vi siate ritrovati nel filo narrativo, per chi è rimasto un po' confuso (comprensibile scusate), in questi ultimi due capitoli si spiega che cosa è successo (nel primo capitolo) tra la presenza di Ward in quell'hotel davanti all'edificio e il messaggio da parte di Natascia Roosvelt. Da questo capitolo in poi la narrazione avverrà senza altri giri di parole, lo prometto! 

Alla prossima! :*
Just words, fantasies and fortune
Erika & Rebecca



   
 
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