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Autore: Koori_chan    14/06/2014    4 recensioni
Leth ha diciannove anni, un carattere solare e ben poco aggraziato e un'abilità sorprendente nel muoversi senza farsi notare.
E' per questo che, per mantenersi, ruba su richiesta. Nobili o borghesi, ricchi o poveri, per lei c'è poca differenza, dopotutto ciò che conta è avere qualcosa da mettere sotto i denti a fine giornata.
Tutto cambierà quando, catturata e venduta come schiava, sarà acquistata da uno straniero dai modi misurati e dallo sguardo stanco e penetrante.
E' così che Leth conosce Krohs e il motivo che lo ha condotto a viaggiare per le Quattro Grandi Terre ed è così che da ladruncola di periferia, la giovane si ritroverà catapultata, suo malgrado, in qualcosa di enorme.
L'unico modo di porre fine al disastro che incombe?
Risvegliare ciò che da tempo, ormai, giace silente sotto la cenere.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI







- Niente da fare, non ci riesco, sono impedita! –
La voce sconsolata di Leth risuonò sotto la placida luna, mentre il fuoco scoppiettava alla sua sinistra.
Avevano lasciato Porto Agrat già da tre giorni, e avrebbero raggiunto l’approdo sul Kirib nella tarda mattinata seguente.
Nel frattempo, ogni sera, Krohs cercava di insegnarle a utilizzare la Magia, senza ottenere però grandi risultati.
- Senti, secondo me hai preso un abbaglio e io sono solo una normalissima persona qualunque. E’ stato il tuo medaglione a farmi fare quella cosa, non c’entra la Magia! – si lamentò.
L’uomo sbuffò e si accarezzò il pizzetto, scuotendo la testa.
- E’ perché non ci credi abbastanza. Non ti stai impegnando, è evidente! –
La ladra roteò gli occhi e si lasciò cadere sul prato a pancia in su, le braccia e le gambe larghe come se fosse stata una stella.
- Non è vero! E’ che è difficile! Hai detto che devo riuscire a distinguere il seme della Magia dalla mia energia vitale, giusto? Ecco, non ce la faccio! Non sento neanche il minimo flusso, niente, come se fossi già bella stecchita! E sono tre giorni che ci proviamo! – piagnucolò dimenandosi a terra.
Krohs sbuffò e la fece tornare a sedere.
- Allora, stammi bene a sentire. Devi riuscire a separare la Magia da tutto il resto. Ma bada bene, non si tratta di comandarla, bensì di entrare in simbiosi con lei. – spiegò per l’ennesima volta.
- Ora mettiti di nuovo in posizione e chiudi gli occhi. – ordinò con fermezza.
Leth sbuffò e incrociò le gambe, poi poggiò i gomiti sulle ginocchia e tese le braccia in avanti, i palmi aperti verso l’alto.
- Ascolta. – sussurrò Krohs avvicinandosi a lei.
- Riesci a sentirlo? Si muove dalla mente al cuore, come il respiro… -
Le toccò delicatamente la fronte con gli indici e scese lentamente segnando gli zigomi e le guance, fino a giungere al mento; da lì proseguì ancora fino a posarle le mani sul cuore.
La ragazza aprì un occhio e sussultò appena nel ritrovare il volto del compagno a pochi centimetri dal suo.
- Concentrati. – sibilò lui con serietà.
- E come faccio a concentrarmi se mi stai appiccicato?! – sbraitò, forse un po’ troppo stridula.
L’altro scoppiò a ridere, sinceramente divertito, poi si alzò in piedi e si allontanò di qualche passo.
- Chiedo scusa, non pensavo di farti questo effetto! – la prese in giro con aria maliziosa.
- Smettila! – si finse offesa tornando a chiudere gli occhi.
Cercò di concentrarsi sul serio e trasse alcuni profondi respiri.

Dalla mente al cuore. Dalla mente al cuore.

Tentò di sincronizzare i pensieri alla sua respirazione, e pian piano dimenticò completamente tutto ciò le la circondava, totalmente concentrata sul sangue che riusciva a sentir fluire nelle sue vene.
Stava andando bene? Non poteva dirlo.
Improvvisamente però accadde qualcosa. Lentamente iniziò a percepire una sensazione strana, quasi come se dentro di se avessero preso a scorrere due dense lingue di lava incandescente. Una delle due si irradiava dal cuore a tutto il resto del corpo, mentre l’altra si muoveva lenta e sinuosa dalla testa al petto. Quasi si fosse accorto di essere stato percepito, il secondo flusso mutò natura e raffreddò fino a divenire ghiacciato, una strana sensazione che acquì sorprendentemente i sensi di Leth.
- Portalo alle mani. Concentrati. – sentì sussurrare Krohs poco lontano.

Una parola! Come diamine faccio a portare questo coso alle mani? Dei, quanto mi sento scema…

Pensò con un pizzico di imbarazzo, mentre strizzava le palpebre in cerca di concentrazione.
Iniziò a trarre profondi respiri con il naso, focalizzando il flusso dell’aria dentro di se.

Dalla mente al cuore. Dal cuore alle mani.

Sentì la seconda energia, quella fredda, guizzare e fremere dentro di lei, al livello della sua coscienza. La percepì contorcersi come un’anguilla, quasi l’ordine di spostarsi verso i palmi aperti sulle ginocchia fosse stato un qualcosa di sacrilego.
Piano, pianissimo, con lentezza quasi esasperante, il guizzo parve domarsi e scivolare riluttante verso gli arti superiori, arrancando controvoglia fino alle mani.

Coraggio, vienimi incontro… Collaboriamo…

Poi fu questione di un secondo, uno schiocco di dita, un battito di ciglia.
Come l’acqua che sfugge alla diga in un fiotto potente, qualcosa in Leth si liberò, il gelo la pervase da capo a piedi, eppure era piacevole, era buono, in qualche modo.
- Brava! Ce l’hai fatta! –
Appena udì la voce di Krohs spalancò gli occhi, notando che dai palmi delle sue mani guizzavano allegre due fiammelle scoppiettanti.
Sentiva il loro calore sulla pelle, ma era poco più che una carezza.
- Ci sono riuscita! Krohs, ci sono riuscita! – esclamò, gli occhi che le brillavano di gioia.
Detto fatto, le fiammelle si spensero in un soffio di fumo nero, e la sensazione di pace interiore che l’aveva pervasa fino a quel momento svanì di colpo.
- Ma… - balbettò, delusa.
- Ci vuole ancora un po’ di esercizio, ma direi che siamo sulla buona strada! – sorrise il compagno di viaggio battendole una pacca soddisfatta sulla spalla.
- Ora riposa, direi che per oggi hai faticato a sufficienza… - le concesse.
Leth sbadigliò, sentendosi improvvisamente stanca, quasi come se quelle parole avessero avuto il potere di risucchiarle ogni energia.
Stiracchiandosi raggiunse la sua sacca e si sdraiò, accoccolandosi avvotolata nel mantello; forse Krohs avrebbe voluto chiacchierare un po’, ma meno di due minuti dopo la ragazza stava già dormendo della grossa…
La mattina seguente li salutò con un cielo limpido e terso e un venticello frizzantino in arrivo da Ovest; fecero colazione rapidamente e montarono a cavallo, arrivando in vista dell’approdo in un paio d’ore abbondanti.
Peccato però che già da lontano si vedesse salire al cielo una colonna di denso fumo nero.
- E’ una cosa normale o dobbiamo preoccuparci? – domandò Leth, le mani già nervosamente strette attorno alle redini.
Krohs assottigliò gli occhi e controllò la cartina con aria tetra.
- Stai in guardia. – disse solamente prima di dare gambe al cavallo e partire al galoppo verso l’origine del fumo.
La ragazza deglutì e si lanciò dietro di lui, portando istintivamente una mano all’elsa del suo pugnale.
Non era pronta per combattere: non sapeva ancora dominare la Magia, e non aveva alcuna intenzione di rischiare di ridurre un uomo come quello che aveva bruciato la notte in cui erano arrivati a Porto Agrat. Ilo solo pensiero le fece venire la nausea, e grazie al cielo quando arrivarono all’approdo tutto era tranquillo.
O almeno più tranquillo di quanto non temessero.
Leth lasciò che lo sguardo vagasse sulle rovine fumanti di quello che doveva essere stato l’imbarcadero: grossi pali di legno ormai carbonizzati se ne stavano conficcati lungo le sponde limacciose del fiume, che scorreva placido e tranquillo fra i suoi argini.
Dall’acqua facevano capolino lunghe canne verdi e sinuose accarezzate dal vento e di tanto in tanto qualcosa, probabilmente ciò che restava di una vecchia casa, si incastrava fra i fusti sottili delle piante palustri, mentre uomini e donne di tutte le età si affaccendavano per salvare il salvabile e riparare ciò che era rimasto in piedi.
- Cos’è successo qui? – domandò Krohs dall’alto della sua cavalcatura ad un uomo sporco di fuliggine.
- Se volevate prendere la chiatta sono desolato, ma temo dovrete aspettare, signore! – fu la risposta dello sconosciuto.
- Sono arrivati nella notte e hanno dato fuoco a tutto quanto… La chiatta è affondata, e la casa dell’imbarcadero… beh, quelle palizzate sono tutto ciò che ne rimane… - aggiunse con un cenno del capo ai grossi tronchi che spuntavano dall’acqua.
- E non avete visto chi è stato? – dall’occhiata in tralice che le rivolse, Leth capì che anche Krohs condivideva i suoi timori.
Fu una donna a risponderle. Aveva i capelli legati in un fazzoletto colorato e le braccia forti e robuste di chi è abituato a lavorare la terra.
- Non li ha visti nessuno! L’unico che avrebbe potuto era il guardiano della chiatta, ma… Stava nella palafitta. – concluse con aria allusiva.
La ladra chiuse gli occhi, cercando di soffocare i ricordi di dieci anni prima.
Fuoco, ancora fuoco. Sembrava che le fiamme l’avessero maledetta e condannata ad un destino di morte e cenere.
- Leth… - riaprì gli occhi di scatto, ritrovandosi la mano del compagno sulla spalla.
- Va tutto bene, tranquillo… - si affrettò a rispondere.
Eppure un brutto presentimento aveva preso a strisciarle nel cuore come una biscia; era nervosa, quella situazione non le piaceva affatto.
Rimasero fermi un’ora presso il relitto dell’imbarcadero, chiedendo informazioni e cercando di organizzare un piano alternativo.
- Ci vorrà almeno una settimana prima che sia pronta la nuova chiatta, non possiamo permetterci di perdere tutto questo tempo. Non siamo al sicuro, qui. – spiegò il viandante sottovoce dopo aver trascinato la ragazza presso un’ansa del fiume un po’ più appartata.
- Pensi che sia opera dell’Impero? –
Krohs le voltò le spalle e si avvicinò alla sponda del fiume, dove i loro cavalli si stavano abbeverando.
Li prese per le redini e li condusse lontano dall’acqua, lanciando indietro qualche occhiata furtiva.
- Monta in sella, andiamo di fretta. –
Ripartirono al galoppo, i cuori appesantiti dal timore di essere seguiti.
Se erano stati gli uomini dell’Imperatore era più che evidente che la loro intenzione fosse rallentare il loro percorso, costringendoli ad attraversare le paludi.
Per quale motivo però non li avevano affrontati a viso aperto prima che raggiungessero l’approdo sul Kirib? Perché non li avevano uccisi nella notte, quando la loro guardia era bassa e i sensi a riposo? Come mai attendevano ad attaccarli?
Cavalcarono senza tregua per cinque giorni nei quali Krohs si adoperò con estrema dedizione per insegnare alla compagna di viaggio come utilizzare la Magia. Leth ne approfittò anche per apprendere qualche tecnica di combattimento, dal momento in cui l’uomo aveva mostrato di essere un guerriero esperto e capace.
Nonostante la fatica trovava divertente sedersi attorno al fuoco, la sera, e trascorrere un paio d’ore in meditazione, affinando i sensi e imparando ad evocare l’energia dentro di sé con sempre maggiore rapidità. Nemmeno l’esercizio fisico sembrava stancarla eccessivamente: Krohs era un ottimo maestro, e quei momenti erano quanto di più caro Leth avesse al mondo.
Erano i loro momenti, minuti in cui il mondo attorno sembrava sparire e tutto si riduceva a due persone diverse, distanti e  ugualmente testarde, due solitudini che erano riuscite a resistere alla collisione e ad amalgamarsi in un rispetto sincero.
Era in quei momenti che Leth si sentiva davvero felice e non aveva più paura del fuoco; la sera, il pugnale stretto nella mano destra e una sfera d’energia trattenuta con fatica nella sinistra, le fiamme tornavano ad essere quelle materne del focolare a Tani e lo scintillio delle stelle nell’oscurità non era più il ghigno luciferino della vita che le rinfacciava la sua stessa esistenza, bensì il suono di una risata cristallina e serena.
La mattina del sesto giorno fu un vento freddo da Sud a svegliarli.
Leth aprì un occhio e si strinse meglio nel mantello, Krohs era già in piedi e stava cancellando le tracce del loro accampamento.
- Sveglia, piccola selvaggia! – la salutò con un grande sorriso.
- Se avremo fortuna raggiungeremo Leksaahl in meno di un giorno di marcia! Questi cavalli sono davvero delle bestie infaticabili! – commentò di buonumore, offrendole una mela matura.
La giovane addentò il frutto con gusto e si passò una mano fra i lunghi capelli rossi, rivolgendo poi gli occhi al cielo.
- E’ nuvoloso… - osservò con la bocca ancora piena.
Krohs fece spallucce.
- Sarebbe meglio raggiungere il guado prima che il fiume ingrossi troppo… -
Leth non rispose, aveva ormai imparato a capire che quando non la guardava negli occhi era preoccupato. Cercò di non pensarci e diede metà della sua mela al suo cavallo, accarezzandogli il muso: dopo quasi due settimane, alla fine, si era affezionata anche a lui.
Raggiunsero il guado nel primo pomeriggio, ma i cavalli sembravano restii ad attraversare il fiume.
- Forza, bello, dai! – la ladra diede un colpetto ai fianchi della sua cavalcatura, ma l’animale si rifiutò di avanzare.
- Cosa significa? – chiese, già in allerta.
Krohs, che era avanti a lei di qualche metro, tornò indietro e prese possesso delle redini, riuscendo a condurre il cavallo lungo il sentiero sicuro che attraversava il fiume. Il letto era ampio, ma l’acqua era ancora bassa, giungere dall’altra parte non fu complicato. Sulla sponda occidentale, però, anche il cavallo di Krohs prese a dare segni di nervosismo.
- Forse è meglio fermarci un momento. E’ da stamattina che galoppiamo, saranno stanchi… - considerò l’uomo.
A nessuo dei due piaceva l’idea di interrompere la marcia, ma i cavalli non volevano saperne di proseguire, e fermarsi per qualche minuto si rivelò l’unica opzione plausibile.
Le nuvole in cielo si erano nel frattempo fatte più cupe e più dense, e nell’arco di dieci minuti la pioggia prese a cadere fitta e gelida.
- Sei sicuro che non sia meglio avanzare ancora un po’? – domandò Leth, alzando la voce per farsi sentire al di sopra dello scrosciare del temporale e sistemandosi il cappuccio sul capo, mentre il terreno della radura nella quale si erano fermati si mutava lentamente in fango.

Non mi piace questo luogo, mi sento osservata…

Forse Krohs avrebbe voluto risponderle qualcosa, ma una freccia andò a piantarsi proprio davanti ai suoi piedi, facendogli sguainare la spada d’impulso.
- Leth, al riparo! Prendi i cavalli! – esclamò, portandosi di fronte alla giovane per difenderla dal nuovo nemico.
Senza farselo ripetere due volte la ladra corse a slegare i cavalli, ma dovette nascondersi dietro un tronco di quercia per ripararsi dalle frecce che le piombarono addosso come grandine.
- Krohs! – lo chiamò.
Un uomo in nero spuntò dalla boscaglia e le si avventò contro.
Fece appena in tempo ad estrarre il pugnale per parare il fendente, poi rotolò di lato e spinse il suo avversario, facendolo cadere in un cespuglio.
Quello balzò in piedi, per nulla intimorito, e riprese il combattimento dove l’aveva interrotto.
Leth lanciò un’occhiata al compagno di viaggio, notando con disappunto che era alle prese con altri tre nemici.

Devo aiutarlo, non può farcela da solo…

Piroettò a sinistra dell’assalitore e se lo lasciò alle spalle, ma qualcosa la colpì in pieno petto, facendola cadere a terra.
Si rimise a sedere con fatica, il respiro mozzato dal dolore. Cos’era stato?
Alzò lo sguardo, di fronte a lei se ne stava un altro individuo ammantato di nero.
Non era molto alto, forse giusto una spanna più di lei, ma aveva il fisico asciutto e agile, e incastonati nei mezzi guanti di ferro che indossava c’erano due grossi medaglioni ametista.
Sapeva usare la Magia.
Il nemico alzò una mano contro di lei, pronto a finirla, ma Leth fu più svelta: raccolse un pugno di terra dal suolo e lo lanciò negli occhi al misterioso assalitore, superandolo e correndo in soccorso di Krohs.
Non poteva usare la Magia, era ancora inesperta e avrebbe rischiato di colpire anche lui. Dannazione, così era completamente inutile!
- Lasciatelo stare! – si ritrovò a gridare, prima di affondare il pugnale nella spalla di uno degli uomini in nero e recidere di netto un tendine.
L’uomo urlò di dolore e lasciò cadere l’arma, per venire trafitto dal suo avversario.
- Grazie! – esclamò Krohs, parando il colpo di un altro nemico.
- Ringraziami alla fine! – replicò la ragazza, alle prese con lo stesso problema.
Si ritrovarono schiena contro schiena, pronti a difendersi da un nuovo assalto, e Leth notò che l’individuo coi due medaglioni se ne stava in disparte, quasi avesse voluto assistere allo scontro solo come spettatore.
- Quel tizio là ha due medaglioni. Siamo nei guai, Krohs! – sibilò mentre cercava un modo di aprirsi una breccia nel muro dei nemici e tornare dai cavalli.
Lo sguardo dell’uomo saettò rapido al nemico incappucciato e si fece scuro d’un colpo.
- Sono troppi, dobbiamo scappare. Io creo il diversivo, tu vai dai cavalli! – replicò lui fra i denti.
Detto fatto, si scagliò contro i nemici roteando la spada sul capo, volutamente scoperto sui fianchi.
Gli avversari abboccarono e si fiondarono simultaneamente su di lui, dimenticando la presenza della ragazza, che si tuffò nella boscaglia ben decisa a raggiungere le cavalcature.
Fu con un grido di orrore che si accorse che uno dei due cavalli, più precisamente quello del compagno, era stato colpito da un fiotto d’energia che l’aveva ridotto a un macilento cumulo di carne fumante.
Disgustata, si portò una mano alla bocca e al naso per non sentire l’odore, mentre l’altro cavallo, il suo, nitriva imbizzarrito, terrificato dal tanfo di morte che si espandeva nell’aria nonostante la pioggia battente.
- Calmo! Calmo, va tutto bene! – protese le mani in avanti nel tentativo di tranquillizzarlo, e quando vi fu in parte riuscita sciolse il nodo che teneva le briglie assicurate al tronco di un albero.
Fu in quel momento che un verso strozzato sovrastò il rumore della pioggia, gelandole il sangue nelle vene.
Si voltò di scatto, notando con orrore che il nemico misterioso non si trovava più al suo posto.
Senza azzardarsi a lasciare andare il cavallo, tornò di corsa sul luogo dello scontro, rimanendo congelata dal terrore.
L’oscuro individuo ammantato di nero era in piedi al centro della radura, il lungo pugnale nero che stringeva in mano conficcato nel cuore di Krohs.
L’uomo le rivolse uno sguardo disperato, il sangue che colava lungo il mento in rivoli sciolti dall’acqua.
- No… NO! –
Svanì tutto.
La pioggia, la stanchezza, la paura. Sparì tutto quanto, fagocitato da una rabbia cieca e rovente come il respiro dell’odio.
Senza nemmeno accorgersene lasciò andare le redini e scattò in avanti.
Uno degli uomini dell’Imperatore le si parò davanti, ma in un gesto secco e preciso del pugnale gli squarciò la gola, venendo investita da un fiotto di sangue caldo e appiccicoso.
Non batté ciglio e proseguì per la sua strada, il cappuccio fradicio a lasciare visibili solamente gli occhi, ora ridotti a due fessure in cerca di morte.
L’assassino si riappropriò del suo pugnale e fece un balzo indetro, sulla difensiva.
Krohs cadde a terra, riverso nel fango.
In un paio di falcate Leth lo superò, marciando dritta e sicura verso i nemici, che presero a indietreggiare.
- Leth, vattene… - sentì sussurrare alle sue spalle.
Lo ignorò, pervasa da una rabbia mai provata prima.
- Andatevene via prima che vi uccida. – sibilò.
L’uomo dai due medaglioni scoppiò a ridere. Una risata sottile, in qualche modo sbagliata, ma la giovane non ebbe tempo di notarlo.
Quel suono scatenò ciò che era nascosto nelle viscere della sua ira.
Improvvisamente, senza che nemmeno ci fosse il tempo di reagire, gli alberi intorno a loro presero fuoco, e una muraglia di fiamme si frappose fra i nemici e i due viandanti.
Un urlo straziante informò Leth che uno dei nemici era stato raggiunto dalle fiamme, e questo fu sufficiente a riportarla alla lucidità.
Sconvolta guardò l’incendio davanti a sé avanzare spingendo gli assalitori verso il fiume, poi si voltò e corse al capezzale del compagno di viaggio.
- Krohs! Oh dei, cosa ti ha fatto! – esclamò, cercando di tamponare la ferita come poteva.
- Leth, lascia stare… Non puoi più… - balbettò a fatica.
- Taci. – replicò lei, seria.
- Alzati. Da sola non ce la faccio, ho bisogno che ti alzi. – e lo trascinò verso il cavallo, issandolo in sella fra sbuffi e imprecazioni.
Montò anche lei e diede gambe, voltandosi indietro solo una volta: l’incendio non accennava a spegnersi e le grida erano sempre più forti.
Cavalcò tutto il giorno sotto la pioggia battente, continuando a interpellare l’uomo sulla direzione da seguire.
- Resta con me, resta con me! Da che parte, Krohs? – continuava a chiedere, pregando tutti gli dei affinchè resistesse fino a destinazione.
Nel frattempo la vegetazione attorno a loro aveva ripreso a cambiare: non più arbusti bassi ed erba secca, adesso costeggiavano un’antica foresta di larici e querce, e il muschio cresceva in abbondanza.
Trascorsero la notte sotto ad un grande albero, riparati dalla pioggia dalle fronde rigogliose.
La ragazza passò la notte al capezzale del compagno, cambiandogli le bende ogni due ore e maledicendosi per non essersi mai interessata all’arte della guarigione.
Fu nelle ore più buie della notte, quelle che anticipavano l’alba, che la situazione peggiorò.
- Krohs, ti prego, non mollare… Vedrai che andrà tutto bene, ma non mollare… - sussurò cercando di mantenere salda la voce mentre si sfilava il mantello e lo adagiava sul corpo del moribondo.
- L-leth… è t-tardi… - sussurrò, la vista annebbiata e le membra scosse da violenti fremiti.
- No. No che non è tardi. – replicò lei, gli occhi colmi di lacrime.
- Leth, devi… devi starmi a sentire… -  intrecciò le dita a quelle della giovane, sulle labbra livide l’ombra di un sorriso.
- Devi promettermi che porterai il mio medaglione a Lyd… -
- Certo, ma prima… -
- Giuralo! – ma l’esclamazione lo fece tossire dolorosamente.
- Lo giuro. Hai la mia parola… - promise Leth, le guance rigate dalle lacrime.
Non poteva essere vero. Quello era un incubo, e presto si sarebbe svegliata.
Non poteva star morendo davvero, non lui, non l’unica persona che le avesse donato un po’ di felicità in tutti quegli anni!
Si morse il labbro inferiore con tanta violenza che prese a sanguinare, e con un gesto secco si asciugò le lacrime, facendosi passare il braccio destro di Krohs attorno al collo e trascinandolo in sella.
- Io porterò il medaglione a Lyd, ma tu verrai con me. Non ti mollo qui.  – sentenziò, sistemando la testa dell’uomo sulla sua spalla e controllando che le bende fossero a posto.
Krohs non rispose, ma la ragazza riusciva ancora a sentire il suo respiro contro il suo petto.
- Resisti ancora qualche ora, andrà tutto bene, te lo prometto. –

Ti prego, non morire. Ti prego.

Cavalcarono ancora, tutta la notte, sotto il diluvio, tanto che a un certo punto Leth non seppe più distinguere se quelle che colavano lungo il suo viso erano gocce di pioggia o lacrime.
Aveva paura, una paura tremenda.
Non era pronta a vederlo morire, non era pronta a rimanere sola un’altra volta.
Il solo pensiero le causava forti singhiozzi, ma non poteva permettersi di sussultare, o di lasciarsi andare al dolore: lei doveva essere forte, doveva raggiungere Leksaahl e trovare la vecchia Lyd.
I fremiti dell’uomo, nel frattempo, si facevano sempre più incontrollati, gli occhi velati dall’oblio e il viso freddo di morte.
Smise di piovere all’alba, quando un sole rosso sangue fece capolino dall’immenso specchio d’acqua del Lago Dailar, tingendone la superficie dei colori dell’attesa.
In lontananza, sulle sponde del lago, si profilava già la città, con le sue torrette e le bandiere al vento.
- Krohs, ci siamo! Siamo arrivati! – esclamò con un sorriso.
L’uomo non rispose, e lei si accorse con disperazione che non sentiva più il suo respiro.
- No. No, non ci provare… - balbettò spaventata.
- Vai, bello, vai! – spronò ancora il cavallo, lanciandolo a rotta di collo lungo la strada che portava in città.
La Porta Est era sguarnita, e per le strade vi era ancora poca gente, fatta eccezione di alcuni pescatori di ritorno da una notte di lavoro.
- Aiutatemi! Aiuto! – esclamò vedendo un gruppetto di uomini affaccendati attorno a una barca.
Quando videro in che condizioni si trovavano trattennero il fiato, spaventati.
- Vi prego, ho bisogno di sapere dov’è la vecchia Lyd! Aiutatemi, vi scongiuro! –
Uno di loro si fece coraggio e alzò un braccio, inidicando il camminamento in legno che, rialzato come una palafitta, costeggiava le sponde del lago.
- E’ quella casa laggiù, quella con il tetto spiovente e le bandiere bianche alle finestre…  Che gli dei siano con voi… - ma Leth era già ripartita, il grazie soffocato dal rumore degli zoccoli del cavallo.
Fu costretta a smontare, spaventata dall’idea che il pontile non potesse reggere il peso dell’animale.
- Krohs… Ti prego… -
E con estrema fatica mosse gli ultimi passi verso le scale che conducevano alla porta della grande casa in legno d’abete.
- Aiutatemi! Aiuto, vi prego! – gridò, straziata dal dolore.
Era bagnata fradicia, aveva sangue ovunque e i capelli sfuggiti alla coda sfatta le si appiccicavano al viso.
Gli occhi gonfi e rossi gridavano più della sua gola, e quando nessuno venne ad aprire lo sconforto più nero le attanagliò il cuore.
- Vi prego, aiutatemi! – urlò ancora fra forti singhiozzi, accasciata sotto il peso dell’uomo.
Fu in quel momento che la porta si aprì, rivelando una donna stordita dal sonno, alta e bella anche nella sua semplice vestaglia blu oceano.
- Santi dei… - sussurrò.
- Entra dentro, presto! – esclamò poi, scendendo le scale di corsa; aiutò Leth a sorreggere Krohs e lo trascinò dentro casa.
La donna guardò circospetta lungo il sentiero, poi chiuse la porta.












 
Note:

Salve a tutti e scusate il ritardo catastrofico!
Ho le mie scusanti: tornata dalle vacanze sono stata bombardata dagli Esami e non ho avuto nemmeno un briciolo di tempo per scrivere... Ma adesso mi sono messa in pari, ed ecco qua un bel capitolo DRAMMATICO.
Giuro che ho sofferto scrivendo l'ultima parte... Krohs, scusami, scusami tanto! çAç
Nel frattempo la nostra Leth fa passi da gigante -beh, più o meno... xD- nell'uso della Magia...
A quanto pare è meglio non stuzzicarla, perche reagisce proprio male!
Ma finalmente ci siamo lasciati alle spalle la Terra della Luce e siamo arrivati nella Terra dei Venti, alla Città sul Lago!
Krohs ce la farà? La vecchia Lyd sarà d'aiuto o il destino per il nostro vecchiaccio preferito è già scritto?
A proposito, tenete bene a mente il tizio con due medaglioni, perchè lo rivedremo presto~
Grazie mille a chi mi segue/legge/recensisce/il solito, vi voglio tanto bene! <3

Ah, giusto! vorrei approfittarne per fare gli auguri di compleanno alla meravigliosa Koaluch ... TANTI AUGURI, BELLISSIMA! <3

Okay. Ora ho finito. XD
Alla prossima!

Kisses,
Koori-chan





 
  
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