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Autore: Shora    21/06/2014    4 recensioni
Questa ff si rifà ai nostri eroi dopo la fine dei primi tre anni all'accademia dei MRR, con un fianale altrenativo, infatti i disastri torneranno più forti che mai e una nuova figura arriverà all'accademia. Nuovi amori, emozioni e avventure aspettano i nostri eroi. Spero vi piaccia buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un sacrificio costato troppo:

La prima cosa che i tre sentirono fu forte boato, il resto fu confusione. Eveline ricordò di essere volata parecchi metri in là e poi di aver cercato con la vista suo fratello e l’altra ragazza.
-Mike!- chiamò a gran voce. Provò ad alzarsi ma una fitta alla caviglia la fece desistere e ricadere a terra. Portò le mani alla parte dolorante digrignando i denti.
-Mike!- chiamò ancora. Vide un’ombra comparire dalla polvere sollevata dall’esplosione. Sorrise. Ma la figura che le spuntò davanti non era suo fratello e nemmeno Amy: era Hazard. La paura le attanagliò le viscere, il respiro accelerò accompagnato dal battito cardiaco.
-Io sapevo che oggi sarebbe stato un grande giorno.- sogghignò lui. Lei si limitò a fissarlo, incapace di proferire parola. Erano scappati da quell’uomo e proprio quando pensavano di essere in salvo il destino si prendeva nuovamente gioco di loro, favorendo il nemico.
-Cos’hai piccola Eveline? Hai preso la parola?- chiese il colonello. La ragazza rimase muta.
-Meglio così. Almeno non potrai chiamare aiuto.- sogghignò sadicamente Hazard.
“Ma se non so nemmeno se sono vivi!” pensò la mora. Ci fu una possente scossa. Probabilmente l’esplosione aveva creato danni alle fondamenta e ora la casa sarebbe crollata.
-Finiamo il lavoro alla svelta così me la potrò svignare prima che mi crolli tutto addosso.- si disse il colonello ad alta voce. Eveline provò ad indietreggiare ma la sua schiena sbattè contro un parete solida. Era spalle al muro. Fece un profondo respiro e si rassegnò. Era finita, la sua vita di solo quindici anni era finita. Un piccolo sorriso amaro le si formò sul volto mentre, mentalmente, salutava tutti i suoi amici. L’uomo davanti a lei alzò il coltello che ora si sarebbe macchiato del suo sangue.
“Addio a tutti.” Pensò Eveline. Chiuse gli occhi. Una figura le si parò davanti, la mora alzò lentamente le palpebre. Mike era davanti a lei, il braccio alzato davanti al suo volto e il coltello conficcato nell’avambraccio, nella zona vicino al gomito. Hazard portò a sé l’arma, estraendola, quindi, dall’arto del ragazzo, che gemette dal male.
-Mike!- strillò la ragazza dietro di lui con le lacrime agli occhi. Perché? Perché non riusciva a cavarsela da sola e tutti quelli che l’aiutavano finivano con il farsi male? Valeva davvero la pena riempirsi di ferite per lei?
-Tsk, sempre in mezzo tu?- sbottò il colonello.
-Non ti permetterò di toccare mia sorella.- disse il moro sicuro di sé.
-Vorrà dire che ucciderò prima te!- affermò l’uomo, infastidito dal ragazzo. Stava per colpire il giovane quando una nuova scossa si fece viva tra le mura della casa. Hazard perse l’equilibrio. I due fratelli decisero di approfittare di quel momento. La ragazza si alzò, incurante del dolore che le attraversava la caviglia e con la sua mano intrecciata con quella di Mike ricominciarono a fuggire. Il moro si infilò in un corridoio. Il piano era di andare nel cortile e da lì fuggire. Il tutto prima che l’edificio crollasse loro addosso. All’improvviso Eveline si fermò, suo fratello si voltò allarmato.
-Tutto bene?- chiese. Lei annuì.
-Allora perché ti sei fermata?-
-Abbiamo lasciato indietro Amy!- disse Eveline.
-Non è un problema.-
-Come non è un problema?!-  lei si divincolò dalla stretta del fratello, fattasi più stretta.
-Laggiù c’è quel pazzo scatenato di Hazard ed Amy è lì con lui!- Mike sorrise.
-Tu non la conosci. Non è facile da far fuori, ha sempre un asso nella manica, fin da quando era piccola!- asserì il moro.
-E poi…- il ragazzo riprese la mano di sua sorella.
-Amy conosce questa casa come le sue tasche. Sfuggirà ad Hazard comunque.- finì con un sorriso che rassicurò Eveline. Ricominciarono la loro fuga.


I due ragazzi correvano come due forsennati per corridoi che ad Eveline parevano tutti uguali. Porte e portoni tutti identici, avanzavano tra una scossa e l’altra sempre più potenti, ogni tanto pezzi di soffitto minacciavano di cadere loro addosso e i due erano costretti a prestare attenzione per non essere, poi, sommersi dalle macerie. Passarono davanti ad una grande sala. Eveline non ci diede importanza e corse avanti ma Mike, invece, si fermò e guardò dentro la stanza. La mora tornò indietro mentre Mike entrava nella locale. La ragazza vide subito una figura femminile, capelli lunghi, neri e ricci. Teneva in mano quella che sembrava una foto. Piangeva.
-M-Madre…- fece Mike.
“Madre?” pensò sbigottita la giovane.
-Mike!- sobbalzò quella. Si asciugò frettolosamente le lacrime con il dorso della mano libera. Il ragazzo era a bocca aperta, sua madre… piangeva?
“Se quella è la madre di Mike vuol dire che è anche la mia…”ragionò Eveline che, però, non si accingeva ad entrare.
-Non mi pare di averti dato il permesso di entrare.- disse nel solito tono autoritario e gelido ma in quel momento sul ragazzo non aveva effetto. Il moro analizzò l’oggetto in possesso di sua madre; era una foto che ritraeva quattro persone. Suo padre, sua madre, lui e… Eveline. Ora capiva il pianto di sua madre. Represse l’impulso di abbracciarla. Lei lo odiava, non le avrebbe fatto piacere. Certo se fosse accaduto il contrario Mike sarebbe stato felice. Lui non disprezzava sua madre, un qualsiasi gesto d’affetto da parte sua e nei suoi confronti era sempre ben accetto. Ma non era mai arrivato.
-Madre…- tentò ancora.
-Vattene.- disse solo quella. Il ragazzo fu invaso da un gran senso di rabbia.
-Perché?!- Sua madre si voltò esterrefatta, suo figlio non aveva mai disubbidito ai suoi ordini. Mike teneva i pugni serrati e guardava la donna con gli occhi colmi di lacrime.
-Perché mi odi? Perché mi disprezzi? Che cosa ti ho fatto?!- gridò. Eveline, ancora fuori dalla stanza, sobbalzò alla reazione avuta dal fratello.
-Sono davvero un pessimo figlio come dici tu?- Lei non disse nulla e abbassò gli occhi. Questo gesto diede un gran fastidio al giovane.
-Lo so, io non sarò mai come lei… ma non posso farci niente e tu lo sai!-
-Di… Di chi stai parlando?!- chiese sua madre.
-Lo sai benissimo. Parlo di mia sorella, Eveline.- La donna spalancò gli occhi. Come faceva suo figlio a ricordare ancora? La mora decise che, forse, era meglio entrare così fece qualche passo nella sala. L’adulta si voltò nella sua direzione e, una volta vista, sbiancò. C’era da aspettarselo, lei doveva essere morta undici anni prima. La donna indietreggiò di qualche passo e lasciò cadere la foto. La collisione tra la cornice e il pavimento fece spaccare il vetro dell’oggetto. Eveline si avvicinò ancora fino a raggiungere Mike.
-E-Eveline…-
-Mamma?- quella parola suonò strana, era da molto che non la pronunciava. Le lacrime ricominciarono a scorrere sulle guance di sua madre.
-Che scherzo di pessimo gusto. Chi sei tu?- chiese la donna.
-Sono tua figlia…- disse la ragazza un po’ esitante.
-Questo non è possibile! Lei è morta!- strillò quella con gli occhi leggermente spiritati.
-No, sono viva, madre!- tentò la mora.
-Impostora, sei solo impostora!- gridò la donna. Una nuova scossa fece tremare il terreno e il soffitto minacciò di venire giù.
-E tu, impiastro.- disse rivolgendosi a suo figlio.
-Dove l’hai trovata? E come l’hai convinta?- finì.
-Io… Io…- un’altra scossa, più forte della precedente fece cedere un bel pezzo di soffitto, dividendo la donna dai due ragazzi. La maceria aveva costretto i fratelli ad indietreggiare, finendo nei pressi dell’uscita della sala. Chiunque si fosse trovato dalla loro parte opposta non sarebbe potuto andarsene, il resto del soffitto bloccava l’uscita.
-Madre!- gridò il ragazzo. Non udì risposta. Provò ancora con il medesimo risultato.
-Madre!- aspettò, nulla.
-Madre, madre!- chiamò ancora. Le lacrime affiorarono sulle sue guance
-Madre!- un piccolo ma veritiero pensiero gli si era infilato con forza in testa. Era morta.
-Madre…- sussurrò cadendo in ginocchio. Non era riuscito nel suo intento. Era morta come una donna infelice e lui non era riuscito a farle tornare il sorriso, nemmeno con sua sorella lì accanto. Non era riuscito a mantenere la promessa di farla tornare quella di un tempo, quella che era la sua vera mamma. Era un fallimento.
-Mike…- sua sorella si chinò su di lui. Lui scoppiò in un pianto a dirotto.
-Eveline… lei è…- sua sorella annuì piano mentre suo fratello piangeva, dilaniato dal dolore. Ci fu un altro scossone, del calcestruzzo cadde sui due giovani.
-A-Andiamo, Mike…- sussurrò la mora. Lui annuì piano e si rialzò continuando a fissare quel pezzo di cemento che gli aveva portato via sua madre. Ma non sapeva che il suo dolore non era ancora finito.


Imboccarono l’ennesimo corridoio e continuarono a correre, secondo Mike quello doveva essere l’ultimo. Infatti, poco dopo, ecco la grande porta che li avrebbe portati via da lì. Senza rendersene conto aumentarono la velocità della corsa e non poterono evitare un piccolo sorriso per essere ancora vivi. Evitarono un altro pezzo di cemento cedente e continuarono. Oramai la grande villa stava cadendo a pezzi, presto sarebbe stata solo un cumolo di macerie. Mike abbassò la maniglia e aprì la porta. I due fecero per oltrepassarla ma qualcuno li afferrò per il colletto.
-Vi ho preso, finalmente.- A quella voce i due si immobilizzarono. Hazard. Costrinse i ragazzi a voltarsi e li sollevò, prendendoli per il collo. Ai due fratelli manco subito l’aria. Il moro calciò il vuoto cercando, invano, di colpire il colonello. Era davvero finita? Ad un passo dalla libertà? No, non l’avrebbe permesso! Si sentì sfiorare la mano. Vide sua sorella sorridere amaramente, capì. Eveline voleva che la prendesse per mano. Intrecciò le sue dita con le proprie, sarebbero morti insieme. L’uomo stinse di più la presa. Il ragazzo sentiva i polmoni bruciare, non avrebbe retto per molto. Sentì la mano della ragazza affievolire la tenuta fino a che non la sentì più vicino a sé.
“Eveline, ti prego, non te ne andare anche tu…” pensò disperato. Hazard mollò improvvisamente la presa. I ragazzi caddero a terra. Mike prese un bel respiro che fu sollevante quanto doloroso. Il colonello, adesso aveva un profondo taglio alla vita. Il moro vide una chioma dai capelli rossi.
“Amy!” il giovane era entusiasta. Le scosse continuavano a tormentare i muri della casa.
-Piccolo mostriciattolo!- inveì l’uomo.
-Mike, Eveline scappate!- gridò la ragazza. Un’altra maceria cadde poco distante da loro.
-Io lo tengo occupato, voi andate!-
-Amy e tu?- chiese la mora.
-Me la caverò.- Non era vero, lei lo sapeva. La ragazza prese suo fratello per mano. In quel momento la casa cedette e cominciò a crollare su sé stessa. Mike e Eveline si precipitarono fuori dall’edificio. Il moro si voltò indietro per vedere anche Amy uscire dalla villa ma tutto ciò che scorse fu il suo sorriso e le sue labbra che si muovevano a sussurrare queste parole:
-Ti amo, Mike.- Infine, anche lei, venne sommersa dalle macerie.
  
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