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Autore: Nadine_Rose    25/06/2014    1 recensioni
Nadine ballava, rideva ed era viva.
[Continuo di “Un amore diviso da un filo spinato”]
Nadine e Werner sedettero vicino alla riva del lago all’ombra di un’alta conifera e restarono lì, stretti l’uno all’altra, avvolti dall’aria fresca dell’estate berlinese mentre dentro di loro scoppiava la primavera. Una nuova stagione era cominciata per la loro vita ma i due contavano ancora i loro inverni.
[Capitolo 33: Il dono della vita]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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Capitolo 12

 

Paure,

bugie e

fiori d’arancio

 

“L’amore deve tutto osare quando ha tutto da temere”.

Kahlil Gibran


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Kurt, il primo amore di Nadine, era vivo. Non era più il fantasma di un tragico passato da dimenticare, ma un uomo in carne ed ossa; un uomo ferito, dall’aspetto martoriato, ma ancora vivo. Werner era sconvolto. Tentando di nascondere il suo stato d’animo, gli diede appuntamento per il giorno successivo e lo accompagnò alla porta. Werner non riusciva ancora a crederci. Quel giovane era Kurt, colui che aveva lottato con tutte le sue forze e messo a repentaglio la propria vita pur di difendere Nadine e liberarla dalle catene di Ravensbrück. Werner cominciò a sentirsi male e chiese a un suo collega di sostituirlo. Kurt, l’eroe morto cinque anni prima per la sua amata, adesso risorgeva dalle sue ceneri. Il giovane dottore non poté più resistere e, toltosi il camice, vomitò. Per un istante, si sentì svuotato dell’amore di Nadine ed ebbe paura. Provò una sensazione di vulnerabilità, la stessa di quando le bombe si abbattevano sulla città e lui cercava un riparo sicuro tra i reparti dell’ospedale oppure di quando i russi lo braccavano e lui invano scappava. Come allora, era stato violentemente catturato, sorpreso da un passato che adesso non poteva far altro che torturarlo. La paura di perdere la sua futura sposa cominciò ad assalire il giovane Werner, a stringergli le viscere, a tormentarlo nell’anima. Ormai, era stato gettato nel buio di un tunnel profondo dove l’unica via d’uscita era altrettanto buia: nascondere a Nadine la verità e quindi mentirle, una seconda volta. Era certo che, se lei avesse saputo di Kurt, avrebbe perso il suo equilibrio ancora troppo precario e, sconvolta, avrebbe spostato la data del loro matrimonio o addirittura lo avrebbe annullato. Werner non voleva perdere la sua Nadine e il loro sogno d’amore che presto sarebbe diventato realtà, sigillato con il sacro vincolo del matrimonio. Per lei era stato disprezzato dai suoi cari e sradicato dalle sue sicurezze e adesso non temeva di sentirsi vigliacco, incrociando lo sguardo della sua amata e bugiardo, pronunciando quel sì dinanzi a Dio. Il giovane dottore era uscito dalla sua tempesta interiore attraccando all’unico porto sicuro: il silenzio. Tornato a casa, non avrebbe raccontato a Nadine del suo incontro con Kurt. Forse, pensò per darsi un’ulteriore giustificazione, anche lui aveva una persona accanto e stava per rifarsi una vita e non era giusto sconvolgergliela. E, qualche giorno dopo, prima di operarlo, ne ebbe la conferma.

Werner tornò a casa e trovò Nadine seduta al tavolo della cucina che confezionava le bomboniere del loro matrimonio. La bellezza della sua futura sposa era sbocciata come un fiore in pieno inverno, il suo corpo iniziava a guarire dalle ferite di Ravensbrück, la sua anima finalmente gioiva di speranza e in ogni suo sguardo, in ogni sua parola, in ogni suo gesto traspariva l’emozione per il grande giorno. Il giovane si avvicinò e le diede un bacio sonoro sulla guancia. Poi si fermò a guardarla e Nadine, dietro quel suo sguardo incantato d’amore, riuscì a scorgere in lui qualcosa che non andava. “Che c’è, amore? …” gli chiese preoccupata “… Hai l’aria di uno che ha visto un fantasma!” Senza volerlo, Nadine aveva centrato il problema. “Ho visto la sofferenza, tanta.” rispose, celando il vero motivo del suo stato d’animo e la ragazza continuò: “Ancora bambini, vero?” Werner annuì con la testa e poi subito cambiò discorso. “Ho pensato che potremmo trasferirci a Berlino, lì avrei più possibilità di trovare un lavoro migliore.” disse, temendo un possibile incontro tra Kurt e Nadine. Lei non sembrò molto contenta di questa proposta: Berlino era la città della sua infanzia e delle sue speranze infrante ed era una delle città più tormentate della Germania del dopoguerra. Preferiva restare a Fürstenberg/Havel e ricominciare lì la sua vita. Ma Werner non si arrese e tirò fuori il suo asso nella manica. Aprì la ventiquattrore e, con un sorriso larghissimo, le porse un giornale. “Guarda, amore …” le disse raggiante “… La casa dei tuoi sogni, con il tetto rosso e un piccolo giardino e il prezzo non è nemmeno eccessivo, possiamo permettercela!” Nadine iniziò a illuminarsi e Werner aggiunse: “Poi a Berlino c’è tua cugina Edith, è sola e potrà darci una mano quando arriverà il nostro bambino.” La ragazza si commosse e, piangendo di gioia, abbracciò fortemente il suo futuro marito. Werner l’aveva convinta e, due settimane dopo, era ai piedi dell’altare ad aspettare impaziente l’arrivo della sua amata vestita di bianco. Fu un’emozione grandissima quando l’organista intonò l’Ave Maria di Schubert mentre Nadine varcava il sagrato della chiesa e quasi gli mancò il fiato quando, sollevandole il velo, vide il suo viso dolcissimo perfettamente incorniciato dal taglio di capelli alla garçonne[i]. Perdendosi negli occhi lucidi della sua futura sposa, Werner dimenticò l’incontro con Kurt, tralasciò l’assenza e il disprezzo dei suoi genitori e si spogliò del suo terribile passato. Al momento del sì, fu lui a piangere per la commozione.

 

È quando tutti i giuramenti

fatti a te saranno inganni

alla vita che, stupita, sbanderà.

Amarsi è prima di capire,

è rimbambire la ragione in noi.

Non è la verità, che più la dici

e meno baci avrai.

È l’illusione mia che è vera.

 

Amedeo Minghi, Cantare è d’amore



[i] Taglio di capelli molto corto, alla maschietta.

   
 
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