Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Musca    23/08/2008    1 recensioni
Dall'Epilogo
“Gennaio deve a lui il suo nome perché Gennaio è proprio così. Sul ciglio, sai, sempre evasivo, il più freddo e miserabile mese dell’anno, eppure il primo dell’anno nuovo. Non proprio una fine, ma neppure un inizio, o forse entrambi”
Era stata un’idea stupida fin dall’inizio, questo lo sapeva. Ma per una volta, solo una volta, sapere come sarebbe finita, sapere dove dirigersi, cosa fare. Come diversamente sarebbe potuta andare rispetto agli insanguinati, sparpagliati bandoli della guerra che lui continua a tenere in mano, sperando che gli mostrino una via verso la vita."
La guerra è finita, ma qual'è il confine tra vincitori e vinti? E' possibile ritrovare la gioia di vivere quando così tanti non lo sono più? Cosa è sopravvissuto della vita di un tempo? Le risate e la speranza, il coraggio e l'amore? E può la magia, a poco a poco, trasformarsi in ciò che ci lega ad una vita che non abbiamo scelto, ritorgersi contro chi la usa, svanire?
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
--Capitolo quindici--

--Capitolo quindici--

 

Tutti ricordano il silenzio che seguì. Fatta eccezione per rare sirene e campane di chiese, non c’è nulla. Neppure l’insistente tremolio e crepitio di schermi di TV come sfondo, dal momento che dopo pressappoco tre ore non c’è più niente di nuovo da guardare o ascoltare. Non quando tu sei la notizia. Pochi elicotteri volano in cerchio molto in alto. Una parte della città è sigillata e le sue sentinelle portano pistole. Cenere piove giù da nuvole basse, come legate al suolo, e il cielo arrossisce di un tramonto curiosamente vibrante. Adesso solo pochi  isolati sono ancora in fiamme, ma sostenute dal vento, la fuliggine si deposita su tetti, monumenti, alberi, giardini, andando come alla deriva tanto lontano quanto vi riesce il fiume. Coloro che si azzardano a parlare lo fanno sussurrando, come se il fuoco non se ne fosse del tutto andato; come se stesse dormendo. Dopo tutto, questa non è la prima volta.

*

Anni dopo, cercando di ricordare, questo è tutto quello che riesce a tirar fuori, questo risveglio.

Non le fiamme, il calore o il dolore, solo questo, la mano che è nei suoi capelli, il ginocchio nudo alla sua guancia. Gira il collo. Lei è seduta scompostamente contro lo schienale del letto, addormentata, le gambe acciambellate sotto di sé, un cuscino miseramente piatto dietro la schiena. La luce di una sola candela si spinge giù lungo la sua guancia. Sembra così scomoda, la sua sagoma plasmata a nuovo dallo schienale del letto e dal cuscino sgonfio. Come se si fosse appena arresa e avesse preso residenza fissa sul suo letto d’ospedale.

Perché lui è in ospedale, non è vero? Il feroce odore di antisettico è forte nelle sue narici ma il letto sembra il suo. Il filo di luce sotto la sua porta sembra troppo chiaro per Grimmauld Place, numero 12. La stoffa della gonna di lei è schiacciata sotto la sua guancia. Lui considera l’idea di svegliarla. Nonostante la sua posizione, il suo respiro è profondo e regolare, il lento, costante moto della cenere che si posa, schiarendo il fumo. E poi, lui stesso non sembra in grado di muoversi; sul proprio stomaco come un granchio tirato in secco, la sua schiena sembra umida, la parte superiore del suo corpo è come annebbiata. La guancia contro la coscia di lei, aggrappandosi alla sua gonna una mano, chiude di nuovo gli occhi. E come l’incendio e il fumo, altri dettagli si perdono—così come il leggero click della porta, e capelli rossi che scappano via insieme alla luce.

*

Quando si sveglia del tutto, Hermione se ne è andata.  Sente la schiena scorticata, e la testa non è meglio. Tirandosi seduto nel letto, cerca a tentoni occhiali e bacchetta, poi trova un po’ di vestiti piegati su una sedia. In jeans, i piedi nudi che protestano al pavimento freddo, incespica fino al bagno, arrabbiato.

C’è qualcosa di sbagliato nella casa.

Puzza

Attraversa la stanza e apre la porta. Gli cade la mascella.

Nonostante il buio della sua stanza, l’intera casa è allagata di luce. Il riverbero lungo il corridoio sembra troppo brillante, e gli occorre un momento in più per realizzare che in parte è dovuto al fatto che il pavimento è stato strofinato fino a grattarne via un pollice e riportare così alla luce il legno vivo, che ancora luccica. Facendo qualche passo avanti, sente voci che si alzano—una fra loro gli è familiare—dall’estremità più lontana del corridoio che curva verso un gruppo di stanze vuote.

“Cosa? No, no, no—siete matti? Dovete riportarlo indietro!”

“Ma il Ministro ha detto che è sicuro adesso—“

“Oh si, lo so! Lui dirà che è sicuro perché non ha nessun altro posto dove metterli!”

“Ma Signor Weasley—“

“Signori, per cortesia, abbassate i toni, ci sono pazienti qui!”

“Cazzo, riportatelo indietro e basta, ok? Sapete come fare un Obliviate standard, no?”

“Beh, si, ma certo—“

“Bene, avanti, allora. Non statevene qui a fare i pesci. Ce ne sono degli altri? C’è stato qualcun altro stupido abbastanza da portare gente in ospedali Babbani?”

“Signor Weasley, per favore, abbassi la voce—“

“Piantala, Martha, è importante. Ascoltatemi, tutti, non portate nessun mago o strega in ospedali Babbani, d’accordo? Non mi interessa se Scrimgeour mi racconta che va bene fino a farsi diventare  la faccia blu, noi non rischieremo con nessuno, ok? Va bene se portate Babbani qui, ma nessuno dei nostri va lasciato in ospedali Babbani, d’accordo?”

Si, signor Weasley fa il coro. Un secondo dopo, è evidente ad Harry che stanno tutti dirigendosi nella sua direzione. Prima di potersi trascinare indietro fra le ombre, non che ce ne siano rimaste molte, ora, qualcuno emette uno squittio acuto alle sue spalle.

“Oooh, Signor Potter! Dovrebbe essere a letto! Oh Dio, oh Dio—lasci che l’aiuti!”

Una piccola strega in abiti del San Mungo si affretta verso di lui; lui manovra il proprio gomito fuori dalla sua presa, sorpreso dalla propria destrezza.

“Sto bene, davvero, sto solo andando—“

“Oh no, non si deve muovere troppo, ancora, sul serio, Signor Potter—“

“Sto bene, davvero, posso camminare—“

“Oh, ma certo, ma certo, ma deve—“

“Harry!”

Lui guarda in su mentre Ron si affretta verso si lui, affiancato da una mezza dozzina di streghe e maghi nelle vesti del Ministero.

”Ron, dille che sto bene!”

“Oh Dio, oh Dio!”

“Janice, va tutto bene. Harry, come ti senti?”

“Bene, sto bene. Che diavolo sta succedendo?”

Osservando il seguito di Ron avanzare verso di lui con occhi indecentemente avidi, Harry vorrebbe essersi infilato una maglietta. Ma come cazzo avrei dovuto sapere che avrei trovato la casa invasa? Ron alza un sopracciglio ad Harry, poi si gira e alza imperiosamente una mano.

“Va beene, imbambolamento sufficiente. Fuori. Lavoro da fare, ricordate? Già, già, cercate di non sembrare così entusiasti, mi spezzate il cuore.”

Nonostante  il suo disagio, Harry deve reprimere uno sghignazzo improvviso. Lungo gli anni, lungo la guerra, Ron si attiene allo stile da capitano che aveva scoperto tormentando i primi anni nelle vesti di prefetto. Mentre le code del suo reparto si allontanano giù dalle scale sopprimendo un ammutinamento, e Janice sparisce facendo schioccare la lingua fra i denti, Ron si volta verso Harry.

“Interni del Ministero. Imbranati senza speranza! Comunque, Harry, come ti senti?”

Senza aspettare una risposta, afferra un gomito di Harry e scruta la sua schiena, facendo una smorfia.

“Continui a sembrare un’aragosta fresca. Ma non brutta come prima. Prude sempre? Il Guaritore Smith—è il capo dell’unità ustioni—ha avuto cieca fiducia sul suo unguento. Ha detto che ti avrebbe rimesso a nuovo in quattro giorni, preciso al minuto. Così hai un giorno in più per dormire. D’accordo, forza, a letto.”

Lo guarda male. Indifferente, Ron afferra come una morsa un gomito addormentato di nuovo. Harry cerca di districarsi, oscilla, e allunga una mano per tenersi in piedi. Ron annuisce significativamente.

“Esattamente. Andiamo.”

Fa marciare Harry indietro nella sua stanza. Harry inspira rumorosamente, sperando che la sua testa si sarebbe schiarita.

“Dov’è Hermione?”

“Al San Mungo.”

Lui oscilla di nuovo. “Cosa?”

Ron lo guarda, poi scuote la testa.

“Oh no, sta bene, amico. Qualche graffio, ed ha sbuffato fumo come una ciminiera, ma a parte questo sta bene. Lei e Fred sono fuori ad aiutare.”

Harry si china verso il letto e si appoggia guardingo contro il cuscino che Ron sistema dietro le sue spalle. Poi guarda in su.

Ron appoggia il suo peso sulla sua gruccia e incontra lo sguardo di Harry, sembrando incerto. Un paio di passi dietro la porta, urgenti. Un uscio si apre da qualche parte, poi si chiude. In qualche altra parte della casa, qualcuno ulula di dolore.

Quando Ron guarda di nuovo Harry, non c’è esitazione nei suoi occhi.

“Hanno detto che il conto dei feriti è salito più o meno a duecento, ora, noi e Babbani. Gli ospedali Babbani sono ingolfati, e con la magia che non è sicura stanno avendo ogni sorta di problemi al San Mungo. Non solo formule e incantesimi, falliscono anche alcune delle loro lampade. Hanno improvvisato un coso Babbano—un generatore, ecco come si chiama, un generatore. Questo è come si stanno reggendo due reparti interi. Hermione e Fred si sono fatti in quattro. Lei è una delle circa dodici persone lì dentro capace di fare magia senza bacchetta, e Fred può miscelare pozioni come un matto.”

Prende una candela con una mano e la tiene davanti a sé come una spada.

“Finora, circa sessanta morti.”

Harry si gratta un braccio, con le dita che prudono smaniose di raggiungere la schiena.

 Ron illumina la candela con la bacchetta e la posa sul comodino. Sembra che ci sia un incantesimo riscaldante in azione ma la sua diffusione attorno alla stanza l’ha reso inutile. Ron si acciglia guardando la raccolta di bottiglie di vetro sul comodino e prende in mano quella più grande. Harry si guarda intorno cercando una maglia, poi se ne dimentica del tutto.

“Dov’è Edvige? La sua gabbia è sparita.”

“Oh, è nella stanza di Fierobecco. La gente del San Mungo voleva sottoporre anche alla tua stanza il trattamento completo, ma Hermione non ne ha voluto sapere. Ha detto che ti avrebbe fatto sentire fuori posto. Così l’hanno fatta sbarazzare della gabbia e di Edvige. Tieni, bevi questa.” Gli offre un bicchiere con un liquido lattoso e grigio dentro.

“Penso che sia pozione per dormire più qualcosa per guarire i pezzi ustionati. Il Guaritore ha detto di dartela se ti svegliavi. Ed Hermione me l’ha ricordato solo una ventina di volte prima di andarsene.”

Harry afferra il bicchiere senza domande, e senza guardare, sentire, lo butta giù.

“Stanno tutti bene?”

“Si, stanno tutti bene. La mamma e Ginny sono da qualche parte al piano di sotto. E anche Sally è qui, da qualche parte. Io ero a casa quando il Signor Lovegood è venuto a cercarci. Era a casa per il pranzo quando Luna gli ha mandato un gufo dall’ufficio.” Ron apre la finestra e infila la testa fuori per scandagliare la strada.

“E Nick? Nick sta bene? L’ho visto.”

Per la prima volta dopo aver visto Harry nel corridoio, Ron si immobilizza. E non parla per un istante. Harry passa veloce la lingua sui denti, tentando di sbarazzarsi del retrogusto della pozione.

“Mi ha aiutato. Probabilmente mi ha salvato la vita. Ha detto—Ron, ha detto qualcosa sul fatto di non averne avuto nessuna intensione. Dov’è adesso?”

Ron trascina a sé una sedia e vi si accomoda laboriosamente, costretto all’improvviso sui suoi tre arti. Allunga la gamba cattiva e la fissa per un attimo.

“Si, sta bene ora. Si è ustionato, ma non tanto quanto te. E tu stai bene. Ha aiutato a tirarti fuori da lì. È nella vecchia stanza di Sirius. Ma—non può parlare tanto, è ancora abbastanza debole, ha quasi perso la sua voce … Harry, uno dei suoi amici lavora per la stampa. Nick gli ha detto di noi.”

Harry fa spallucce. “Si, lo so. Ho visto il giornale Babbano un paio di giorni fa, dopo Hogwarts. C’era sopra la foto di Nick. Ha raccontato loro perfino del demone nella tua soffitta.”

“Già, beh. Tranne per il fatto che dice che non sapeva che questo suo amico comanda anche qualche sorta di gruppo clandestino. Devono essere stati sulle nostre tracce dall’ultima volta che Londra è bruciata. Qualcuno di loro deve essere stato lì, si ricordano un po’ di quello che è successo, di come il fuoco non poteva spegnersi e tutta quella roba lì.” Fa scorrere dita assenti sopra la sua gruccia e la abbassa verso terra prima di incontrare lo sguardo di Harry. “La maggior parte dei membri del gruppo—le loro famiglie sono morte in quell’incendio.”

Per sua sorpresa, Harry scopre  di non sentirsela di distogliere lo sguardo. Per la prima volta, non se la sente di scappare.

“Hanno raccontato la loro storia alla polizia Babbana e tutto, ma nessuno ha fatto davvero qualcosa . Ordini dall’alto, penso. Scrimgeour è stato lì a tenere conto di cosa il Primo Ministro Babbano faceva e diceva fin da quella prima volta. I quotidiani hanno riportato la cosa, ma questo è stato tutto.”

Uno storno di ritorno a casa risveglia un’orchestra di sbattiti d’ali su per le grondaie.

“Nick li ha condotti a Diagon Alley questa mattina. Ha detto che non aveva idea—l’ha presa abbastanza male, a dir la verità. Loro avevano … qualche tipo di bomba fatta in casa.”

“Bombe al petrolio,” aggiunge Harry. L’odore si era piantato da qualche parte sotto la sua pelle, fermamente inchiodato nella memoria.

“Già.”

“E fuochi d’artificio. Tiri Vispi Weasley.”

Ron guarda in su, gli occhi fermi. “Fred non c’entra niente, Harry.”

Dopo un istante, Harry trova un punto ruvido e un filo sfuggito dal copriletto con cui giocherellare.

Ron prosegue. “Nick ne aveva presi un po’ per uno spettacolo e l’ha detto, penso, un paio di settimane addietro. Loro devono aver trovato il modo di confezionarli con polvere da sparo extra senza rompere gli incantesimi. Piuttosto furbi. Non tutti hanno funzionato, naturalmente.”

 “Ma abbastanza l’hanno fatto.”

Stiracchiandosi indietro contro la sedia, intrecciando le mani dietro la testa, Ron guarda su verso il soffitto. “Hermione non l’ha neppure guardato. Penso che sia spaventata dall’idea di infuriarsi e farlo semplicemente a pezzi.” Sospira. “L’avrei fatto io, ma qualcuno deve pur tenere la testa a posto.”

Harry guarda altrove. Un’infarinatura di barba ispida copre la faccia inaridita di Ron e i suoi occhi appaiono emaciati. In effetti, sembra emaciato dappertutto, pigiato nella sua camicia di seconda mano e pantaloni troppo corti. Ma questo è perché i suoi vestiti non gli calzano mai addosso, non il contrario, pensa Harry. Come anche a lui stesso era successo ma nel senso opposto; nessuno mai aveva trovato a Ron vestiti grandi abbastanza per la persona che lui è.

“E per ultimo ma non meno importante, e di nessuna sorpresa per nessuno di noi, a quanto pare anche Scrimgeour ha tenuto le mani in pasta.”

Il filo si arrotola stretto abbastanza da tagliar via la circolazione nel suo dito indice, mentre Harry ascolta il resoconto di Ron sulla visita di Sally a Grimmauld Place la mattina dell’incendio. Una singola stella pulsa nella finestra come qualche sorta di oscuro codice cosmico.

“Quindi, si, sembra proprio che Scrimgeour sia pronto più o meno a tutto per prenderti all’amo e—“

“Beh, riesco a immaginare un modo per fermare le sue stronzate.”

“Cosa hai detto, amico? Non ti ho sentito.”

“Niente. Va avanti.”

“Stavo solo dicendo che a quanto pare Scrimgeour sta per dimettersi a causa di tutto questo.”

Cosa?”

“Già, non sarà Ministro della Magia per molto altro tempo. L’idiota è scivolato sulla propria merda. L’editore della Gazzetta del Profeta ha fatto il doppio gioco con lui. Tutta quella roba sull’Inceneritore, sai, su di te ed Hermione, quella era roba super segreta, vedi, e Scrimgeour non avrebbe dovuto dirlo a nessuno. Così il Wizengamot gli sta addosso per aver infranto le leggi magiche e senti questa, sembra che lui abbia tentato di comprare due tra i suoi membri per una spinta al suo progetto di legge sulla leva obbligatoria.”

Ron si interrompe e scruta Harry.

“Qual è il problema, Harry? Pensavo che ti avrei visto più contento di sentire queste cose sul vecchio scorreggione.”

Harry fa spallucce, col cervello che ronza. Scoccandogli uno sguardo incuriosito, quasi sospettoso, Ron prosegue. “Ad ogni modo, prima fra tutte, ieri gli ha dato di volta il cervello con il Primo Ministro Babbano e Kingsley ha dovuto impedirgli di renderlo in poltiglia.”

Tira un sospiro rumoroso e appoggia i gomiti sulle ginocchia.

“Questo è in parte il motivo per cui siamo in così tanti guai proprio adesso. Il Primo Ministro Babbano è improvvisamente diventato rigido nei confronti di streghe e maghi. Il che significa chiunque sembri ‘diverso’. Ci sono stati un paio di quelli che Scrimgeour definisce ‘incidenti’ e diversi arresti da parte della polizia Babbana. Ci sono un paio di squadre per questa cosa, Babbane. Una donna è stata attaccata perché ‘sembrava’ una strega. Uno dei ragazzi del Ministero ha detto che era vestita con questa lunga cosa, come un cappotto, con un ridicolo cappello, ma non sembrava neanche lontanamente una di noi. È saltato fuori che era in costume, uscita da qualche serata da qualche parte. Che genere di persona se va a una festa in maschera mentre Londra sta bruciando? Comunque, anche i nostri idioti non ne stanno lasciando passare mezza. Due sono stati trascinati in tribunale da qualche parte a Newcastle per molestie a Babbani.

“È strano, loro pensano ancora che facciamo parte di qualche sorta di culto strano. Almeno certe cose non cambiano mai. La magia deve sempre essere spiegata in qualche modo, non riescono a credere che sia vera e basta.”

Harry emette un suono vago. Trova difficile concentrarsi, ma non perché la pozione abbia annebbiato la sua mente, ma perché il suo cervello sembra lavorare più veloce di quanto lui stesso possa stargli dietro. Ascolta i molti suoni che aumentano al di fuori della sua stanza, dentro la casa. Più a lungo ascolta, più strani appaiono, in una casa dove il rumore più forte era stato il bisticciare di uccelli e quello del legno che si assesta. Adesso ci sono passi, porte, acqua che corre, voci, il tintinnio e scampanellio di bicchieri, porcellane, metallo. È come se per tutta la notte, un albero vivo avesse guidato le proprie radici nella casa morente, le sue foglie brillanti frusciando e graffiando, soffiando in ogni vuota, silenziosa nicchia.

Passi risuonano fuori sulla strada, poi la porta dì ingrasso di apre. Ron si mette a fatica in piedi e infila la testa fuori dalla finestra di nuovo.

“Eccellente, sono Ginny e la mamma con altro lavoro dal San Mungo. Adesso tutto quello di cui ho bisogno è che Fred venga qui e tiri via quello storno morto dal tetto. Oh—“  Passa veloce una mano lungo la sua nuca e guarda lontano verso la finestra ancora una volta. “Harry, a proposito, c’è qualcosa che dovresti sapere.”

“Cosa?”

“Ginny se ne va.”

Harry strofina le mani sopra la faccia. “Cosa vuoi dire?”

“Ce l’ha detto solo ieri. Se ne andrà ad Amsterdam, fra tutti i posti. A quanto pare ha incontrato qualcuno laggiù mentre dava la caccia a Piton con Tonks. Davvero non capisco il tempismo, ma è stata davvero tagliente come un rasoio nelle passate settimane o più, mentre ero a casa, così ho evitato discussioni.”

Senza attendere commenti o domande, gli volta la schiena e trascina la sedia di nuovo nell’angolo da cui l’aveva presa. Harry muove le gambe. Sembra aver mosso qualche equilibrio nell’aria; l’odore di antisettico lo colpisce di nuovo.

“Questo posto puzza!”

Ron distoglie lo sguardo. “Si, riguardo a quello. Spero non ti dispiaccia, Harry. Il San Mungo stava traboccando così ho detto che potevano portare la gente qui. Naturalmente  abbiamo dovuto scrostare tutto questo posto, ecco  perché puzza tanto. Ci hanno mandato qualche Guaritore, ma la maggior parte della gente giù sono volontari. Gente che era semplicemente per la strada. Penso ci siano anche Babbani, ho qualche dubbio su di loro in questo momento ma chi è nel bisogno non può fare lo schifiltoso, e ho chi tiene d’occhio le cose. In tempi come questi, vorrei che avessimo sempre l’Ordine riunito. È solo che non ho molta fiducia in Scrimgeour.”

Ron chiude le finestre e tira le tende. “Ok, basta chiacchere. Abbiamo un sacco di pelle da far ricrescere. Il Guaritore ha detto che la pelle vecchia inizierà a cadere presto.” Fa una smorfia. “Tipo una … muta, penso. Un po’ come un serpente. O un uccello che cambia penne. E per favore dì ad Hermione che ti ho fatto tornare a letto a dormire subito dopo che ti sei svegliato, d’accordo? Anzi, dille che hai dormito come un bambino e non ti sei svegliato affatto.”

Harry scivola sotto le coperte. Ron zoppica verso la porta. Attraverso gli occhi semi chiusi Harry osserva il filo di luce sotto la porta diventare un nastro spesso.

“Harry?”

“Si?”

“Amico, hanno detto che sei stato eccezionale là fuori. Ci sono un paio di persone qui che ti hanno visto,e comunque, è su tutti i giornali, come tu abbia fermato un po’ degli incendi e tutto, ma … non so se c’è nient’altro che tu possa fare.” Si interrompe, con la porta che oscilla. “È una gabbia di matti là fuori, le cose che stanno accadendo sono … più grandi di tutti noi e … e non sarebbe una buona cosa se tu rischiassi la tua vita. Di nuovo.”

Dopo un lungo momento, Harry fa scivolare il suo braccio dietro la testa per scrutare meglio Ron.

“Dov’è lo spirito dell’avventura, Ron?”

Le foglie frusciano e frusciano, sommergendo il significato delle parole di Ron; Harry sente a mala pena la porta chiudersi dietro di lui. C’è così tanto da fare, da pensare. Ma ben presto i suoi occhi si chiudono, e lui affonda nel calore delle coperte pensando che non sarebbe stato poi così male avere una pelle nuova.  

 

 

* * * * *Testo Originale QUI  

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Musca