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Autore: lumieredujour    05/07/2014    1 recensioni
Questa storia partecipa al contest "OC mania!" indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco sul forum di EFP
Dicembre, 1994. Hogwarts.
Come riuscire a sentirsi una vera Grifondoro quando ogni tua cellula sembra gridare a gran voce Tassorosso? Forse è una semplice questione di punti di vista. Forse serve qualcun altro per riuscire a vedere lati del nostro carattere nascosti.
“Non che non fossi fiera della mia Casa, ma pensavo che il Cappello Parlante avesse semplicemente avuto un abbaglio e mi avesse confuso con qualcun altro.
I cappelli possono avere abbagli? Beh, sicuramente lui sì.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifondoro, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 2. Stanze delle Necessità e dei vestiti


Hogsmade, si sa, non offre molta varietà di vestiti e quella sera tornammo tutte e tre a testa china nella nostra stanza.

-Odio questo maledetto paese dimenticato da Merlino!- urlò frustrata Nicole, tornando per un attimo la bambina undicenne viziata e spocchiosa dei primi anni e spaventando tutte le ragazze all’interno del Dormitorio che, come per magia, sparirono in tempo record.

Alzai gli occhi al cielo, ma una punta di delusione l’avvertii anche io: era tutta colpa delle mie amiche, ovviamente, che avevano riempito il mio povero cuore di vane speranze.

Lucie, l’unica che con coraggio non si era data per vinta, era rimasta zitta per tutto quel tempo, ridacchiando un po’ e la cosa mi insospettì. Quella ragazza era una persona seria, di quelle tutte d’un pezzo che non si scompongo davanti a nulla e che ti guardano stranite se ridacchi per più di 5 secondi (cosa che io faccio sempre, visto che ho la risata facile!).

Girandomi, notai che anche Nicole aveva smesso di lamentarsi e che, stranita, stava fissando la nostra amica con la testa un po’ piegata di lato e gli occhi a fessura, forse perché stava cercando di capire cosa fosse successo a Lucie. O forse perché era furiosa del fatto che stesse ridendo.

-Cosa diavolo hai da ridere?- chiese la mia amica in un tono aggressivo.

Ecco dimostrato che l’opzione giusta fosse la seconda. Come conosco bene le mie amiche!

Come facessero le ragazze ad agitarsi così tanto per nulla, questo ancora non lo capivo. La verità era che io non ero mai stata molto “femminile”. Avevo sempre un’aria trasandata perché semplicemente ero troppo stralunata per interessarmi a certe cose. Avevo scoperto l’esistenza degli ormoni solo da poco e cioè alla vista di William!
Lo so, amichevolmente lui mi aveva chiesto di chiamarlo Will, ma il suo nome era così regale, così elegante che era un peccato utilizzare un volgare dimi..

-Ahia!- gridai scioccata mentre dolorante mi tastavo la testa, guardando male il pesante cuscino che aveva cozzato con il mio cranio.

-Giuro che mi sono rotta dei tuoi voli pindarici, Myra- sbottò Lucie incrociando le braccia – se la prossima volta che parliamo ti permetti di partire verso le nebbie di Avalon che hai in testa, giuro su Merlino che ti prendo a capocciate!-

Se questa volta si era innervosita Lucie, la situazione era davvero grave. Voglio dire, Nicole si lamentava se non la stavi ad ascoltare per tutte le diciotto ore diurne, ma mai avrei pensato di poter diventare così stralunata da infastidire l’altra ragazza. E mai avrei immaginato tanta fantasia nella testa riccioluta di Lucie!

-Scusami- mormorai sconfitta, raccogliendo Edgar e portandolo sulle mie ginocchia.

Il caro gattone fece il suo dovere ed in poco tempo le sue fusa si diffusero soavi nella stanza, come un balsamo per le mie orecchie in fiamme.

-Brava la mia amica, stai crescendo bene!- cinguettò Nicole, battendo il cinque all’altra Grifondoro- ora, ripeti cortesemente cosa hai appena detto in modo tale che tutti- e detto questo mi lanciò uno sguardo assassino- possano ascoltare-

Lucie altezzosamente si mise diritta con la schiena e iniziò a parlare con voce da cospiratrice e con occhi pieni di gioia. Un brivido attraversò la mia spina dorsale, o forse erano semplicemente le fusa di Edgar.

-Stavo dicendo che mia sorella Amelie qualche anno fa raccontò durante il pranzo di Natale che, assieme ai suoi amici, aveva trovato qui ad Hogwarts una stanza che su richiesta poteva diventare qualunque cosa si chiedesse. L’aveva chiamata la Stanza delle Necessità!-

-Non ci crederai davvero?- chiesi guardandola scettica.

Se davvero fosse esista una stanza del genere, sarebbe sicuramente stata famosissima nel castello. In fondo, ognuno di noi aveva bisogno di qualcosa: chi di un luogo in cui studiare in pace, chi di un magazzino, chi di un angolo appartato… Insomma avete capito.

-Ci credo sì! L’altro giorno infatti Kyle ha detto d’esserci entrato e io mi sono fatta dare l’esatta ubicazione della stanza- finì la sua frase con un gridolino eccitato, guardando prima me e poi Nicole.

Kyle, per la cronaca, è  il fidanzato di Lucie nonché uno dei più brillanti Corvonero del settimo anno. A vederli assieme sembrano davvero due persone mature ed adulte. E poi se ne escono con certe corbellerie!

-Okay. Continuo a non capire perché tutto questo dovrebbe interessarci- disse Nicole, guardandomi scettica.

Aveva sicuramente timore d’essere l’unica a non esserci arrivata. Ricambiai il suo sguardo con identico dubbio. Lucie raramente parlava una lingua per noi capibile: molte volte viaggiava su binari diversi dai nostri e cercava inutilmente di spiegarci cose di cui noi non capivamo sinceramente un rospo.

-Certo che non capisci, sei bionda!- rise bonaria la ragazza per poi continuare –questa sera, dopo il coprifuoco, potremo facilmente raggiungere la Stanza delle Necessita e chiedere un enorme armadio pieno di vestiti bellissimi-

In un attimo il silenzio calò come un’ombra sulla stanza. Perfino Edgar aveva smesso di fare le fusa. Molto lentamente però, iniziai a vedere un qualcosa in quel piano, un qualcosa di convincente, un qualcosa di eccitante ed avventuroso.

-Io ci sto- gridai estasiata.

-Voi due siete matte- esclamò invece Nicole – se la McGranitt ci scopre fuori dalla nostra stanza, ci usa come stracci per lavare il pavimento nella Sala Grande e lo sapete quanto io odi fare le pulizie!-

-Dio mio, Nicole, sei una tale fatalista. Tendi davvero al melodrammatico- disse annoiata la mia amica, alzando in modo teatrale gli occhi al cielo.

-Dai Nicky, possiamo divertirci per una volta? O vuoi andartene da questa scuola senza conoscere il brivido della trasgressione?- dissi con una luce divertita negli occhi.

Conoscevo troppo bene i punti deboli di Nicole e la curiosità era tra questi. Un mormorio indicò la sua approvazione e subito tra di noi serpeggiò un brivido di eccitazione.

Passammo tutto il resto del pomeriggio in biblioteca sotto condizione di Nicole.

-Sarò in pace con la mia coscienza solo se riusciremo almeno a studiare qualcosa, oggi- disse mentre con una mano tirava Lucie e con l’altra prendeva i suoi libri.

Tra le tre, Nicole era la studiosa, Lucie la geniale scapestrata e io la via di mezzo. Eravamo in perfetto equilibrio e, a dir la verità, quasi mi annoiavo d’estate senza di loro. Essere così amiche era un qualcosa di unico, a nostro parere. L’amicizia a volte è caotica, imperfetta e chiede anche qualche sacrificio ogni tanto, ma ripaga tutto. Ripaga con i sorrisi, con gli abbracci spontanei, con gli aiuti sinceri e con le critiche costruttive. A mio parere una persona può dirsi completa solo se ha attorno a sé persone valide.

La sera, infine, andammo a cenare come se nulla fosse, mangiando a sazietà e riempiendo qualche fazzoletto con i cosiddetti snack di mezzanotte. Ogni volta che un panino veniva avvolto dalla carta, una risatina isterica ci usciva dalle labbra. Agli occhi dei più attenti osservatori saremmo sembrate tre iene rincretinite, lo ammetto.

-Smettila di riempirti di dolci, Myra, o ti verrà mal di pancia e non potrai partecipare alla nostra missione- sussurrò Lucie, guardandomi furiosa.

-Già e poi ti si gonfierà la pancia e non riuscirai ad entrare nei vestiti- mi ricordo Nicole, tirandomi una gomitata nello stomaco.

Perché ispiravo così tanta violenza, questo era un mistero. Capivo perfettamente le cose anche senza bisogno del loro doloroso contatto fisico!

A mezzanotte, dopo un’eccitante ed estenuante attesa, uscimmo tutte e tre dal nostro dormitorio munite di bacchette ed incantesimi.

-Ragazze, dove credete d’andare a quest’ora della notte?- chiese la Signora Grassa appena uscimmo dalla Casa.

Mi girai allarmata verso Lucie, il cuore che mi batteva a mille. Avevo completamente dimenticato quel quadro impiccione!

-Salve, come sta oggi?- chiese Lucie a suo agio, scostando leggermente i capelli dalla sua spalla – noi stavamo andando nella Stanza delle Necessità per trovare qualche bel vestito per il Ballo. Come vanno i suoi esperimenti canori?-

La Signora Grassa ci fissò sbalordita perché, sicuramente, non si aspettava una tale reazione. E nemmeno io e Nicole, a dir la verità. Il quadro ci sorrise complice e fece finta di tornare a sonnecchiare mentre un ghigno le illuminava il viso.

Senza perdere tempo, Lucie trascinò me e Nicole davanti un orribile arazzo e iniziò a camminarci avanti e dietro per tre volte, mormorando una frase indecifrabile. Rimanemmo ad aspettare, ma niente accadde.

-Non capisco. Perché non compare?-

-Forse perché non esiste? Ragazze andiamo a letto, non possiamo rimanere qua. Questo arazzo mi fa impressione- disse Nicole, voltandosi per tornare alla Torre.

-Forse dobbiamo farlo tutte e tre?- chiesi indecisa, leggendo le istruzioni attentamente.

Chiunque fosse passato di là, avrebbe sicuramente pensato che fossimo delle cretine che, mano nella mano e nel cuore della notte, stavano passeggiando di fronte ad un arazzo mormorando la parola “vestiti”, ma incredibilmente una porta apparve sul muro di fronte, lasciandoci tutte e tre basite.

Una specie di sussulto concitato fece muovere Nicole per prima che, dimenticata ogni precedente reticenza, aprì la porta. Entrammo in un locale molto grande e illuminato da torce appese al muro. Il soffitto era fatto di stoffa blu e, attorno a noi, vi erano solo vestiti.

-Sono in paradiso. Ragazze, questo posto è fantastico- gridò Lucie iniziando ad afferrare tutti i vestiti che le si ponevano davanti.
La ricerca durò un bel po’: Nicole trovò un vestito lungo color blu notte molto elegante, mentre Lucie optò per un vestitino da cocktail verde smeraldo. L’unica che non aveva trovato niente ero io, ovviamente.

-Dio mio, ci sono così tanti vestiti che anche Nick-Quasi-Senza-Testa ne troverebbe uno adatto a lui. Deciditi Myra, non abbiamo tutta la notte- ringhiò spazientita Nicole, girando con me in quei corridoi di vestiti.

Non era colpa mia, era la mia essenza eternamente indecisa a non volerne sapere. Tutti mi sembravano belli e assolutamente eleganti, ma non giusti per me. Stavo cercando di spiegarlo a Nicole, quando sentimmo Lucie urlare.

Allarmate, iniziammo a correre verso di lei, le bacchette sguainate e pronte a tutto pur di salvarla.

-Che c’è? Cosa hai visto? Ti prego dimmi che non è un troll di montagna come quello di tre anni fa- gridai io.

Lucie era ferma in un piccolo spiazzo nel cui centro si trovava un manichino. Questo manichino stava indossando uno dei vestiti più belli che io avessi mai visto.

Era color ambra, un colore che mi ricordava tanto il miele, con una scollatura a cuore e un tessuto ricamato che arrivava fino in vita. Le maniche erano ampie e il colore andava schiarendosi verso le estremità divenendo quasi bianco, mentre la gonna era lunga e larga. Lo fissai basita per un momento di entusiastica estasi, prima di girarmi verso la ragazza riccioluta.

-Myra penso d’aver trovato il vestito per te- mi sorrise eccitata

-Non potrei mai indossare questo vestito. E’ bellissimo, davvero, ma non è da me. E’ troppo bello, troppo femminile. Se indossassi questo vestito…-

-Se tu indossassi questo vestito- disse Luce minacciosa –finalmente ti vedresti come ti vediamo noi: bellissima ed elegante. Faresti rimanere tutti a bocca aperta e ritroveresti Will ai tuoi piedi in men che non si dica-

-Myra, questo vestito sembra essere nato per te- disse Nicole togliendo il vestito dal manichino.

Lo presi delicatamente in mano notando il ricamo minuzioso della stoffa. Era incredibilmente pesante la parte superiore, ma leggera come una nuvola quella inferiore.
Se fossi stata in me, avrei cercato di convincere le ragazze a non farmelo provare, sicura del fatto che non starei stata bene con quello addosso, ma in quel momento prese il sopravvento la parte orgogliosa di me, quella che voleva vedermi al meglio, un lato del mio essere che molte volte cercavo d’azzittire, perché pensavo fosse sbagliato sentirsi bene nella propria pelle.

-E’ pesante, come potrei ballare con questo addosso?- dissi portandomi il vestito dietro un piccolo paravento e iniziando a spogliarmi.

-Non c’è problema. Le cose belle sono sempre  un po’ pesanti- gridò Lucie al di là del paravento- guarda Nicole: è bellissima, ma lo sappiamo io e te che pietra sullo stomaco è-

Non riuscii nemmeno a ridere, che sentii subito un rumore forte, come quello di uno schiaffo. Sicuramente Nicole aveva risposto al complimento della nostra amica.

Infilai il vestito e solo dopo mi accorsi del fatto che la chiusura prendeva tutta la schiena. Non volendo chiedere aiuto, iniziai a contorcermi per chiudere tutti i bottoni, imprecando leggermente. Stavo per chiudere gli ultimi bottoncini, quando misi accidentalmente il piede sullo strascico del vestito e, molto elegantemente, caddi sul paravento e poi per terra.

Urlai frustrata e iniziai a rotolarmi a terra, sempre cercando di abbottonarmi il vestito.

-Merlino Myra, tra le imprecazioni e quel vestito non so se considerarti un troll o una principessa- disse esasperata Nicole sollevandomi.

-Entrambe, amica mia. Ora che l’ho provato siete soddisfatte? Possiamo andarcene?- chiesi fissandole negli occhi.

Entrambe le ragazze stavano guardando ammirate il mio vestito e, lo ammetto, quegli sguardi mi diedero fastidio. Odiavo essere al centro dell’attenzione, sentivo sempre un peso calarmi sul petto assieme alla consapevolezza di non essere perfetta. Distolsi lo sguardo da loro e iniziai a torturarmi le mani.

-Myra, non puoi nemmeno comprendere quanto tu sia bella in questo momento- disse la bionda, abbracciandomi.

-Avresti bisogno di una taglia in più di seno, ma si può dire un risultato eccellente per te- aggiunse Lucie unendosi all’abbraccio.

Chiusi gli occhi e risi, perché da una parte loro sapevano quanto io odiassi sentire complimenti a mio avviso immeritati, ma comunque me li facevano lo stesso. Forse perché eravamo amiche e una piccola vocina nella mia testa aggiunse che forse ci credevano davvero.

Dopo quel minuto di silenzioso affetto, mi aiutarono a togliermi il vestito di dosso e lo riponemmo assieme agli altri nella borsetta magicamente Ingigantita di Nicole. Come tre piccoli gatti, uscimmo furtivamente dalla Stanza, due di noi a fare la guardia ai corridoi.

Stavamo per entrare nel corridoio che portava alla Torre, quando un miagolio ci fece voltare completamente terrorizzate. Mrs Purr stava fissandoci coi suoi occhi spaventosi e continuava a miagolare. Eravano entrate nel panico.

Prima che potessimo anche solo gridare, sentimmo i passi concitati di Gazza e, soltanto allora, iniziammo a correre.

Corremmo a perdifiato per raggiungere la Signora Grassa e, facendo il minor rumore possibile, dicemmo la parola d’ordine ed entrammo nella Sala Comune.

Mi stesi sul divano di pelle affianco al fuoco, stringendomi un fianco dolorante.

-La mia milza- mi lagnai mettendomi a sedere e guardando le mie amiche che, con un leggero affanno, scoppiarono a ridere.

-Avresti dovuto vedere la tua faccia, Myra- disse Lucie mettendosi una mano davanti la bocca

-Già, sembrava te la stessi facendo addosso- rise Nicole sedendosi affianco a me.

-E, giuro, non ti vedevo correre così tanto e così bene da quando, nel nostro Quarto anno, il Troll entrò a scuola-

-Siete ingiuste, avevo seriamente paura- dissi, sfoggiando la mia solita faccia da cucciolo.

-Myra oggi è una giornata no, i tuoi poteri non stanno proprio funzionando- mi disse dolcemente Lucie, spingendomi su per le scale del nostro Dormitorio.

Mi addormentai così, vestita e al di sopra delle coperte, russando leggermente per tutta la notte.

 

 

  
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