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Autore: violet_harmon    06/07/2014    1 recensioni
Vi siete mai domandati che cosa sarebbe successo se Tate Langdon non fosse mai diventato un pazzo e violento omicida ? Che cosa ne sarebbe stato dell’amore che univa questo giovane ragazzo e la sua amata Violet ? Che cosa ne sarebbe stato della loro storia ?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo mi alzai e uscì di casa prima che quei patetici individui, che si definivano i miei genitori, si alzassero.

C’era un’aria fredda che scuoteva le cime degli alberi e faceva sollevare le foglie da terra, quella nuova città non mi dispiaceva , era molto bella e piena di vita ma soprattutto era piena di posti particolari, come il negozio di fumetti oppure quel caffè in fondo alla strada in cui ti potevi rilassare prendendo un libro dalla generosa libreria che si trovava direttamente dentro il locale.
Mentre camminavo per la strada che ancora non era molto popolata, vidi un ragazzo che usciva di fretta da una casa piccola e graziosa, non riuscivo a vederlo bene da lontano ma pensai subito che fosse quello schizzato di Tate, deducendolo solo dai capelli biondi e dalla sua camminata.

Solo dopo qualche attimo mi accorsi che appena lui uscì di casa una donna molto bella e curata, avvolta da un bellissimo vestito di seta azzurra, lo stava praticamente rincorrendo, tutti i miei dubbi sull’identità del ragazzo sparirono quando la donna urlò il nome del ragazzo, < Tate! Tate, ti prego torna dentro, devi mangiare qualcosa. Tate! >  la donna urlava e cercava di convincerlo a rientrare, invece lui tirava dritto senza neanche voltarsi, sembrava che le urla della donna non lo toccassero minimamente.
Non ci volle un genio per capire che anche dentro la famiglia di Tate ci fosse qualcosa che non andava.
Controllai che la donna fosse rientrata in casa quando iniziai ad accelerare il passo per assicurarmi che Tate stesse bene , e quando finalmente lo raggiunsi posai una mano sulla sua spalla.

Tate si rigirò di scatto quasi con rabbia, e sinceramente non mi sarei mai aspettata un comportamento del genere, ma quello che vidi dopo fu ancora più scioccante; i suoi occhi neri era gonfi e pieni di lacrime, stava singhiozzando ed era palesemente scioccato, quando mi  vide mi abbracciò e sembrava che non avesse alcuna intenzione di lasciarmi andare per quanto mi stava stringendo forte.

< Tate adesso sarebbe il caso che mi lasciassi > gli sussurrai all’orecchio; lui a quel punto si staccò dall’abbraccio e si voltò per asciugarsi le lacrime come se improvvisamente si vergognasse, < ehi, va tutto bene, non devi vergognarti di me. Piangere è normale, non devi nasconderti > lui si voltò lentamente, io gli presi la mano e lo diressi al parco dove ci eravamo incontrati il giorno prima.
Ci sedemmo per terra, di fianco ad un grande albero, da lì era molto difficile vederci e per questo mi sembrava il posto adatto.
Quando ci trovammo uno davanti all’altro lui se ne stava in silenzio con lo sguardo fisso sul quel pezzettino di legno che aveva trovato per terra, e con cui adesso stava giocherellando.

Decisi di prendere in mano la situazione e di farlo confidare con me.
< Ne vuoi parlare ? > lui scosse la testa < Tate ti farà bene parlarne con qualcuno. Adesso io non so se tu hai qualche amico fidato, anche se sono praticamente sicura che tu ce l’abbia, ma adesso sei  sconvolto, e anche se io non sarei la tua prima scelta penso che ti farebbe bene parlarne subito con qualcuno>  lui alzò lentamente lo sguardo come se avesse paura e poi, prima di parlare, prese un bel respiro < tu sei nuova, non sai nulla, non sai chi sono io e che cosa mi è successo. Tu non te ne sei accorta ma mentre parlavamo a scuola, tutti ci stavano guardando insospettiti > < insospettiti da cosa ? > Tate sorrise, ma non era un sorriso di quelli allegri ma di quelli malinconici e pieni di tristezza < insospettiti dal fatto che qualcuno stesse parlando con me > < tu sei un così bravo ragazzo, perché qualcuno avrebbe dovuto pensare questo ? > < Violet, se vuoi sapere tutto quello che mi è successo,mi devi promettere che se alla fine della storia tu te ne vorrai andare senza mia più rivolgermi la parola, me lo dirai. Intesi ? > feci di sì con la testa.

Passarono le ore e Tate andava avanti con la sua storia senza tralasciare alcun dettaglio come se mi volesse fari rivivere quelle sensazioni.
Mi raccontò del suo primo anno in quella scuola e di quando incontrò Mark, il suo migliore amico.
Mi raccontò che lui e Mark erano diventati come fratelli e tutti e due sapevano che nulla avrebbe potuto separarli, ma poi mi disse che mentre il suo migliore amico era in auto con la madre in ritorno dalla vacanze natalizie, un pazzo con la motocicletta cominciò a sbandare davanti a loro sull’autostrada fino a che non cascò e non si andò a ficcare proprio sotto la loro macchina, facendo sbandare la mamma di Mark, che sbatté violentemente contro lo spartitraffico.
Mi disse che quando arrivarono i soccorsi, trovarono la macchina capovolta e quando arrivarono all’ospedale per Mark c’era ben poco da fare.
Mi disse che quel muretto dove mi ero seduta qualche giorno prima, non era commemorativo per nessun’altro se non per lui, perché quello era il posto in cui lui e Mark passavano praticamente ogni pranzo e ogni momento libero quando erano a scuola.
 
  
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