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Autore: itsmeWallflower    06/07/2014    4 recensioni
AU!Klaine Teacher!Blaine, Student!Kurt__
Kurt Hummel è un nuovo studente dell'ultimo anno del liceo Mckinley, Blaine Anderson il nuovo insegnante di letteratura inglese.
Kurt però è anche il ragazzo della metà degli anni di Blaine, conosciuto ad un caffè letterario..
e Blaine è l'uomo che di ragazzo ha ben poco che Kurt ha conosciuto una sera tra l'asteroide 325 e 330.
*Il fatto era che si erano trovati nel momento e nel luogo sbagliati.
Blaine aveva ancora troppe cicatrici da disinfettare e la sua anima da scoprire.
Kurt aveva ancora troppe poche cicatrici da sanare e la sua anima ancora da formare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 
Se Kurt avesse stilato una lista dei pro e dei contro sulla sua relazione con Blaine a quell'ora non ci sarebbe neanche stata la suddetta relazione.
E c'erano delle volte in cui tali enormi contro facevano vacillare la sua intenzione.

C'era il pericolo di essere scoperti, c'era Burt che non era Marie e a lui non si poteva semplicemente dire che suo figlio appena diciottenne aveva intrapreso una relazione col suo insegnante, Kurt non voleva di certo che suo padre fosse deluso da lui e che avrebbe fatto qualcosa al riguardo, così c'erano le bugie che doveva dire alla sua famiglia, c'era anche Zack che come aveva detto non si era arreso.
Nei momenti in cui questi “contro” sembravano così pesanti da reggere a Kurt bastava andare da Blaine.
Perché Blaine era il pro. Era il pro di quella relazione che valeva più di ogni stupido contro.
"É difficile, lo so Kurt. Ma ci siamo trovati e questo conta più di ogni altra cosa. Non ho bisogno di stilare una lista per sapere che i contro sono tanti e che di pro, forse ce né solo uno e sei tu. E tu vali per me cento volte i contro. Non ti lascio, Kurt e non lo farai neanche tu" aveva detto una volta Blaine e Kurt aveva sorriso e lo aveva baciato.
E quelle esatte parole venivano usate anche da Kurt, quando quello ad essere insicuro e spaventato era Blaine, perché c’erano dei momenti in cui anche l’altro aveva bisogno di essere rassicurato.
 
Ma non erano lunatici loro, sapevano cosa volevano e non cambiavano idea per noia o stupide macchinazioni mentali, no.
Loro volevano tutelare l’altro, volevano cercare conferme che il mondo non poteva dargli, volevano ricordarsi che il gioco valeva la candela.
Sempre.
 
E andavano avanti mano nella mano.
Non era passato molto tempo dal ringraziamento, ma loro sembravano aver trovato presto quelle piccole abitudini che fanno stare bene.
La loro consuetudine di vedersi prima delle lezioni per un caffè nella classe di Blaine non era cambiata, se ne erano giunte altre però.
Come quella di vedersi tutte le sere o quasi.
Kurt aspettava che suo padre Burt andasse a dormire per sgattaiolare dalla porta sul retro e raggiungere l'auto di Blaine appostata qualche casa dopo la sua e restare a parlare anche per ore.
Avevano provato a guidare fino ad un prato deserto, una volta, poco lontano dalle casette a schiera del vicinato di Kurt, ma il freddo non permetteva loro di stare sdraiati sull'erba per molto,
"É romantico, ma.. non mi sento più il sedere" disse quell'unica volta Kurt voltandosi a guardare Blaine che stava giocando con le nuvolette di vapore che uscivano dalla sua bocca,
"Non voglio accompagnarti a casa" si lamentò però Blaine, perché lo sapeva che quelli erano gli unici momenti in cui potevano stare soli.
"Non voglio che mi accompagni a casa. Ma potrei anche aver avuto un morso di procione sul sedere e non l'avrei sentito!" Scherzò Kurt e Blaine allora si alzò su di un gomito e lo guardò quasi sfidandolo,
"É colpa tua. Se mi permettessi di portarti fuori per un appuntamento, il tuo sedere starebbe al caldo" gli fece notare e Kurt sbuffò e si avvicinò un po' di più all'altro per trovare quel calore di cui aveva proprio bisogno,
"non posso mentire a mio padre. Capirebbe il bluff ancor prima di dirglielo. Sono un pessimo bugiardo"
"Non potresti semplicemente dirgli che stai uscendo con un ragazzo?" Domandò Blaine attirandolo a sé e lasciandogli dolci baci tra i capelli,
"Mio padre sarebbe capace di chiedermi il curriculum con tanto di foto tessera e lettera di presentazione e già che c'é pure le referenze, non si sa mai!" Blaine scoppiò a ridere e scosse la testa,
"Le mie referenze sono ottime" provò comunque,
"Non ho dubbi al riguardo. Ma no, grazie." Rispose asciutto lui alzandosi da quell'erba bagnata di pioggia e offrì una mano a Blaine per fare lo stesso,
"Che ne dici se restiamo nella tua macchina? Ci sono i riscaldamenti!” e seppur ancora riluttante Blaine acconsentì chiudendosi in auto insieme a Kurt.
Blaine stava raccontando di quando lui e Sebastian avevano portato Rachel in un gay bar per festeggiare il suo debutto a Broadway e lei per tutta la sera si era impuntata sul cameriere cercando di convertirlo e farlo diventare etero quando Kurt gli poggiò le mani sulle spalle e lo scosse un po’, con lo sguardo di chi aveva avuto una brillante idea,
“Sebastian!” esclamò con un luccichio negli occhi che non passò di certo inosservato a Blaine,
“cosa?” domandò lui poi,
“Sebastian! posso dire a mio padre che sto uscendo con lui! Smythe farà di sicuro ottima figura e se sarai tu a chiuderglielo lui non potrà dire di no. Non sa mai dirti di no!” disse Kurt tutto d’un fiato, battendo pure le mani alla fine soddisfatto di sé stesso,
“no” bofonchiò invece Blaine, sbuffando
“no? non vuoi chiederlo tu a Smythe? Io non posso farlo, mi truciderebbe con un solo sguardo”
“no” esalò di nuovo Blaine sistemandosi meglio sul suo sediolino, come se fosse a disagio,
“elabora” ordinò Kurt, perché quel no poteva dire molte, troppe cose
“Sebastian non fingerà di uscire con te, Sebastian non impressionerà tuo padre, Sebastian no” disse deciso,
“perché no?”
“perché sarebbe la peggior bugia che potresti dire a tuo padre e perché se tu non vuoi che Nick e Jeff o Mercedes vengano usati per creare sotterfugi io non voglio che Seb menta per noi. Non voglio che sia il tuo ragazzo per finta, Kurt.” sbuffò Blaine volgendo lo sguardo altrove, “che assurdità.. Sebastian..” stava ancora bofonchiando mentre Kurt roteava gli occhi al cielo,
“non posso chiederlo a Nick e Jeff perché mio padre li conosce, non posso chiederlo a Mercedes perché è una tua alunna.. Sebastian mi era sembrato quello più ragionevole ed era comunque solo un idea, Blaine. Non capisco perché ti scaldi tanto”
 
E Kurt capì perché Blaine si era scaldato tanto, solo qualche giorno dopo.
 
Un’altra abitudine di Kurt era quella di studiare al Books&Coffe. Gli piaceva passare i pomeriggi in quel locale, con Santana che di tanto in tanto gli faceva compagnia tra un ordine e un altro e con Sebastian che a stento gli rivolgeva la parola ma restava comunque seduto al suo tavolo a lavorare col suo computer.
Ovviamente dopo il ringraziamento anche Blaine quando poteva li raggiungeva cercando di tenere sempre un profilo basso e fingendo casualità.
E anche Kurt cercava di essere accorto, perché stavano in un luogo pubblico di Lima in pieno giorno e perché anche se mai nessuno della sua scuola si era presentato in quella caffetteria questo non significava che non sarebbe mai successo.
 
Era contento però di poter stare con Blaine in quel modo, condividendo lo stesso tavolo e gli stessi amici, come eguali, come tutti gli altri in quella caffetteria, con qualche pensiero in più forse, ma in ogni caso come Kurt e Blaine e basta.
 
Quel giorno comunque Blaine stava correggendo dei compiti, digrignando i denti e sbirciando sopra quelli di tanto in tanto verso Kurt.
Kurt, seduto sul solito divanetto rosso, stava tranquillamente studiando con Sebastian, seduto di fianco a lui, che dopo l’ennesimo sbuffo dell’altro aveva sbirciato i suoi appunti e aveva decantato le sue lodi per le sue capacità in calcolo e si era offerto di aiutarlo.
“Milady quante volte devo dirti che se hai un seno o un coseno di nπ, se il numero è pari-“
“sarà come se avesse argomento zero. L’ho capito Bash. Questo però non mi aiuta a risolvere l’intero esercizio.” Bofonchiò Kurt strappando l’ennesimo foglio dal quaderno e guardando l’altro con aria torva,
“sei più stupido di quanto pensassi” disse allora Sebastian e Kurt gli tirò uno scappellotto dietro la testa,
“Mangusta prova a dirlo di nuovo e ti strappo la lingua a morsi” era ordinaria amministrazione quella per i due, che non riuscivano a non punzecchiarsi ogni dieci minuti quando erano i compagnia dell’altro,
“a cuccia Milady che se fai il bravo dopo avrai un biscottino” lo ammonì Bas con tanto di scompigliata ai capelli che immobilizzò Kurt per almeno dieci secondi,
“dimmi che non l’hai fatto Smythe” sussurrò con lo sguardo più omicida che avesse nel suo repertorio,
“cosa? questo?” domandò innocente l’altro passandogli di nuovo le dita tra i capelli ormai completamente rovinati e Kurt con un profondo respiro si guardò intorno controllando che nessuno stesse facendo caso a loro e poi sporgendosi con un gesto veloce gli prese il viso pizzicandogli entrambe le guance, storcendo in modo grottesco la bocca di Sebastian che stava cercando in modi alquanto disastrosi di scrollarsi di dosso Kurt,
“chiedimi scusa, Smythe”
“Mai!” riuscì a dire l’altro,
“ti rovino il bel visino che ti ritrovi a suon di schiaffi” disse tirando ancora di più le guance ben rasate dell’altro e fingendo di mordere le mani che l’altro aveva alzato per spingerlo via,
“ed io non ti darò il biscottino!” Kurt grugnì frustrato prima di lasciarlo andare perché sapeva che non si sarebbe arreso facilmente e gli mise davanti il suo libro di calcolo,
“da 20 a 28 sono tutti gli esercizi che devi farmi entro domani” sentenziò deciso,
“Blaine? tieni a bada il tuo cucciolo prima che non risponda delle mie azioni” sbottò alla fine Sebastian strofinandosi le guance indolenzite e mettendo via il libro sbuffando,
“Smythe-“ provò a dire Kurt ma poi Blaine si era alzato e radunando tutte le sue cose se n’era andato salutando Santana e solo lei.
“che gli è preso?” domandò Kurt seguendo l’altro fino alla porta, preoccupato
“hai appena malmenato il suo migliore amico. Non ti parlerà per almeno tre giorni” disse Sebastian facendo spallucce e scuotendo la testa,
“cosa è successo?” domandò ancora, scontroso avendo perso ogni traccia di ilarità che aveva avuto fino ad un minuto prima, “lo conosci meglio di me” continuò imperterrito fissando Bas negli occhi,
“non credere che solo tu puoi avere i tuoi momenti da regina, Milady. Pure lui ha bisogno di attenzioni ogni tanto e non sto parlando delle mie” concluse Sebastian scuotendo la testa e dando un piccolo colpo sulla spalla di Kurt come per invitarlo a seguire l’altro.
E Kurt sinceramente non aveva afferrato cosa volesse dire Smythe ma decise comunque di correre da Blaine.
 
Blaine amava rilassarsi sul davanzale della finestra del salotto guardando fuori da quella, fissando ogni minimo movimento come se gli fosse vitale e perdendosi ad inventare storie su di un passante che si stringeva al suo cappotto o su di un foglio spiegazzato che volava via tirato dal vento.
Lo faceva spesso, ogni qual volta che aveva bisogno di pensare o di non farlo affatto, si sedeva con una coperta sul grembo e una tazza di cioccolato fumante tra le mani e guardava al di fuori della finestra, assimilando ogni minimo particolare, perdendosi nei più piccoli dettagli sempre diversi e sempre simbolo di una vita estranea a lui e che al contempo lo circondava, riuscendo così a calmare ogni suo dissidio.
 
Quella volta però la cioccolata calda non aveva avuto tempo di farla.
Era scappato dal Books&coffe e si era catapultato sul quel davanzale togliendosi a stento il cappotto.
Ed era lì che lo aveva trovato Kurt quando era entrato in casa trovando la porta socchiusa.
“Blaine?” lo chiamò muovendo qualche passo verso di lui e togliendosi nel contempo la sciarpa e il cappotto,
“stai bene?” domandò cauto lasciandogli il suo spazio,
“che ci fai qui?” chiese invece l’altro voltando il capo a metà e fingendo di sistemarsi meglio la coperta sulle gambe,
“te ne sei andato senza dire niente e volevo sapere se stessi bene”
“sto bene, un po’ stanco, suppongo” disse con un alzata di spalle,
“supponi? Sebastian mi ha-“ Blaine a quel punto scattò in piedi gettando la coperta sul davanzale, sbuffando nella maniera più rumorosa possibile,
“Sebastian, Sebastian, Sebastian. Sono arrabbiato, Kurt” disse lamentandosi superando l’altro e rifugiandosi in cucina, non sorprendendosi quando sentì dei passi raggiungerlo e fermarsi sull’uscio,
“Sei arrabbiato? Con me?”
“no! non con te, con me! sono arrabbiato con me perché sono geloso!” urlò Blaine alzando le braccia al cielo notando solo dopo come l’espressione di Kurt sembrasse indecifrabile,
“geloso” sussurrò Kurt come se volesse renderlo più reale alle proprie orecchie e cercare di capire di chi o di cosa Blaine potesse essere geloso,
“sì geloso. Geloso di come stai seduto vicino Sebastian, di come gli parli. Sono geloso di come lui potrebbe portarti fuori senza doversi nascondere. Sono geloso di come ci giochi,  di come ti chiama. Sono geloso di come può gravitarti intorno, di come può poggiarti una mano intorno le spalle e di come può scompigliarti i capelli. Sono geloso marcio, okay?” Kurt stentava a credere alle sue orecchie,
“sei geloso di Sebastian? lui è il tuo migliore amico e mi tollera solo perché sto con te, Blaine! lui non mi gravita intorno o quello che pensi!” Blaine alzò gli occhi al cielo e sbuffò, di nuovo,
“sono invidioso di Sebastian e geloso di te. non farmelo ripetere, odio ammetterlo” bofonchiò lui,
“di me? io non- cosa?” Kurt lo guardava come se gli fosse appena spuntato un terzo occhio proprio al centro della fronte,
“certo perché in teoria tu stai frequentando me, ma in pratica c’è Sebastian. Sempre. Non è vero, Kurt? e l’ho capito che ti piace. Voglio dire, i suoi modi riuscirono ad ammaliare anche me alla tua età e mi fido di Bas e lo so che-“
“alla mia età? Bene. ottimo. Sapevo che era questione di tempo e la questione dell’età sarebbe saltata fuori. Non sono un ragazzino che si lascia ammaliare, come dici tu, proprio da nessuno.” Kurt lo aveva raggiunto per puntargli un dito contro il petto,
“sei stato tu a volere questo quanto me, Blaine. Conoscevi la mia età, conoscevi la situazione. E non c’è nessuna teoria, idiota che non sei altro! Io sto praticamente con te e con te soltanto, Blaine. bacio te, tocco te, gravito intorno a te e se tu non riesci a vederlo, a sentirlo, a ricordarlo allora il problema è molto più profondo e maturo di te che ti predichi geloso di me!” sbottò Kurt rosso in viso, arrabbiato come mai lo era stato davanti a Blaine, prima,
“sono stato seduto ad un tavolino sentendomi il terzo in comodo, ogni giorno da quando abbiamo cominciato tutto questo, Kurt e tu neanche te ne sei accorto. Quindi se c’è qualcuno che deve essere arrabbiato sono io. Se c’è qualcuno che deve credere che ci sia un problema quello sono sempre io!” urlò Blaine scostandosi da Kurt per tornare in salotto,
“dici sul serio? il tuo problema l’hai creato tu, nella tua testa vuota e invece di parlarmene hai deciso che sarebbe stato meglio voltarmi le spalle e quando io ho pensato bene di venire da te e chiedere spiegazioni mi hai dato del ragazzino! Questo è-“
“la smetti di dire che ti ho dato del ragazzino? Non l’ho fatto! io stavo solo- mi è uscito male, okay? non è quello il punto!” strepitò l’altro buttandosi sul divano con le gambe incrociate e il viso corrucciato guardando dritto verso Kurt che se ne stava al centro del salotto di nuovo con un’espressione indecifrabile sul volto,
“il punto è che sei geloso di me e invidioso di Sebastian?” domandò alla fine Kurt,
“si! è proprio questo il punt- no! se la metti così sembro un idiota! io volevo solo-“ Blaine stava gesticolando e annaspando alla ricerca delle parole giuste quando Kurt scoppiò a ridere, di una risata esilarante con tanto di lacrime agli occhi e mani premute allo stomaco,
“cosa diavolo c’è da ridere?!” sbottò in disappunto Blaine incrociando le braccia al petto come sentitosi offeso e Kurt lo raggiunse sul divano con non poche difficoltà facendo grossi respiri nella speranza di calmarsi e riprendersi,
“scusa” biascicò poi asciugandosi le lacrime agli occhi, “è che noi stavamo litigando” disse come se quello fosse il motivo ovvio e naturale per scoppiare a ridere,
“certo” bofonchiò Blaine lasciandosi però stringere quando Kurt gli gettò le braccia al collo,
“noi stavamo litigando sul serio” continuò lui, insinuando il viso tra il collo e la spalla di Blaine, depositandogli lievi baci sulla pelle morbida, “mia mamma diceva sempre che discuteva con mio padre solo perché ci teneva troppo per lasciar perdere” continuò Kurt prima di baciargli la mandibola e poi una guancia,
“io ci tengo troppo per lasciar perdere” sospirò Blaine prendendogli il viso tra le mani,
“possiamo litigare ancora, se vuoi” propose allora Kurt chiudendo gli occhi e sporgendosi per lambire la bocca di Blaine con la propria,
“potremmo, ma mi sono reso già abbastanza ridicolo per oggi” mormorò socchiudendo gli occhi per scorgere Kurt sorridere,
“ridicolmente geloso, sì” acconsentì l’altro,
“ora perché non stai zitto e ti lasci baciare?” chiese e per tutta risposta Kurt si sedette sul suo grembo e gli circondò il collo con le braccia attirandolo a sé a far combaciare i loro petti insieme.
 
Dubbi, paure, prese di coscienza e non, le avrebbero affrontate ancora, insieme.
Ma non in quel momento.
 
In quel momento c’era posto solo per loro, stretti e scomodi su quel divano.
 
Kurt non riusciva a credere che era stato per un giorno intero senza baciarlo.
Come era riuscito a resistere a tutto quello proprio non lo sapeva, come non sapeva se mai sarebbe riuscito a capacitarsene e ad abituarsi al fatto che quello che aveva tra le braccia era proprio Blaine.
 
Blaine che lo aveva preso per i fianchi e con una spinta di reni forte e veloce lo aveva adagiato sul divano sotto di lui e si teneva su con i gomiti ai lati delle spalle di Kurt per non gravargli addosso e guardarlo negli occhi e baciargli il naso.
Glielo sfiorò col suo e poi lo baciò più e più volte facendo sorridere l’altro.
Perché sì, Blaine aveva un debole per il nasino dalla punta all’insù di Kurt.
 
Passarono così tanto tempo, solo baciandosi e toccandosi.
Kurt esplorava la pelle calda della schiena di Blaine sotto la sua camicia, gli accarezzava le spalle e poi scendeva giù, sempre più giù con dita leggere fino a toccare quelle piccole fossette di Venere che aveva scoperto solo in quel momento Blaine avesse e che lui amava.
Poteva amarle per ore, anche.
 
“non penso affatto che tu sia un ragazzino” mormorò Blaine d’un tratto leccando famelico quella parte morbida del collo di Kurt, proprio sotto l’orecchio,
“voglio ben sperare” sussurrò Kurt in risposta trattenendo a stento un gemito e alzando però di scatto i fianchi verso l’alto incontrando così quelli dell’altro.
 
Blaine nascose il viso nell’incavo del collo di Kurt e gemette piano e lento e mosse i fianchi sinuoso per sentirlo ancora.
 
Non era esattamente nuovo per Kurt quel particolare, era già capitato eppure non riusciva a spiegarsi perché solo in quel momento riusciva a sentirsi così vivo e forte e potente e desiderato.. perciò si mosse quel poco che lo spazio stretto del divano permetteva per sistemarsi meglio sotto di Blaine e attirarlo vicino quanto più poteva.
“Blaine-“ mormorò allungando una mano per sfiorargli una spalla e stringergliela e Blaine alzò lo sguardo sul suo viso e quegli occhi.
Quegli occhi lo avevano incantato e incatenato.
Quegli occhi dicevano tutto quello che le parole non avevano neanche il potere di fare.
 
Blaine non distolse lo sguardo da Kurt mentre questi indugiava sui suoi capelli scompigliati, sulle labbra rosse e piene, le guance arrossate e le vene sporgenti del collo, “fa’ qualcosa” gli stava dicendo Blaine e Kurt sorridendo sicuro, infilò due dita sotto il colletto della sua camicia per scostarglielo quel tanto che bastava per baciargli la clavicola sporgente e poi cominciare a sfilare i primi bottoni di quella.
 
Una volta petto contro petto tutto era diventato più amplificato, Blaine poteva sentire i brividi di Kurt e Kurt poteva notare come quella leggera peluria spariva sotto la cintura, potevano toccarsi senza limiti, potevano indugiare su ogni centimetro di pelle con altri centimetri di pelle e sentimenti.
 
“Blaine” sussurrò di nuovo Kurt per avere la sua attenzione solo sul suo viso, per poterlo baciare ancora, per sentire Blaine mugolare nella sua bocca, “vieni qui” disse e Blaine sentendo l’ennesima volta l’urgenza di Kurt premere sulla sua, lo prese di slancio per la vita e lo fece sedere come all’inizio sul suo grembo,
 
“non voglio fare niente che non voglia anche tu, Kurt” disse perché sapeva che aspettare un altro solo istante non sarebbe più riuscito a ragionare, non con Kurt a petto nudo su di lui, e Kurt per tutta risposta si spinse verso di lui mugolando di piacere e chiudendo gli occhi,
“possiamo solo.. umh.. continuare così e sì- così e basta?” domandò appoggiando la fronte sulla spalla di Blaine che annuì sospirando.
 
Non passò molto tempo prima di capire che con i pantaloni era una continua tortura, per questo Kurt lasciò andare Blaine solo per toglierseli e l’altro fece lo stesso, tirando Kurt a sé subito dopo.
“baciami” sospirò Blaine prendendo Kurt per il mento e gemendo sulle sue labbra.
 
Ogni volta che Blaine chiudeva gli occhi e lasciava che fosse Kurt a guidare, l’unica cosa a cui pensava era che non avrebbe mai potuto lasciarlo andare.
Non lo avrebbe fatto.
 
E ogni volta che Kurt spingeva e strofinava e ruotava i fianchi erano fuochi d’artificio.
Erano gemiti e sussurri incoscienti.
Erano labbra martoriate e mani frenetiche.
Erano i loro nomi balbettati e una litania di “ti prego, ti prego, ti prego”
Era il tutto, come sempre con Kurt.
Era il tutto, come sempre negli occhi di Blaine.
 
Blaine lo strinse contro di lui e gli morse la spalla, spingendo un’ultima volta prima di arrivare all’apice e non era stato nemmeno difficile raggiungerlo quando Kurt gli graffiava la schiena e stringeva le cosce di fianco alla vita e giocava con quella lingua peccaminosa che lo aveva fatto impazzire per tutto il tempo ed anche dopo se solo ci pensava.
E i versi di Kurt, solo quelli avevano la forza di un ciclone che guidava il suo sangue verso il basso e spingeva.
Spingeva Kurt fino a quando il ventre cominciò a tremargli e vibrare ed era così vicino che faceva male.
 
Era bastato un solo piccolo gesto della mano di Blaine sul sottile strato dei boxer e Kurt aveva urlato il suo nome, gettando la testa all’indietro e mordendosi il labbro inferiore così forte da sentire dolore.
 
Accasciati sul divano poi, stavano cercando di calmare il respiro e regolarizzare i battiti del cuore, cercando di nascondere al contempo i loro sorrisi sardonici.
 
“devo sul serio ripulirmi” biascicò Kurt ancora stretto tra le braccia di Blaine, completamente rilassato e intenzionato a non muovere un muscolo,
“dovremmo, entrambi” gli fece notare Blaine lasciandogli piccoli baci dolci sulla spalla.
 
Kurt si prese il suo tempo per osservare Blaine ai fornelli, era di spalle e non l’aveva sentito arrivare, quindi Kurt aveva ben pensato di rimuginarci su.
 
Lo faceva spesso, in realtà, fermarsi a guardare Blaine, ed era sicuro che la sua espressione fosse ogni volta sempre più inequivocabilmente idiota, ma non poteva farci niente.
Lo faceva a scuola, durante la lezione, tra i corridoi, al glee club.
Dio, il glee club era davvero una tortura.. piacevole sì, ma pur sempre una tortura, di cui però Kurt non poteva fare a meno, nonostante tutti gli avvertimenti di Mercedes di chiudere almeno la bocca e di evitare di sospirare come se stesse facendo un sogno bagnato ad occhi aperti, i suoi occhi cadevano irrimediabilmente su Blaine.
 
Il fatto era che quello era Blaine.
Era quel Blaine che aveva conosciuto quell’estate e che come aveva pensato dopo il loro primo incontro era una di quelle persone che, come un uragano, ti sconvolge e ti fa perdere il contatto con la realtà.
Era ancora quel Blaine che gli aveva donato, senza neanche saperlo, la possibilità di sognare, di credere che lui sia un qualcuno che vale.
 
“involtini di carne e funghi, spero ti piaccia” disse Blaine in un sospiro quando sentì Kurt adagiarsi alla sua schiena e abbracciarlo da dietro,
“sembra tutto ottimo, ma devo tornare a casa” rispose Kurt lasciandogli un piccolo bacio sul collo,
“Kurt-“ si lamentò lui come un bambino, “non andare, resta ancora un po’”
“mio padre vorrebbe sapere che fine ha fatto suo figlio”
“e suo figlio non può dirgli che è andato a cena da Rachel? non sarebbe neanche una bugia, dato che questa è anche casa sua e sta di sicuro tornando insieme a Sebastian” Blaine si era voltato nell’abbraccio circondandogli le spalle e poggiando la fronte a quella dell’altro,
“resti, per piacere?” e come si poteva dire di no a quegli occhi? Kurt ancora non lo aveva capito.
“solo perché ho bisogno di Sebastian per gli esercizi di calcolo” lo provocò lui liberandosi dalla stretta e facendogli una linguaccia,
“ed ora non essere tu quello a rendersi ridicolo. Non ti crede nessuno, qui”
 
*
La seconda volta in cui Kurt scoppiò a ridere in faccia a Blaine perché.. beh stavano litigando, successe l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie.
I ragazzi del glee club non erano mai stati così su di giri, neanche quando avevano vinto le provinciali, il che era tutto dire.
Erano in fermento e Blaine non solo non riusciva a capire il perché ma non riusciva neanche a tenerli a bada.
Ci volle una gran pazienza e lo sbattere di due piatti delle batteria insieme per avere un po’ di silenzio e attenzione.
“Si può sapere cosa sta succedendo?” domandò imperioso Blaine,
“il glee club diventerà presto popolare!” urlò gioioso Unique che sembrava una di quelle tra le più eccitate del gruppo,
“siete stati scritturati per un cd e non lo sapevo?” li prese in giro Blaine,
“grazie al nostro Cheerios preferito siamo stati invitati alla festa di Puckerman.. Dio, Puckerman!” spiegò Tina mentre batteva le mani e lanciava un’occhiata torva al suo ragazzo Mike che nonostante facesse parte della squadra di football insieme a Puck non era mai riuscito ad entrare nelle sue grazie come invece aveva fatto Kurt,
“una festa? Siete così euforici per una semplice festa di Puckerman?” Blaine intanto stava fissando di sottecchi Kurt che sembrava sfoggiare la sua solita espressione colpevole,
“vorrei precisare comunque che se Puckerman ci ha invitati alla festa non è stato per merito mio, ma grazie a Marley.. è lei che vuole lì, non di certo me.. io sono semplicemente il filo conduttore tra i giocatori e il glee” Marley arrossì come al solito quando veniva anche solo interpellata e sorrise poco sicura,
“non credo che Noah sia interessato a me, siamo incompatibili noi due”
“oh Gesù, ragazza. Smettila di fare la Santarellina sappiamo tutte e due che le attenzioni di Puckzilla ti fanno bagnare come una scolaretta” Blaine a quel commento dovette intervenire cercando di riportare ordine,
“Unique, cerca di non dimenticare in che contesto ti trovi, per piacere. E lasciate che ve lo dica: mi meraviglio di voi.. anche di te Mercedes! da quand’è che avete bisogno di sentirvi popolari per sapere che valete? La scala sociale di questa scuola non può decretare cosa siete fuori da questa. Lo capite o no?” domandò,
“lo vada a dire a chi non riceve una granita in piena faccia come buongiorno tutti i giorni, professore” disse sarcastico Artie incrociando le braccia al petto,
“io credo che Blaine abbia ragione” mormorò Kurt mordendosi un labbro e abbassando lo sguardo,
“Pasticcino, lo sai che a me della scala sociale non me ne frega niente, solo che ho sempre diciassette anni io, bellezza.. e permetti che mi esalto un po’ se vengo invitata ad una festa megagalattica da uno dei ragazzi più popolari della scuola? Sono pur sempre una ragazza e che cavolo!” sbottò Mercedes e Kurt sospirò e annuì perché lei aveva tutto il diritto di essere contenta per la festa,
“hai ragione Cedes” disse alla fine,
“bene, allora è deciso Pasticcino! Andremo al party!”
*
 
“tu non ci andrai al party” Blaine lo aveva detto con tutta la sua nonchalance subito dopo che Kurt era entrato nel suo salotto dopo di lui,
“come, scusa?” domandò l’altro senza neanche avere il tempo di togliersi il cappotto,
“Buonasera a voi, arrivederci a voi” disse Sebastian alzandosi dal divano e correndo a chiudersi in camera di Rachel convinto di non voler assistere ai battibecchi di quelli che lui ormai aveva ribattezzato “Cip e Ciop”.
“non puoi andare alla festa di Puckerman” ripeté Blaine facendo spallucce e gettando poco elegantemente la sua tracolla sul divano e facendo per sfilarsi il cravattino,
“non posso?” domandò ancora più confuso Kurt,
“già, non puoi” rispose altrettanto sicuro Blaine,
“cosa me lo impedirebbe, sentiamo” lo invitò Hummel andandosi a sedere sul divano,
“il tuo buon senso, forse?!” la bocca di Kurt si aprì in una perfetta centrica e sbalordita O,
“cosa vuoi dire?” chiese alla fine,
“voglio dire che ci saranno di sicuro tutti gli altri giocatori di football.. come Di Maggio e Karofsky e fiumi di alcol, che non sono di certo una buona accoppiata. Voglio dire che Di Maggio è già difficile tenerlo a bada a scuola, figuriamoci al di fuori, voglio dire che Puckerman ti aiuta tra quelle quattro mura perché è dovuto a farlo, ma cosa ti dice che si sporcherebbe le mani per te alla sua stessa festa? Voglio dire che-“
“si ho capito quello che vuoi dire, Blaine. Ma ci saranno anche i ragazzi del glee ed io ho promesso che ci sarei stato. Ho promesso a Mercedes che sarei stato il suo accompagnatore e ho promesso a Sugar che le avrei presentato Zack anche se ho cercato di farle capire che non avrebbe possibilità con lui e beh.. neanche io sono allettato all’idea di andare a quella festa ma mi fido abbastanza di Puckerman da non preoccuparmi. Lui non è come vuol lasciare credere alle persone. Quindi sta’ tranquillo” spiegò Kurt accarezzandogli un ginocchio come per rassicurarlo,
“sono tranquillo, perché tanto tu non ci vai alla festa” disse Blaine con uno di quei sorrisi falsi prendendo la sua tracolla e cercando in quella i compiti da correggere come per dire che il discorso era chiuso,
“stai per caso impedendomi di andare alla festa?” domandò infastidito Kurt,
“tu stai per caso scegliendo di andare alla festa invece che far star tranquillo me?”
“tu stai davvero mettendomi nella posizione di scegliere?”
“perché c’è davvero da scegliere?” Kurt sbatté gli occhi un paio di volte, prima di richiudere la bocca senza far uscire una sola singola parola e alzarsi dal divano,
“dove stai andando?” domandò Blaine osservando Kurt riallacciarsi al collo la sciarpa che aveva tolto solo qualche minuto prima,
“lontano dalle tue brutte maniere” rispose lui e Blaine aveva davvero i riflessi pronti perché riuscì a superare Kurt e sbarrare la porta prima che l’altro la raggiungesse impedendogli di andarsene,
“spostati”
“no”
“ho già detto che i tuoi modi sono rudi e rozzi?” domandò sarcastico Kurt incrociando le braccia al petto sbuffando,
“sì, ma non mi sposto. Qual è il problema?” domandò Blaine che davvero non aveva capito quanto fosse arrabbiato l’altro fino a quel momento,
“qual è il problema? Qual è il problema?! Mi hai appena vietato di andare ad una festa, come se fossi mio padre! E questo è assurdo. Spostati” disse risoluto facendo un passo verso la porta,
“anche tuo padre ti vieterebbe di andare se sapesse di Zack o dei problemi che hai con la maggior parte della squadra di football” gli fece notare però Blaine convinto a non demordere,
“mio padre si fiderebbe di me e del mio giudizio”
“tuo padre non si fiderebbe di Di Maggio e di Karofsky e neanche io”
“spostati”
“dimmi che non andrai alla festa”
“oddio Blaine, ma la smetti di trattarmi come una burattino? Non puoi dirmi cosa fare o non fare. io di certo non lo faccio con te!” urlò Kurt esasperato,
“certo perché io sono abbastanza maturo e consapevole del fatto che se fossi invitato ad una festa dove ci sarebbe un mio ex o un ragazzo che ci prova spudoratamente con me, non ci andrei per te.”
“quindi è questo il punto. Ancora una volta mi ritieni un ragazzino immaturo che accetterebbe le avances di un altro ragazzo solo perché lontano da te? Ancora con questa storia?” Kurt passava il peso da un piede all’altro spazientito,
“ricordo ancora perfettamente quella sera allo Scandals, di come tu avevi perso ogni inibizione e di come ballavi e di come- di come lo toccavi!” urlò un po’ balbettante Blaine facendo avvampare Kurt di vergogna,
“per non parlare di come ancora ti guarda!” continuò spazientito e rosso in viso,
“lui ti vuole, Kurt! ti vuole così tanto e troverà di sicuro il modo di provarci, è così un idiota!”
Quello fu il momento in cui Kurt si morse un labbro e cercò in tutti i modi di trattenere le risate.
“non metterti a ridere. Non farlo” borbottò Blaine quasi offeso, ma l’altro non era riuscito a frenarsi e scoppiò a ridere di gusto, di nuovo come la prima volta con le lacrime agli occhi e lo stomaco tra le mani,
“scusami, scusami” cercò di dire l’altro tra un sorriso e l’altro asciugandosi gli angoli degli occhi,
“non puoi fare così ogni volta che discutiamo” gli fece notare Blaine che prima di spostarsi dalla porta la chiuse a chiave e nascose quella nella sua tasca dei jeans,
“non è per niente divertente” biascicò appoggiandosi scomposto sul bracciolo del divano guardando Kurt torvo e aspettando che si calmasse.
 
Kurt lo raggiunse infilandosi tra le sue gambe e poggiandogli le braccia al collo con sguardo divertito,
“non ci casco questa volta” disse sicuro Blaine mantenendolo ben saldo per i fianchi come a tenerlo a distanza di sicurezza,
“questa volta però non stavo ridendo per il sollievo in sé nel notare che stavamo discutendo” disse Kurt accarezzandogli piano i capelli alla base del collo, consapevole del fatto che quello fosse uno dei punti deboli di Blaine,
“ah no?” domandò infatti lui già meno restio,
“no, stavo ridendo perché non avrei mai creduto che le nostre discussioni sarebbero nate per la tua imbarazzante gelosia e per i tuoi assurdi modi di dimostrarla” Blaine alzò gli occhi al cielo,
“prima di tutto questo, credevo che se avessimo litigato lo avremmo fatto per ben altri motivi. Come ad esempio il non essere in grado di fingere a scuola o il non riuscire a sopportare le difficoltà.. e invece sono contento che non sia così” concluse Kurt chinandosi per un dolce e leggero bacio sulle labbra,
“io non avevo ancora finito, però” sussurrò Blaine non riuscendo più a resistere dal tenerlo così apparentemente lontano da lui,
“ti fidi di me, Blaine?” domandò Kurt prima di lappargli e mordergli la parte del collo sensibile,
“lo sai che io non mi fido neanche dell’affidabile. Tu sei per me come quell’esercizio sulla fiducia che fanno gli attori di teatro, Kurt”
“credi che ti lascerei cadere?”
“no, ma potresti farmi male comunque durante la presa” sospirò Blaine e Kurt gli alzò il viso per il mento per guardarlo dritto negli occhi,
“potrebbe succedere, ma tu ti lasceresti cadere lo stesso di schiena e con gli occhi chiusi se dietro di te ci fossi soltanto io?” Blaine strinse un po’ di più le mani sui suoi fianchi e sospirò,
“ci tieni davvero così tanto ad essere l’accompagnatore di Mercedes domani sera?” chiese e l’altro annuì,
“ad una condizione” rispose subito Blaine con un guizzo curioso, “domenica andremo da mia madre”
 
Blaine non aveva risposto alla domanda di Kurt.
Si sarebbe buttato comunque di schiena e con gli occhi chiusi se dietro di lui ci fosse stato soltanto Kurt?
Razionalmente Blaine, avrebbe detto di no, perché molte volte in passato si era buttato e a prenderlo non c’era stato nessuno o peggio quel qualcuno lo aveva bellamente scansato lasciandolo a marcire lì per terra.
Era stato calpestato da persone che per antonomasia non avrebbero dovuto neanche pensare a fargli del male, come suo padre.
Ed era stato tradito, e non solo per l’atto fisico in sé, da quello che avrebbe dovuto essere il suo compagno di vita.
Quindi Blaine senza neanche pensarci avrebbe detto che mai si sarebbe fidato di un’altra persona, se quella non era sua madre Marie o Sebastian.. eppure non poté contraddire Smythe quando gli disse che lui si fidava di Kurt eccome.
 
“la fiducia si costruisce col tempo, no?” aveva domandato Blaine
“no Killer, la fiducia infranta si costruisce col tempo se entrambe le parti interessate vogliono che questa ritorni.. ma dal principio la fiducia c’è o non c’è. è questione di sensazione.. è questione di pelle e tu sei proprio uno scemo patentato se davvero credi di non fidarti di Porcellana! Killer, se non ti fidassi, neanche avresti cominciato questa assurda relazione con lui. lo sai che hai molto da perdere se questa venisse scoperta e stai affidando a Kurt metà delle responsabilità convinto che non farebbe mai niente che potesse recarti danno. Fattene una ragione, bello, ti sei già buttato di schiena”
“non è da me” fu tutto quello che rispose Blaine,
“te l’ho detto: è questione di pelle”
 
“Anche tra te e Santana è questione di pelle?” domandò Blaine la notte successiva quando era troppo agitato al pensiero di Kurt alla festa e il sonno non arrivava e Sebastian sembrava aver bevuto troppi caffè quel giorno,
“tra me e Tana è più questione di ossa” disse mentre Blaine gli porgeva una tisana calda,
“che vuoi dire?”
“voglio dire che di pelle per quelli come noi, non si può parlare. Noi non sentiamo le cose a pelle, Killer.. noi ci drizziamo le ossa. Capisci? noi cerchiamo di mettere a posto quelle ossa che sono state rotte quando ci siamo buttati di schiena e dietro ci siamo trovati un letto di coltelli. Per quelli come noi arrivare alla pelle è difficile.” rispose Sebastian seduto al davanzale della finestra con lo sguardo rivolto al buio del cielo torbido di dicembre,
“potresti arrivarci con lei, no? potresti trovarti un giorno ad avere le ossa ben piazzate e la pelle sfrigolante pronta a individuare ogni buona sensazione, non credi?” fece Blaine seduto all’altro lato del davanzale dando però tutto l’attenzione al profilo scuro ed elegante dell’amico che fece spallucce e sospirò rassegnato,
“non lo so. Santana è- lei è nella maniera più imperfetta, speciale”
“mi piace” esalò Blaine pensando a come quella descrizione potesse calzare a pennello anche per Kurt anche se tra loro non si trattava di ossa.
 
Ma di pelle e battiti.
Di organi e sensazioni.
*
 
Quella festa si stava rivelando come Kurt aveva pensato sarebbe stata: non nel suo stile.
L’unica eccezione alla sua fantasia sulla festa si trattava della casa in cui questa si teneva, si aspettava una villetta a schiera, una di quelle che faceva bella mostra in qualche film commedia americana e invece si trovava in una semplice casa in un quartiere molto vicino a Lima Heights, ben curata sì, ma per niente elegante.
 
Se doveva essere sincero Kurt era annoiato.
Dopo i primi sguardi curiosi e alcuni anche infastiditi che aveva ricevuto dal resto degli invitati quando lo avevano visto comparire con Mercedes e il resto del glee alla porta di casa Puckerman non c’era stato niente di così eccitante su cui valesse la pena soffermarsi.
Aveva offerto un ballo a Mercedes prima che questa sparisse tra la gente insieme a Sam e quello in effetti era strano, se Kurt ci pensava, ma si sentiva pigro anche per mettersi a confabulare sui suoi amici del glee.
Aveva osservato Unique farsi largo tra la folla con il suo vestito eccessivo, il suo trucco mozzafiato e la sua parrucca ben pettinata e incurante degli sguardi sprezzanti l’aveva vista ballare da sola per niente a disagio sotto i riflettori che non portavano di certo gloria, fino a quando lui non si unì a lei.
Le fece compagnia per almeno due canzoni prima di lasciare che lei andasse a incipriarsi il naso e lui a bere qualche goccio di qualsiasi cosa che non contenesse alcol.
Aveva bellamente evitato Karofsky quando questi lo aveva urtato su di una spalla e lo aveva salutato con il suo solito, “tieni l’uccello a posto, fatina”.
E aveva  poi intrattenuto una conversazione con Puck un po’ brillo e costantemente demoralizzato per il comportamento schivo di Marley..
 
“cosa credi che devo fare ancora? Non vado con una donna da troppe settimane Hummel. Sento che mi sta atrofizzando tutto lì sotto” si lamentò il padrone di casa bevendo l’ennesimo sorso della birra scura di cui aveva fatto scorta,
“se proprio non riesci più a resistere, potresti risolvere il problema da solo Noah” rispose Kurt per niente scandalizzato, aveva pur sempre passato i suoi ultimi due anni in una scuola maschile,
“Porcellana, non mi basta più. Voglio Marley, anche solo un bacio sporco può andare” continuò lui con un tono lamentoso che proprio non gli si addiceva,
“beh allora, posa quella birra e invitala a ballare e magari evita di parlare del tuo arnese o di baci sporchi.. Marley è una ragazza molto seria”
“sono anche io un ragazzo serio, Hummel. E ho bisogno che Marley lo capisca. Lei è- lei non è le altre. L’ho capito sai?” a quel punto invece Kurt capì che era davvero ubriaco,
“Sherly, da come ti guarda te lo darebbe volentieri un bacio sporco”
“già fatta, due anni fa’, ultimo giorno di scuola, nel bagno delle donne. Non mi interessa” beh, non era poi così ubriaco se ricordava i dettagli,
“portala fuori di qui, offrile qualcosa di buono ma non alcolico, parla bene, dille cose carine e coprila col tuo giubbotto di pelle. Lo amerà.. Marley intendo” suggerì allora Kurt facendolo suonare quasi come un ordine,
“ne sei convinto? Funzionerà?”
“provaci, cos’hai da perdere?”
“la faccia Hummel? Credi che mi chiamino Puckzilla per nulla?” Kurt fece spallucce e l’altro gli diede una pacca amichevole sulla schiena,
“anche se ti piacciono tutti gli uccelli e non solo il tuo, come me, sei uno apposto” disse spavaldo lui prima di allontanarsi alla ricerca di una Marley sicuramente poco collaborativa.
 
Quello era di sicuro il più strano e imbarazzante complimento che Kurt avesse mai ricevuto, ma lo accettò volentieri perché arrivato da Puck.
 
Kurt non sapeva spiegare cosa c’era tra di loro che li legava, ma per come la vedeva lui avere il rispetto di Puckerman era una gran cosa e non perché si ritrovasse nei gradini alti della scala sociale del Mckinley ma perché Puckerman era davvero uno che sapeva il fatto suo.
 
Da quando aveva iniziato a fargli da scorta insieme a Zack, Puck si era dimostrato affabile e di buon cuore.
Non era di certo un asso in logica, ma comunque in certi atteggiamenti gli ricordava molto Finn e quando l’altro gli disse che sì, un tempo erano stati pure buoni amici lui e il suo fratellastro.. allora Kurt aveva sinceramente capito che quella di Puckerman era solo una facciata che indossava a scuola per non affondare.
 
Un’altra cosa che capì durante quelle mattine di scuola tra un corridoio e l’altro o durante la pausa pranzo era che Noah non indossava quella maschera da giocatore di football cazzone e arrogante per paura di perdere consensi e cadere così nel baratro dei perdenti, ma semplicemente aveva troppo con cui lottare ogni giorno fuori dalle mura della scuola da non potersi permettere altri pensieri per la testa, anche se si trattava di granite fredde nelle mutande o piccole schermaglie con altri stupidi balordi.
 
Certo, fino all’anno prima Puckerman si era unito a piccoli atti di bullismo, come il lancio nel cassonetto e una gita nei bagni chimici insieme agli altri stolti giusto per divertirsi un po’ e distrarsi da qualche grattacapo che aveva a casa, ma dopo la seconda visita al riformatorio per tre mesi –di cui Kurt non sapeva il motivo- e la bocciatura a scuola aveva deciso di darsi una calmata, per lui e soprattutto per la sua famiglia.
 
Da quando suo padre se n’era andato chissà dove e chissà con quale delle tante donne che aveva, rifacendosi una famiglia, Noah era diventato l’uomo di casa e in quanto tale sentiva il dovere di prendersi cura della sorellina minore di dieci anni, almeno quando sua madre era ad uno dei tanti suoi lavori per qualche extra fino a notte fonda.
E sentiva pure il bisogno di diventare l’opposto di quello che era suo padre, per questo aveva deciso di cambiare rotta quell’anno e fare tutto quello che era in suo potere per non mandare niente a puttane e prendersi finalmente quel tanto agognato diploma.
 
Come faceva Kurt a sapere tutte queste cose? Semplice, Puckerman gliele aveva raccontate un po’ per volta tra una chiacchiera e l’altra, perché lui non aveva niente di cui vergognarsi.
 
Comunque non erano diventati amici loro, semplicemente si rispettavano a vicenda perché: “hai più palle tu, che l’intera squadra di football messa insieme Hummel” gli aveva detto Puck quando vide arrivare Kurt una mattina, vestito di tutto punto con quello che aveva tutta l’aria di essere una maglione femminile e perché “hai più cuore tu che un intera chiesa cattolica il giorno di Natale, Pukerman” gli aveva detto un giorno Kurt quando Noah aveva saputo della granita che l’altro non era riuscito a scansare dopo gli allenamenti dei cheerios e per tutta risposta Puck aveva trovato i malfattori e li aveva portati con le orecchie dalla Sylvester procurando ai due così una lavata di capo che li fece tremare per giorni.
 
Ma comunque era stato così distratto dai suoi pensieri che non si accorse di dove mettesse i piedi e d’un tratto si ritrovò addosso a quell’energumeno di Karofsky che lo trascinò per un braccio nel bagno lì vicino e lo spinse con la schiena alla porta dopo averla chiusa con un tonfo secco.
 “continui a sfidarmi, Fatina. Continui a sfidare la sorte, lo capisci?” domandò Karofsky ad una spanna dal viso dell’altro lasciando che l’alito cattivo arrivasse alle sue narici e guardandolo di nuovo come aveva fatto quell’unica volta nello spogliatoio della scuola.. con occhi furiosi, sdegnati e pieni di quella scintilla che ancora una volta Kurt non riusciva a decifrare e che ancora una volta gli faceva paura,
“stavo solo- non ero attento a dove mettessi i piedi” riuscì a dire a fatica alzando il mento quanto più poteva per evitare che il viso di quel balordo fosse troppo vicino al suo,
“no, tu devi stare molto attento a dove cerchi di mettere il tuo schifoso uccello. Lo capisci?” a dire la verità? No, Kurt non lo capiva. Non lo capiva per niente. Non capiva perché Karofsky era così preoccupato di doversi difendere da sue ipotetiche avances e non capiva perché continuava a riservare solo a lui una collera ingiustificata. Ma in quella situazione Kurt sapeva cosa fare per evitare che la situazione peggiorasse quindi annuì e sillabò un flebile “sì”,
“non devi rispondere, devi solo annuire Hummel” ringhiò Dave all’orecchio di Kurt spingendo tutto il suo corpo su quello dell’altro sovrastandolo e facendogli mancare il respiro.
Kurt non riusciva a muoversi ma sentiva il ginocchio di lui insinuarsi tra le sue gambe e non riusciva a capire le sue intenzioni,
“io ho bisogno di capire Hummel, il perché- “ Kurt stava decidendo se urlare come un matto sperando che qualcuno lo sentisse e gli venisse in soccorso o se doveva cercare di divincolarsi da quella presa quando Karofsky si scostò di botto senza lasciarlo andare sentendo sbattere fuori la porta,
“Karofsky! Se non apri questa cazzo di porta la sfonderò e ti appenderò per le palle al soffitto! Mi hai capito?” era Puck che stava urlando con tutto il fiato che aveva in gola, sovrastando la musica pop che continuava a suonare per la casa,
“apri!” urlava ancora sbattendo entrambi i palmi aperti sul legno duro e Karofsky allora imprecò frustrato, “il principe azzurro del mio cazzo” disse tra i denti digrignandoli come un animale in gabbia prima di lasciare andare Kurt e sistemarsi la giacca dei Titans che a quanto pareva indossava a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Aprì la porta con uno scatto veloce pronto ad esclamare qualche sua stupida battuta che facesse dissipare ogni brutta intenzione e avrebbe battuto la ritirata, come suo solito.. solo che Puck non gli diede neanche il tempo di aprire bocca che lo aveva afferrato per il colletto della camicia e lo aveva sbattuto con la schiena al muro,
“io non so quale sia il tuo fottuto problema” sputò Puckerman stringendo le nocche sulla stoffa costosa intorno al collo di Karofsky, “qualunque esso sia, lo risolverai con uno della tua taglia, come me o non lo risolverai affatto” continuò con un sorriso perfido sul viso, “a te la scelta” sputò alla fine Noah dandogli un altro forte strattone, “allora?”
“non voglio rogne” bofonchiò Karofsky che aveva alzato lo sguardo per posarlo alle spalle di Puck, a Zack che se stava di fianco a Kurt cercando di capire cosa fosse successo,
“allora vattene” parlò di nuovo Puck spingendolo fuori, ancora e ancora fino a quando non fu fuori l’uscio di casa,
“David, ricorda che del cameratismo di squadra non me ne frega un emerito cazzo. Ricorda che sono stato in riformatorio più volte di quante tu hai visto le tette di una ragazza e ricorda che non mi si devono far girare le palle, non a casa mia soprattutto, che non ho paura a sporcarmi le mani” gli urlò dietro Noah vedendolo allontanarsi seguito a ruota da Adams,
“ripetilo a chi ti rispedirà in riformatorio” urlò di rimando l’altro rifugiandosi poi svelto nella sua auto e partendo senza guardarsi indietro.
 
 
Kurt stava cercando di capire cosa cavolo fosse appena successo in 5 dannatissimi minuti.
Ne aveva tutto il diritto.
Per questo superò Zack senza degnarlo di uno sguardo e lasciò perdere Puck quando questi era tornato per assicurarsi che stesse bene con tanto di Marley, Mercedes e Sam al seguito.
Per questo prese al volo dal bancone della cucina l’unica bottiglia d’acqua che c’era in giro e uscì fuori dalla porta di servizio per ritrovarsi in un misero e triste giardino incolto.
 
Sentiva ancora i suoi battiti del cuore innaturalmente troppo forti e le mani tremare.
Un reazione che odiava avere, ma che purtroppo non riusciva a gestire.
Non era successo niente e forse non sarebbe successo niente comunque, anche se non fossero arrivati Puck e Zack, ma quel piccolo incontro gli aveva involontariamente portato alla memoria quella fatidica sera del Sadie.
 
Si era distratto, sottovalutando ogni minimo rischio come quella dannata sera ed era bastato un solo piccolo strattone a spaventarlo.
A differenza di quella sera però, non c’erano state urla e il suo aggressore ne era soltanto uno e non aveva fatto altro che alitargli contro frasi per lui senza senso fino a quando non era arrivato qualcuno che due anni prima non c’era stato.
 
Dopo un altro sorso d’acqua e uno sguardo rivolto al cielo nero di una sera di Dicembre a Lima, Kurt era riuscito ad evitare una crisi di panico e se proprio doveva dirla tutta pure una crisi isterica, da solo e senza nessun tipo di sacchetto, andandone enormemente fiero.
 
Era una vittoria anche quella e anche se Blaine non era fisicamente lì, sapeva che un po’ del merito andava anche a lui, perché era stato proprio il pensiero di Blaine, della sua semplice presenza nella sua vita, a farlo calmare.
Era stato il ricordo della sincera preoccupazione che aveva visto negli occhi di Blaine quando gli aveva chiesto di non andare alla festa che lo fecero immediatamente rilassare, perché lui stava bene.
Perché non ci voleva così poco per farlo cadere.
Perché ogni offesa ricevuta era accantonata da ogni carezza di Blaine che lo facevano sentire quantomeno desiderato, e non era cosa da poco.
 
Insomma Kurt era diventato una persona positiva.
Era diventata una di quelle persone che sapevano trovare sempre qualcosa di buono in situazioni davvero sgradevoli e non era neanche una sorpresa capire che quel qualcosa di buono fosse sempre Blaine.
 
“ehi” lo richiamò all’attenzione Zack che si era fermato di fianco a lui a guardare interdetto una vecchia falciatrice che ora sembrava diventata un vaso naturale per strane piante rampicanti,
“immagino di doverti ringraziare” bofonchiò Kurt abbassando lo sguardo sull’altro,
“e perché mai? Io non ho fatto niente” rispose Zack portando lo sguardo su di lui e sorridendo affabile o almeno provandoci e tutto quello che Kurt riusciva a vedere era soltanto un modo per rientrare nelle sue grazie e forse pure nei suoi pantaloni.
“Sei stato tu ad avvisare Puck, perché lui era distratto, lo so. e so anche che se non ci fosse stata metà della scuola a cui dar conto ora che non c’è la scusa della Sylvester per guardarmi le spalle, saresti stato tu ad urlare contro Karofsky. Ma vuoi stare lontano dai pettegolezzi e lo capisco” Zack annuì e fece un passo più vicino a lui, stando bene attento a guardarsi intorno,
“Lontano dai pettegolezzi, ma non da te. Lo sai. e Volevo assicurarmi che stessi bene” sospirò lui quando vide Kurt allontanarsi di un passo,
“Sto bene, grazie”
“Kurt, voglio che tu stia davvero bene, per questo ho proposto alla Sylvester che io e Puck ti guardassimo le spalle. Per questo non ti ho tolto gli occhi di dosso per tutta la sera e per questo voglio sapere se provi ancora dei rancori nei miei confronti. Perché Kurt, sei sempre così bravo ad evitarmi che mi preoccupa.” Disse Zack cercando di stringergli una mano e sbuffando quando Kurt la tirò via,
“non provo nessun rancore Zack. Ma non mi fido di te, lo sai e non credo che nessuna delle tue azioni gentili siano senza secondi fini”
“l’unico mio secondo fine è riuscire a riavere almeno un po’ della tua fiducia. Mi manchi Hummel, mi mancano le nostre scappatelle nei bagni e i nostri pomeriggi da Books&coffe” Kurt cercò di non mostrare nessun tipo di emozione, neanche l’ansia che aveva provato nel sentire il caffè letterario e fece spallucce,
“una sola volta ho provato a cercarti lì, ma eri insieme a quel Sebastian e mi era sembrato saggio non farmi vedere. State insieme o cosa?”
“siamo amici” rispose troppo in fretta Kurt e l’altro annuì per poi avvicinarsi di nuovo, facendo sfiorare le loro spalle ma senza provare a toccarlo in altro modo,
“quindi mi credi?” domandò affabile Zack,
“credere a cosa? che vuoi riconquistare la mia fiducia? che ti manco? No. Zack, no che non ti credo. Sappiamo entrambi che non hai mai avuto la mia fiducia e sappiamo che è impossibile che io ti manchi, cosa hai avuto di me che ora non hai da sentirne così assurdamente la mancanza?” chiese alla fine lui voltandosi a fronteggiarlo, perché beh.. quella risposta Kurt voleva proprio sentirla, era curioso di sapere cosa si sarebbe inventato l’altro pur di ritornare ad avere quelle piccole scappatelle nei bagni della scuola.
“Non essere ridicolo Kurt. Abbiamo avuto i nostri pomeriggi alla caffetteria e non ero da solo durante le nostre piccole gite dietro agli spalti, o sbaglio?”
“in quei pomeriggi io cercavo di aprirmi con te e tu cercavi un modo per entrare nei miei pantaloni”
“apprezzavi la mia compagnia e le mie attenzioni. Adoravi sentire le mie mani sulle tue cosce, sotto al tavolo del bar e amavi sentire la mia voce imprecare il tuo nome, Hummel. Il tuo corpo rispondeva eccome, non prendiamoci in giro, su” Kurt alzò gli occhi al cielo e sbuffò innervosito,
“non sto prendendo in giro nessuno, sei tu che ti stai sopravvalutando, Zack. Ho diciotto anni, è normale avere un certo tipo di trasporto con un bel ragazzo. Ma resti comunque soltanto un bel ragazzo e nulla più” Di Maggio con un movimento veloce del busto si voltò verso l’altro e lo trascinò a sé tenendolo per i fianchi,
“Hummel sei tu che mi stai sottovalutando. Un bel ragazzo e nulla più, eh? Mi può bastare per ora. Sono vanitoso e lo sai, ma anche perseverante” un languido bacio sulla punta del naso e poi si scostò veloce prima che i riflessi di Kurt lo avrebbero allontanato e magari anche schiaffeggiato,
“sai essere solo snervante. Cosa non ti è chiaro di un NO?”
“le tue guance rosse ad esempio e i tuoi occhi lucidi. Mi vuoi, il tuo corpo parla per te”
“il mio- oh fottiti Zack”
“solo se resteresti a guardare” gli urlò dietro vedendo Kurt allontanarsi in fretta infastidito.
 
Le guance rosse erano per lo sfacciato atteggiamento di un idiota di un giocatore e la rabbia che aveva provato nel sentire di nuovo quelle mani su di lui.
Gli occhi lucidi stavano per la stanchezza, il freddo di dicembre e il pensiero di Blaine.
Zack era davvero un cretino se pensava che anche solo un neurone di Kurt aveva agito per reazione ad un suo comportamento.
E lui, Kurt, era ancora più idiota ad aver lasciato che l’altro si avvicinasse ancora.
 
Beh era stufo.
Stanco della festa a cui non era per niente interessato, stanco di Karofsky che gli aveva lasciato l’amaro in bocca e stanco di quel pallone gonfiato di Zack che non perdeva mai occasione per rivelarsi un vero idiota e fargli rimpiangere ogni minima buona considerazione di lui che aveva avuto in principio.
Per questo Kurt salutò Puck che era ancora sulla veranda di casa insieme a Marley, intento a cantarle chissà quale depravata canzone e se ne andò, diretto dove aveva voluto stare sin dall’inizio.
Da Blaine.
 
Voleva stringerlo a sé e sentire il suo profumo. Voleva che un suo sorriso gli cancellassero dalla mente le stupide macchinazioni di un bullo confuso e di un idiota gay predatore.
 
Svelto, aveva mandato un messaggio a Mercedes dove l’avvisava che sarebbe andato a farsi un giro per schiarirsi le idee e che sarebbe passato a prenderla più tardi e poi si era diretto verso casa di Blaine.
 
Ad essere completamente onesti Kurt non aveva pensato alle sue azioni, lo aveva fatto e basta senza soffermarsi sul perché sentisse il bisogno di vedere Blaine.
Non aveva riflettuto neanche su cosa gli avrebbe detto una volta lì o se fosse ancora sveglio.
 
E prima di cambiare idea aveva già suonato alla sua porta.
 
“Kurt?!” Blaine a piedi nudi, con i capelli adorabilmente arruffati, un accenno di barba e una tuta consunta era una di quelle visioni che Kurt avrebbe conservato nella sua mente per chissà quanto tempo.
Era bello di una bellezza naturale, pura.. non era mai banale o ricercata.
Era bello senza doversi sforzare mai, anche con un cipiglio confuso sulla fronte e le labbra secche dal freddo.
Era uomo, sempre ed era in qualche modo di Kurt.
E il suo non era un modo contorto di reclamare l’altro suo come un trofeo o un gingillo per cui andare fiero, anzi.
Era un modo per affermare che lui, Blaine, era il suo posto. Sentiva di appartenergli. Sentiva di essere a casa tra le sue braccia.
E non era cosa da poco, lo sapeva, come sapeva che i suoi, non erano pensieri affrettati.
Non che ci avesse riflettuto, o che avesse bisogno di ragionarci.
Lo sentiva e basta.
“ehi” sospirò sorridendo, notando come lo sguardo preoccupato e minuzioso dell’altro lo stesse perlustrano da capo a piedi,
“che è successo? Stai ben-“ non finì la frase Blaine perché si ritrovò a ricambiare con fervore il bacio di Kurt.
 
Kurt lo spinse e lo voltò con le spalle al muro per reggersi, per stringersi a lui, per tenerlo fermo e vicino e baciarlo.
 
Stava facendo ciò per cui era venuto, in fondo.
Stava trovando casa tra le braccia di Blaine.
Stava rivendicando il suo posto.
Stava cancellando ogni insulto con una carezza.
 
E forse Blaine non aveva neanche capito il suo bisogno a cosa fosse dovuto, forse non aveva neanche capito che quello fosse puro bisogno e non una semplice voglia, eppure lo stava ricambiando come se sapesse cosa l’altro stesse cercando.
O forse era semplicemente il fatto che dopo una serata intera ad aspettare un suo cenno, vederlo lì, in quello stato per lui, gli faceva bollire il sangue e agire di conseguenza.
Perché quello era sempre Kurt e quelle su di lui erano le sue mani e quella bocca piena e peccaminosa era lui a muoverla.
“mi mancavi” biascicò Kurt quando si era allontanato quel tanto che bastava per lasciare che l’altro gli lambisse il collo,
“sei qui” mormorò Blaine prima di attaccare di nuovo e con impeto le labbra dell’altro.

“devo andare” mormorò Kurt dopo un ultimo casto bacio sulla guancia,
“devi?”
“ho lasciato Mercedes alla festa e devo riaccompagnarla a casa” gli fece presente Kurt scendendo dal tavolo della cucina dove era arrivato con Blaine senza neanche accorgersene,
“quindi, una sveltina e via eh?” lo apostrofò Blaine facendogli l’occhiolino e seguendolo docile nel salotto, attenti a non svegliare Sebastian,
“la festa non era un granché e mi mancavi. E non era mia intenzione passare tutto il tempo.. in quel modo. Volevo solo vederti e volevo che mi abbracciassi, tutto qui” Blaine sorrise istintivamente e lo abbracciò di slancio e di cuore.
“cosa è successo alla festa?” domandò d’improvviso lui, scrutando Kurt alla luce soffusa dell’abajour che Sebastian teneva costantemente accesa,
“ho ballato con Mercedes, Unique, ho ascoltato pessima musica, ho fatto due chiacchiere con Puck e poi nulla, era davvero noiosa”
“Kurt”
“Blaine”
“Kurt”
“Bla- vuoi davvero giocare a questo gioco?” domandò lui alzando un sopracciglio divertito,
“no che non vuole! Perché io sto cercando di dormire qui!” sbottò Sebastian alzando la testa dal cuscino e tirandogli dietro l’altro che aveva premuto sotto lo stomaco,
“andate a giocare altrove!” continuò sbuffando e voltandosi con le spalle a loro, immobili di fianco la porta, come per dire che il discorso era chiuso e che lui doveva dormire.
“è meglio che vada” borbottò Kurt rifilando uno sguardo truce alla schiena di Smythe come se potesse dargli fuoco solo con quello,
“chiamami una volta a casa, okay?”
“lo farò”
“stai bene, giusto?”
“sto a meraviglia”
“okay, va’ da Mercedes ora.. ma ne riparleremo più tardi”
“non ci sarà niente da dire, lo sai vero?”
“beh sono curioso di sapere quanto tu ti sia scatenato insieme a Unique!” Kurt alzò gli occhi al cielo e lo salutò con un ultimo bacio e un sorriso.
 
“Dovresti rilassarti ogni tanto e goderti quello che hai” mormorò Sebastian fermando la ritirata di Blaine e scostandosi le coperte di dosso come per invitare l’altro a stendersi con lui,
“non farti troppe domande e non farne altrettante a lui. Solo.. rilassati.”
“é come se non ce ne fosse il tempo, é come se potessero strapparmelo via da un momento all’altro.  È come sentire odore di guerra ma non vedere nessuna nave pronta all’assalto alle mura della tua città, eppure tu resti lì a viverla, a viverci ed ad aspettare. Sai che non mi è mai piaciuto aspettare”
“beh io direi: non aspettare, Killer. Preparati”

 
 

Angolo Wallflower_
 
*si schiarisce la gola e arrossisce a disagio*
Ci ho messo davvero tanto tempo e quello che è venuto fuori non è neanche quello che doveva essere.
 
La storia si sta scrivendo da sola ed io non posso fare altro che assecondarla.
 
Ditemi cosa ne pensate, perché ne ho davvero bisogno.
 
Grazie per il seguito che state dando alla storia e un ENORME grazie a voi che lasciate un piccolo pensiero: DARKAEONIFRiT ; Giandugiandu ; BeauBrooks ; Ishuttheworldoutside e wislava . *tanti cuori e arcobaleni per voi*
 
 
Alla prossima, Guys!
 
questa è la mia pagina autore fb.   p.s. per chi avesse un altro po’ di tempo da impegnare ..QUI..  . c’è una OS CrissColfer che ho scritto giusto per togliermela dalla testa! 
  
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