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Autore: Edelvais    08/07/2014    0 recensioni
2070 d.C. Una pioggia di meteoriti si abbatte sulla terra. Alcuni mesi dopo, degli esseri dalla forma apparentemente umana e dai poteri sovrannaturali cominciano a radere al suolo ogni città, uccidendo e torturando ogni essere umano. Alieni, esseri demoniaci inviati dalla mano punitrice di Dio... Nessuno realmente sa come e da cosa sono nati. Noi li chiamiamo Angeli Caduti. Ma di angelico non possiedono proprio nulla. La loro pelle è bianca e dura come il marmo e i vostri proiettili non basteranno a fermarli; alcuni di loro sono dotati di poteri di controllo psichico, altri sono in grado di scatenare terremoti e tornadi.
2100 d.C L'umanità è ridotta a brandelli. Gli unici esseri umani sopravvissuti sono sparsi in varie zone del mondo, cercando di nascondersi dalla furia degli Angeli Caduti. In quelli che un tempo erano gli Stati Uniti, sorge la Città Nascosta, costruita sottoterra in modo da poter fuggire dagli Angeli.
Clover, recluta sedicenne dei Ranger, si ritroverà catapultata di nuovo nel Sopramondo, una terra aspra e irta di pericoli mortali. E uno di questi è proprio un ragazzo dalla dubbia provenienza.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FALLEN ANGELS

We are the in between,
cast down as sons of war,
Struck to the earth like lightning


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C'è chi dice siano gli emissari della mano punitrice di Dio; chi invece ritiene siano delle creature aliene, approdate sulla Terra con l'unico scopo di distruggere, uccidere.
Qui alla Sede Centrale, li chiamiamo Angeli Caduti.


CAPITOLO QUATTRO

 
 
L'acqua fresca che mi bagna il viso fa scivolare via le ultime tracce di sonno che intaccano il mio risveglio. Quando mi alzo, i miei occhi incontrano quelli del mio riflesso. Scuri, anonimi, coperti da qualche ciuffo castano.
Sulle mie labbra vedo comparire una smorfia.
Rondinella.
Una rondine ancora troppo giovane e inesperta per lasciare il nido e volare via. Il ragazzo-angelo ha ragione: non so nulla del mondo. Ciò che esiste in superficie è la mia più grande paura e il mio più grande interesse.
Scuoto distrattamente la testa e, dopo essermi preparata, esco dalla mia camera.
«'Giorno» mugugna qualcuno alla mia sinistra.
Matt mi sorride, reprimendo uno sbadiglio.
«Dormito bene?» chiedo. Lui mi affianca e ci incamminiamo verso la stanza di lotta libera.
«Non proprio» risponde. «Ho sognato di essere mangiato vivo dai corvi, appeso a un palo come un dannato spaventapasseri». Scuote le spalle, come per scrollare via quel ricordo.
Di colpo mi ritorna in mente l'incubo degli scorpioni. Rabbrividisco.
«Allora, ehm... Come va con Lysa?» sbrodolo la prima cosa che mi viene in mente.
Non sono un'impicciona, ma Matt e Lysa sono i miei migliori amici, ed è da anni che scommetto su di loro come coppia.
Matt si scompiglia i capelli bruni con una punta di imbarazzo, assumendo un'aria ancora più trasandata del solito. Le occhiaie che cerchiano i suoi occhi castani non lo aiutano di certo.
Si schiarisce la voce. «Ehm, noi... Stiamo insieme».
Lo sapevo!
Sorrido, compiaciuta. Ora devo proprio sembrare una maniaca psicotica.
Sto per dirgli quanto sia contenta per loro quando avverto la voce di Alan Reed dietro l'angolo.  Subito dopo un'altra voce si mescola alla sua, come se i due si stessero urlando addosso sottovoce.
Scambio una rapida occhiata con Matt: stanno venendo verso di noi.
Senza esitare oltre ci intrufoliamo nella stanza d'addestramento e socchiudiamo la porta, appiattendoci contro di essa. Per fortuna è ancora presto e siamo i primi arrivati. Se qualche ranger sapesse che stiamo origliando il nostro comandante, potremmo dire addio alla nostra reputazione.
Affilo l'udito e mi concentro su di loro.
«Non possiamo ucciderlo, potrebbe esserci utile!» il tono del comandante è alterato dal disappunto.
«Le regole le conosci, Alan, dobbiamo eliminare tutto ciò che potrebbe rappresentare un pericolo» risponde qualcuno. Una voce femminile, aspra. «Come avremmo dovuto fare con quel ragazzino undici anni fa; abbiamo deciso di risparmiarlo, ma non è andata come speravamo e alla fine si è rivelato essere il mostro che è».
«Era solo un bambino, Roxanne!»
Roxanne Reynold, la dirigente della comunità degli scienziati e membro dell'Alto Consiglio insieme ad Alan Reed, portavoce dei ranger. L'ho vista solamente ad una sua conferenza tenuta nell'Auditorium, un paio di anni fa. Per il resto, la Reynold è nota per starsene chiusa nel suo ufficio trecentosessantacinque giorni l'anno, e nessuno a parte i membri del Consiglio può dire di averla incontrata con frequenza.
Guardo Matt: anche lui sembra averla riconosciuta.
«Era un mostro, ed è fuggito grazie alle nostre stupide esitazioni da sentimentali» sta dicendo.
«Il ragazzo non ci sfuggirà, te lo prometto. Non è un Angelo Caduto e non ha motivo di unirsi a loro. Sa benissimo quanto noi che sarebbe morto ancora prima di accorgersene. Se lo lasciassimo in vita potrebbe dirci qualcosa su di loro».
«Lo stiamo già interrogando e non sembra essere molto propenso a chiacchierare con noi».
«Lascia che si alleni con noi ranger» se non conoscessi Reed penserei che stia supplicando in ginocchio. «Il clan di Angeli dell'Est si sta avvicinando, lo sai, e presto scoppierà una guerra. Quel ragazzo potrebbe aiutarci, non ha altra scelta. Nemmeno noi l'abbiamo».
Segue una manciata di secondi di silenzio.
«D'accordo» acconsente la Reynold. «Ma se qualcosa dovesse andare storto, non dovrai esitare ad abbatterlo, mi sono spiegata?»
«Puoi contare su di me. Su tutti noi».
«Lo spero proprio».
Quando sento i loro passi allontanarsi, distendo i muscoli e sospiro di sollievo.
Non sono riuscita ad afferrare tutto quello che si sono detti, ma una cosa l'ho capita: la vita del ragazzo-angelo ora è nelle mani di Alan Reed e della nostra comunità.
«Di quale bambino stavano parlando?» la domanda di Matt mi coglie impreparata.
«Non lo so» mormoro. Alzo gli occhi su di lui. «Ma conosco chi potrebbe saperlo».
 
 
***

 
«COSA?»
Lo strillo di Lysa mi distrae, e Matt ne approfitta per farmi perdere l'equilibrio e buttarmi a terra. Quando alzo gli occhi, lui torreggia su di me, i pugni puntellati sui fianchi e un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
Appoggio la testa sul materassino, sbuffando. «Lysa, potresti evitare di urlare?»
Lei alza gli occhi al cielo, facendo scrollare i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia. Guardandola, non penserei mai che un individuo così esile e grazioso possa impugnare una pistola o mantenere il sangue freddo davanti a ferite gravi e grondanti morte.
Ogni giorno lei e Katia, al posto di fare la guardia al ragazzo-angelo, assistono i Medici durante gli interventi. Una volta, alla mensa, Lysa mi ha raccontato di come ha amputato la gamba destra a Billie Low insieme a una squadra esperta di Infermieri ranger; quella volta ho rischiato di vomitarle nel piatto.
Mi chiedo come facciano. Solo il pensiero del sangue mi dà il voltastomaco. In troppe occasioni ho gustato il sapore metallico del sangue che si insinua nel palato, l'odore pungente che scivola nelle narici... E in troppe occasioni ho ceduto a questa debolezza.
«Stai scherzando, Clover?» riprende Lysa, abbassando la voce. «Ti ha parlato?»
Annuisco, afferrando la mano che Matt mi tende e alzandomi.
«Ha cominciato a parlarmi subito dopo che Scott se n'è andato».
Il mio sguardo vola alla parte opposta della sala di lotta libera, posandosi su Scott. Sta combattendo con un ragazzo qualche anno più grande di noi e la sua espressione è crucciata dalla concentrazione. Ma non dimenticherò mai il pallore del suo viso e il sudore che gli imperlava la fronte mentre finiva il suo turno di guardia al ragazzo-angelo.
E questo mi è sembrato subito strano, addirittura sbagliato.
Scott non ha mai avuto paura di nulla, l'unica emozione che lo coinvolge a tal punto da fargli perdere quella sua maschera di superiorità è l'euforia; l'eccitazione prima della nostra prima missione, per esempio.
Ma non ricordo di averlo mai visto così spaventato.
Lysa si avvicina, mangiucchiandosi le unghie dalla curiosità. «Ti ha minacciato? Ha cercato di attaccarti?»
«No» rispondo. «Mi ha fatto solo alcune domande, tutto qui. Poi ha dormito per il resto del mio turno».
«Ti ha chiesto di uscire?» ridacchia Eve alle mie spalle.
È appena tornata dal suo turno di guardia.
Subito una domanda sfreccia nella mia mente. «Ti ha detto qualcosa?»
Eve scuote la testa, arrampicandosi agilmente sulla pila di materassini addossati alla parete e sedendosi in cima con aria annoiata. Le sue gambe penzolano placidamente avanti e indietro, la pelle scura libera dalla divisa dei ranger, sostituita da un paio di pantaloncini corti da allenamento.
«Ha biascicato qualcosa nel sonno, ma è stato immobile nel suo letto per tutto il tempo» risponde, racogliendo i capelli lunghi in una coda di cavallo. «Sono state le due ore più noiose e inutili della mia vita».
Grazie al mio geniale commento di ieri a mensa, i miei turni durano il doppio di quelli delle altre reclute. Tuttavia, le quattro ore che ieri ho trascorso con il ragazzo-angelo non sono state affatto noiose e inutili; piuttosto, i suoi stupidi enigmi continuano a rimbalzarmi in testa.
«Anche il mio turno ha fatto schifo» interviene Matt.«Ho passato la serata a fissare il soffitto».
«Spero che gli scienziati si sbrighino a trarre tutte le loro stupide conclusioni su quel ragazzo» dice Eve. «Mia madre lavora al progetto, ma non vuole dirmi niente»
Un pericolo per la comunità, ecco cos'hanno concluso su di lui. Se Alan Reed non avesse convinto la Reynold a quest'ora l'oggetto della nostra conversazione sarebbe stato un pericolo morto. Per un momento sono tentata di confessare loro del patto fra il comandante dei ranger e la dirigente degli scienziati e del bambino condannato a morte undici anni fa... ma fermo subito questo impulso. Siamo circondati da ranger veterani, non sarebbe certo opportuno che sappiano che ho origliato spudoratamente i nostri superiori.
Io e Matt abbiamo deciso di non dire niente a nessuno finché non avremo chiarito tutti i dubbi sorti dopo l'episodio di questa mattina.
«Allora Clover, di cosa avete parlato tu e l'Angelo?» riprende Lysa, tornando al discorso precedente.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. Se Alan Reed mi vedesse con le mani in mano mi costringerebbe a fare la guardia al ragazzo-angelo per il resto della mia vita. Ma a quanto pare sono l'unica con un'idea chiara sul senso del dovere, e sono in minoranza.
Appoggio l'asciugamano sulla spalla e mi preparo alla scarica di domande. «È stato piuttosto ambiguo. Gli ho chiesto che razza di creatura è e, da quello che ho capito, non è né un Angelo, né un essere umano».
Eveline aggrotta le sopracciglia e raddrizza la schiena.
Lysa e Matt si scambiano un'occhiata interrogativa.
«Ma da che parte sta?» mi chiede Eve.
Scuoto la testa. «Non lo so».
Poi mi ricordo le sue parole: "Sono solo una creatura che, sospesa fra il bene e il male, l'uomo e il sovrumano, tende verso se stesso."
Non lo capisco. Non ho capito quasi nulla di ciò che mi ha detto.
«Beh, scoprilo» dice Eve. «A quanto pare sei l'unica con cui il ragazzo-angelo parli».
Prima che possa replicare, il Chronos allacciato al mio polso comincia a trillare.
Chiamata in corso: Sala di Controllo.
Rispondo alla chiamata premendo un tasto sullo schermo.
«Clover Fireborn, secondo piano. Chi parla?»
Sento su di me gli sguardi delle altre reclute.
«Rose» replica la scienziata. «Tu e Matt dovevate parlarmi?»
 
***
 
Non appena si aprono le porte dell'ascensore sul primo piano, troviamo Rose Grey in piedi davanti all'ingresso della Sala di Controllo. Ha un'aria preoccupata.
«Salve, ragazzi» esordisce, avvicinandosi. «È tutto a posto?»
«Sì, noi... volevamo chiederti una cosa» rispondo. Decido di andare subito al dunque. «Sai qualcosa riguardo un bambino condannato a morte, scappato da qui undici anni fa?»
Rose impallidisce e socchiude la bocca, senza emettere alcun suono. I suoi grandi occhi grigi ci fissano, costernati.
«E voi come diavolo sapete...» domanda; la sua voce è poco più che un flebile sussurro. Si interrompe un momento, il suo sguardo perso nel vuoto. Posso sentire il rumore dei suoi pensieri, una catena razionale che fra pochi secondi la porterà ad una decisione. «Seguitemi».
Sorrido. Rose è dalla nostra parte.
 

 
***

 
L'archivio Città Nascosta è situato nel primo piano, poco distante dalla Sala di Controllo. È una stanza ampia il doppio della mia camera, con una miriade di sportelli in alluminio incassati nel muro. Sopra ogni sportello, una scritta in rosso indica l'anno di nascita o di arrivo alla Sede Centrale delle persone i cui dati sono contenuti al suo interno.
Rose procede spedita verso quello che riporta l'anno 2089, afferra la maniglia argentea e la ruota in senso antiorario, tirando poi verso di lei. Dietro lo sportello vi è un monitor, su cui lampeggia furiosamente una lista di nomi.
Il dito della scienziata si ferma sulla lettera "J", poi preme su un nome e si volta verso di noi.
«Jensen Hudson» esordisce, facendoci vedere la sua scheda personale sul monitor. «A dieci anni è arrivato alla Città Nascosta, ferito gravemente e scampato ad un attacco di Angeli. È stato con noi poco meno di un anno, sotto la protezione dello scienziato Richard Mayer, morto in circostanze misteriose quello stesso anno. Poco tempo dopo ha cominciato a manifestare strani comportamenti; diventò violento, aggressivo, e poco a poco il colore dei suoi capelli si scurì, la sua carnagione esibì un pallore fuori dal normale, e i suoi occhi... i suoi occhi erano già azzurri, sapete, ma... cambiarono, come tutto il resto. Due scaglie di ghiaccio».
Mentre Rose parla, nei suoi occhi compare inspiegabilmente un luccichio.
«Rose, stai bene?» chiedo, prudente. Fino a poco tempo fa sono stata la sua protetta, ma non ricordo di averla mai vista piangere.
Sospirò, girandosi verso il monitor. «Sì, rondinella, non preoccuparti per me».
Un secondo dopo fece comparire sullo schermo due fotografie di due bambini,così diversi fra loro da sembrare paradossalmente identici.
«Ecco Jensen qualche giorno dopo l'arrivo nella Sede Centrale» disse la scienziata indicando il soggetto a sinistra, un bambino dai capelli scuri e spettinati e dagli occhi chiari, ridenti. «E questo è Jensen pochi giorni prima la sua fuga».
Deglutisco, mentre i miei occhi si posano sulla fotografia più recente.
Matt reprime un'esclamazione di stupore, portandosi una mano alla bocca.
«Non è possibile» sussurra lui. «Come diavolo è successo?»
Rose scuote la testa, amareggiata. «Pensiamo che si fosse trasformato in uno di loro, in qualche modo... » sta per dire qualcos'altro ma poi si ferma, come se avesse cambiato idea.
«E poi, cos'è successo?» domando.
«Richard Mayer è morto esattamente una settimana dopo la trasformazione di Jensen, nella stessa cabina dove si trovava anche il ragazzino. Lo abbiamo trovato in piedi vicino al corpo inerme di Richard, intento a fissare il suo cadavere come in trance. Lo abbiamo interrogato a lungo, ma non ha mai aperto bocca. Alla fine, è stato giudicato colpevole a causa dei suoi precedenti di violenza e condannato a morte, ma è scappato la notte prima del processo...»
Scappare dalla Città Nascosta? Impossibile. Le uniche via di entrata e uscita sono i tubi nella Sala di Controllo, ma soltanto pochissimi scienziati hanno la chiave per azionarli.
E Rose è una di loro.
«E come avrebbe fatto?» chiede Matt, perplesso quanto me.
«Jensen dimostrò subito un'attitudine incredibile per la tecnologia. Lo presi a lavorare con me, qualche volta, per insegnargli qualcosa per il futuro... » Rose si passa una mano fra i capelli, palesemente nervosa. «Forse riuscì a rubare la chiave, oppure qualcuno lo aiutò a fuggire... Non lo so, ragazzi, mi dispiace».
Sussulto quando, improvvisamente, il Chronos comincia a trillare, ricordandoci che è ora di proseguire con la prossima tappa della sessione di addestramento. Matt controlla il proprio orario, ma io non ne ho bisogno.
So benissimo dove e come trascorrerò le mie prossime quattro ore.
 

 
***


Quando torniamo all'ascensore, Rose mi afferra con delicatezza un polso, fermandomi.
«Aspetta» dice. «Devo parlarti».
Annuisco e saluto Matt, che nel frattempo torna al secondo piano per l'addestramento.
Mi volto verso la scienziata che, fino a poco tempo fa, si è presa cura di me come una vera madre. Ha un'aria stanca, spossata. «Rose, va tutto bene?»
Tiene lo sguardo fisso per terra. «No, rondinella» confessa.
Appoggio una mano sulla sua spalla. «Che cosa c'è?»
Rose solleva gli occhi, li tiene puntati su di me. «Sta per cominciare una guerra, Clover».


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Here I am! Ecco qui il quarto capitolo, con un ritardo imperdonabile massì che mi perdonate, vero? Vero?!
Ammetto di aver avuto un tentennamento per quanto concerne la trama. Ho voluto modificare alcune cose, deviando leggermente il percorso della storia. Per questo ho dovuto riscrivere interamente il quarto capitolo. Ma sono contenta così; per una volta credo di aver compiuto la scelta giusta.
Anyway,spero che il capitolo vi sia piaicuto, fatemi sapere cosa ne pensate! Questa richiesta è rivolta anche a voi, lettori silenziosi ^^ So che ci siete, fatevi sentire :)
In conclusione, grazie a tutti per aver letto/recensito. Al prossimo capitolo! 
As always, ecco qui i link per contattarmi fuori da efp:


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