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Autore: Ambaraba    12/07/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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AU BAR 13 Caldo. Troppo caldo.
Scalciare via il lenzuolo è servito a poco o niente. Non sono riusciti a chiudere occhio se non per pochi minuti, a turno, senza soluzione di continuità. Hanno addosso il minimo indispensabile, ma neanche questa misura riesce a contrastare l'afa che da giorni li perseguita.
Quando la sveglia comincia a vibrare, proprio nella frazione di secondo prima dello squillo, Miles la butta giù con una manata stanca stroncando così ogni rumore sul nascere. Bass se ne sta accartocciato sulla sponda del letto, in bilico, una gamba fuori. Ha il segno del cuscino sulla guancia, l'espressione stravolta. I capelli gli si sono appiccicati sulla fronte, ha l'aria di uno che è sopravvissuto a un naufragio, o a un cataclisma. Non ha fatto altro che rigirarsi da una parte all'altra per tutta la notte, senza trovare pace. Miles lo guarda, studia la linea sinuosa della sua colonna vertebrale, la sua schiena nuda, il rilievo delicato delle scapole, i piccoli, rari, adorabili nei che ha sulle spalle. Li conosce a memoria. Potrebbe tracciare su un foglio l'esatta posizione di ognuno di essi, anche del più nascosto. Bass non ha segreti per lui. Per quanto siano a pezzi, per quanto siano scombussolati - Miles odia non riuscire a dormire, perché poi si sente totalmente rincoglionito, con la testa leggera e le palpebre pesanti -, non può fare a meno di trovarlo meraviglioso. 
L'altro sbuffa, esausto. Si sente fuori fase, gli gira la testa. Si solleva pigramente dal cuscino - come può un cuscino essere così caldo?, pensa - e si poggia su un gomito, si stropiccia gli occhi. Quando si accorge che Miles è sveglio, istintivamente si volta dall'altra parte, coprendosi gli occhi con un braccio, pudico:
- Mmm-- Ti prego, non mi guardare, mi sento uno schifo...
Miles ignora la sua richiesta, anzi, si avvicina quel tanto che basta per passargli un braccio intorno alla vita e trascinarlo verso di sé. Adora averlo nel letto con solo i boxer addosso, perché può godere del contatto pieno, pelle contro pelle.
- Non è che io stia messo tanto meglio, - gli dice, per soffocare qualunque tentativo di protesta di Bass. - E poi tu sei sempre stupendo, - mormora, accarezzandogli il fianco.
- Stupido... - risponde, divincolandosi debolmente. Ha solo voglia di ficcarsi sotto la doccia e togliersi di dosso quella sensazione che lo ha tormentato tutta la notte, quella di essere caduto in un enorme barattolo di colla bollente. - Questo caldo mi farà fuori, lo sento... - geme, sospirando.
A Miles non importa niente del fatto che Bass sia stropicciatissimo, gli piace sempre, gli piace lo stesso. Gli dispiace vederlo di malumore, però, vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo, anche se sa che non può fare granché. Lo accarezza sulla testa, sente i suoi riccioletti inumiditi sotto le dita.
- Coraggio, pulcino, fila in doccia. Vedrai che poi ti sentirai meglio, - gli dice. La sua voce tradisce la stanchezza, ma il tono è dolce. Bass sbuffa.
- Evaporerò prima di arrivarci, - mugola, svogliato, sdraiandosi sulla schiena. Inconsapevolmente, attira di nuovo le mani di Miles su di sé.  
- Dai, su, alzati - insiste l'altro, giocherellando col suo ombelico. Bass sbuffa di nuovo, poi sbadiglia, cede e si alza. La sua faccia contrariata non ha prezzo, e Miles sorride tra sé e sé.
Già, gli piace proprio tutto di lui, anche i capricci.

Le temperature erano salite oltre il limite di sopportazione, e anche Miles ne risentiva. Scalpicciò svogliatamente in cucina, dove trovò Bass sull'orlo di un collasso. Anche se era di spalle, chino sul ripiano a impacchettare qualcosa, Miles si accorse che era ridotto veramente male. I vestiti gli si erano praticamente incollati addosso, e aveva un'espressione sbattutissima che lo fece preoccupare.
- Ehi, Bass, esci un attimo, va' a prendere un po' d'aria. Ci penso io qua, - gli disse, riempiendo un bicchiere d'acqua che subito dopo gli porse. Bass non lo rifiutò, e non disse niente neanche quando l'altro gli slacciò il grembiule e glielo sfilò. Si sentiva troppo a corto di energie per poter fare qualsiasi cosa. Miles gli diede un bacio d'incoraggiamento, come se con quel gesto potesse trasmettergli un po' di forza; gli accarezzò la guancia, intenerito e protettivo, e propose di prendersi entrambi la giornata libera, l'indomani.
- Nessuno si suiciderà se per un giorno stiamo chiusi, - disse, continuando a sfiorarlo. Bass alzò lo sguardo fino ad incontrare quello di Miles, occhi cielo contro occhi cioccolato fondente, o anche caffé forte. Bass adorava gli occhi di Miles almeno quanto Miles adorava quelli di Bass. Il suo sguardo scuro, profondo e caldo, era il rifugio migliore in cui andare a nascondersi nei momenti difficili.
Annuì stancamente.
- Siamo d'accordo allora? - chiese ancora Miles, posando entrambe le mani sulle sue spalle, una stretta che voleva spronare e confortare.
Bass annuì di nuovo, accennò un timido sorriso.
- Adesso vai, - gli disse soltanto. Fuori, tra i tavoli, non faceva così caldo come in cucina, dove invece sembrava di essere in una fornace, e voleva che Bass si allontanasse abbastanza da stare meglio. Gli sembrava un gattino bagnato tirato fuori per la collottola da un barile pieno d'acqua, e si sentì un po' in colpa. Forse doveva aiutarlo di più, ma come? Quando era tra i tavoli, non poteva essere in cucina, e viceversa. Sia lui che Bass faticavano come matti, non c'era un compito più leggero che potesse fargli fare. Sospirò, e lanciò uno sguardo oltre la porta per assicurarsi che l'altro non fosse finito lungo per terra come un sacco di patate. Fortunatamente era tutto a posto, Bass stava sparecchiando un tavolo che si era appena liberato. Sentì qualcosa stringerglisi, nel petto. Anche se ormai erano due uomini fatti e finiti, non poteva fare a meno di vedere Bass come qualcosa da proteggere, da preservare. Era così da sempre, e sarebbe stato così per sempre, realizzò.       
Il pensiero che il giorno successivo avrebbero potuto evitare tanto trambusto lo consolò.  

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La mattina successiva, Bass si sveglia per primo.
La luce del giorno entra dalla finestra come un regalo bellissimo. Potranno passare una giornata insieme, lui e Miles, senza affanni né preoccupazioni. Sorride. Si stropiccia gli occhi, si raggomitola come un gatto accanto all'uomo che ama, ancora addormentato, stando attento a non svegliarlo. Si sdraia a pancia in giù e resta a guardarlo, la guancia appoggiata alle braccia conserte, e un sorriso addolcito gli si dipinge sulle labbra. Miles ronfa della grossa, del tutto inconsapevole della contemplazione in cui l'altro è caduto.
Bass non può fare a meno di guardarlo. Ed è felice oltre ogni limite al pensiero che Miles sia lì al suo fianco ogni giorno. Lo ama con tutta l'anima. Non riuscirebbe minimamente a concepire l'idea di stare lontano da lui. Non sarebbe vita. Non sarebbe niente.
Miles lo fa sentire amato, voluto, protetto. Miles è forte e buono ed è il perno attorno al quale ruota tutta la sua esistenza. Miles, sbadato, disordinato, con le mani grandi e le guance che pungono. Miles che beve whisky come fosse succo di frutta. Miles che lo tiene tra le mani con la delicatezza con cui si tiene un cristallo. Miles che lo stringe forte. Miles che gioca con i suoi ricci. Miles più grande, più alto, più forte, Miles che lo solleva e ci gioca; Bass non può fare a meno delle loro lotte quotidiane nel letto, sul divano, in giro per casa. Miles che non perde un'occasione per baciarlo e farci l'amore. Miles che non ricorda cosa ha fatto il giorno prima, ma che non dimentica mai il suo compleanno. Miles che tiene la loro foto nel portafoglio. Miles che sfonda sempre i calzini. Miles che lo tiene abbracciato, di notte, anche se il termometro segna quaranta gradi. Miles che scalpiccia per casa e parla da solo quando non trova le cose. Miles che ha la scrittura di un isterico col Parkinson. Miles, Miles, Miles...
Bass non riesce a trattenersi e allunga una mano, gli sfiora la fronte. Quando si sveglia la mattina, sembra che Miles si sia pettinato con i petardi. Bass sorride. Non c'è nulla che non gli piaccia alla follia, dell'uomo che ha accanto.
Guarda l'orologio. Hanno dormito più del solito, e già questo basta a fargli tornare il buonumore. Però ora che è sveglio non sa che fare, o meglio: il suo corpo sa benissimo cosa vuole fare, ma è qualcosa che deve fare con Miles. Perciò comincia l'opera di risveglio nel modo che ha sempre preferito: accarezzandolo. A poco a poco, guadagna centimetri fino a spostarsi abbastanza da poterlo baciare sulla fronte, un contatto delicato e tenero. La sua mano si posa sul petto di Miles. Sente il suo battito sotto il palmo. Ha bisogno di lui. Ha bisogno di lui perché lo ama da morire, e quando non lo ha dentro si sente vuoto. È un'urgenza che non è mai riuscito a controllare. Il bisogno di sentirsi preso, catturato, fuso con lui. Come se respirassero dagli stessi polmoni, come se vivessero grazie allo stesso, complicato, unico intreccio di arterie. Come se persino i pensieri perdessero i contorni. È proprio così che si sente, con lui. Dimentica il proprio nome. Ignora il dove, il come, il quando. C'è solo Miles, che lo ama in quel modo passionale e spontaneo che lo fa impazzire.
Sospira. Lo bacia di nuovo, gli accarezza i capelli con gentilezza. E finalmente Miles mugola, sonno pesante, e comincia a tornare alla realtà.

... Bass. Occhi che ridono. Riccetti dorati, stretti. Anellini di sole. Pelle da bambino. E mani perfette, delicate, che lo sfiorano.
Miles non poteva immaginare risveglio migliore.
La prima cosa che gli esce è un ghigno sghembo, sorriso-misto-sbadiglio, e ci mette un po' ad inquadrare tutti i dettagli. Bass se ne sta a braccia conserte sul suo petto e lo osserva, e la sua faccia è il compromesso perfetto tra dolcezza e malizia. Miles sente il suo peso e il suo calore, la consistenza del suo corpo contro il proprio, ed è piacevole.
- Buongiorno, - gli dice Bass, accarezzandogli la guancia.
- Mmmciao pulcino, - risponde, riacchiappando quello sbadiglio che gli era sfuggito a metà. Subito dopo sente Bass posargli una fila di baci sul petto, sul collo, fino a trovare le sue labbra. Miles è ancora parzialmente rintronato - lo è sempre, appena sveglio, - e tutto quello che riesce a fare in risposta è posare le mani sui suoi fianchi, sulla sua schiena nuda, trattenerlo in lunghe carezze che somigliano a un massaggio, e rispondere ai suoi baci con una partecipazione che aumenta man mano che riesce a svegliarsi definitivamente.
Apprezza moltissimo questo lato di Bass. Gli piace quando è lui a cercarlo, a condurre il gioco. Gli piace averlo su di sé, agitato e trepidante e in attesa, e così... Così bello. Adora vedere il suo azzurro accendersi di desiderio, le sue mani tremare, il suo respiro alterarsi. Ama vedere Bass innamorato perso. Ama il suo lato primordiale, istintivo, semplice.
Lo sente eccitato, e il suo corpo risponde allo stesso modo, come un riflesso condizionato. Una mano corre tra i ricci corti dell'altro, lo attira più vicino; l'altra si avventura sulla sua pelle liscia, sfiora le sue vertebre, una per una. Bass è sempre stato un fascio di nervi. Miles posa una mano sul rilievo sporgente dell'osso del bacino, lo afferra, lo spinge verso di sé. Bass mugola sulle sue labbra, si muove piano, assaporando ogni singola sensazione che quel contatto gli procura.
Ha bisogno di Miles. Ne ha bisogno in un modo che lo sta straziando dentro.
Miles che nel frattempo è sceso a baciarlo nell'incavo del collo mentre con la mano libera ha cominciato ad accarezzarlo tra le gambe, lentamente.
- Potremmo passare tutta la giornata così, che ne dici? - mugola, baciando la zona sensibile dietro l'orecchio, facendolo ridere.
Bass prende un respiro, prima di rispondere: - Non ho nulla in contrario, - confessa, riprendendo a baciarlo sulle labbra, sul mento, lungo la mandibola. È così perso a baciare Miles che si accorge della rapidissima manovra con cui l'altro lo rovescia sul letto solo quando sente la schiena aderire al materasso. Miles lo schiaccia sotto con il suo peso, adagiandosi tra le sue gambe. Si guardano, in silenzio, la fronte di uno posata contro quella dell'altro, per un tempo interminabile, mentre la mano di Miles scorre lungo la curva dell'anca di Bass, il pollice oltrepassa l'elastico sottile delle mutande e lo porta via, giù, una carezza lenta dall'inguine fino al ginocchio, accompagnata dal fruscio del tessuto che scivola via sulla sua pelle. L'altro trattiene il respiro, cerca di restare calmo, ma è troppo eccitato. Deglutisce a fatica, incapace di parlare. Si sente debole e vulnerabile tra le mani di Miles, e gli piace. Aspetta che sia lui a fare la prossima mossa.
Lo sente accarezzarlo ancora, tormentare la sua pelle nuda; vorrebbe urlargli di arrivare al dunque, ma non può: è come paralizzato. Gli piace troppo quello che Miles gli sta facendo e non vuole che finisca. Chiude gli occhi, abbandonandosi completamente a lui, e un attimo dopo l'altro gli si insinua dentro, un po' per volta, con calma, fino in fondo, e Bass si sente finalmente in pace.
Miles lo circonda, lo tiene stretto tra le braccia, mentre comincia a spingersi dentro di lui. Bass si sente in paradiso. Non c'è nulla più bello che godere sostenuto dal suo abbraccio.
Miles diventa più veloce, più irruente. Sa che può farlo perché Bass gli concede di farlo, perché quel suo modo di lasciarsi andare è un gesto di resa, una dichiarazione: "Puoi farmi tutto quello che vuoi".
Non se lo fa ripetere due volte. Stare dentro Bass è tutto ciò che vuole dalla vita. Non farebbe altro da mattina a sera, senza interruzioni, sette giorni su sette. È la sola cosa che lo fa sentire veramente a suo agio, completo, perfettamente inserito nel grande quadro dell'Ordine Universale. Sono fatti per questo, i loro corpi si plasmano insieme nella più perfetta delle combinazioni. Sono l'incastro geometrico, la proporzione assoluta. Sono un ingranaggio che funziona in armonia, due corde tese, l'asse di equilibrio del loro piccolo mondo. L'orbita di un pianeta nuovo.
Di nuovo quella sensazione. Bass non riesce a pensare, non riesce a parlare, non riesce a fare nulla di razionale, mentre il piacere prende il sopravvento. Si stringe a Miles come se non ci fosse un domani, e viene. È come atterrare su una nuvola morbida dopo un lungo volo. Con Miles si sente tranquillo e al sicuro, e meravigliosamente felice.
Restano abbracciati stretti, scambiandosi baci rapidi, carezze. È Miles a spezzare il silenzio per primo.
- Ti amo tanto, pulcino, - dice, accarezzandolo con tenerezza sul viso. Bass gli rivolge un sorriso che è come un terremoto, lo scuote dentro come una scossa fuori scala. Non può fare a meno di baciarlo di nuovo, di tenerlo stretto, di stargli incollato addosso. Prova un'attrazione smodata per lui, vorrebbe non separarsene mai. Bass è il compendio di tutti i suoi desideri.
- Ti amo tanto anch'io, Miles, - sospira l'altro, riempiendolo di baci.
Se anche non lo dicesse, a Miles basterebbe guardarlo negli occhi per leggere quella frase che Bass gli ha appena detto.
 
Decisero di non mettere il naso fuori finché il sole non fosse tramontato, sostituito dalla brezza sottile e fresca della sera. Perciò, si misero comodi e ne approfittarono per fare tutte quelle piccole cose che non avevano il tempo di fare durante la settimana.
Bass si chinò sulla cesta di Miles Jr, la sollevo, sfregò il naso contro il suo musetto e la baciò sulla testolina.
- Oggi avrai la tua casetta. Sei contenta? - chiese, sorridendo, all'animaletto. Negli ultimi tempi, la tartarughina si era ambientata definitivamente e aveva cominciato, ad esempio, a prendere piccoli pezzetti di frutta direttamente dalle loro mani. Ogni tanto Bass si ritrovava con dei segnetti rossi sulle dita, quando inavvertitamente Miles Jr gliele mordeva nel tentativo di pappare un cubetto di cocomero o una fettina di mela. Gli piaceva giocarci, anche, agitarle l'indice davanti al naso e vederla mentre allungava il collo e spalancava la bocca nel tentativo di prenderlo, come un piccolo draghetto affamato.
Miles sistemò ordinatamente gli attrezzi sul tavolo. Il pannello di compensato giaceva in un angolo.
- Allora, da dove vuoi cominciare? - chiese, adagiando il pannello sul ripiano. Bass riaccompagnò Miles Jr nella cesta e prese una matita, abbozzò un rapido schizzo su un foglio.
- Volevo fare una cosa del genere, - disse, mostrando il foglio a Miles. - Ricaviamo quattro pezzi da mettere sui lati, e il pannello centrale farà da base.
Miles annuì.
- D'accordo. Cominciamo, - sorrise, cominciando a tracciare le linee sul legno. Fu abbastanza semplice e rapido da fare, in due. Bass strinse un morsetto su un lato del tavolo e vi assicurò il pannello, affinché restasse fermo mentre si apprestavano a tagliare tutti i pezzi. Gli piaceva quando facevano qualcosa insieme. Gli piaceva vedere Miles tutto preso a costruire il loro piccolo progetto, gli piaceva sfiorare le sue mani quando doveva passargli il martello o i chiodi o quando provavano ad assemblare diversamente le pareti.
Anche a Miles piaceva avere Bass accanto. Gli piaceva essere aiutato da lui - oltre che distratto dalla sua presenza. Non poteva fare a meno di fargli una carezza, anche di sfuggita, o di guardarlo. Gli sembrava un bambino intento a giocare con i Lego. C'era una cosa che Miles aveva sempre amato di Bass: la sua inconsapevolezza. Perché a volte lo guardava e l'altro non si accorgeva di essere osservato, e in quei momenti sembrava ancora più bello, come se le sue qualità risplendessero di una luce più vivida, spontanea, fresca.
Quando ebbero finito di inchiudare tutti i pannelli, sistemarono uno strato di plastica sul fondo per renderlo impermeabile, e infine Bass sfregò tutte le superfici con la carta vetrata per renderle lisce e togliere eventuali schegge. Distribuirono all'interno quello che sarebbe stato il "pavimento" vero e proprio su cui Miles Jr avrebbe camminato, scaglie di faggio, e poi sistemarono i due sottovasi che le sarebbero serviti come contenitori per il cibo e per l'acqua.
Miles prese la sua omonima ospite e la adagiò dentro. La videro muovere i primi passi nel nuovo ambiente con incertezza, e poco dopo cominciare a scorrazzare in lungo e in largo alla scoperta di tutto quello spazio extra che aveva ottenuto.
- Le piace, - sentenziò Miles, guardandola. Bass alzò un sopracciglio.
- Come fai a dirlo? - chiese. Miles lo guardò come se la risposta fosse la più ovvia del mondo:
- Lo so perché io e Miles Jr. abbiamo lo stesso nome e presumibilmente ci piacciono le stesse cose. Quindi, se piace a me, vuol dire che piace anche a lei, - spiegò, con una punta di finta saccenza da professore fasullo. Bass ridacchiò: la logica comune non poteva nulla, contro le Illogiche Conclusioni di Miles Matheson. Sentì l'altro stringerlo da dietro, circondargli la vita, e si lasciò abbracciare, contento. Miles gli posò un bacio sul collo.
- Guarda che bella. Non merito un premio? - chiese il più grande, in un soffio, senza lasciarlo andare.
Bass mugolò appena: - Ma non ti stanchi mai? - chiese a sua volta, voltandosi nel suo abbraccio per baciarlo. Però voleva giocare ancora un po', e decise di non dargliela subito vinta, anche se la tentazione era forte.
- No, - confessò Miles, che improvvisamente sembrava avere cento, mille mani, e che era di nuovo eccitatissimo. Mugolò di disappunto quando Bass si liberò, ridendo e con uno sguardo che prometteva scherzi, allontanandosi di un paio di passi.
- Prima devi prendermi, - disse, e scappò nel corridoio. Miles si lanciò dietro di lui, pregustando il momento in cui l'avrebbe riacchiappato e fatto suo. Non avevano mai smesso di giocare neanche crescendo, e nella libertà più assoluta della loro casa potevano farlo quanto volevano: potevano rincorrersi e lottare e rotolarsi sulle coperte, spruzzarsi l'acqua della doccia o attentare alle rispettive vite con armi improvvisate e innocue, e potevano ridere a voce alta, potevano essere felici senza nascondersi. Tutte le volte, finiva con la vittoria di Miles e la disfatta di Bass, che in realtà era anch'essa una vittoria, perché poteva avere l'altro tutto per sé. Quando Miles lo prese, anche stavolta, e lo inchiodò sul divano, Bass sorrise tra sé e sé.
Lo avrebbe sempre fatto vincere, se quella era la penitenza che avrebbe dovuto scontare.

Uscirono la sera tardi, approfittando del clima piacevole che era sopraggiunto nel frattempo. Lasciarono la macchina nei pressi del belvedere, e si incamminarono rilassatamente lungo il marciapiedi.
Era un bel punto, molto turistico ma anche tranquillo, pieno di coppiette in vena di romanticherie e famiglie sedute ai tavoli esterni dei ristoranti che mangiavano e parlavano. C'era una bella vista: il mare sembrava a due passi e dalla superficie cristallina si emanava una foschia leggera, tenue, che sfumava i contorni e rendeva tutto molto simile a un sogno.
Miles si teneva il più possibile vicino a Bass. Odiava non poterlo prendere per mano, come gli sembrava giusto, ma non voleva neanche attirare l'attenzione su di loro. Sapeva che bastava poco, pochissimo, per complicare le cose.
Molto spesso si voltavano a guardarsi, si scambiavano occhiate e sorrisi. Parlarono a lungo, tranquilli, di quello che sognavano e dei progetti più o meno impossibili che speravano un giorno di poter realizzare.
Bass guardò il mare, con un sorriso un po' malinconico.
- Perché un giorno non veniamo a fare le immersioni? Che dici? - disse. Gli era sempre piaciuto farle, ma poi aveva smesso nel periodo in cui... Be', nel periodo in cui aveva smesso di fare più o meno tutto. Miles sorrise all'idea che l'altro riprendesse a fare qualcosa che gli piaceva.
- Certo, - rispose. - Le faremo qui e le faremo anche in Australia, dove ti porterò quando saremo diventati ricchi e avremo centinaia di persone che lavorano per noi, - declamò, con un sorriso.
Bass ridacchiò: - Certo. E diventeremo due vecchi snob che giocano a golf e leggono riviste di economia e fanno affari con la politica.
Risero. Miles si fermò, e istintivamente Bass fece lo stesso. Quando fu sicuro che intorno non ci fosse nessuno che potesse vederli, Miles si chinò su di lui per dargli un bacio. Ma non un bacio come quelli che non aveva fatto altro che dargli per tutto il giorno, baci che lo reclamavano e che chiedevano di più: quello che gli diede in quel momento, nella tranquillità e nel fruscio del mare e del vento, nella carezza fresca che li sfiorava, era un bacio molto più casto e dolce, un bacio-sigillo per una promessa.
- Dico sul serio. Ti porterò in Australia e passeremo le vacanze più belle della nostra vita, e faremo le immersioni e tutto quello che vorrai. Te lo prometto, pulcino.
Bass tremò leggermente quando uno spiffero lo punzecchiò sul collo. O forse erano state le parole di Miles? A volte gli parlava con un'intensità che metteva i brividi. Era come se parlasse a una parte più profonda del suo cervello, del suo cuore, della sua pancia. Sapeva quanto ci tenesse a rivedere la terra in cui era nato.
Si strinse leggermente a lui.
- A me basta stare con te per essere felice, - sussurrò Bass contro la sua spalla. Miles sospirò, gli accarezzò la testa.
- E così è per me, piccolo.
Poterono starsene in santa pace per poco, però, perché l'arrivo di una piccola comitiva, dall'altro lato della strada, li costrinse a separarsi bruscamente. Ripresero a camminare l'uno accanto all'altro, però, così vicini che potevano sentire il calore scaturito dalla loro vicinanza.
Mangiarono una pizza in uno dei tanti, piccoli locali che pullulavano nella zona, e poi si riavviarono a piedi verso la macchina, ridendo e scambiandosi battute. Quando tornarono a casa, lessero insieme qualche pagina come facevano di solito, abbracciati l'uno all'altro, finché il sonno non prese il sopravvento e Miles non si accorse che Bass si era addormentato già da un pezzo, con la testa posata sulla sua spalla e un braccio di traverso sul suo petto, come a dire: "Tu-sei-mio". Così, mise via il libro, muovendosi il meno possibile per non svegliarlo, e lo circondò, gli posò un bacio sulla tempia e gli sussurrò la buonanotte prima di addormentarsi a sua volta.


  
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