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Autore: Angie Mars Halen    23/07/2014    2 recensioni
Fin dal loro primo incontro Nikki e Sharon capiscono di avere parecchi, forse troppi, punti in comune, particolare non indifferente che li porta ad aggrapparsi l’uno all’altra per affrontare prima la vita di strada a Los Angeles, poi quella instabile e frenetica delle rockstar. Costretti a separarsi dai rispettivi tour, riusciranno a riunirsi nuovamente, ma non sempre la situazione prenderà la piega da loro desiderata: se Sharon, in seguito ad un evento che ha rivoluzionato la sua vita, riesce ad abbandonare i vizi più dannosi, Nikki continua a sprofondare sempre di più. In questa situazione si rendono conto di avere bisogno di riportare in vita il legame che un tempo c’era stato tra loro e che le necessità di uno non sono da anteporre a quelle dell’altra. Ma la vita in tour non è più semplice di quella che avevano condotto insieme per le strade di L.A. e dovranno imparare ad affrontarla, facendosi forza a vicenda in un momento in cui faticano a farne persino a loro stessi.
[1982-1988]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5
YOUNG LUST





Nikki si sfilò la tracolla del basso e annuì soddisfatto del lavoro svolto sotto il mio sguardo trionfante, poi ripose il suo strumento nella custodia tappezzata di adesivi.

“Mi piace suonare con te,” ammise mentre armeggiava in fretta per chiuderla. “Non credevo che sarebbe stato così divertente. Evidentemente ti ho sottovalutata.”

Sogghignai con una certa fierezza e appoggiai la chitarra sul divano. “Sono contenta. Questo significa anche che dirai a Mars che ha fatto male a rifiutare il mio invito?”

Nikki si portò una mano sul fianco e un’espressione maliziosa si impossessò del suo viso sul quale faceva ombra la frangia corvina, mentre il suo tono di voce diventò leggermente più profondo. “Questo significa che tornerò. Mars può anche arrangiarsi. Non sa cosa si è perso.”

Il suo sguardo astuto cominciava a mettermi soggezione e cercai di cambiare argomento offrendomi di accompagnarlo alla porta con la speranza che se ne andasse il prima possibile, ma lui, che doveva aver percepito il mio imbarazzo di fronte al suo modo insistente di fissarmi, rallentò le cose e la prese con molta calma, così che quando io ero già sulla soglia lui doveva ancora attraversare il salotto.

“Quando vuoi che ci rivediamo?” mi chiese mentre aspettavo l’arrivo dell’ascensore, ancora sola in mezzo al pianerottolo e in attesa che mi raggiungesse.

“Sei davvero sicuro che lo voglia?” osai, cercando invano di mantenere un atteggiamento disinteressato.

Nikki si piegò sulle ginocchia per raggiungere la mia altezza. “Sì.“

Mi sentii avvampare come se fossi stata una dodicenne che si trova a faccia a faccia con il belloccio della scuola ed ero certa che lui avesse notato l’insolito rossore sulle mie guance. Non sapevo nemmeno cosa rispondere perché con quel “sì” sicuro di sé mi aveva decisamente spiazzata, ma per mia fortuna l’ascensore annunciò il suo arrivo con uno stridio inquietante dei freni. Le porte si aprirono ed entrammo nell’abitacolo quadrato, ritrovandoci fin troppo vicini e per giunta in un ambiente chiuso e poco illuminato dal momento che uno dei due neon era andato a farsi benedire da ormai un mese e nessuno degli altri condomini era intenzionato a sostituirlo.

“Scendi anche tu?” chiese Nikki, poi mosse un passo verso di me, l’unico che poteva dato lo scarso spazio a sua disposizione.

Deglutii a vuoto mentre mi concentravo sui riflessi che la luce al neon sopra le nostre teste donava alla sua pelle marmorea. “No, è stata la forza dell’abitudine.”

“Davvero?” domandò, sempre più vicino. Ora potevo vedere le sue iridi chiare brillare nell’ombra e mi maledissi mentalmente per quello che stavo per fare, ovvero uscire dall’ascensore e schizzare in casa, lasciando che se ne andasse. Questo era ciò che avevo in mente e che avrei vilmente messo in atto se le porte non si fossero chiuse all’improvviso, prima ancora che potessi passare in mezzo alle fotocellule. Mi girai verso Nikki con la tipica espressione di chi si rende conto di essere in trappola e lui la ricambiò con un sogghigno, quello del cacciatore che ha catturato la sua preda.

Mi voltai con le spalle verso le porte serrate, facendo aderire bene tutta la schiena alla superficie metallica, e lasciai uscire un filo di voce dalla mia gola. “Se tu premessi il tasto di questo piano, la cabina si riaprirebbe e io potrei tornare a casa.”

Nikki appoggiò una mano sulla porta, proprio all’altezza del mio orecchio, e puntò gli occhi dritti dentro i miei. “Ma io non voglio che tu esca.”

A quel punto mi riuscì difficile persino il semplice e naturale gesto di respirare. Le sue labbra si appoggiarono sulle mie dapprima con delicatezza, ma in un attimo quel bacio quasi innocente si fece sempre più intenso e veemente, quasi violento. Nikki mi teneva bloccata contro la parete della cabina con tutto il corpo mentre insinuava una mano sotto la mia maglietta. Non appena la superficie dei suoi polpastrelli entrò a contatto con la mia pelle, una scarica mi percorse l’intera spina dorsale con la stessa potenza di un fulmine, facendomi perdere la ragione. Ricambiai il bacio con la stessa insistenza e, già che c’ero, gli passai una mano aperta sulla schiena per poi infilarla sotto il bordo dei suoi jeans. Nikki ebbe un brivido e portò la mano libera sopra la mia con l’intenzione di spostarla da un’altra parte, ma io la sfilai prima che potesse aumentare la morsa. Gli circondai poi il collo con entrambe le braccia per arrivare a parlargli in un orecchio.

“Questo ascensore è troppo piccolo,” mormorai con il fiato corto. “La casa è libera. Torniamo dentro.”

Nikki mi rivolse un’occhiata lasciva e allo stesso tempo piuttosto contrariata perché avevo interrotto il nostro momento di divertimento, ma capii che non era affatto dispiaciuto quando premette il pulsante del piano in cui abitavo, facendo aprire le porte. Lo afferrai per un braccio e mi fiondai fuori dalla cabina come se stessi fuggendo da un incendio, infilai la chiave nella toppa della serratura cercando di non perdere troppo tempo e ci ritrovammo nuovamente nel mio appartamento buio e disordinato, due particolari dei quali non avevamo tempo di preoccuparci.

Riacquistai la mia lucidità qualche ora dopo e riaprii gli occhi a fatica, con un mal di testa lancinante causato da quella pista che avevamo condiviso sniffandola direttamente dal dorso della sua mano. A giudicare dagli spiragli di luce rossastra che dipingevano strisce orizzontali sulla parete di fronte al letto, doveva già essere tardo pomeriggio, se non addirittura sera, e non mi sembrava di sentire le voci dei miei coinquilini, i quali sarebbero dovuti essere a casa da un pezzo. Mi stropicciai svogliatamente gli occhi, scoprendo di avere anche male alla schiena, e quando mi voltai dall’altra parte provai una passeggera sensazione di malessere generale che sparì nel momento in cui mi accorsi che Nikki era ancora lì di fianco a me. Se ne stava beatamente disteso sul materasso, la testa e le braccia sprofondate nel cuscino, e un’espressione pacifica dominava il suo viso che, adesso che era struccato, aveva dei lineamenti dolci e un aspetto quasi infantile. Sembrava che lì stravaccato e col lenzuolo tirato fin sotto al collo si sentisse a suo agio, e mi dispiacque doverlo svegliare dal quel sonno che probabilmente era uno dei pochi tranquilli che potesse concedersi. Gli passai una mano sul volto prima che fosse del tutto cosciente, dopodiché lo mossi delicatamente, colpendogli una spalla. Nikki biascicò qualcosa di incomprensibile e si limitò a voltarsi dall’altra parte ma, quando si accorse di non essere nella sua stanza nel tugurio che condivideva con quegli altri due scoppiati dei suoi compagni di band, scattò nuovamente in posizione supina e si girò verso di me con gli occhi ancora socchiusi per ripararsi dalla luce.

“Perché sei ancora qui?” gli domandai assumendo un’aria falsamente seccata, stupita dal fatto che, al contrario di molti altri, non se l’era filata mentre dormivo subito dopo aver ottenuto ciò che voleva.

Nikki sbadigliò e si stiracchiò. “Avevo sonno e in questa casa c’è abbastanza tranquillità per potersi riposare in pace. Poi tu dormivi così bene che ho pensato che non sarebbe stato piacevole svegliarti con tutto il trambusto che faccio quando mi muovo.”

Mi lasciai sfuggire un sorriso sarcastico. “Come se il rumore che fai ti preoccupasse per davvero! Grazie lo stesso, ma adesso sarà meglio che tu vada perché i ragazzi potrebbero rientrare da un momento all’altro.”

“Vuoi che vada via?” chiese con tono di sfida. “Ti vergogni così tanto di me da non volere che i tuoi amici ti vedano in mia compagnia?”

“Non intendevo questo,” ribattei temendo di averlo offeso.

“Scherzavo, non vuoi noie e basta. Anche perché immagino che Rita sia abbastanza indiscreta,” concluse, poi strisciò sul materasso finché non si trovò al mio fianco, contro il quale si abbandonò, come se lì accovacciato avesse potuto sentirsi al sicuro.

Mi stupii nel vedere quel ragazzo grande e grosso che godeva della fama del duro accucciarsi contro una persona mingherlina e apparentemente indifesa come me. Gli passai una mano tra i capelli resi stopposi dalla lacca mentre alzavo gli occhi al cielo. “Proprio non te ne vuoi andare, eh? E va bene. Puoi anche rimanere qui con me.”

Nikki allungò un braccio per arraffare il pacchetto delle sigarette e l’accendino da sopra il comodino. “Cosa c’è? Non dirmi che preferisci la solitudine! Credevo che fossi di un’opinione diversa visto che hai passato un intero week-end in villeggiatura segregata in casa mia insieme a Vince.”

Roteai gli occhi piuttosto innervosita e spostai le gambe da sotto le sue spalle, lasciando che scivolasse bruscamente. “Eravamo così fuori che non riuscivamo neanche a chiamarci per nome.”

Nikki inarcò un sopracciglio. “Vuoi dire che l’hai mandato in bianco?”

“No. Nella nostra parziale incoscienza siamo riusciti a trovare del tempo anche per quello.”

“Cosa gli hai portato, a Vinnie?” chiese dopo aver fatto un tiro portentoso.

“Io nulla, è lui che nasconde della roba niente male, ma non posso dirti dove. Ho promesso che terrò la bocca chiusa e, per tua sfortuna, sono una persona di parola.”

L’espressione divertita di Nikki lasciò immediatamente spazio a una più sospettosa. “Ci scommetto quello che vuoi che vi siete sparati coca in vena.”

Incrociai le gambe e feci una smorfia, infastidita dall’attrito della mia pelle contro le lenzuola ruvide. “Non l’avevo mai provata prima.”

Appena terminai la frase Nikki scattò a sedere, la sigaretta ridotta ormai solo al filtro stretta tra le stesse dita che aveva puntato contro di me con fare accusatorio. “Quella roba è una merda, Sharon. Non devi mai più prenderla, è chiaro? Mai più.”

Allontanai la sua mano con un’innocua sberla, facendo cadere sul materasso un po’ della cenere della paglia. “Che te ne frega? Amico, tu poco fa hai tagliato una pista di coca con una cazzo di tessera sconti del supermarket qui all’angolo e me ne hai offerta mezza. Credi che sia più salutare?”

“Almeno non ce la siamo sparata in vena come fa Neil,” continuò con nonchalance e facendomi fumare il cervello.

“La cosa non ti riguarda,” ringhiai, ora in ginocchio e a malapena coperta da un lembo del lenzuolo. “Non sarà il primo stronzo che incontro per strada a dirmi come devo o non devo comportarmi. La vita è mia e me la gestisco io, quindi vedi di non intrometterti.”

Nikki roteò gli occhi e recuperò i jeans da sopra una sedia con un gesto secco e nervoso. “Lo dicevo per te, ma a quanto pare hai la testa dura come un mattone. Non devi neanche più preoccuparti per me, tolgo subito il disturbo. Non ho più voglia di perdere tempo con una che non apprezza i consigli che le vengono dati.”

“Ma ti senti?” esclamai quasi urlando e passandomi una mano tra i capelli. “Parli come se tu fossi uno stinco di santo, lindo, pulito e immacolato!”

“Non ho detto che lo sono,” ribatté Nikki. “Sto solo cercando di dirti che quel coglione che ti offre la coca sciolta, ovvero il cantante della mia fottutissima band, è ridotto come uno straccio. Se vuoi finire come lui, fa’ pure.”

Afferrai un lembo del lenzuolo e lo tirai per la rabbia fino a rischiare di strapparlo. “Dio, non sopporto l’incoerenza!”

“Allora vaffanculo,” tuonò Nikki, poi aprì la porta della camera e si fermò sulla soglia prima di andarsene. “A proposito, aspetta che racconti ai ragazzi di te e vedrai che fila ci verrà davanti all’ingresso di casa tua.”

Afferrai una lattina semivuota e la scagliai contro la porta ormai chiusa, ritrovandomi poi da sola a osservare il liquido ambrato spargersi sul pavimento mentre i passi di Nikki si allontanavano decisi verso le scale, dove si estinsero. Buttai indietro la testa e la appoggiai contro il muro sporco dietro al letto, ancora intenzionata a inseguirlo e a colpirlo dritto su quella testa cotonata con un’altra lattina, possibilmente piena. Proprio mentre pensavo a una possibile vendetta, la porta della mia stanza si aprì cigolando e una nuvola di capelli arancioni fece capolino. Rita entrò in punta di piedi e sogghignò quando mi ritrovò accovacciata sul letto e con un’espressione da folle dipinta in faccia.

“Per le scale ho incrociato Nikki Sixx. Era incazzato nero. Per caso ne sai qualcosa?” domandò sottovoce, ma non ci voleva una laurea per capire che di fianco a lei, nascosti contro il muro, Brett e Steven stavano origliando la conversazione con la stessa curiosità di due accanite comari.

“Vattene fuori, Halford,” sibilai. “E non azzardatevi a rompermi le palle per le prossime tre ore.”




N.D’.A.: Ciao a tutti! =D
Innanzitutto vorrei ricordare che oggi è il compleanno di Slash, il chitarrista di uno dei miei gruppi preferiti. ♥
Passando al racconto... come al solito questi due sono riusciti a rovinare un momento di tranquillità... ma noi sappiamo che rientra nella loro natura. Niente paura, però, perché qualcuno muoverà un passo giusto nel prossimo capitolo.
Per ora un grazie enorme a chi legge, in particolare a Chara che mi ha lasciato delle splendide recensioni!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. =)
Ci si rilegge mercoledì prossimo! ♥
Glam kisses,

Angie


Titolo: Young Lust - Pink Floyd


   
 
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