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Autore: SmellyJelly    01/08/2014    2 recensioni
-"Maicol Gecson", who is it?-
..Dream with me,
Elizabeth.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Arrivi, Bagagli e Scherzi

Tutta la notte non avevo chiuso occhio, stesa sul prato a pensare e a guardare le stelle.
Mi alzai, quella mattina dovevo sembrare un pagliaccio con il mascara e il rossetto sbavati, per non parlare del vestito. In alcune parti era strappato e ricoperto di fili d’erba…
Camminai come uno zombie fino a casa, mi facevano male la gambe e avevo i piedi distrutti, poi in lontananza vidi Michael e Lisa che probabilmente era appena arrivata, visti gli innumerevoli bagagli che si era portata appresso.
Si baciarono. Nessuna lacrima, solo rabbia. Del resto era una cosa normale, erano fidanzati.
“Fattene una ragione” pensai.
Ero allo scoperto e mi nascosi subito dietro un albero, ascoltai la discussione.
-Questa casa non è un albergo!- urlò lei.
Che strano… era la stessa cosa che Anisa mi ripeteva sempre, anche se non veniva mai nessuno a casa nostra, infatti le ridevo in faccia ogni volta che lo diceva.
-Non lo è- sospirò –Lisa è soltanto una domestica, la casa è grande e a meno ché tu non ti voglia mettere a pulire… cos’hai contro di lei? Sei gelosa?-
La parola magica scatenò l’inferno.
-Gelosa? Chi, io? Gelosa di un’infatuazione passeggera da parte del mio cosiddetto fidanzato super ricco e super star? Michael, ma perché sei così dannatamente…!- imprecò.
-Cosa?! Coraggio parla! Sappi che se stiamo insieme è soltanto per un accordo, l’hai dimenticato?- strinse i pugni. Non l’avevo mai visto così –e credi che solo io ci vada bene, no? Giusto… tu eri sempre stata così famosa da odiare la stessa fama, per…- no, decisamente Michael non avrebbe mai e poi mai bestemmiato su Dio, anche in questi casi così disperati –o credi che sia merito mio?! Tuo padre era il grande Elvis, non tu! Ti è chiaro adesso?!- a quel punto come faceva spesso si rese conto dell’errore e si risistemò per riprendere il controllo.
-Cristallino direi. Molto bene allora- ovvio, c’era sempre un po’ di commozione pietosa da parte della perfetta attrice bisognosa che nella maggior parte dei film americani veniva definita la “cattiva” della situazione.
A volte mi domandavo se la mia “quasi-relazione” con Michael non fosse tutta una favoletta dove il principe salvava la povera ragazza perfetta dalla regina cattiva. Ma non ero del tutto sicura che alla fine questa storia avesse avuto un lieto fine. Mmh… non credo che in Cenerentola ci fossero altri ostacoli oltre la regina cattiva, del tipo… farmaci da parte di lui, paparazzi, giornali scandalistici, mass media… no, di certo no, e la povera (in questo caso io) non era perfetta, ma aveva i suoi difetti, le sue insicurezze, ma perché no… anche qualche pregio.
Come si dice… I’m only human… a parte chi considerava Michael pari all’Onnipotente. Risi.
Al momento dovevo accettare il fatto che fossi la novità della casa.
Cosa? La novità della casa era Lisa!
-Senti Lisa, pulcino…-
Roteai gli occhi, poi continuò.
-Facciamo come se non sia successo nulla, d’accordo?- alla fine sorrise, prendendole le mani.
-Bene!- rispose.
Lei orgogliosamente entrò in casa accompagnata dal povero facchino.
Michael si massaggiò la fronte, con tutti i problemi che aveva mi ci ero messa pure io, in quel momento mi sentii in colpa… allora era questo il “sentirsi in colpa”? Non era mai successo, era una sensazione strana, forse dovevo cominciare a preoccuparmi, o forse no? Non erano già abbastanza le mie responsabilità?!
-Elizabeth-
-Oddio!- mi misi una mano al cuore che per un attimo ce l’avevo avuto in gola, tanto dello spavento.
-Ti ho spaventata?- incrociò le braccia.
-Perché non si vede?- sospirai.
-Che cos’hai visto e sentito?-
Lo fissai –tutto! Devo andarmene da qui Michael… non posso più restare-
Abbassò il viso –scusami…-
-Ma che scusami? Dici davvero?! Michael è colpa mia, non tua, mia! Lo vuoi capire o no?! È colpa mia se sono entrata nella tua vita, non avrei mai dovuto accettare questo lavoro, maledizione!-
-Non andartene Elizabeth, ti prego non lasciarmi solo- aveva gli occhi pieni di lacrime.
Non risposi, piansi solamente e lui non ci penso due volte a stringermi quasi ad arrivare a farmi mancare il respiro.
-Adesso Michael non facciamoci vedere in questo stato- ci staccammo, poi con mano tremante e bagnata dal sudore freddo gli accarezzai il viso coperto di lacrime –torna da Lisa, d’accordo? E noi ci vedremo dopo…- sorrisi.
Mi asciugai le lacrime col braccio e pensai ad asciugarle per bene anche a Michael, ci sorridemmo e poi entrò dentro. Poco dopo entrai anch’io.
Pov Michael
Andai in stanza, Lisa entrò.
Vidi le scarpe di Elizabeth e con un calcio le nascosi sotto il letto, fischiettavo e mi dondolavo su due piedi per non “destare sospetti”.
-Michael! Che stai facendo?- disse con le mani sui fianchi. Quel suo piede nervoso che ticchettava sul pavimento non era un buon segno.
-Niente, non vedi?- sorrisi.
Mi guardò con astio per poi sbattersi la porta alle spalle.
Feci una smorfia di dolore, pensai a quelle povere porte che dovevano subire la rabbia di una persona e sorrisi.
Elizabeth avrebbe riso… tornai triste. Possibile che mi mancava già?
Pov Elizabeth
Mi buttai sul letto, sbuffai.
Il telefono squillò.
-Che ci fa questo telefono qui?- lo presi, c’era scritto Siria sullo schermo, risposi.
-Pronto-
-Michael?-
-Ma quale Michael, sono Elizabeth babbea!- risi.
-Lely! Perché hai il telefono di Michael?- domandò curiosa.
-Hai ragione… perché ho il telefono di Michael? Ah già! Deve averlo lasciato qui qualche sera fa-
-Mmm… e come mai era lì qualche sera fa?- chiese maliziosa.
In effetti le sue malizie erano più che fondate, anzi era successo proprio quello che stava immaginando in quella sua testolina perversa, ma non era il momento di raccontarlo.
-Ma che vai a pensare?- risi non facendomi sentire –adesso mi vuoi dire perché hai chiamato?-
-Volevo dirti che arriverò domani, dicono che ‘sta notte arriva una bufera di neve e gli aerei non partono- rispose intristita.
Tirai un sospiro di sollievo –oh capisco, tu come stai?-
-Io… me la cavo, e tu?-
-Sono viva- dissi rassegnata.
-Fantastico, stiamo tutte e due alla grande- rise.
-Già… adesso… devo andare, ma promettimi che domani mi dirai tutto-
-D’accordo, anche tu però!-
Sorrisi –ok, ci vediamo domani Siry-
-Ti… ti voglio bene- disse titubante.
-Anch’io, aspetta! Come stanno Miriam e Scarlett?- chiesi in ultimo.
-Stanno bene, anche Ariel-
-Salutamele e digli che le voglio bene e che mi mancano tanto… ciao Siry-
-Ciao…- attaccai.
Sospirai. Dovevo cominciare a lavorare.
Feci una rapida doccia e mi vestii. Sul comodino vidi il mio libro, lo stavo trascurando, ma erano successe così tante cose in quei giorni. Uscii dalla stanza.
Scivolai sul lucido parquet e passai proprio davanti a Michael, che mi guardò divertito.
-Elizabeth- trattenne una risata.
-Perché mi cogli sempre in questi momenti di… follia?-
Rise –non ne ho idea, comunque ti stavo cercando-
-Anch’io dovevo dirti una cosa-
Silenzio.
-Parla prima…- dicemmo all’unisono.
-Parlo prima io!- affermai –Siria verrà domani, dicono che questa sera ci sarà una bufera di neve e l’aereo non parte-
-Oh… mi dispiace- si strofinò il mento –io invece volevo presentarti Emilia, ricordi?-
-La caposquadra delle pulizie?- azzardai.
-Esatto- sorrise.
-Beh? Devi dirmi altro?-
-No, nient’altro-
-E allora perché mi stai fissando come un idiota?-
-Volevo tenerti impressa nella mia mente- rispose.
Non potevo far a meno di sorridere per quello che aveva detto, gli accarezzai il viso e lo abbracciai.
Ricambiò –ti amo Elizabeth-
-Anche…- non riuscivo a dirlo, presi coraggio –anch’io ti amo, ma è un amore sbagliato Michael, dobbiamo accettarlo- ci staccammo.
Prese la mia mano e la baciò –non riuscirò mai a stare lontano da te-
Sospirai –devi farlo, per te e per me- allontanai la mano e andai dove Emilia mi aspettava.
Emily era una donna dolcissima, assomigliava un po’ ad Ariel, era di corporatura robusta, scura di pelle ed aveva i capelli neri e corti. La volli bene dal primo momento del nostro incontro. Lavorava sodo e io apprezzavo questa cosa, dedussi che anche lei era una lavoratrice e non una che va a lavorare solo a parole.
Pensavo a Michael e al processo, mentre intingevo lo straccio nell’acqua per pulire le scale che portavano alle camere da letto.
Che fine aveva fatto la giustizia? Non c’era mai stata, per esempio io non avevo mai creduto nella giustizia, ero scettica sul fatto che la giustizia una volta tanto avrebbe potuto fare qualcosa di buono. Certo, nelle piccole cose tipo furto o cose del genere qualcosa succedeva, ma non c’erano prove per incolpare Michael, eppure…
Se mi fossi trovata una di quelle persone davanti con tutta la rabbia che avevo dentro, come minimo sarebbero finiti all’ospedale, avevo voglia di urlargli contro e farli catapultare direttamente al campo santo.
Occupata nel mio subconscio non mi accorsi che Lisa stava per scendere le scale. Il fatto era che me ne accorsi troppo tardi…
-Lisa, no!-
Sembravo tipo amo viola mentre cercavo inutilmente di “salvarla”, ma scivolò comunque sul pavimento bagnato…
Corsi da lei –tutto bene?-
-No che non va bene! La mia povera schiena…-
-Mi dispiace, ma anche un idiota avrebbe dedotto che stavo pulendo le scale-
-Sparisci!- mi cacciò.
“Strega!”
-Lisa!- arrivò Michael –che diavolo è successo?!-
-Sono scivolata per colpa sua!- m’indicò.
“Viziata!”
-Mi scusi signor Jackson- dissi abbassando la testa, avevo una voglia matta di imbottigliare la mia risata che trattenevo a stento, perché una più grande non ce ne sarebbe stata.
-Non hai visto che stava pulendo?- azzardò lui.
Lei continuava a lamentarsi per non rispondere a quello che aveva detto Michael, avevo ragione, ma l’orgoglio è orgoglio… e io ne sapevo qualcosa.
-Portatela sul letto e fatele un massaggio dietro la schiena- suggerii.
-Certo, è ovvio! Sbrigati Michael…-
“Vummcos…!” (Una che fa i vuommchi, cioè che si lamenta sempre)
La prese in braccio, sapevo che in realtà non si era fatta nulla, lui si girò verso di me e sorrise.
Appena se ne furono andati risi da sola come una scema, mi accasciai al suolo mentre trattenevo la pancia che stava per scoppiare dalle risate.
Se l’era meritato quella strega!
E non vedevo l’ora di raccontarlo a Frank!

Crollai immediatamente di sera, avevo lavorato tanto quel giorno, con la caduta di Lisa poi… anche se sapevo che l’indomani sarebbe stato ancora più stressante!
Tant’è che Emily mi aveva detto che dovevamo fare tutto molto discretamente (al contrario di come facevo io) e infatti si era un tantino innervosita quando lo venne a sapere.
Dovevo concentrarmi e mai sgarrare. Dopotutto quando Siria era fuori potevo agire liberamente nella sua casa, perciò non ci ero abituata.

La prima cosa che vidi quella mattina fu Siria che continuava a saltarmi addosso.
-Cosa… Siria!- urlai e la abbracciai.
-Mi sei mancata così tanto!- disse lei.
Aprii gli occhi e dietro alle sue spalle vidi un bellissimo Michael tutto sorridente. Allungai la mano verso di lui che si avvicinò.
Ci staccammo –bella la tua stanza-
-Hai visto?- risi.
-Quindi adesso vivi in un castello…- si guardò intorno.
-Vivo? Non proprio, è solo il mio lavoro-
-Certo! Michael mi ha portato a vedere solo una piccola parte di Neverland comunque, voglio che tu me la fai vedere tutta!-
-Ma se nemmeno io la conosco tutta?-
-Andiamo all’avventura!- alzò le braccia.
Lui si sedette sul letto.
-Allora ragazze, adesso io devo andare e voi avrete tutto il tempo di visitare Neverland- sorrise.
-Devo lavorare-
-Tranquilla, per oggi farai la guida turistica- ridemmo.
-Però è un peccato, sarei voluta andare anche insieme a te- mormorò Siry con leggero imbarazzo.
-Mi dispiace molto Siria…-
-Ah non preoccuparti, scherzavo-
Diede un bacio sulla guancia a Siria, fece il baciamano per me, mi guardò per un attimo, ci sorridemmo e poi si dileguò.
-Mmm... ho perso qualche passaggio della storia?- ecco che spuntava la malizia.
-Devo farti visitare Neverland o no?- sgattaiolai fuori prima dell’interrogatorio di Siria, che sapevo avrebbe fatto comunque…
-Dove credi di andare?! Dai raccontami un po’ di fatti tuoi!-
-Pettegola- risi.
-Non ci vivo mica io con Michael Jackson!-
-Vuoi che ti racconti? Bene, allora… ho una scopa, uno straccio, una spugna, del detersivo e… pulisco, dalla mattina alla sera-
-Stupida!- mi diede uno spintone, ricambiai –comunque so che si è fidanzato con una certa Lisa Marie Presley-
-Sì esatto, quindi?-
-Le mie speranze sono crollate quando l’ho saputo- sospirò.
Pensai a ciò che era successo i giorni prima del suo arrivo e arrossii –già, sospettavi qualcosa che non è mai esistito e che non esisterà mai!-
-Però i giorni prima? Non è successo proprio niente? E comunque ha una certa antipatia quella Lisa, non so… tu come la vedi?- domandò.
-We! Va chian…- (Ehi! Vai piano) –una domanda per volta grazie…-
-Ops, scusa- disse sogghignando.
-Lisa… Hitler secondo, solo al femminile, è tremenda, ma è soltanto una sciocca figlia di papà per me, sai come sono…- spiegai velocemente.
-Lo sapevo! Sai a cosa pensavo?-
-No e non voglio saperlo- risposi secca.
Si mise davanti a me per bloccarmi –puoi ascoltarmi adesso?!-
-D’accordo!- ci sedemmo sotto un albero, accanto ad un laghetto.
-Visto che siamo qui e Michael non c’è pensavo a qualche divertente scherzetto per lei, tanto con la tua esperienza negli scherzi e la mia astuzia nel non farci vedere… che ne pensi? Scapperà da qui a gambe levate!-
Sapevo che era sbagliato… ma  Siria era ingenua, e poi dopo quello che avevo combinato il giorno prima non mi sembrava una buona idea, ma non potevo lasciarlo passare quel litigio, no… Michael non se lo meritava di essere trattato così, e io nemmeno. Non era di certo colpa mia se vivevo in quello schifo. Aveva offeso me, aveva trattato male Michael e in più lui le stava facendo solo un favore e per colpa sua non potevamo amarci come si deve.
Doveva pagarla cara. Per il momento però mi accontentai di uno scherzo.
-È un’ottima idea!- come non detto –forse l’unica povera idea vagabonda che sta nel tuo cervello!-
Rise –non offendere!-
-Ok, da dove cominciamo?- strinsi le mani.
-Da nessuna parte!- se ne uscì lei poi…
-Come?-
-Ely…- sospirò –che c’è che non va?-
-Ora mi dici come diavolo hai fatto a capirlo…- intrecciai le braccia.
-Per favore! Sono la tua migliore amica, è questo il mio compito- sorrise.
-È assurdo quello che è successo Siria, sai del processo vero?- le chiesi malinconica.
-Purtroppo sì… non ho voluto parlarne perché… sai, non volevo renderlo triste… cioè, almeno più di quanto non lo sia già- chinò la testa.
-Hai fatto bene Siria, è molto triste e quel suo sorriso nasconde tutte le sue lacrime, infondo sono accuse false e per lui forse è la cosa più brutta che gli sarebbe mai potuta accadere…-
Restammo per un momento in silenzio.
-Vabbè non pensiamoci, stavi dicendo?-
-Allora… a parte questo noi, diciamo che il nostro rapporto è diventato molto forte e non ti dico quante volte abbiamo litigato perché dicevo che doveva stare con Lisa e non con me…-
Ascoltava, senza dire nulla e questo mi lasciava senza parole, non era suo solito fare così.
La guardai stranita –beh, c’è anche un minuscolo dettaglio ed è anche per questo che litighiamo- deglutii –abbiamo fatto l’amore… due volte in una sola sera per giunta- le sussurrai all’orecchio, meglio stare attenti, che pure gli alberi sentivano.
Spalancò gli occhi.
-Lo so che sei senza parole, prenditi tutto il tempo- per un lato però era divertente!
-Tu ti rendi conto di quello che mi hai appena detto vero? Ma soprattutto ti rendi conto di quello che hai fatto?! Sei lucida, hai preso droghe, alcol…?
-Nun aggia pigliat nu ca… spito- (Non ho preso nulla) sorrisi.
-E me lo dici così? Come fosse niente? Sei impazzita o cosa?! E se… se rimanessi incinta?- lei già fantasticava…
-Mo' ti a calmà!- (Adesso ti devi calmare) mi schiarii la voce –io non lo pensavo nemmeno lontanamente e non lo voglio tutt’ora, è stato così veloce che non me ne sono nemmeno accorta! Quando ci sei dentro non puoi più fermarti Siria, credimi… e poi non riusciamo a starci lontani, e questo non posso sopportarlo- mi poggiai una mano sulla fronte, quando ci pensavo meglio diventava improvvisamente una cosa davvero seria, perché lo era infondo, al contrario di come lo facevamo pensare io e Siria… o io e Michael –ho bisogno del tuo aiuto… ti prego, voglio evitarlo, ma non ci riesco, non ci riesco…-
-Stai tranquilla, non volevo metterti l’ansia addosso, ma sai… la novità del momento e Elizabeth, sono i sintomi dell’amore, non puoi evitarlo o dovresti andartene e dimenticarlo, io ne so qualcosa-
-Se tu potessi trovarmi un lavoro decente a Napoli, io me ne andrei!-
-No Elizabeth, gli faresti solo del male! Almeno non andartene adesso, non ora…- poggiò una mano sulla mia spalla.
-Io… io non… non voglio che la sua vita sia più difficile del solito per colpa mia, non voglio che lui pensi a me e a come proteggermi, non voglio… non glielo permetterò- frenai le parole.
-È inutile il fatto che tu voglia dirglielo. Lui è cotto di te e ti vuole, non ascolterà nessuno tesoro, lui ti ama! L’unica cosa che lo fa vivere adesso sei tu!-
Io? Wow, che sensazione strana che faceva quella frase. Questa volta ero io al centro, da me dipendeva la situazione, e io… beh nella mia mente era vuoto totale, o una completa confusione che apparentemente a me sembrava vuoto totale perché non riuscivo a concentrarmi su niente.
-Ma non credere che per te non sia lo stesso cara!- disse ancora.
Mi venne da ridere. Siria era la perfetta consulente “inter relazionale” o come diavolo si diceva… sapeva tutto sull’amore e aveva perfettamente centrato il concetto!
-Dici che penserei a lui ancora di più se me ne vado?-
-Mi sembra ovvio-
-Ti sembra ovvio, già… accidenti se sei esperta- la guardai come se venisse da un altro pianeta, io ero praticamente una frana in amore!
-Grazie- e lei mi guardò allo stesso modo.
-Ah se non ci fossi tu- appoggiai la testa all’albero.
-Direi che ci completiamo a vicenda allora- sorrise dolcemente.
In quel momento passò Lisa a cavallo sull’altra sponda.
-Non sapevo andasse anche a cavallo- dissi.
Passammo da una situazione ad un’altra in un battito di ciglia.
-Comunque credo che essendo di buona famiglia e quindi non avendo un cavolo da fare… abbia avuto tutto il tempo e il denaro di fare quello che gli pareva- alzai le spalle.
Nel frattempo mi venne in mente un ottimo scherzetto, l’avevo visto in un film e sognavo di farlo da un sacco di tempo anche se lo trovavo improbabile.
Tirai insieme a me Siria e attraverso il ponte arrivammo all’altra riva, avevamo tutto il tempo visto che andava a passo lento.
Non fu facile improvvisare una fionda, ma con il mio elastico per capelli e un ramo ci riuscii; presi un sasso abbastanza grande, lo misi in mezzo alla molla, indietreggiai e…
-Sei crudele, io in confronto a te sono un angelo con cinque aureole…- mi interruppe Siria cercando di farmi stare male, quando poi l’aveva pensata lei l’idea dello scherzo!
-Se facessi tutte le cose che mi passano per la testa quando sono incazzata adesso avrei sette ergastoli da scontare, se non di più- …e lanciai.
Appena il sasso centrò il didietro del cavallo, l’animale impennò e disarcionò Lisa che cadde all’indietro. Il povero cavallo invece corse via mentre scalciava ancora.
Lei quasi pazientemente si alzò e si voltò. Ci abbassammo all’istante, mentre ridacchiavamo sotto il naso, certo che essere mirati da noi due rompiscatole era una tragedia, mi dispiaceva per lei in un certo senso.
Perché nell’altro senso… Dio, che goduria!
-Operazione “Libera il destriero” compiuta- battemmo il cinque e scoppiammo a ridere come due idiote.
Un’ombra improvvisa scese su di noi, lentamente ci girammo.
-Michael!- esclamammo insieme.
-Che state tramando piccole disgraziate?- poggiò le mani sui fianchi.
-Stai giù!- lo tirai immediatamente giù e lo feci stendere –ma un po’ meno alto non potevi esserlo?!-
-Scusa se non sono un nano come te- rise.
Ringhiai e cercai inutilmente di aggredirlo.
-Ferma- Siria ci divise.
-Ok, ok, lasciami!- feci un profondo respiro –sono calma…- gli diedi un pugno sul braccio –sei uno stronzetto!- sussurrai.
Mostrò la lingua.
-Michael che fai già qui?- domandò Siria.
-Dovevo sbrigare una commissione-
-E… per caso hai visto qualcosa?- chiese insicura.
Rise –ho visto tutto-
-Non sei arrabbiato?-
-Perché dovrei esserlo? Uno scherzo come questo è oro per me! Solo che non avrei mai avuto il coraggio di attuarlo…-
Io e Siria restammo sconvolte, ma un sostegno non era mai male, almeno avevamo il complice.
-Avete visto Neverland?-
-Beh, non esattamente- rispose Siry.
-Diciamo che non si può vedere in paio d’ore, minimo in un paio di giorni- ovviai io.
-Ora che ci sei, vieni anche tu- lo pregò.
-Ecco, in verità…-
-In verità niente! Michael sono arrivata questa mattina e tu non ci sei stato nemmeno un minuto!- si sfogò.
-Siria, sai che sono molto impegnato col processo e…-
-È chiaro! Ho capito, mi dispiace non volevo- abbassò il capo.
-Wow, veloce…- mormorai.
-Scusa se all’improvviso ho questi scatti di rabbia, il mio umore cambia molto in fretta da come hai notato- si schiarì la voce.
Sorrisi. Era uno degli aspetti di Siria che amavo, spesso la sfottevo per questa cosa, era uno “sfottere” amichevole però.
E poi era anche lecito che io la provocassi… quando parlavo napoletano avevo l’abitudine di schiarirmi la voce dopo per tornare “italiana” e lei mi provocava col ritornello di “Tu vuò fa’ l’americano”…
Ognuno di noi aveva un particolare aspetto del proprio carattere, ognuno di noi aveva uno spunto per farsi… “punzecchiare”.
-Comunque Lisa è sparita da un pezzo, puoi rialzarti-
-Mi starà cercando- disse ad un certo punto.
-Sì, meglio che vai-
Dalla mia risposta quasi incazzata lui dedusse che c’era qualcosa che non quadrava…
-Elizabeth, tutto bene?-
-Posso parlarti un minuto?- lo guardavo fisso negli occhi, come d’intesa.
-Scusa un momento Siry- ci allontanammo.
-Che c’è?- chiese.
-Tu cos’hai! Michael cosa diavolo sta succedendo?-
-Niente!- tentò di girarsi.
Lo tirai per il braccio –dimmelo!-
-Non è successo niente- scandì bene ogni parola.
-Ti conviene dirmelo adesso e non farmelo scoprire troppo tardi, tanto lo so che lo farai, l’hai già fatto- mi avvicinai, mentre lui indietreggiò.
-Ok, come vuoi. Domani probabilmente troverai una sorpresa…-
-Odio le sorprese… almeno sarà bella?-
Esitò.
-Non voglio saperlo! Lo scoprirò domani…-
-Hai detto a Siria di noi?-
-Sì-
-Come l’ha presa?-
Risi –beh, è la novità del momento, ha detto che da me non se lo sarebbe mai aspettato e che ha paura che io rimanga incinta-
-Le sue parole sono un tantino fondate- fece segno di poco con le mani.
-Ah, no ma scherzi! Avrei già dovuto sentire i primi “segnali” non credi?-
Sembrò rattristarsi e quella reazione mi sembrò strana a dir la verità, poi si avvicinò al mio viso –posso baciarti?-
-Fai un po’ tu- alzai le mani.
Mi baciò. Un bacio rapido e non ebbi nemmeno il tempo di percepire le sensazioni di quello “sfiorare di labbra”, sapevo solo che era veloce. Andò via.
-Elizabeth-
-Vieni, facciamo un giretto-
Camminammo per molti chilometri, parlammo del più e del meno, di Miriam e Scarlett e di Ariel, anche di Anisa e di come stavano i signori Rosenberg, cioè i genitori di Siria e di come stava la mia amata Napoli.
In quel momento capii il cambiamento drastico che era avvenuto, dalle stalle alle stelle nel vero senso della frase. Eppure avevo nostalgia della mia città, non della mia casa, ma della mia città, perché tutto quello sfarzo, quel lusso e quella fama a volte mi davano la nausea.
Forse Napoli era conosciuta maggiormente per la camorra o per l’inquinamento, ma nessuno davvero sapeva la bellezza di quel posto, la meraviglia di quel luogo…

“Napule è tutto 'nu suonno
e 'a sape tutti o' munno ma
nun sanno a verità”
Ed era vero. Napoli la sa tutto il mondo, ma nessuno sa la verità.
Sfinite sprofondammo nel letto, mi era mancata Siria, la sua solarità e la sua dolcezza infinita ci volevano in un abisso di tristezza, sinceramente stavo bene e non avrei mai voluto che se ne andasse, se io ero la spalla di Michael, chi sarebbe stata la mia?
Lei, ovvio. Quando pensavo che i giorni prima non desideravo vederla… adesso avrei rimangiato tutto, ingoiato fino all’ultima parola.
-Siria, quando ieri ti ho sentita sembravi triste ed ero così occupata a pensare a Michael che non ti ho proprio considerata…-
-Ero solo arrabbiata perché papà non voleva farmi venire-
-Davvero?- mi girai verso di lei.
-Sì, infatti sono qui senza il suo permesso, oh cavolo adesso sarà super infuriato- si mise una mano in fronte.
-La prima scappatella, solo di dimensioni stratosferiche… non è così facile passare da Napoli a Santa Barbara in così poco tempo- sorrisi.
-Io ho seguito la mia maestra, Anisa ancora non lo sa ti rendi conto? Sei da un anno qui e non osa nemmeno fare una minima domanda su di te!-
Dai suoi occhi sognanti sembravo essere un’eroina per lei, ma non sapeva lei che ci stavo male e per quanto poteva sembrare facile per me, non lo era neanche un po’.
-Lely, una volta stavo vicino casa tua e ti ricordi vero che la tua finestra si affaccia sulla strada?-
Sorrisi –certo che me lo ricordo, non esageriamo adesso!-
Rise anche lei, poi tornò seria –e ho visto Anisa piangere, aveva un qualcosa in mano, un foglio credo…-
Rimasi a bocca aperta, non poteva essere vero…
Continuò –lo so che sembra strano, cioè è come vedere te piangere, però non credo di essermi sbagliata- si girò verso di me.
Inspirai a fondo –no, non credo sia vero, forse… forse stava sbucciando una cipolla-
-Da quando le cipolle sono fogli di carta? E da quando le sbuccia nella tua stanza?- mi guardò intontita e divertita allo stesso tempo.
Ridemmo. Decisi di pensare ad altro, scacciai via Anisa dalla mia mente.
-Siria, sono innamorata di Michael- dissi tutt’ad un tratto.
-Eppure non riesco a capire quando sia potuto accadere-
-E ch t’aggia ricr…- (E che ti devo dire) schiarii la voce –forse lo sono da sempre, anche perché non posso dirti l’ora precisa, il luogo o le parole che stanno alla base di tutto; mi ci sono trovata dentro prima di accorgermi che fosse iniziato-
-Ti presento l’amore- rise e io insieme a lei.
-Già…-
Il telefonò di Siria squillò.
-Sto cominciando ad odiare questi telefoni!- affondai la testa nel cuscino.
-Pronto?-
-Papà? Che succede?-
Sentivo gli urli del padre da lontano.
-No! Devi lasciarmi libera!-
Voglio la mia libertà.
Quelle parole non mi erano nuove, infatti le avevo pronunciate talmente di quelle volte…
Attaccò.
-Che succede?-
-Papà ha detto che devo tornare a casa, e ha detto che…- cominciò a piangere. Gli misi una mano sulla spalla.
-Siria torna a Napoli, tu non sei la tipa ribelle da poter permettersi di passare dall’Italia all’America in un giorno, hai fatto già tanto-
Parlò tra le lacrime –voglio essere come te-
-E io vorrei essere come te, scambiamoci i caratteri e le vite e abbiamo fatto-
Le strappai un sorriso.
-Siria guarda la mia vita, dimmi la verità: hai cambiato idea all'istante vero?- domandai retorica.
Sospirò –forse hai ragione…-
-Forse? Avrei dato tutto per essere come te, per avere una famiglia come la tua, per avere la stessa sicurezza che hai tu, tutto… apprezza ciò che hai-
-Se non avessi te bambola, io sarei già morta- si lanciò addosso a me.
Scoppiammo a ridere, poi qualcuno bussò.
-Avanti- dicemmo all’unisono.
-Elizabeth, posso parlarti?- era Michael.
-Eccomi. Tu fai la brava e mettiti a dormire Siry!- andai da lui, che mi tirò per la mano.
Chiuse la porta dietro di se.
-Facciamo una passeggiata?- chiese ansioso.
-D’accordo-
Mano nella mano al chiaro di luna.
-Lisa?-
-Si è arrabbiata e ha preso il jet privato per andarsene-
-Wow, irascibile la ragazza- in realtà ero assai contenta.
-Quasi come te-
-Vaffanculo- risi –comunque domani Siria dovrà tornare-
-E perché?- mi guardò.
-È venuta qui senza permesso dei genitori… la vita ribelle non fa per lei- abbassai la testa per guardare il sentiero.
-Immagino che tu ne avrai tante di ribellioni alle spalle-
-Uff! Una marea…- ovviai.
-La più tremenda?-
Ci pensai un istante –di peggiori ce ne sono molte, tipo quando me ne andai di casa un mese perché delle persone volevano uccidermi- feci spallucce.
-Che cosa?!- spalancò gli occhi.
-Sì, tu non sai proprio niente di me!-
-Parlamene allora-
-Diciamo che sono entrata nel giro dello spaccio di droga, e ti assicuro che non è affatto facile uscirne, però io ci sono riuscita e per questo hanno tentato di uccidermi, sapevo troppo… poi hanno capito che non ero una potenziale spia e mi hanno lasciata in pace- spiegai.
-Oh mio Dio, sto camminando con una criminale!- rise.
-E ti scandalizzi per questo? Anzi forse è solo la cosa meno peggiore che ho fatto adesso che ci penso-
-Le hai passate di tutti i colori- sorrise.
Lo guardai –sì, ti ricordi quando ci incontrammo la prima volta e ti dissi che in un certo senso la mia vita non valeva più nulla? Ho vissuto tutto, questo intendevo, niente mi sorprende… a parte te quando mi hai detto che ti piaceva il mio carattere-
-Amo il tuo carattere, vorrei essere forte come te-
-Ma tu sei forte, stai affrontando la cosa più orribile a cui un uomo possa capitare e sorridi, questa è la vera forza e… devo prendere esempio da te- lo abbracciai –dicono tutti che vogliono essere così, come me, ma la mia vita mi ha forgiata in questo modo, gli affiderei volentieri la mia vita, poi voglio vedere! Le persone credono che tutto sia facile…-
-La tua vita ti ha messo davvero alla prova Elizabeth, pensa che adesso sei molto matura e riesci a distinguere il bene dal male, quindi il futuro ti sarà più facile- pensava lui.
-Non è vero che riesco a riconoscere il bene dal male, altrimenti non starei con te- lo indicai.
-Perché? Io ti faccio male?- rise.
-Non in quel senso, io non dovrei stare qui con te, non dovrei avere la mano attaccata alla tua… io non posso stare con te perché tu non puoi e quando ci penso sto male, perché non voglio rovinare la tua vita-
-Rovinare dici? Tu la migliori-
-Michael pensaci; stai con Lisa, lei è famosa, io no. Lei è la tua fidanzata, io no. Tu eri innamorato di lei prima che arrivassi io, per questo mi sento… in colpa, l’unica cosa per cui sto male sei tu-
Sembrava adirato –se ti faccio stare così male, allora lasciami e smetterai finalmente di soffrire-
-È proprio questo il punto! Non riesco a stare lontana da te, perché io ti… amo! Più di quanto abbia mai amato qualcuno in tutta la mia vita-
-Anche io ti amo allo stesso modo, o forse anche di più, darei la vita per te e tu lo sai… ma sei comunque libera di scegliere. Puoi scegliere se amarmi o no- mise in chiaro la cosa.
-Ma non capisci allora? Io non devo scegliere, so già la risposta; il punto è: tu vuoi che ti ami?! Sei disposto a rischiare per me?-
Attese.
Pian piano la certezza che lui voleva stare al sicuro si faceva largo in me, tuttavia gli davo ragione… la sua vita era già un completo disastro e io non volevo complicarla più di quanto non lo fosse già stata.
Stavo per rispondergli, quando lui… -certo che rischierò per te-
-Cosa?- spalancai gli occhi.
Mise una mano sulla mia guancia destra –certo che rischierò tesoro mio- abbassò leggermente il capo, ma lo rialzò subito per incrociare il mio sguardo e sorridermi –se non sono io a rischiare per amore, io che porto l’alta bandiera… chi potrebbe farlo?-
L’unico che era riuscito a stupirmi, Michael.
-Davvero sono così importante per te?- accompagnai la sua mano poggiata sulla guancia con la mia che a confronto poteva essere quella di una bambina.
Annuì –pensavo l’avessi capito-
-Beh… ma io non…-
Sfilò la sua mano dalla mia, e io la tenevo ancora a mezz’aria per lo stupore.
-Lo so quanto sarà difficile per te e mi dispiace, vorrei tanto vivere una vita normale… insomma come tutte le persone, con una famiglia, una casa, una bella moglie…- m fissò e mostrò uno dei suoi sorrisi stellari a trentadue denti… avete capito…
Il bello era che io rimanevo ancora più sconvolta man mano che andava avanti.
-Cosa… no, non era per…-
Rise e mi abbracciò.
-Mmh, ti vedo alquanto sconvolta- disse ironico.
-Sei sicuro di quello che dici Michael?- mi staccai.
-Perché?-
-Perché infondo tu non potrai mai stare con una come me, pensaci un attimo: se qualcuno dovesse chiedermi da dove vengo, cosa rispondo? Dalla miseria? Le persone non si aspettano questo da te- abbassai lo sguardo.
Sospirò –tesoro mio- ancora… -sei stata tu ad insegnarmi che io non devo dare conto agli altri, tu mi hai detto che non devo prendermi le parti degli altri, se io amo una persona non do conto a nessuno-
-Te l’ho detto io?- mi misi una mano al petto.
-Non dirmi che vuoi rimangiarti tutto- fece un risolino.
Sorrisi –no, no… solo che… fai sul serio? Cioè… non mi stai prendendo per il culo vero?- gli chiesi insicura.
-Mai stato più serio, non posso mentirmi da solo- fece l’occhiolino.
-Ancora ti ricordi?-
-Certo che sì! Sono i particolari che rendono una storia interessante- incrociò le braccia.
Eppure stavo là ferma come una baccalà, ero semplicemente incredula!
-Sai, mi sembra tutto un sogno- dissi sognante.
-Non credi al vero amore?-
-No, io non credo che qualcuno possa amarmi-
La mia frase lo sbigottì.
-Davvero credi… perché?-
Sembrava una cosa davvero importante per lui, io invece me ne fregavo quasi. Ero abituata al “non amore” tutto qui, non sapevo nemmeno cos’era il nominatissimo “Amore”.
-Nessuno mi ha mai amata, probabilmente nessuno c’è mai riuscito- feci spallucce.
-O nessuno ci ha nemmeno provato-
Rialzai lo sguardo –non credo- scossi la testa –la colpa è anche mia, non farmi santa-
Mi diede un pizzicotto –ahi! Perché?!-
-Visto che è tutto vero?- rise.
-Spero proprio di sì- massaggiai il braccio –comunque fa male-
-Hm- si avvicinò e baciò la parte “pizzicottata” –va meglio?-
-Più o meno- l’abbracciai.
-Comincia a far freddo- si strofinò le mani addosso.
-Forse sono io che ti sto congelando- risi.
-Strano, dovresti fare l’effetto opposto- continuò –comunque un giorno dovrai raccontarmi la tua vita-
-Certo come no, prenditi un paio di mesi liberi e io te la racconto-
-Qualsiasi cosa per te, Elizabeth-
-Vedi che mi prendi per il culo?- affermai ridendo –comunque…-
-Comunque?- m’incitò a continuare.
-Comunque sai che non amo parlare di me e delle mie esperienze-
-Lasciami conoscere le tue paure e io ti aiuterò a dimenticare, tesoro-
Lo guardai –bene… quando starai meglio tu, non voglio angosciarti adesso-
-Hai promesso-
-Sicuro- gli feci l’ok con la mano.
-Torniamo?-
-D’accordo, è stato bello fare questa chiacchierata- sorrisi.
-Ho cercato in tutti i modi di passare un po’ di tempo con te-
-Oh che tenero! Mi fai quasi commuovere- ridacchiai.
-Sono quasi vicino al traguardo cara mia-
-Non sei sarei così convinto…-
-Dici?-
-Dico, dico-
-Facciamo a chi arriva prima?- domandò rapido.
-Ciao!- iniziai a correre a razzo.
-Sei un’imbrogliona! Disonesta, truffatrice, lestofante!-
-Altro?-
-Non mi viene in mente più niente!-
La porta era aperta e frenai grazie al muro, Michael non mi schiacciò per un pelo.
-Salgo- cercai di riprendere fiato.
Lui annuì, con sua sorpresa però, andai accanto a lui e lo baciai.
-Buona notte- sussurrai mentre lo abbracciavo per inebriarmi del suo profumo.
-Sogni d’oro tesoro- mi baciò sulla fronte.
Sorrisi e salii rapidamente le scale.
Aprii la porta e con mia sorpresa Siria era ancora sveglia.
-Che hai?-
Restavo ferma sulla porta con un sorrisetto malvagio che faceva invidia al diavolo.
-L’abbiamo fatta scappare- incrociai le mani dietro la schiena e la mia espressione s’incrociò tra triste e falso insieme.
Saltò dal letto e si mise a gridare di gioia.
-Ci siamo riuscite, che t’avevo detto!- urlò lei.
-Non pensavo se la prendesse per così poco-
-Ma meglio così, no?-
-Hmm…- mi sedetti sul letto.
-Che hai? Non sei contenta?- domandò sedendosi accanto a me.
-Sì che sono contenta, solo che…-
-Dai! Anche Michael si è divertito- sorrise.
La guardai –hai ragione-
Dentro di me mi sentivo strana. Forse avevo sbagliato, o magari no… Ma di sicuro qualcosa stava per accadere, e presto.
Il giorno dopo, al contrario della sera prima, stavo bene. Avevo un certo senso di leggerezza.
Coprii i capelli con una bandana, misi jeans e t-shirt (voi direte: a gennaio con la t-shirt? Beh… non avevo freddo), poi cominciai a fare una bella ripulita nell’orologio davanti casa. I giardinieri erano in ferie e perché non approfittarne per fare qualcosa di diverso?
-Non sapevo ti intendessi anche di giardinaggio- Michael arrivò all’improvviso.
-Te l’ho detto che tu non sai niente di me! Almeno non ancora…-
Si sedette su uno scalino. Io invece pensavo a strappare le erbacce e tagliare i rami secchi.
-Avrei sempre voluto avere un orticello tutto mio- sorrisi, mentre guardavo una bellissima rosa rossa accanto alle lancette dell’orologio.
-Eccoti accontentata- rise.
-Questo non è un giardinetto, è un pezzo di foresta amazzonica- sorrisi.
 -Puoi venire un attimo e guardarmi in faccia?-
Sbuffai –e tu quando mi lascerai fare il mio lavoro? Non vorrei che tu pagassi per niente-
Scavalcai la siepe e mi sedetti sulle sue ginocchia.
-Vieni anche tu all’aeroporto?-
-Ci puoi andare?- domandai sorpresa.
-Andiamo insieme e poi ci dividiamo in due macchine ad un certo punto… non lo farei ma poi devo andare da una parte-
Tralasciando “da una parte”, non voleva dirmelo… vabbè –no, andate. Poi dovrei venire con questi pantaloni?- erano ricoperti di terreno.
-Che ci vuole a cambiarli?-
Risi –non mi va, tutto qui- feci spallucce.
Mi alzai e tornai a lavorare.
Forse pensava che ero gelosa di Siria perché andavano insieme in macchina… no, no. Aveva capito male.
-Com’è bella questa giardiniera- disse allegramente Siria.
-Visto come sono fashion con questa bandana?-
-Pensi di potercela fare a salutarmi entro domani?- domandò vicino alla siepe.
Andai ad abbracciarla –fai la brava-
-Va bene Lely, mi mancherai…-
-Anche tu bambolina-
La salutai fino a che la macchina non superò il mio campo visivo.
Pov Michael
Sospirai.
-Michael, allora voi due…- fece l’occhiolino.
Sorrisi –sì, quando meno te lo aspetti, anche se… è una relazione difficile-
-Beh è ovvio, venite da due ambienti  diversissimi-
-Non solo per questo, siamo completamente diversi e litighiamo praticamente sempre… ho paura che possa finire male- mi coprii il volto con le mani.
-Michael sei mai stato fidanzato?- chiese cambiando argomento.
-Certo- risposi.
-Adesso non voglio sapere con chi, ma avete mai litigato? Ma litigato proprio forte, forte intendo- strinse i pugni.
-No, non così tanto-
-E invece in una relazione si dovrebbe litigare in modo da far volare sedie e piatti! Altrimenti il legame non sarebbe fortissimo- non ero molto convinto –Michael… come posso spiegarti… Prendi me ed Elizabeth, litighiamo ogni secondo, ogni minuto, ogni ora della nostra vita. Eppure… eppure siamo migliori amiche, vedi questo è l’amore-
-Tu credi?- domandai dubbioso.
-Sì! Le litigate non servono ad altro se non rafforzare un rapporto, poi tu sei fidanzato… insomma non è nemmeno una relazione tanto normale, pensa un po’!- sorrise.
-Proprio per questo non credo possa durare molto- distolsi lo sguardo.
-Eh beh… questo dipende da te- mi prese la mano –saresti disposto a rinunciare a Lisa per lei?-
La fatidica domanda.
-Lo sai Siria… quando Elizabeth non c’era io ero molto innamorato di Lisa, il fatto è che lei mi ha travolto all’improvviso, è entrata nella mia testa come se qualcuno le avesse detto di entrare, come se ci fosse stata la porta aperta!- esclamai.
-Fidati di me, anche lei pensa lo stesso; ma se tu amavi così tanto Lisa, nessuno avrebbe potuto entrare nel tuo cuore al posto suo caro- disse fulminandomi con gli occhi.
-Sì, forse hai ragione-
-Cosa? Dubiti del mio intuito femminile? L’unica volta in cui ho sbagliato in amore è stato quando mi ha avvertito Lely, anche se non l’ho ascoltata e mi sono ritrovata fregata, ma lasciamo perdere!-
Un altro dei suoi scatti… risi –Lely mi ha detto che non è un’esperta in amore-
-È vero! Però lei non è esperta per se stessa, perché non l’ha mai provato giustamente, per gli altri invece è sempre un genio! Io non capisco come faccia…- disse incredula.
Ridacchiai, Siria e Elizabeth erano una coppia di amiche perfetta, diverse fino alla cima dei capelli, ma migliori amiche.
-Siria, posso farti una domanda?-
-Sputa il rospo!-
-Perché Elizabeth ha un carattere così freddo e acido?-
-Credi davvero che Lely abbia il cuore di ghiaccio?- scosse la testa –la sua è solo paura di affezionarsi a persone sbagliate Michael. Purtroppo è un errore che ha già commesso, ma non in amore, è… Anisa; lei ha provato a volerle bene, ma non ha fatto altro che creare un buco doloroso nella sua anima, capisci?-
Annuii –capisco…- ancora più dolore quindi, non le bastava aver perso i genitori… strinsi i pugni.
Lei li guardò –è inutile arrabbiarsi adesso, perché credo che…- si morse il labbro –credo che abbia trovato la persona che saprà colmare quel vuoto- mi sorrise e io a lei.
L’auto frenò.
-Qui c’è il cambio dell’auto- guardai fuori dal finestrino.
-Ah qui? Vabbè, allora io vado- mi abbracciò e io ricambiai, poi mi scoccò un bacio sulla guancia.
-Grazie Siria, spero di saperla amare come merita- la strinsi forte.
Ci staccammo –ritrova la bambina dolce che è in lei, ma stai attento! Se la lascerai andare lei non ci sarà più per te, ha già sofferto abbastanza Michael…- mi fissò, io annuii consapevole.
-Digli che le voglio bene! E voglio bene anche a te sappilo-
Salutò sorridente e chiuse lo sportello.
Poggiai schiena e testa al morbido sedile in pelle a pensare: avevo un compito difficile da svolgere, ma un compito che avrebbe portato grande Amore nella mia vita problematica, avevo finalmente trovato la persona giusta.


*Angolo autrice*

Sono tornata! Prima di tutto vorrei dirvi che mi siete mancati moltissimo! So di essere andata in vacanza, ma i buchi della solitudine lasciano pensare a tante cose, sapete?
Mi è mancata Elizabeth, mi è mancat0 Michael specialmente, e tutto il resto...
Comunque siamo ancora nel bel mezzo delle tensioni della loro vita e perciò spero di esser riuscita ad interpretare bene la loro personalità.
Nelle ultime news ho saputo della vendita di Neverland... Voglio sfogarmi con voi.
Neverland è il nostro sogno. Quale fan non ha mai sognato di sedersi davanti a quella scritta e mettersi a meditare su tutta l'essenza di Michael? Michael è Neverland. Quella è la sua casa, la sua vita, il suo spirito è lì! Peter Pan è cresciuto lì e aveva detto che quella casa era soltanto SUA!
Purtroppo però, per quanto la Michael Jackson's Estate abbia tentato di fermare la vendita, beh... Non c'è riuscita... E ora non potete capire la mia tristezza...
Non mi resta che dire che spero che il capitolo vi piaccia!
I love you and God bless you!

SJ
  
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