Ma poi il silenzio e la pace furono turbati dal bussare alla porta di mia madre
< posso entrare ? > < avanti >, si presentò in camera con un vassoio stracolmo di cose da mangiare e da bere, alcune delle quali non avevo mai visto in vita mia .
< ti ho portato qualcosa da mangiare >
Quando arrivai in strada sembrava che tutto fosse più tranquillo ma probabilmente ero io che non mi accorgevo di nulla visto che la mia mente era presa da tutt’altro; non mi accorsi che camminando ero arrivata fino all’ospedale e quindi decisi democraticamente di entrare.
< Violet ! > l’infermiera di Tate, Rosmary , mi sorprese alle spalle e quando mi girai la vidi avvicinarsi a me con un passo frettoloso, < non puoi stare qui Violet > < che cosa ? > Rosmary iniziò a giocherellare nervosamente con le dita e le sua mani iniziarono palesemente a sudare, < la madre di Tate ha detto che non puoi vederlo > < spero vivamente che tu stia scherzando. > < mi dispiace tesoro, non posso farci nulla, già averti fatto avvicinare così tanto potrebbe farmi mettere nei guai > presi un respiro profondo per non perdere le staffe < non voglio metterti nei guai Rosmary , mi stai simpatica e non me lo perdonerei, ma io e Tate siamo amici , e lui ha il cancro, e non sta bene, non posso lasciarlo lì da solo > gli occhi dell’infermiera si riempirono di compassione e pensai di essere riuscita ad arrivare al mio obbiettivo < mi dispiace Violet, anche Tate, quando gliel’ho detto, ha dato di matto, si vede che ci tiene a te, ma sua madre è stata categorica > < allora ascoltami, lui ha un telefono, digli di tenerlo sempre vicino a se > Rosmary fece di sì con la testa per circa quindici volte di fila, si girò e se ne andò facendo finta di nulla.
Quella sera andai nel parco dove io e Tate andammo a parlare le prime volte, presi il telefono dalla tasca e lo chiamai, aspettai che facesse tre squilli e al quarto sentì la sua voce e tutto andò meglio.
< ciao > < ciao Tate > < pensavo che non avresti più chiamato > < scusa se ci ho messo tanto, avevo bisogno di un po’ di tempo per capire che cosa dirti > < adesso lo sai ? > < credo di si > < spara > < vorrei solo sapere come stai, cosa dicono i medici, guarirai oppure ti dovrei portare dietro questa cosa per tutta la vita ? > lo sentì bisbigliare qualcosa come se stesse ripetendo le mie parole < che cosa hai detto ? > < no nulla, stavo riflettendo su quello che hai appena detto >
< violet ci sei ancora ? > mi ripresi un attimo dai miei pensieri < s-si, eccomi. > < potrai mai perdonarmi ? > < non ho tempo per comportarmi da ragazzina arrabbiata e permalosa > < ti ringrazio >.
Passammo tutta la notte a parlare e come sorse il sole ci salutammo.
Quando rientrai a casa l’ira dei miei genitori sfociò in punizioni e faccende da sbrigare in casa, ma per me le loro voci erano lontane, adesso avevo qualcosa di più importante a cui pensare.
Quella sera mi camuffai, mettendomi una felpa decisamente troppo larga un paio di pantaloni in pessimo stato e un cappello di una qualche partita di football a cui era andato mio padre.
Mi feci lasciare da un taxi davanti l’ospedale, poi mi diressi sul retro e lentamente riuscì a salire dalle scale anti incendio, dovevo cercare di non fare rumore e sperare che Tate non stesse dormendo, come arrivai davanti la finestra della sua camera, stavo per bussare quando vidi sua madre entrare nella stanza, mi abbassai sperando che non mi avesse vista, ma poi iniziarono a parlare e mi tranquillizzai.
< che cosa hanno detto i dottori ? > < mamma, perché fai sempre la stessa domanda ? non ho parlato cno nessun dottore nei cinque minuti che sei stata fuori dalla stanza > < lo so questo, voglio solo che tu mi ripeta quello che hanno detto > < perché vuoi che io ti faccia questo ? > < tu fallo e basta > Tate sospirò < hanno detto che , data la gravità della situazione posso anche scegliere di non fare la chemio e che non mi restano più di quattro mesi >; Tate e la madre continuarono a parlare, ma ormai non prestavo più attenzione, mi ero soffermata a pensare a quello che aveva detto, quattro mesi, solo quattro mesi di vita e poi sarebbe tutto finito come se tutto non fosse mai successo, eravamo solo io e lui e quando lui non ci sarebbe stato più tutto quello che avevamo pensato l’avrei saputo solo io e non avrei avuto nessun’altro con cui parlarne, aveva solo quattro mesi.
Aspettai pazientemente che la madre se ne andasse, sbirciai se ci fosse ancora qualcuno, bussai debolmente alla finestra , lui girò e venne ad aprire.
Quando si affacciò io balzai in piedi e lo abbracciai , < ehi ! > < oh! Violet, che bello che sei venuta, come mai non ha usato la porta ? >