La verità era che lo zio di Isabel, don Pablo Juan Maria, era morto dieci anni prima dopo aver passato gli ultimi trent’anni della sua vita chiuso in un monastero ad espiare un peccato di gioventù di cui nessuno ricordava nulla. Evidentemente nella famiglia Cifuntes vi erano diversi personaggi passionali e allo stesso tempo profondamente spirituali, almeno Manuél Volcos aveva pensato così quando Isabel gli aveva comunicato che suo zio era morto. << Per me era un estraneo, l’ho visto solo tre volte e ricordo solo quel penetrante odore d’incenso che lo seguiva ovunque andasse >> gli aveva rivelato lei, e non ne avevano più parlato.
Poi, dopo tutto quel tempo, era stata affidata loro un’altra missione, e precisamente in Messico. Erano appena tornati da Berlino e lui voleva solamente godersi la sua famiglia, ma sua moglie non era dello stesso avviso. Lui la comprendeva, e immaginava di sapere cosa pensasse, e quali fossero i pensieri che si susseguivano nella sua testa.
Lui avrebbe fatto quel che voleva lei, doveva farlo.
<< Accetteremo, sono anni che non torno in patria, accetteremo >> e lui aveva assentito. << Forse troverò la forza >> ma queste parole erano rivolte a se stessa e lui non aveva capito, ma gli erano sembrate importanti e si era ripromesso che l’avrebbe seguita anche in capo al mondo.
<< Quando dobbiamo partire? >> aveva chiesto lei, mentre si avvolgeva nello scialle. << Entro ottobre >> aveva risposto lui.