Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Bunjee    03/08/2014    1 recensioni
La mente di Samantha correva come un treno carico di pensieri.
Era sdraiata sul letto di camera sua, con una gamba sospesa fuori dal materasso che dondolava, mentre cercava di tenere sotto controllo le sue idee che ormai erano confuse e ricche di emozioni indistinte.
La televisione era accesa e sullo schermo passavano immagini in diretta dai Grammy, dove venivano mostrate bellissime cantanti e affascinanti rock star attraversare il red carpet con aria sicura e superiore.
La sua mente tornò sulla Terra solo quando sentì il nome di Michael Jackson.
I suoi occhi si puntarono sullo schermo, incontrandosi per pochi secondi con quelli del cantante, che aveva fissato dritto nell'obbiettivo della telecamera
In quel momento, Samantha si chiese se il suo treno di pensieri sarebbe mai riuscito a sfondare il cancello della mente del cantante, proprio come le era stato chiesto.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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3 Marzo 1988, Giovedì

 "Hollywood Place, come posso aiutarla?"
Mi bloccai un attimo a pensare; ero sicura di quello che stavo facendo?
In tutta la mia vita ho odiato le persone che sfruttavano gli altri per soldi, eppure ero a un passo dal diventare come loro.
"Pronto?" richiamò la voce dietro la cornetta.
"Ehm, si, sono Samantha Richel, una settimana fa ho ricevuto una proposta di lavoro per.."
"La metto in contatto con il Direttore, resti in linea."
"Oh, ehm, ok" balbettai sorpresa e spiazzata dall'improvvisa interruzione da parte di quella voce robotica.
Rimasi al telefono in attesa per circa un minuto e quando il Direttore mi rispose la sua voce non apparve robotica e meccanica come quella della segretaria; tuttavia, c'era qualcosa di sinistro nel suo timbro vocale, mi sentii come se stessi parlando al telefono con un cattivo uscito da qualche cartone animato Disney.
"Si, salve, sono Samantha Richel, ho chiamato per farle sapere la mia posizione riguardo all'offerta di lavoro che mi è stata proposta una settimana fa circa.' parlai tutto d'un fiato con una voce talmente meccanica e priva di emozione che sarei riuscita a far invidia a tutte le segretarie del mondo.
"Si, mi ricordo di lei Signorina Richel. Dunque, passiamo al sodo: accetta il lavoro? Se così fosse, un quarto del denaro verrà immediatamente versato sul suo conto e la metteremo in contatto con il manager di Jackson in modo che voi due possiate incontrarvi."
"Un attimo.. il Manager di Michael Jackson sa tutto questo? Sa che io dovrò fingermi amica del cantante per poi..."
"Si, lo sa, ovviamente anche lui verrà pagato; è tutto in regola, stia tranquilla." venni interrotta nuovamente.

Schifo, ecco cosa provavo.
Michael Jackson era circondato da iene e neanche lo sapeva.
Mi sentii in colpa per quello che stavo facendo, ma pensai a mia madre per trovare il coraggio di andare avanti.
Dovevo farlo per lei.
Dovevo diventare anche io una iena.


"Molto bene, quindi.. siamo d'accordo, quando potrò parlare con il suo Manager?"
"Riceverà una telefonata fra circa un' ora, si assicuri di rispondere. Arrivederci Signorina Richel."
"...Arrivederci."

La telefonata si chiuse e io andai in salotto, dove sorseggiai un caffè in compagnia di Spettro, il mio gatto.
La mia mente vagava da un binario all'altro dei ricordi degli ultimi giorni, da quando avevo ricevuto l'offerta di lavoro a poco fa.
Mi immaginai in compagnia di Michael, lui che mi confidava i suoi segreti più intimi mentre io raccoglievo ogni dettaglio per poterlo riferire al meglio.
Ero davvero capace di fare una cosa simile?


4 Marzo 1988, Venerdì

"Dunque, Signorina Richel, è molto semplice; il mio cliente un mese fa ha richiesto delle consulenze con qualcuno che possa seguirlo e aiutarlo offrendo sostegno psicologico. 
Ovviamente, ha bisogno di qualcuno che abbia delle competenze; e qui entra in gioco lei. 
Ora, non penso che io abbia bisogno di ripeterle cosa deve fare, penso che abbia avuto dei motivi per accettare il lavoro e sappiamo bene quali sono questi motivi.
Anche io sono qua per raggiungere i miei scopi e un bel po' di verdoni in più non hanno mai ucciso nessuno.'
Stavo seduta dall'altra parte del tavolo mentre fissavo quell'omaccione parlare a raffica, fermandosi ogni tanto solo per sorseggiare il vino che ha ordinato.
"Quindi, se ho capito bene, lei vuole che io diventi lo psicologo di Michael Jackson, giusto?"
"Si, esatto." ribatté lui, con il viso rosso e il bicchiere di vino in mano.
"Beh, qui sorgono due problemi.." 
L'uomo spalancò gli occhi come se gli avessi appena lanciato un secchio di acqua gelata in testa.
"Che tipo di problemi?" balbettò stupefatto.
"Beh.. io vengo pagata per fornire informazioni, non per fare da babysitter a Michael Jackson. Ho diverse lauree in psicologia e il mio servizio è considerato uno dei migliori qui a Los Angeles.. se il signor Jackson vuole una spalla su cui piangere dovrà comprarsela, non pensa? Di questi tempi è difficile trovare qualcuno che svolge il suo lavoro gratuitamente." dissi, con un carisma che non mi appartiene.
Che mi succede?
"Oh, beh, certo.. dunque, che ne pensa di quaranta mila mensili?" boffonchiò quell'ometto, che ora mi sembra innocuo e sbadato più che mai.
Arricciai le labbra e presi una ciocca di capelli tra le mie dita osservandola, facendo finta di interessarmi alle mie punte castane più che al lavoro.
"Quaranta mila sono tanti, ma.. insomma, non lo so. Il giuramento della mia professione prevede che i segreti svelati dai clienti non escano dalla stanza in cui si svolge l'incontro." dissi, continuando a fissare i miei capelli con espressione assorta.
"Oh, già, puo' essere davvero difficile uscire dagli schemi di un giuramento. Quarantacinque mila potrebbero aiutarla?"
Lasciai cadere la ciocca sulle spalle e mi mordicchiai l'unghia dell'indice fissando il manager negli occhi e alzando le sopracciglia.
"...cinquantamila?" aggiunse lui avvicinando impercettibilmente il viso al mio e abbassando il tono di voce.
"Affare fatto." mormorai, alzandomi e stringendo la mano all'uomo. "Quando incontrerò Jackson?" aggiunsi, rimettendomi la giacca e afferrando la borsetta.
"Domani vada all'hotel qua vicino verso le dieci di mattina, mostri questo biglietto alla hall e si rechi nella stanza numero 65. Arrivederci, signorina Richel."
"Arrivederci." dissi, afferrando il biglietto che mi stava porgendo e uscendo dal locale.

E così, iniziò tutto.


Angolo della Scrittrice

Salve! Capitolo brevino ma efficace (spero..lol).
Comunque, non cercate di capire Samantha, è un personaggio complicato e misterioso, al punto che neanche io che l'ho creata la capisco.
Grazie di essere arrivati fino alla fine senza chiudere la pagina, vi ringrazio da morire.
Fatemi sapere che ne pensate, al prossimo capitolo. *3*
   
 
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