Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys
Segui la storia  |       
Autore: Christa Mason    03/08/2014    2 recensioni
Dieci anni dopo lo scioglimento degli Arctic Monkeys.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'idea è quella di immaginare un Alex Turner lontano dagli schiamazzi e delle pose plastiche sui giornali, l'idea è quella di raccontare Alex Turner dopo gli Arctic Monkeys, oltre gli Arctic Monkeys in varie conversazioni con giornalisti e altri.


Era passato del tempo da quando mi ero sentito ancora in dovere di parlare degli Arctic Monkeys, dall’ultimo concerto, dall’ultimo festival, da quella volta in cui scagliai la mia Fender Bronco contro un’impalcatura. Fu una cosa che feci in Germania mi sembra di ricordare, fu uno degli ultimi concerti, fu un gran bel concerto e posso dire che quella contro cui si distrusse la mia Fender era una gran bella impalcatura.
“Da quanto non si trova in uno studio radiofonico?” mi chiese la giornalista. 
Indossavamo entrambi quelle grosse cuffie che ti fanno sentire la mente come sottovuoto. La voce della ragazza pulsava insinuandosi all’interno dei miei timpani. Pensai alla mia Fender, il cui suono spesso mi arrivava allo stesso modo, sensazione che comunque non mi mancava.
“Dieci anni, almeno.” risposi. 
“E da quanto non rilascia un’intervista?” 
“Da dieci anni, almeno.”
“E le mancano, le interviste?”
“Non esattamente. Credo mi manchi la pubblicità, per lo più. Non credo che le interviste servano a qualcosa che non sia pubblicità. Si dicono delle cose, che servono a far vendere altre cose. Adesso, dopo dieci anni dall’ultima intervista, forse ho bisogno di pubblicità.”
“Probabilmente sì. Quindi le manca che si parli di Alex Turner, che le persone sentano parlare Alex Turner, in modo che il mercato musicale ne sia influenzato?”
Feci una smorfia di dissenso.
“No, non è questo. Spero di ottenere un contatto discografico. Ma non posso farlo se non si parla di me. Questo era ciò che volevo dire: ho bisogno di pubblicità.”
Intendevo dire che Alex Turner non era più di moda. 
Fu allora che la ragazza si guardò intorno, con quell’aria entusiasta di chi ha appena ricevuto un dono così speciale ed esclusivo da avere paura di perderlo. Mi sorrise, cercando pertanto di farmi ripetere nel modo più completo potessi ciò che avevo accennato. Non ero mai stato bravo in queste cose, e non sapevo se avessi dovuto ricambiare, seppur timidamente, quel sorriso.
“Sta dicendo che vorrebbe tornare a suonare?”
“Immagino di sì.”
“Perché adesso, improvvisamente?”
“Perché non credo di poter fare altro…”
“Sono sicura che ci sarebbero così tante attività in cui riuscirebbe a distinguers…”
“No.” la interruppi bruscamente. Non era mai stata mia abitudine farlo, in special modo con giornaliste dai gusti musicali nostalgici. Ma sentivo che erano ormai passati i tempi delle lusinghe radiofoniche. “Intendo dire che non c’è altro che potrebbe permettermi la felicità.”
“Ma fu lei a dire di voler lasciare gli Arctic Monkeys e la musica perché non la rendevano felice.”
Furono cose che dissi veramente.
“Forse la musica aveva il potere di distruggermi, pur essendo ciò che amavo di più.”
“Non si pente dello scioglimento degli Arctic Monkeys?”
“No, per niente.”
“E non è strano che gli altri, Matt Helders, Jamie Cook e Nick O’Malley, abbiano continuato la carriera musicale in vari modi, mentre lei sia rimasto del tutto nell’ombra?”
“Hanno continuato a suonare? Tutti loro?”
“Non ne ha più sentito parlare?”
“Ho evitato di sentire qualsiasi cosa dal giorno in cui decidemmo di interrompere il nostro ultimo tour. Ma non avrei mai creduto che tutti loro avrebbero potuto andare avanti.”
“Che vuol dire?”
“Sono riusciti ad andare avanti, mentre io sono rimasto a far niente per questi anni. Credevo che gli Arctic Monkeys avessero distrutto loro, quanto avevano distrutto me.”
“Come l’hanno distrutta gli Arctic Monkeys?”
“Era come se ogni cosa facessi e pensassi fosse del tutto giusta e del tutto sbagliata nello stesso momento. Ero sempre sottoposto a un giudizio gratuito e categorico. Capisce cosa voglio dire? Ogni canzone era allo stesso tempo un capolavoro e uno schifo.” esitai, non del tutto certo che ciò che stavo dicendo potesse essere comprensibile. “Come se ogni mio passo sul palco fosse causa di sospiri e fischi, mi sentivo così bene perché tendevo una mano e potevi vedere il pubblico tendersi verso di me, a costo di ferirsi, a qualunque costo, e improvvisamente la musica degli Arctic Monkeys non era così importante come lo erano diventati gli Arctic Monkeys stessi. Avrei solo voluto poter tornare a fare concerti in cui il biglietto costava meno di dieci sterline,  perchè si tende ad essere meno categorici quando la musica costa poco. Circondato da tutti quei soldi e tutte quelle persone non riuscivo a scegliere se sentirmi bene o male.”
“Recupererà le sonorità degli Arctic Monkeys, nel suo prossimo progetto?”
“Non lo so.” tagliai corto, perché davvero non sapevo come sarebbe stato un mio prossimo disco, né sapevo che musica ascoltava la gente in quel periodo, non volevo parlarne. Ero rimasto stupidamente bloccato a dieci anni prima, me ne rendevo conto solo in quel momento, non volevo che nessun altro potesse vederlo.  
“Non ha più suonato da allora, anche solo per sè?”
“Sì, ogni tanto.”
“E tornerà a suonare per amore della musica?”
“Esistono altri motivi per tornare a suonare?”
“E dell’amore più tradizionale cosa mi dice?”
“Non sono mai stato bravo nell’amore tradizionale.”
“Le va di parlare di quella lite in albergo, con Arielle Vandenberg?”
“Non credo che quell’episodio possa c’entrare con l’amore tradizionale, io e Arielle non eravamo più una coppia da almeno un paio d’anni.”
“Eppure eravate nella stessa stanza d’albergo.”
“Ci incontrammo a Los Angeles…”
“Gli Arctic Monkeys si erano appena sciolti.” precisò la giornalista a chi ascoltava.
“Sì. E decidemmo testardamente che potevamo riprovarci. Ma non potemmo resistere oltre dieci minuti nella stessa stanza, eravamo soli e patetici, e anche di nuovo insieme avremmo continuato a essere soli e patetici.”
“É vero che tentò di buttare Arielle giù dalla finestra?”
“Quel che conta è che non l’abbia fatto.”
Avrei potuto rispondere che no, non avevo provato a fare niente del genere. Non so perché non lo feci, già cominciavano a mutare i miei toni e miei atteggiamenti solo per il fatto che sapevo che qualcuno avrebbe ascoltato e riascoltato le mie risposte.
“Il suo pubblico non è abituato a immaginarla in questo modo.”
“Quale pubblico?”
“Quello che riconquisterà, e che la sta aspettando.” fu forzatamente gentile in questa risposta. Ancora quelle lusinghe da intervistatrice che avrebbero dovuto avere lo scopo di rendermi più disposto a parlare, e che invece mi allontanavano da lei e mi rendevano più sintetico.
“Il pubblico potrà conoscere solo la musica, non me.” conclusi teatralmente.
“Escluso l’episodio dell’albergo, ha avuto altri contatti con Arielle dall’inizio del 2014?”
“No.”
“Nè con Alexa Chung?”
“No, neanche con lei.”
“E non c’è stata nessun altra?”
“No, nessun altra.”
“Quindi possiamo dire che lei crede solo nell’amore per la musica, e non in altri tipi di amore?”
“So che può sembrare così, ma non credo sia vero. Si possono amare tante altre cose.”
“Come per esempio, la cucina, l’arte, la famiglia?”
“Gli amici…”
“Come Miles Kane?”
“Qualcosa del genere.” 
Sì, qualcosa del genere.
“Vi siete più rivisti, dopo il suo ritiro dalla scena musicale?”
“Sì, con lui sì.”
“In che occasione?”
“In più occasioni. Forse è per questo che ho deciso di tornare a suonare, lui sembra in grado di non farsi distruggere, e in questi anni ha continuato per la sua strada. Voglio provarci anche io.”
“Ha già scritto qualcosa, per il suo nuovo disco?”
“Qualcosa.”
“E ci vuole dare qualche anticipazione.”
“Ho paura di rovinare le aspettative.”
“Allora la ringrazio, Alex.” mi allungò la mano per stringermela. Lo trovai stupido perché, essendo un’intervista radiofonica, nessuno avrebbe potuto vedere quel suo cortese gesto. 
“Grazie a lei.” risposi ricambiando quella stretta di mano. 


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys / Vai alla pagina dell'autore: Christa Mason