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Autore: Ribryus    04/08/2014    0 recensioni
Cosa accade in una scuola vecchia abbandonata da anni? Molti credono che tutto ciò che accade sia legato a fenomeni paranormali. E se invece non fosse così? Se ci fosse solamente qualcuno che si vuole divertire?
10 ragazzi entreranno in una di queste scuole per un concorso scolastico. Chi incontreranno? Sarà davvero come se l'aspettavano?
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mike e Miriam, usciti dall’aula, si ritrovarono all’ingresso della scuola. Ora, non sapevano più che fare: avevano controllato gran parte del piano. “Sai, Mike. Ripensando alla lettera ho qualche dubbio?”
“Che intendi dire?”
Guarda in basso e mai in alto…Se si fosse riferito a noi ci sarebbe stato sicuramente scritto guardate in basso.
“Pensi che sia riferito ad uno solo di noi?” domandò il ragazzo.
“No, non credo almeno…Penso che voglia indicarci altro. Ad esempio, vuole dirci che un oggetto o una cosa guarda, cioè punta, sempre verso il basso.” affermò con del dubbio Miriam. Mike la guardò per un istante compiaciuto per poi gettare lo sguardo su una finestra vicino la porta d’ingresso, da cui dietro quelle piante spinose avvolgere la finestra si poté intravedere qualcosa. Un’ombra. Mike fece un passo per avvicinarsi ed essa sparì e, immediatamente, si sentì un suono come un serratura sbloccarsi. Si avvicinarono entrambi alla porta ed era aperta. “Com’è possibile…? Era chiusa!” disse confusa la ragazza. Non ci pensarono, però, due volte prima di uscire e recarsi subito al cancello. Chiuso. Anche quello, ora. I due si guardarono perplessi negli occhi e poi intorno. Era ovvio che qualcuno stava giocando con loro. I loro movimenti non erano casuali.

Marco correva più veloce che mai con Sara sulle sue spalle. Le lacrime erano così tante da appannargli gli occhi e negarlo di una buona vista. Dovette per forza fermarsi e riprendere fiato; appoggiò la ragazza sul pavimento. Non è possibile! Non è possibile! E’ un incubo! Continuò a pensare facendo avanti e indietro. Intanto Sharon li aveva raggiunti. “E’ viva?!” domandò Sharon . “N-non lo so! Non lo so!” e subito il ragazzo appoggiò il capo al petto di Sara per confermare che non era morta. “E’ v-viva. Ma perde sangue e-e non so come fermalo!”
Sharon si tolse la gonna.
“Ma che fai?! Ti spogli?!”
Sharon non rispose e sotto l’indumento mostrò dei pantaloncini sportivi neri ed elastici. Stracciò la gonna nel tentativo di ricavare una striscia da avvolgere attorno il capo della vittima. Delicatamente le fasciò la testa. “Almeno ora non perderà sangue.” disse con un sorriso guardando Marco negli occhi.
Ritornarono nella loro aula e stesero Sara su un letto di banchi. Respirava a malapena, aveva perso molto sangue e poteva non farcela. “Ed ora?” domandò Marco piangendo, non come prima, ma piangendo. “Tu rimani con lei!” e di scatto Sharon si girò verso la porta per uscire.
“E tu dove andrai?”
Anche questa volta, la ragazza dai lunghi capelli bianchi non rispose e lasciò al ragazzo un solare sorriso. Poi, se ne andò dall’aula.

Secondo piano. Daniel, Alessia e Deborah erano davanti alla porta da cui dietro provenne uno strano rumore. “E’ chiusa.” affermò Daniel. “Ahh, mi sono stancata di queste porte chiuse!” si lamentò Alessia. “In effetti sembra di trovarsi in un RPG horror.” Aggiunse Deborah. “Un che? Ho detto che non eri donna!”
“Ma se non sai nemmeno che sono come puoi commentare?!”
“Ragazze, smettetela ed aiutatemi a spingerla!” ordinò Daniel. Al 3 cominciarono a spingersi contro la porta per cercare di buttarla giù. Dopo svariati tentativi, finalmente furono a terra, doloranti e sporchi di polvere. E meno male che era una porta vecchia.  Era un’aula come le altre. C’era un grosso armadietto a terra, probabilmente fu quello a creare quel rumore. “Non c’è niente qui…” osservò Deborah. C’era una cattedra posizionata in modo obliquo, quasi orizzontale alla porta. Daniel acutizzò di più la vista e, sotto di essa, era accovacciato qualcuno.

Mike e Miriam erano in giardino. Se li avevano lasciati uscire, sicuramente c’era un perché contando anche che il cancello era chiuso. Era in giardino che dovevano andare, era così. Provarono anche tra l’erba secca a cercare qualcosa che li potesse aiutare. Fecero il giro della scuola. “Cos’è che dobbiamo fare? Non c’è niente che ci possa aiutare.” Disse Miriam asciugandosi le gocce di sudore sulla fronte.
“Invece penso che qualcosa abbiamo trovato.”
Mike si diede aiuto anche grazie a quello che disse Miriam a proposito della lettera.
Guarda in basso e mai in alto, eh? Pensò tra sé e sé Mike. Aveva di fronte un grosso salice piangente secco. Nonostante fosse ridotto così, era pur sempre bello. Quei lunghi e spogli rami cadere verso il suolo avevano una bellezza…diversa. Si avvicinò sempre più all’albero. “Miriam, vieni qui! Potrebbe essere a questo che la lettera si riferisce?”
“Penso.”
Fecero un paio di giri intorno all’albero per trovare qualcosa. E così fu. Verso le radici, vi era un piccola buca riempita a metà. Mike provò a togliere il terriccio che la riempiva a metà. Vi trovarono un cofanetto che fu facile da aprire e al suo interno trovarono non solo un foglietto con su scritto una G, ma anche un nastro registratore.

Andrea ed Anna furono rinchiusi da Valeria in quella piccola stanza. Era solo un trucco, ma per cosa? Perché voleva imprigionarli?
Andrea continuò a sbattere pugni contro la porta, ma Valeria era già andata. “Bastarda…” continuò il ragazzo facendosi scivolare le mani tra i capelli. Anna era seduta angosciata vicino allo scatolo di cui dietro si trovava la presunta apertura nel muro per la dispensa. “Perché…Perché l’ha fatto?” continuava a chiedere Anna.
“Non lo so…”Andre si sedette affiano alla sua ragazza mettendole un braccio intorno alle spalle. Ormai dovevano solo aspettare che qualcuno si accorgesse di loro in un’enorme scuola.

Valeria scese al piano sotterraneo –dov’era la palestra- e si diresse in una stanza che non era un aula. Era vuota, ma orribilmente sporca: sangue. Il bianco delle mura era quasi sovrastato dalle diverse tonalità di rosso; sul pavimento non si distinguevano più le mattonelle e, qua e là, si trovavano pozzette di sangue ancora fresche. Le finestre, sporche e ammuffite. Al centro della stanza c’era una figura che indossava un lungo cappotto nero e la testa era coperta dal un cappuccio anch’esso nero. “Li ho rinchiusi, ora non potranno tornare indietro…” disse Valeria a capo chino mentre silenziosamente piangeva. Aveva appena tradito la sorella. “Ora lascialo andare.”
“Perché…dovrei farlo?” la figura non si girò. La sua voce sembrò di un ragazzo poco più grande di loro, era profonda, intensa, ma terribile allo stesso tempo.
 “Hai detto che se lo avessi fatto l’avresti lasciato!”
“Li hai uccisi…?”
Valeria esitò un attimo prima di rispondere. “Si, li ho uccisi.” confermò con più sicurezza.
“...Non ci credo…”
“Li ho uccisi! Ora lascia andare Federico! Non andrò mai in pace se non lo fai!”
“Hai disubbidito…Punizione peggiore di questa…non esiste.” Valeria se ne stava per andare quando la figura la bloccò. “Un’ultima cosa…sei molto brava a fingere…Qualcuno sta già sospettando di…Sharon, intendo. E…quel qualcuno deve essere eliminato prima che lo dica agli altri…Altrimenti il gioco si fermerebbe…”
Valeria aveva già intuito chi sarebbe stata la prossima pedina ad esser eliminata.
Mike era in grave pericolo, ora.

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ANGOLO DELL'AUTRICE
Allora, dopo quasi 3000 anni di assenza per questa storia, eccovi il 10° capitolo! Spero che vi sia piaciuto. (^_^)
Ma l'argomento principale è un altro. Questa storia rimarrà ferma per un mesetto perchè:
1) devo mettermi d'accordo con la trama (la cambio ogni 5 secondi!);
2) mi deve ritornare l'ispirazione che avevo quando ho iniziato a scriverla (infatti, se noterete bene, non c'è molta passione come nei primi 8 capitoli);
3) ho ispirazione per un'altra storia.
Non vi preoccupate, non è un addio a "Sant'Andreas". La continuerò solo con ritmi più lenti e poi, a me non piace lasciare le cose incomplete. (>3<)
Alla prossima! (^_^)



 
  
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