The Seventh,
Hellraiser
EPILOGO
Ma a quell’età i bambini non
si pongono troppi problemi. Sono troppo presi dai propri sforzi e dalle proprie
lotte per preoccuparsi davvero di quel che fanno gli altri, e perché.
[Roald
Dahl, Matilde]
Manhattan, New York, 3 Giugno 2021
Tre isolati in trentadue minuti.
Ne mancano almeno altri quattro – per un totale di otto chilometri – al
Museo di Storia Naturale.
Aggiungendo ai sei minuti precisi di sosta agli incroci e al tempo di
percorrenza di quattro minuti tra un semaforo e l'altro le varianti del
traffico caotico – manovre imprecise di automobilisti, pedoni imprudenti, forse
anche un tamponamento, chissà – Howie Stark calcola che lo scuolabus non impiegherà meno di
cinquantasei minuti per arrivare a destinazione.
Per confutare il suo calcolo aziona il cronometro dello StarkWatch da polso e poi getta una mezza occhiata alla
compagna al suo fianco, sbuffando ulteriormente per attirarne l'attenzione.
Inutile.
Quando ha il naso piantato tra le pagine di qualcosa - libro, guida o
brochure poco importa - Hela diventa pressoché
impermeabile al mondo esterno.
Nel sedile davanti due bambine bionde ridacchiano davanti ad un tablet condividendo gli auricolari: Howie
allunga il collo, spia lo schermo, e poi si lascia ricadere sul sedile
sbuffando sonoramente.
"Che c'è?"
Oh, finalmente! Principessa Addams- uno dei
delicati nomignoli di suo padre che mamma cerca sempre di arginare - si è
degnata di alzare il sopracciglio sinistro.
"Niente. Una nuova cantante Disney. Questa è vestita di azzurro."
"Mamma dice che sono un prodotto di serie epurato da ogni attributo
caratteriale e privo di qualsiasi elemento personale per mantenere vivo lo
stereotipo della femmina sciocca e ammiccante, ponendola come un martellante
esempio comportamentale."
"A volte non ti seguo completamente."
Lei alza completamente lo sguardo dal libro: "Sto dicendo che è una
cosa per bambine sceme."
Le due teste bionde nel sedile davanti si voltano di scatto: una mostra
un palmo di lingua, l'altra - Tiffany -
alza la mano per richiamare l'attenzione: "Maestra! Helena mi ha
chiamata scema!"
"Ho detto" precisa lei, raddrizzandosi sul sedile: "che è per bambine sceme. Se ti senti
chiamata in causa non è colpa mia."
La maestra le raggiunge, si accovaccia di fronte alle due bambine e
cerca di mediare. Hela sbatte le palpebre con aria
innocente piegando deliziosamente la testa di lato. L'insegnante si limita ad
una blanda ammonizione e torna nelle file davanti.
"Bei tempi quando in questa scuola si accettavano solo Quozienti
Intellettivi e non conti in banca superiori alla media" Sussurra a Howie. "Peccato non esserci stati."
"Già. Cosa stai guardando?" Hela gli
passa sotto il naso il libro-guida al Museo ed indica un capitolo
picchiettandolo con il dito indice: "Mummie?"
“Da tutto il mondo! All’ultimo piano hanno allestito una mostra,
apriranno domani.”
La testa bionda di Tiffany trasale di nuovo: "Mummie? Maestra! Maaaaeeeestra! Ma andiamo a vedere le mummie? Non voglio
andare a vedere le mummie! Ho pauuuura!"
Hela ruota gli occhi al cielo, Howie
sbuffa e la maestra accorre di nuovo per assicurare: "Niente mummie,
Tiffany, solo i nostri amici dinosauri. Howard, Helena: cosa ci eravamo detti
all’andata? Niente dispetti e niente scherzi oggi: è l’ultimo giorno di scuola
e siamo in gita. Potete farcela?”
Lui annuisce e guarda l'amica fare lo stesso; la conosce, sa che sta mentendo spudoratamente.
Quando la maestra si allontana, Hela gli fa
l'occhiolino: ha già architettato tutto.
Sarà qualcosa per cui finiranno nei pasticci. Probabilmente li
beccheranno e finiranno in punizione.
Non vede l'ora.
"In fila per due! E tenetevi per mano finché non saremo con la
guida, d'accordo?"
Nel coretto dei 'Sì, Maestra’,
Hela afferra la mano di Howie
e si raccomanda in un sussurro di non lasciare il suo fianco. Con le unghie sue
smangiucchiate piantate nel palmo non è che si ritrovi alternative, dopotutto.
Si incolonnano per ultimi e sfilano diligentemente attraverso l'entrata del
Muse ad incontrare la guida, una ragazza giovane e sorridente, una di quelle a
cui Howie piacerebbe farsi notare, se la stretta di Hela non fosse così perentoria. Sorridono entrambi al
saluto della ragazza, ricevono i loro tesserini con i nomi, e trotterellano al
suo seguito, avendo cura di restare sempre in fondo.
Hela da un'occhiata in alto, saluta una telecamera
agitando la mano e facendo una boccaccia infantile: “Un po' di interferenze non
guasterebbero, Howie.”
“Niente di più facile.” Senza smettere di camminare vestendo la sua
migliore aria innocente trova lo Starkphone in tasca,
sfiora l'icona di un'applicazione e si connette alle telecamere. “Registro
quello che sta avvenendo ora, poi entro nel circuito di videosorveglianza e lo
carico. Non avremo molto tempo, è solo un diversivo.”
“Ce lo faremo bastare.”
Il gruppetto gira l'angolo. Hela stringe
ancora di più la mano del suo amico e si arresta di colpo: due esatte copie si
scindono dai loro corpi e proseguono al posto loro.
“Uau!”
Hela è raggiante: “Un trucchetto
di papà. E anche di mamma, forse, ma lei è piuttosto restia ad insegnarmeli. Muoviamoci!”
Il deserto al piano superiore regala l'illusione di avere l'ala del
museo completamente a loro disposizione.
Hela disegna una piroetta sul pavimento di marmo,
allargando le braccia e mimando un'arabesque, Howie
prende la rincorsa e scivola per terra sulle ginocchia, gettando la schiena
all'indietro nell'assolo di una finta chitarra: “Dove vai in vacanza?”
Hela sta controllando la loro posizione su una piantina
appesa ad un muro e scrolla le spalle: “Papà viene a prendermi stasera, non so
ancora dove andremo.”
“Inferi?”
“Nah, laggiù è bassa stagione. E tu?”
“Malibù, e poi DisneyWorld:
il solito, insomma. Pare che quest’anno mi toccherà ancora Dubai.”
“Immagino la noia.”
“Già. Ma se veniste con noi…”
Hela arriccia il naso: “L’ultima volta che i nostri papà
sono stati nella stessa stanza, il tuo è diventato un rospo
ed il mio è stato scaraventato sul lampadario dallo zio Bruce, ricordi?”
“Però è stato divertente!” Ridacchia Howie.
Lei gli rifila un’occhiataccia. “Beh, io mi sono divertito.”
“Sono qui, sono qui!” Hela quasi saltella
attraverso una stanza. “Le nostre mummie!” Lo spinge attraverso la sala
dedicata alle mummie egizie quasi facendolo correre: “Queste dopo. Prima...”
Il salone successivo è più piccolo, alle pareti non ci sono geroglifici
e le teche sono riempite da otri sbeccate e ninnoli e utensili di osso e legno
colorato. Al centro, sotto una piccola campana di vetro, c’è quella che sembra
una bambola di cartapesta rannicchiata su sé stessa, con i lunghissimi capelli
neri che ricoprono come un velo le spalle rinsecchite.
“Una mummia peruviana” spiega pronta Hela,
recuperando due sedie da un angolo e avvicinandole alla teca. Ci sale sopra e Howie la segue, poi studia la mummia con occhi brillanti di
eccitazione: “Gli Inca compivano sacrifici umani. Sceglievano alcuni bambini
alla nascita e poi, quando il momento era propizio, li mettevano in grossi vasi
e li seppellivano. Vivi” Aggiunge
con una nota lugubre e solenne.
“Non è possibile!”
Annuisce grave: “E per farli star buoni, gli facevano masticare le
foglie di coca. Quelle per fare la Coca Cola.”
“Io quando bevo la Coca Cola non sto calmo.”
“Perché tu non stai mai calmo.”
Ma Howie scuote la testa “Io non ci credo. “
“È vero, ti dico. L'ho letto su un libro.”
“Non tutto quello che c'è scritto sui libri è vero. Prendi Hogwarts, per esempio.”
Lei scrolla il caschetto nero indispettita: “Hai compiuto undici anni,
forse?”
“No.”
“E allora tieni a freno la lingua, insulso babbano.”
“Beh, comunque io non ci credo.”
Hela sospira e alza gli occhi al cielo, poi appoggia la
mano alla teca e la fissa: nel riflesso del vetro Howie
scorge il verde dei suoi occhi diventare oro e nel suo piccolo ghigno scarlatto
spuntare un paio di canini appuntiti.
Oh oh.
“Vogliamo chiederlo direttamente a lei?”
Dentro la teca, la mascella della mummia inizia a contrarsi.
“Uau!”
Quello che i bambini non possono vedere, è che sta accadendo anche alle
altre mummie del piano.
Sia lode ad Odino ! (Il
Fac-simile, non quello vero) Ho finito!
In due anni ho scritto i 77
capitoli (22 per ogni capitolo di trilogia + 11 di 50SoGR) che mi ero
follemente prefissata dall’inizio – e che ero pressoché certa di non riuscire a
scrivere.
Ho usato citazioni di canzoni,
film e libri, creato giochi di parole per i titoli di capitoli ed inserito inside jokes
e citazioni varie.
Non ho inserito alcune cose
come una scazzottata tra Sif ed Addison che mi
sarebbe piaciuto fare, ma tant’è, va bene così.
Sono piuttosto fiera di quest’impresa
che, nel mio piccolo, costituisce di sicuro l’opera più impegnativa del mio
repertorio. Certo, soprattutto negli ultimi capitoli potevo fare di meglio e di
sicuro l’ho tirata un po’ per le lunghe e ci ho messo tanto (troppo) tempo per
realizzarla.
Nel mio piccolo, per le mie
capacità e per il mio tempo a disposizione, direi che è andata bene.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
In questi due anni dovrei ringraziare tantissime persone per il supporto e per
la pazienza con cui hanno sopportato i miei svarionamenti,
i miei smadonnamenti e le mie continue interferenze.
Siete tante, tantissime e
tantissimi e non voglio scordarmi nessun nome. Quindi non citerò nessuno
apertamente ma:
Se mi hai seguito sin dall’inizio - GRAZIE!
Se mi hai incontrato in seguito – GRAZIE!
Se hai interrotto la lettura e poi l’hai ripresa –
GRAZIE!
Se sei arrivata/o sino
a questo punto – GRAZIE!
Se hai investito il tuo tempo prezioso per omaggiarmi
con una fanart o con un fanvideo
– SUPERGRAZIE!
Se hai recensito tutti i capitoli – SUPERGRAZIE!
Se hai recensito anche solo un capitolo – GRAZIE!
Se sei stata/o un/a lettrice/lettore silenziosa/o –
GRAZIE!
Se mi hai inserito nei preferiti / ricordati / seguiti
– GRAZIE!
Se mi hai lasciato un commento – di qualsiasi tipo –
sui miei social – GRAZIE!
Se comunque, per un motivo o per l’altro, hai nominato
questa storia – GRAZIE!
Insomma, se hai camminato dietro alle chiappe
sculettanti di Addison e compagnia bella…
GRAZIE GRAZIE E GRAZIE!
E non lo dirò mai mai mai abbastanza.
A Seven Heroes Army – The Seventh Saga – finisce qui.
Ho un po’ di
magone, lo ammetto.
Ma spero di
avervi lasciato con un sorriso sulle labbra, a sapere che ci sono in giro due casinisti
(Hellraiser, appunto) che tengono ben alto l’onore
delle rispettive famiglie.
Per ogni
domanda, come sempre, c’è il mio ask.
Per tutto il
resto c’è MasterStark (Ok, ora la pianto anche con
questa battuta penosa, lo giuro.)
Alla
prossima,
EC.
PS: solo una
piccola curiosità su questo prologo. È stato pensato ed ideato davanti alla
teca di una mummia peruviana (Appunto) al Museo Archeologico del Carmo di Lisbona.
Così, se
volevate saperlo…