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Autore: SilverSoul    06/08/2014    7 recensioni
La vita di Maka, chiusa in un appartamento in unica compagnia dei suoi amati libri, sta per cambiare.
Riuscirà il mondo reale ad essere all'altezza di un mondo di carta, dove le alte aspettative, i grandi amori e i sogni nel cassetto sono a portata di mano?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1) Maka


Maka guardava fuori dalla finestra, come faceva ogni pomeriggio da 3 anni a questa parte.
Una mano appoggiata al vetro, i capelli biondi a incorniciarle il viso, un libro aperto appoggiato sulle ginocchia: rimaneva appollaiata intere ore senza muoversi,  seduta sulla sua poltrona preferita, di un rosso così intenso da sembrare sangue, che tempo addietro aveva trascinato vicino a quelle enormi vetrate che davano su quel panorama mozzafiato.
Dal suo appartamento, infatti, la ragazza godeva della vista di Death City in tutto il suo splendore, con i suoi grattacieli enormi  che si stagliavano sullo sfondo cangiante e gli edifici in vetro e acciaio che rilucevano.
Il sole infatti era una’immancabile presenza che, con il suo ghigno insanguinato, prometteva sventure a tutte le creature che dominava dall’alto del suo regno azzurrino: la sua tacita minaccia era resa molto tangibile dall’afa, che avvolgeva come una cappa la città, trasformandola in un grande forno nelle ore più calde.
Ma non erano il panorama, la luce del sole o l’arancione vivido del deserto che catturavano lo sguardo della ragazza.
Lo sguardo di Maka, in genere spento e vuoto, si illuminava e tornava a splendere, vivo, solo guardando molto più vicino a lei.
Maka osservava la gente. Le persone che vivevano nel complesso di cui il suo appartamento faceva parte erano i suoi soggetti preferiti, ormai li conosceva a memoria.
C’era Sid o, meglio, il professor Sid, un uomo sulla trentina che era stato uno degli insegnanti preferiti di Maka al liceo, quando ancora non aveva quel colorito cianotico e non andava abitava al quinto piano con quello schianto di ragazza, la signorina Neigus, che si vociferava fosse un’esperta di armi di una qualche polizia segreta.
Famosi erano poi gli ululati di disperazione e le testate sui muri di Kid, del quarto piano, che rimbombavano lungo tutta la tromba delle scale ogni qualvolta una delle due gemelle bionde che vivevano con lui entravano in casa inciampando sullo zerbino a forma di otto posto sulla soglia di casa: ogni inquilino dell’edifico era in grado di ripetere a memoria la predica del giovane sull’importanza della simmetria che una delle cowgirl aveva sconvolto.
Sullo stesso piano, poi, nell’appartamento di fronte, abitavano uno scapestrato dai capelli blu, che non faceva altro che urlare tutto il giorno saltando da un tetto all’altro, inseguito da una povera ragazza terrorizzata e dispiaciuta che cercava inutilmente di calmarlo.
C’erano poi molti altre persone, come il vecchietto sempre vestito con un mantello nero e una maschera del terzo piano, il signor Mifune e la piccola Angela del secondo, Blair dell’interno 3B, la signorina Aracne che viveva con la sorella Medusa al 2D,il dottor Stein e la tranquilla Marie dell’ultimo piano, Jaqueline e  Kim, le imprenditrici, e i fratelli Fire, Thunder e Kirikou del piano terra e cosi via.
Per Maka, le persone erano un passatempo davvero interessante, dato che erano anni che non usciva di casa neanche per andare a fare la spesa o per mangiare una pizza. Non è che avesse paura degli spazi aperti o cose del genere, semplicemente la bionda aveva perso interesse per il mondo reale.
Suo padre, l’unico suo parente ancora in vita, era partito anni prima con la quinta (o forse era la sesta?) moglie, per andare “a scoprire il mondo”, come diceva lui, lasciandola sola in quell’appartamento, abbandonandola a sé stessa con un sorriso, ricordandosi di avere una figlia solo durante la telefonata di routine che gli consentiva di mettere a tacere la sua coscienza, facendo la parte del “bravo papà”.
Maka era così caduta in uno stato di tristezza, di malinconia, che avevano peggiorato il suo già non facile carattere, rendendola intrattabile: quando il brutto periodo era passato, e aveva scoperto che aveva voglia di ridere di nuovo, si era resa conto di aver allontanato tutte le persone a lei care, facendosi terra bruciata intorno.
Un po’ per orgoglio, un po’ perché non reputava quelle stesse persone, che non si erano neanche sforzate di comprenderla, delle vere amiche, aveva abbandonato tutti, continuando a vivere tranquillamente.
Piano piano, però, la solitudine si era fatta insopportabile, e Maka aveva trovato rifugio e tranquillità solo nei libri.
Persa nel suo mondo di carta, la ragazza poteva ritrovare la sensazione di affetto e calore di una famiglia vera, e i personaggi erano diventati i suoi nuovi amici, persone di cui conoscere a fondo emozioni, sogni e preoccupazioni, di cui poter condividere momenti di felicità e nuovi amori: Maka era certa che le sue storie non l’avrebbero mai abbandonata, così come quelle sensazioni di felicità e di appartenenza che stava riscoprendo dopo molto tempo.
Finalmente era di nuovo lei stessa: e la bionda si era talmente persa tra le pagine dei suoi fidi compagni che non trovava più motivo per mettere piede fuori di casa.
Aveva appena finito il liceo quando se ne rese conto: decise quindi di iscriversi all’università, corso di Letteratura, laurendosi prima del tempo con il massimo dei voti, studiando a casa e presentandosi solo agli esami.
 Maka sospirò, staccandosi dal vetro e riponendo il libro che non aveva ancora aperto. La luce del tramonto tingeva di arancione il soggiorno, rendendo l’atmosfera un po’ magica.
Si alzò e si diresse in cucina, cercando qualcosa da mettere sotto i denti, che non fosse la solita insalatina scialba preparata per svogliatezza.
Ho voglia di pizza, si disse frugando in tutti gli anfratti, nel freezer,nel frigo, sulle mensole e in tutti gli stipetti possibili: era tutto vuoto. L’unica cosa che la bionda era riuscita a trovare era una solitaria scatoletta di tonno impolverata che sembrava avere più anni di lei e dei grissini quasi sbriciolati.
Maka sospirò rassegnata: aveva dimenticato ancora una volta di ordinare la spesa.
Dell’osservare le altre persone vivere, immaginandosi le loro esistenze, le loro storie, cercando di indovinare il loro passato e inventandosi il loro futuro, Maka ne aveva fatto un lavoro. Era diventata una discreta scrittrice e, tempo un paio di romanzi, era arrivata anche la fama, rendendola  anche in grado di mantenersi con la sua passione.
L’aspetto negativo di tutto questo immaginare era, inevitabilmente, una disconnessione dalla realtà che molto spessa l’aveva lasciata senza cibo o sommersa di vestiti sporchi, arrivando anche a farle dimenticare di lavarsi per diversi giorni.
La ragazza  gettò il suo magro bottino nel cestino e decise che l’indomani avrebbe chiamato il supermercato per farsi portare il solito.
Ora che ci penso, si disse la ragazza camminando verso la camera da letto, è davvero da un bel po’ che non vedo Tom. Saranno almeno tre settimane.
Tom era il ragazzo che le portava “di che vivere”, come diceva lui, ed era anche uno delle poche persone con cui parlava.

Nel dormiveglia, mentre cercava di addormentarsi nella solitudine soffocante del suo letto, Maka si chiese se, visto che scriveva delle vite di tutte le altre persone, prendendole quasi in prestito,  lei non fosse condannata a rimanere una semplice spettatrice anche della sua, di esistenza.
 
 
 
 
 



                                                                                                                                                                     ANGOLO SCUSE
Salve, scusate per questo orrore, ma mi era venuta l’idea e se non la mettevo su carta mi avrebbe tormentata. Ringrazio e ammiro già chi è arrivato fino a qui senza che gli sanguinino gli occhi, siete davvero dei lettori accaniti ;)
In teoria questa non è una one shot, ho in mente una mezza idea per il seguito, ma se mi dite che già questa fa schifo vi risparmio il seguito.
Ovviamente sarebbe una SoMa, dato che li adoro, con un Soul in versione… diciamo inedita, più o meno :D
Ergo, fatemi sapere se devo andare avanti!
ps non so che rating sarà, se questa storia andrà avanti, quindi ho messo giallo perché “non si può mai sapere” .
Merci :)
-SS
 
  
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