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Autore: Fenio394Sparrow    13/08/2014    3 recensioni
{OC - What If - Poor Sweet Summer Child}
{Si alzò, andando vicino a Gandalf: «Posso provare io?» lui nemmeno le rispose, gettò a terra bastone e cappello, facendosi da parte.
Si schiarì la gola, si posizionò davanti alla porta con le mani sui fianchi e lo sguardo concentrato. Allargò le braccia, le mani aperte e la voce tonante: « Apriti, Sesamo!»
Ovviamente, non accadde nulla.
Ovviamente, fece la figura della scema.
Ovviamente, non demorse.
Osservò con aria pensosa la porta di pietra, borbottando qualcosa qua e là.
«Allora?» fece Boromir, ridacchiando apertamente.}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Sette Regni e una Terra di Mezzo'
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Boromir perse la pazienza quando partì l’acuto: «Valar, tappatele la bocca, ve ne prego!»
« That’s the Jingle Bell Roooooooooock!»
«Ma proprio non ce la fai a stare zitta, donna?»

Ancora col fiatone per l’acuto che era riuscita a quasi-non-stonare Arya rispose, un po’ abbattuta: « Ma è Natale, chi canta se non canto io?»
«Avevi detto che il Natale era due giorni fa. Oggi è ventisette!»
Sbuffò: «Ma .. Il Natale .. Uffa! Il Natale è inteso come periodo natalizio; il periodo natalizio va da Dicembre al sei gennaio! Sono assolutamente autorizzata a cantare. E poi, basta chiedere. Voi volete che smetta?»

La Compagnia si chiuse in un muto silenzio interrotto dalla risata sommessa di Gandalf e il verso di strafottenza di Lord Stark. Arya se la prese un po’, ma smise di cantare. E procedettero per un altro paio d’ore con lei che fischiettava un motivo terribilmente simile a “All I want for Christamas is you”.
Si appostarono in un posticino riparato dal vento e accesero un fuoco, gli hobbit si diedero da fare per la cena: Arya li sentiva borbottare riguardo tuberi e spezie e ridacchiò, continuando a far vagare la mente verso approdi che sapevano di casa.
Così, la voce di Boromir le giunse un po’ indesiderata alle orecchie: «Non dovresti discutere di cucina con loro, Arya?» appariva terribilmente saccente, e stava dando un fastidio tremendo alla ragazza che tuttavia sembrò cadere dalle nuvole:« Come, scusa?»
«Sai cucinare?» chiese il gondoriano paziente, quasi stesse parlando con una bambina.
«Veramente io cucino i dolci ..» fece lei, vaga.
«Dolci!?» Esclamarono tutti e quattro gli hobbit, partendo all’assalto: «Che tipo di dolci?»
«Torte, crostate?»
«Bignè, biscotti?»

Sembravano esagitati, oddio. Tuttavia, quelle attenzioni le facevano un sacco piacere: adorava gli hobbit ed essere al centro dell’attenzione non le aveva mai dato fastidio, almeno con persone con cui si sentiva a suo agio. «Torte, crostate .. Tutto! Anche se i Cup-Cake sono quelli che mi vengono meglio, specie con le gocce di cioccolato ..» emise un verso deliziato, i pensieri tutti rivolti ai suoi dolci. Quanto avrebbe voluto averne a portata di mano … Poi si ricordò che aveva dei dolci, ma scacciò il pensiero: a Santo Stefano aveva condiviso i dolci al cioccolato di Fanyel con la Compagnia e gliene restavano solo tre, e li avrebbe tenuti tutti per sé, il suo tessoro.
«Come mai io non ero a conoscenza di questa tua grande passione per la pasticceria, Arya?» ridacchiò lo Stregone, fumando la sua pipa.
«Perché l’interesse è nato dopo … dopo che tornassi a casa, sì. Nessuno si è mai lamentato, anzi!» Principalmente aveva iniziato perché si era sentita terribilmente triste, e il cucinare l’aveva in qualche modo aiutata. Principalmente.

«Allora non vedo l’ora di assaggiare un tuo dolce, Arya.» disse Aragorn, cosa che riempì di felicità la ragazza, che arrossì leggermente sulla punta del naso.
«Io dico che vai dal fornaio e poi li spacci per tuoi» affermò Boromir, sporgendosi verso il fuoco per vedere a che punto era la cena; al che Arya alzò gli occhi al cielo.

«Suvvia, Boromir, non essere così prevenuto: magari la nostra Arya è davvero così brava come dice.» Legolas aveva sorriso in sua direzione, a sorpresa, e la ragazza si era sentita andare in fiamme le orecchie e le guance; fortuna che era calato il sole, altrimenti tutti avrebbero visto la sua pelle sfumare in una delicata tonalità cremisi. Sorrise imbarazzata: «S-sì, esattamente. S-sono buoni, come no. Cup-Cake per tutti!»
Fortuna che Sam scelse proprio quell’istante per annunciare che «La cena è pronta!»
E così gustarono un bello stufato di conigli e spezie che riempì il loro stomaco e le mise un po’ di sonnolenza. Arya si avvicinò di più al fuoco, scaldandosi le mani –era di gran lunga la più freddolosa di tutta la Compagnia- e borbottando qualcosa a proposito di termosifoni e caldaie.
«Non so perché ma mi sembra di ricordare il Falò dell’anno scorso per Mezza Estate, vero padron Frodo?» chiese Sam, dando una leggerissima gomitata a Frodo. Lui storse un po’ il naso: «Come mai, Sam?»

Bè, Arya parla tantissimo riguardo al suo Natale e guardando nel fuoco mi è venuto  in mente, tutto qui. E poi Arya è simile a Rosie quando … Quando ..
le sue parole si persero, sostituite dagli schiamazzi di Merry e Pipino: «Rosie Cotton? Quella Rosie, Sam?»
 Pipino era piegato in due dalle risate: «Rosie Cotton .. Ahahah»
«Ma insomma!» Esclamò Arya, vagamente lusingata dallo pseudo complimento di Sam: «Voi non siete mai stati innamorati? Non dar loro retta, Sam» gli sorrise: «Quando tornerai nella Contea, lei non potrà fare a meno di cadere ai tuoi piedi e vi sposerete, te lo dico io.»

«Io una volta ho avuto una ragazza» iniziò Boromir «Una ragazza che ci sapeva fare. Aveva i capelli baciati dal fuoco e una voce meravigliosa, non come te, Arya»
«Ehi!» protestò lei, anche se era interessata alla storia.
«Lei non la dimenticai ..» disse lui, lo sguardo che vagava fra le fiamme, assente.
«Lei .. lei non l’hai dimenticata?» gli fece eco Arya, incredula.
«Sì, sei sorda o cosa?» ribattè acidamente lui.
«Ma .. ma… » sembrava senza parole. «Ma.. esattamente .. quante donne .. ecco .. hai dimenticato?»
«Se le ho dimenticate, come faccio a dirtelo? E meno male che dici di essere intelligente.»
«Bè, io mi sono innamorato una volta, sapete.» s’intromise Pipino tutto allegro.
«Davvero?» Fecero Legolas e Aragorn in coro.
«Le-le hai dimenticate?» domandò shockata Arya di nuovo.
«Sì, Arya, sì! Dimenticate, cosa non capisci di questa parola?» Boromir invece le rivolse uno sguardo scocciato restituito da quello di … disgusto? Di Arya, che puntò le iridi scure sulla figura di Pipino.
«Sì sì, una Hobbit davvero carina, con le margherite fra i capelli e gli occhi verdi ..»

Ho sposato una donna con l’estate fra i capelli .. Ad Arya venne in mente una vecchia canzone che aveva sentito da qualche parte e piegò la testa di lato. Chissà quanti anni aveva Pipino. Sapeva che gli hobbit percepivano l’età in modo diverso dagli uomini – come nani ed elfi- però scacciò il pensiero dalla mente perché, fu Aragorn a prendere parola:
«L’amore può essere un tormento, a volte. Ma quando l’hai trovato, ti domandi come facevi prima a vivere senza di esso e ti riscopri a credere che non ci sia niente di più forte. Che nonostante tutto, l’amore va sopra ogni cosa, l’amore resta, in un modo o nell’altro. Ma vale la pena combattere e perdere tutto, anche se si ama e si è amati?»

Il silenzio calò sulla Compagnia. Arya guardò pensierosa Aragorn: doveva essere per forza innamorato per dire quelle parole. Lei non si era mai sentita così, neppure con Leo. Mai. Si era posta quei quesiti, certo, molte volte, e neppure lei era riuscita a trovare risposta. Si era anche chiesta se sarebbe mai riuscita ad innamorarsi di qualcuno, se qualcuno sarebbe mai riuscita ad innamorarsi di lei. Se mai il suo cuore potesse battere per qualcuno che non fosse sé stessa o gli inarrivabili eroi che la sostenevano e che tanto le avevano dato. C’erano volte in cui si chiedeva se davvero l’amore esistesse, o se era lei che non meritava di amare.

Pensava di aver trovato l’amore con Leo; pensava che lui l’avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni, fianco a fianco, sul loro affetto basato su sguardi e sorrisi e pomeriggi passati accoccolati sul divano. Ma se era amore, quello, perché quando tutto finì si sentì come se si fosse liberata da un peso? Perché sentiva che era stato una parentesi della sua vita, eppure non così importante? Aveva sofferto, sì, ma tuttavia se l’era aspettato, seppellendo il dispiacere fra montagne di dolci.
Non aveva mai saputo il colore dei suoi occhi.
«Credo sia ora di andare a dormire.» disse Gandalf sbuffando l’ultimo anello di fumo e scuotendo Arya da quei pensieri.
«Buonanotte» sussurrò, prima di raggomitolarsi accanto al fuoco, le iridi che osservavano Aragorn montare il primo turno di guardia. Si appisolò poco dopo, il gusto dei cup-cakes al cioccolato in bocca.
 
Quando riapre gli occhi, il mondo brilla di luce vivida e artificiale, fredda.
Si guarda intorno disorientata, quando i suoi occhi incontrano una figura familiare, il cui volto le è noto quanto il suo.
Sua sorella parla al cellulare, tutta presa dalla conversazione. Gli occhi azzurri sono accesi da una gioia febbrile, le labbra rosee curve in un bellissimo sorriso. Sorride di rimando anche Marina, muovendo un passo verso di lei: «Marty!»
Ma la sorella non la sente. Tutti le scambiano per gemelle, e quando rispondo di no credono che sia lei la più grande, perché è più alta e i modi, all’apparenza, più signorili.
Non capiscono che la più grande è lei, e che la poca fantasia dei genitori – due nomi così simili, Marina e Martina- celino due personalità diverse quanto la Luna e il Sole, un satellite naturale e una stella viva.
Non la sopporta, sua sorella, quando sono insieme: troppo invadente, troppo chiaccherona, troppo frivola. Ma quando non c’è, la sua mancanza è opprimente quanto il silenzio, l’assenza impossibile da non notare.
Nessuno nota le loro sottili ma indelebili differenze: le lentiggini sul viso di Martina – vistosamente assenti in Marina- e i capelli chiari, i suoi occhi azzurri.
Martina è l’unica di cui Marina conosca davvero il colore degli occhi, perché è così che li definisce: innocenti.
“Qual è il colore degli occhi di tua sorella?” “Innocenti”
E a quelli che rispondono che non esiste il colore innocenza lei dice di sì, perché sua sorella ce li ha.
Ed ora che la chiamata è finita sembra guardarla dal letto, il braccio stranamente teso verso di lei. Marina allunga il suo per toccarla, ma le sue dita incontrano il vuoto e si sente ondeggiare  e apre gli occhi.
 
«Arya .. Arya è il tuo turno, ora.» Legolas la scosse dolcemente e lei gli rispose con un sonoro sbadiglio: «Ma … che ore so-sono?» Si stropicciò gli occhi, gesto infantile.
«E’ passata un’ora da mezzanotte» sussurrò.
«Quindi è l’una» sbuffò lei.
Si stiracchiò e accettò senza pensarci troppo la mano di Legolas, il tocco dell’elfo era delicato ma forte al contempo, strano che Arya ci facesse caso appena sveglia.

Si sistemò accanto al fuoco, le braci basse, e si mise ad osservare con scarso interesse il paesaggio, evitando accuratamente Gandalf. Insomma, le aìfaceva un po’ impressione vedere lo Stregone dormire, con gli occhi spalancati che ti fissavano ciechi. Non fosse stato per l’abbassarsi e l’alzarsi del petto, avrebbe detto che era morto. Si diede un pizzicotto sulla guancia per non ricadere nelle braccia di Morfeo; lei odiava fare la guardia: non c’era mai nessuno ad importunarli – cosa che in realtà doveva essere positiva- e il giorno dopo aveva occhiate violacee sotto gli occhi, ma se lo facevano gli altri .. chi era lei per tirarsi indietro? Oltretutto in quel mondo sessista doveva sfatare il mito della donna debole e da difendere. Oltre a ciò, si sarebbe sentita in colpa se non avesse aiutato i ragazzi. Ed era bellissimo tormentare Boromir prima di svegliarlo. Perciò la voce di Legolas le giunse inaspettata: «Posso farti una domanda?»
«Certo che puoi» sorrise lei, felice che qualcuno le facesse compagnia e ancora mezza addormentata.
«Chi è Marty?»

La domanda la spiazzò parecchio, tant’è che si risvegliò del tutto: « Come conosci il suo nome?»
«Parli e ti agiti molto, anche quando dormi.»
In effetti, Boromir si era lamentato anche su quel punto, ma l’aveva ignorato con una bella pacca sulla spalla e una linguaccia.
«Lei è mia sorella» ammise, con una punta di nostalgia.
«Che nome strano» commentò Legolas, sempre sussurrando per non svegliare gli altri.
«E’ un soprannome. In realtà si chiama Sansa» snocciolò tutto d’un fiato, dicendo il primo nome che le venne in mente. Dopotutto era vero: Arya e Sansa Stark erano sorelle, ed erano molto simili, caratterialmente e fisicamente, a lei e Martina.
«Che soprannome è Marty?»
Sorrise blanda: «Un gioco di parole intraducibile nel Comune, mi dispiace»
«In effetti avevo notato il tuo accento straniero. Però è meno forte rispetto a sessant’anni fa.» L’elfo le sorrise di rimando, una piccola morsa allo stomaco per la ragazza.
Ciò non le impedì di rispondergli male: «Mi auguro che ti sia passata la voglia di sbattere in cella la gente per sport»
Anche lui si rabbuiò: «Eravate entrati senza permesso nel nostro reame.»
«No, i ragni ci avevano attaccati.» ribattè testarda lei.
«Mi sono sempre chiesto cosa ci facesse un’umana in quella banda di nani» commentò lui aspro.
«Buonanotte, principino.» Gli volse le spalle e guardò fiera davanti a sé.
La sua risposta la stupì, la stupiva troppo, lui: «Io non dormo»
Si voltò verso di lui, tutta la testardaggine svanita dal volto, i lineamenti infantili erano intrisi di curiosità: «No?»
«Non conosco i sogni» rispose sottovoce lui, triste. Arya si sporse un po’ verso di lui, voleva allungare una mano per confortarlo ..
Ma si costrinse a bloccare la mano e a sussurrare: «Posso descriverteli io»
 



Taooo
Non ho molto da dirvi, se non che ringrazio tutti per le recensioni e in particolare Giada per il suo parere e Francesca perchè mi va.
Non mi convince molto, ma è di passaggio, al prossimo si arriva a Moria!
Vi auguro un felice Ferragosto e tanti dolciumi (?) !
Fenio
   
 
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