;EPILOGUE
“Maybe..”
Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito.
Se,
all'inizio di quel fatidico quinto anno, avessero chiesto a Lily
Potter come se lo immaginava lei avrebbe risposto con un sorriso
birichino che avrebbe frantumato le pluffe a Malfoy, rubato tanti
dolci dalle cucine e --finendo la frase affranta avrebbe affermato--
che si sarebbe buttata dalla Torre di Astronomia per lo stress dovuto
ai G.U.F.O. Ecco, di tutto questo, era rimasta fedele forse solamente
alla seconda affermazione, circa, non che non ci avesse creduto
quando, ignara di tutto, aveva preso l'Espresso pronta ad un nuovo
anno uguale a tutti gli altri. Non che l'idea di buttarsi dalla Torre
non l'avesse colta mentre si
era trovata a gestire un numero infinito di ingredienti per pozioni e
procedimenti assurdi, creature magiche che oggettivamente a lezione
Hagrid non aveva nemmeno minimamente nominato e fottute tartarughe
che non ne volevano sapere di diventare teiere per bene. Insomma, una
teiera che tira fuori le zampe e se ne va via quando provavi a
riempirla d'acqua a quanto pareva non era accettabile. Per niente.
Perchè
era finita sì a far impazzire il Malfoy in questione, ma in
un modo
che avrebbe potuto definire— alternativo.
Ad esempio rinchiudendosi con lui in uno stanzino per le scope e
rovesciando ingenti dosi di Smacchiatutto di Nonna Acetonella quando
lo sbatteva accidentalmente
contro gli scaffali. In fondo qualche graffio e livido glielo
lasciava lo stesso, no?
Si
poteva dire, dunque, che aveva fatto bene a non scegliere
Divinazione, perchè prevedere il futuro non era proprio
nelle sue
corde, ma quando mai lo era stato in quelle dei Potter?
Dovendosi
concentrare sullo studio Lily aveva deciso saggiamente di boicottare
la Sala Comune Serpeverde più del solito per evitare di
essere
puntualmente distratta da Malfoy che si comportava come un bambino in
carenza di attenzioni punzecchiandola in tutti i modi possibili e
immaginabili mentre Al si impegnava a guardarli malissimo
—quel
maledetto biondo non studiava mai? Aveva i M.A.G.O. per
Merlino!—
ritrovandosi al seguito Kimberly che non voleva saperne di dipendere
da Al o di separarsi dalla Potter. Quindi invece di andarsene da suo
cugino Hugo altrettanto disperato nella Sala Comune Grifondoro
–che
comunque non aveva mancato di unirsi alle due— dato che la
biondina
non ci sarebbe entrata nemmeno sotto Imperius e a quanto pareva era
diventata la sua gemella siamese si era ritrovata spesso nella stessa
stanza con i gemelli Scamander che sembravano quanto meno pacificati
e attirando gli sguardi straniti di metà della sua Casa
quando uno
di quel gruppo di studio decisamente malassortito usciva
completamente di senno dando sfoggio di teatralità pari a
quella di
una prima donna. Una volta Kim, dopo essere stata per più di
tre ore
sullo stesso libro di Storia della Magia cercando di memorizzare
quanti più fatti possibili si era alzata di scatto e con un
urletto
aveva lanciato il sopracitato libro nel camino. Hugo si era unito a
quella manifestazione e Lily si era trovata ad essere la persona
più
sana del gruppo e contenere il cugino già pronto con le
braccia
stracolme di pergamene e libri che ne avevano passate decisamente di
tutti colori a seguire l'esempio della bionda urlando qualcosa che
riguardava l'anarchia e la libertà di pensiero e il fatto
che
sarebbe morto ignorante, felice e a pancia piena. Con un incantesimo
d'Apello aveva recuperato il libro della migliore amica e si era
esercitata con quello delle Pastoie visto che stavano per scatenare
una rivolta contro gli oppressori. Insomma, la pratica non mancava,
era la teoria a languire.
Con
tutta quella tensione attorno a loro tre capitava spesso che quando
Lily lanciava brevi occhiate ai due biondi sempre nel loro solito
angolo si ritrovava a cogliere Lorcan che la fissava assente.
«Voi
due dovreste parlarvi e basta, queste occhiate da Snasi bastonati mi
stanno logorando i nervi.» saltò su Kimberly
chiudendo di colpo il
libro di Aritmazia.
«Eh?!»
sobbalzò la rossa rischiando di rovesciare la boccetta
d'inchiosto
sulla pergamena che aveva davanti. Come al solito il tavolino su cui
studiavano sembrava più un campo di battaglia che qualcosa
di
vagamente istruttivo. Un origami fatto da Hugo troneggiava in mezzo a
loro, sopra dei libri impilati. A dire il vero, il fatto che la gru
ogni tanto sbattesse le ali la inquietava un po'.
«Parli
di Lorc?» chiese il cugino con la fronte sporca del prezioso
inchiostro cangiante di Kim appoggiata fra la marea di fogli,
riemergendo da una delle sue “pause di riflessione”.
«E
di chi se no?» sbuffò infastidita la bionda
stiracchiandosi. «Sono
stanca di vederti sempre a lanciargli occhiatine tristi, che
ovviamente ricambia, mi distrae dallo studio.»
«E
allora non distrarti.» borbottò l'interessata
senza nemmeno provare
a negare. Le dispiaceva aver perso un amico, non il fidanzato, ma
l'amico che c'era sempre stato.
«Giuro
che se non ci vai a parlare dico a mio fratello che vi lanciate
occhiate languide.» le lanciò un'occhiataccia.
«Digli
quello che ti pare, tanto fra me e Lorc è finita proprio per
colpa
sua, vuoi che gli importi?» fece un'alzatina di spalle
tirando via
le matita che le teneva i capelli sollevati in una crocchia
disordinata per poi rifarsela con lentezza.
«Io
mi chiedo come tu sia finita fra i cervelloni, hai la scatola cranica
più vuota di— di—» si
passò una mano fra i capelli
nervosamente. «--Ahh! Il troppo studio mi ha fusa, immagina
che
abbia fatto un paragone brillante e sarcastico.»
Lily
si limitò ad alzare gli occhi al cielo scuotendo la testa.
In
effetti, al fatto che Scorpius non se la sarebbe presa, non ci
credeva nemmeno lei, ma questo non le impediva certo di evitarsi un
colloquio imbarazzante con Lorcan.
«Non
che tu ne sia mai stata capace prima, di fare commenti brillanti e
sarcastici, dico.»
«Smettila
di tergiversare e parlarci, insomma! Non eravate sposati, non ha
funzionato, non è la fine del mondo.»
«In
ogni caso non sono io a doverlo decidere.» sorrise amaramente
Lily
tirando fuori dalla pila un libro a caso decidendo che era ora di
cambiare materia.
«Voi
donne fate sempre le cose più complicate di quanto non siano
in
realtà.» sentenziò Hugo grattandosi la
testa pensieroso.
«No,
è Lily Potter che è proprio ottusa.»
storse il naso Kimberly per
poi cominciare a parlare di Aritmazia e vedere se lei e il rosso
assieme potevano mettere assieme qualche idea decente su cosa
volessero dire quelle scritte indecifrabili sul tomo davanti a lei.
Lily rimase in silenzio e si mise a ripassare Difesa pensando che
magari poteva provare a fare bella figura dimostrando di saper
eseguire un Patronus corporeo. Stare con le Serpi l'aveva decisamente
cambiata.
Avevano
finito a notte fonda e dopo essersi congedata con una bionda
impaziente di tornare da Albus –erano talmente carini da
farle
venire il diabete— e un rosso catatonico Lily si era buttata
sulla
poltroncina che aveva occupato fino a quel momento cercando di farsi
venire la voglia di risistemare i libri e le pergamene e le pergamene
in una pila da portare al dormitorio. Stava per lasciarli tutto
lì
dov'era –in fondo chi mai avrebbe rubato dei temi malfatti di
Pozioni e libri scarabocchiati?— che lo sguardo si
posò sulla gru
pigramente appollaiata su quelle macerie. E le venne un'idea.
Velocemente
la dispiegò e ci scrisse due righe con la sua solita grafia
disordinata, poi la ripiegò alla bell'e meglio e la
incantò per
farle prendere il volo e raggiungere il destinatario, un po'
ammaccata dal trattamento ricevuto. Dopodichè si
alzò e si trascinò
nel suo letto, pensando che quello che poteva fare, in fondo, l'aveva
fatto.
Quando
Lorcan Scamander si svegliò la mattina dopo trovandosi sul
comodino
quell'oggetto estraneo rimase un attimo a fissarlo interdetto,
scorrendo nella mente descrizioni e nomi delle creature maligne di
cui gli parlava sua madre e chiedendosi se i Nargilli potessero
mutare forma. Una volta più sveglio prese la gru di
pergamena
stropicciata e la dispiegò, stando ben attento a non
romperla.
Quando lesse il messaggio per un attimo corrugò la fronte,
poi
sorrise infilandolo nel cassetto del comodino.
“Grazie.
Non c'era bisogno di una firma, quella scrittura la conosceva a memoria.
«Quante
volte ti dovrò ripetere che devi tenere a portata di mano
dei
rapanelli?»
Lily
si voltò mentre un sorriso le campeggiava sul viso
punteggiato di
efelidi, lasciando perdere la colazione che aveva di fronte a lei e
il discorso che stava facendo con Calipso che osservava soddisfatta
il biondo accanto alla rossa.
«Scusa
Lorc, ma ormai non credi che abbiano imparato a immunizzarsi?
Perchè
Hugo ha il cervello di una zucchina ultimamente.»
Lorcan
rise sedendosi accanto a lei e rubandole una fetta di pane
già
imburrata e ricoperta di marmellata dal piatto. «E quale
sarebbe la
novità?»
«Dovrei
difenderlo, ma-- probabilmente hai ragione, anche se prima almeno non
si metteva a fare riti vodoo con i libri.» sbuffò
prendendo
un'altra fetta di pane dal vassoio davanti a lei.
«Non
mi sembra che sia poco normale per lui, piuttosto mi stupirei se
parlassi di Rose. Lei deve avere qualche Gorgosprizzo che le gira
attorno.. o erano i Mischialecca?» si perse un attimo
pensieroso a
guardare il cielo sereno costellato di leggere nuvolette bianche
sopra le loro teste mentre masticava.
«In
effetti..» ridacchiò Lily che si preparava ad
addentare la sua
nuova fetta di pane quando le venne rubata prontamente dalle mani per
la seconda volta la sua colazione.
«Hey!
Io ho fame!» protestò all'indirizzo del biondo
dandogli una
spallata, avendo in tutta risposta un sorrisino.
«Devo
dirti una cosa.»
«Che
mi ridarai indietro la mia colazione?» alzò un
sopracciglio
infastidita.
«No,
questa è la mia colazione.» scosse la testa
divertito. «Solo che
era giusto così.»
Lei
ci mise qualche secondo a capire cosa intendesse davvero, poi si
aprì
in un sorriso scuotendo la testa sconsolata. Sospirò
allungandosi
verso il vassoio del pane tostato.
«Devo
smetterla di farmi intererire da te, sei una sporca puffola pigmea
bionda.»
«Scorpius,
smettila di guardare in cagnesco mia sorella, si conoscono da quando
portavano il pannolino.» l'ennesimo ammonimento a vuoto al
tavolo
Slytherin da cui un altro biondo stava osservando, o meglio, stava
provando a cruciare con lo sguardo i due Corvonero da quando avevano
iniziato a parlare.
«Questo
non gli ha impedito di infilarle la lingua in gola e farle
chissà
cos'altro, dov'è finito il tuo spirito da fratello maggiore?
Eh
Potter?» sibilò senza spostare lo sguardo dalla sua
Lily che
rideva e scherzava con quell'uccellaccio della malora.
«Si
è suicidato quando ha scoperto che la mia sorellina per gli
uomini
non ha proprio gusto.» commentò serafico. Lorcan
era un così caro
ragazzo, invece era finita con il suo migliore amico. Quello che se
non lo insultava almeno una volta al giorno non era una giornata
fruttuosa.
«Di
sicuro tua sorella ha gusti migliori della mia.»
borbottò inacidito Scorpius.
«Di
sicuro tua sorella ora ha voglia di
ucciderti.» s'intromise
sorridendo sornione Zabini che non poteva rinunciare all'occasione di
uccidere i nervi di Malfoy di prima mattina mentre leggeva pigramente
la posta mattutina. «Mi immagino già le riunioni
di famiglia.»
Ghignò
divertito senza impegnarsi a nascondersi, ripose la pergamena sul
tavolo per prendere la tazza di thè di fronte a lui,
ignorando la
breve occhiata di fuoco del biondo.
Kimberly
non disse nulla, troppo assonnata anche per insultare mentre
masticava un biscotto e cercava di assumere gli zuccheri necessari ad
affrontare una nuova giornata di studi.
Albus
sospirò e recuperò la Gazzetta del Profeta.
Scorpius
continuò a cruciare con lo sguardo il tavolo Ravenclaw,
mentre
pensava al modo migliore di marcare il territorio che non comportasse
un tatuaggio in fronte alla rossa con la dicitura “propietà
privata, girare a largo, il serpente morde”.
Rimase
così per qualche minuto, mentre intorno a lui la vita
scorreva:
Albus tormentava per l'ennesima volta Kim chiedendole se era davvero
sicura di non volere una mano a studiare e conoscendo sua
sorella
probabilmente stava riflettendo sul fatto che persino ad Azkaban
avevano un po' di tregua mentre gli rispondeva poco delicatamente con
voce assonnata. Emily sedeva poco più in là, dove
Zabini lanciava
continuamente occhiate, senza però abbandonare il gruppetto.
Probabilmente ora erano amici part-time o qualcosa del genere, in
fondo a lui non importava più di tanto, con Emily Warrington
quasi
non ci parlava più, proprio per quella rossa che ora rideva
e
scherzava con il-suo-cazzo-di-ex.
Salazar,
era bellissima e l'avrebbe fatto diventare più pazzo della
prozia
Bellatrix se non avesse trovato un modo di— di—
incatenarla,
nasconderla al resto del genere maschile che non fosse un parente
stretto? Non lo sapeva nemmeno lui. E a ben vedere era meglio
limitare i suoi contatti esclusivamente ai fratelli visto cos'era
successo fra quel coglione di Potter grande e la mezza francese.
Forse nemmeno i fratelli erano sicuri.
«Scorps,
se continui ad arrovellarti così somiglierai a Walburga, te
la
ricordi la tizia che urla sempre nel quadro a casa Black
vero?»
«A
volte mi chiedo se quella dannata Potter non ti paghi in dolciumi per
uccidermi i nervi.» sibilò fra i denti alla
sorella, senza scostare
lo sguardo da Lily che si legava i capelli in una crocchia scoprendo
il collo candido. Ora aveva pensieri impuri persino per una fottuta
gola, Merlino doveva curarsi.
«Mhm,
no, basta lei. Io dicevo sul serio comunque.» fece un'alzata
di
spalle la più giovane di casa Malfoy prima di alzarsi
mettendosi la
borsa in spalla.
«Figurati
se mi tocca quello che fa.»
«Non
è molto convincente se lo dici fissandola con la bava alla
bocca
fratellino.» solo a quel punto scostò lo sguardo
dal tavolo
Corvonero incontrando quello della sorella che ghignava allegra.
«Io
ora vado a lezione, a più tardi gente.»
«Sei
la figlia di Godric Grifondoro-- e io non
sbavo!» le urlò
quasi dietro inferocito, guadagnodosi solo un'altra alzata di spalle
mentre la biondina andava a prendere l'amica al suo tavolo per poi
dirigersi fuori dalla Sala Grande, affiancate da quell'idiota e da
un'altra tizia di cui non poteva fregargli di meno.
«In
realtà, tesoro, lo fai e fattelo dire,
quella rossa ti ha
cotto davvero a puntino.» sorrise Zabini mentre si alzava
facendo
segno ad Emily per dirigersi anche lui a lezione.
Scorpius
borbottò solo un “fanculo” mentre un
piano si delineava nella
sua mente, perchè doveva assolutamente segnare il
territorio. Era
ora che Hogwarts sapesse che era sua, prima che finisse l'anno.
Perchè se già cominciava così e lui
era ancora lì, figurarsi
l'anno dopo quando sarebbe stata da sola e lui là fuori.
No,
andava fatto assolutamente qualcosa.
Albus
Potter fissò sconsolato il suo migliore amico, conoscendo
bene
quello sguardo, mentre l'espressione tetra si distendeva e
ricominciava a diventare la solita maschera indifferente. Merda,
aveva un piano e sicuramente sarebbe stato qualcosa di poco piacevole
per Lily. E per il suo spirito da fratello maggiore defunto. E lei
l'avrebbe ucciso per non aver impedito a Scorpius di fare qualunque
cosa stesse pianificando di fare. Come se fosse colpa sua se era uno
psicopatico, dividevano il dormitorio, non erano diventati amici per
scelta.
Si
prese la testa fra le mani e sospirò pesantemente puntando
gli occhi
verdi affranti sulla tazza di caffè ormai freddo poggiata
sul
tavolo.
Perchè
non aveva amici Tassorosso? Perchè?!
Lily
stava giurando a sé stessa che sarebbe diventata Ministro
della
Magia o la prossima Signora Oscura, non importava, ma avrebbe
conquistato il mondo e abolito gli esami. E Pozioni. E Aritmazia.
Avrebbe abolito tutto. Insomma, stava pianificando la sua geniale e
terribile vendetta sul mondo intero uscendo dalla classe di
Trasfigurazione –la professoressa Chang sarebbe stata la
prima
vittima del suo impero— quando si trovò accanto
alla porta un
biondo che la aspettava serafico, attirando qualche occhiata stupita
dai suoi compagni di classe.
«Malfoy
che ci fai qui?» lo guardò come si guarderebbe un
Asticello grasso.
La parola incredula –e nemmeno
“sospettosa”-- bastavano a
rendere l'idea.
«Oh
ciao fratellone, Albus?» la raggiunse Kim che non aveva
mancato di
raccontare all'amica le occhiate tetre che le aveva lanciato per
tutta la colazione, ricevendo una risposta prevedile: “che si
fotta, non posso star dietro alle sue lune”. Anche se dentro
di sé
Lils sapeva che forse un pochino di ragione ce l'aveva. Forse.
«Dovresti
essere più gentile con il tuo ragazzo Potter, sono venuto a
prenderti.» ghignò il biondo affiancando le due
ragazze, visto che
Lily aveva continuato a camminare imperterrita. Conosceva quella
faccia e sapeva che voleva attaccare briga, ma non gliel'avrebbe
permesso.
«Sbaglio
o voi del settimo avevate Pozioni come ultima materia prima di
pranzo?» domandò accigliata la rossa senza
guardarlo dirigendosi
dritta verso le scale.
«Sì
e allora?» domandò indifferente con le mani in
tasca camminandole a
fianco.
«Ho
capito, qui nessuno mi caga e voi state per litigare, vi
precedo.» e
sbuffando Kimberly sparì dietro un arazzo a passo di marcia.
«Ma
che le prende? Sta diventando come te Potter.»
fissò per qualche
istante stralunato la sorella.
«Ti
aveva chiesto di Albus e ci sono i G.U.F.O. Io mi ritengo fortunata
che non mi abbia ancora ammazzata nel sonno.» fece un'alzata
di
spalle Lily. «E comunque la pazzia è prerogativa
dei Malfoy.»
«Parla
sempre di tuo fratello ultimamente, sono nauseanti.»
alzò un
sopracciglio il biondo fingendosi disgustato. Bhè, forse non
fingeva
proprio del tutto.
«Sì
in effetti lo sono--» borbottò prima di fermarsi
di colpo e alzare
lo sguardo per lanciargli un'occhiataccia. «Comunque
perchè sei
salito dai Sotterranei fino al Quinto piano quando ci saremmo visti a
pranzo e avresti dovuto fare una sola rampa di scale? Che cosa stai
tramando?»
Lui
l'aggirò mettendosi davanti a lei, con il suo solito
ghignetto si
chinò verso di lei, incurante che fossero in mezzo a un
corridoio,
perchè lei era sua.
«Te
l'ho detto, volevo accompagnare la mia ragazza a pranzo.»
Lily
rimase a fissarlo negli occhi sospettosa, un po' persa e un po'
astiosa. Non capiva se lo odiava o lo amava di più, non
capiva quale
delle due parti prevalesse. O se erano due sentimenti distinti,
perchè tutto ciò che la faceva incazzare allo
stesso tempo la
faceva impazzire, in senso buono però. E questo era anche
peggio.
Forse.
«Va
bene che ho un pessimo senso dell'orientamento, ma vivo in questo
castello da cinque anni, so trovarla da sola la Sala Grande.»
nonostante non fosse poi così arrabbiata –un po'
lo era sempre a
prescindere, non importava che non sapesse quello che aveva fatto o
stava per fare, perchè Malfoy aveva fatto o stava per fare
sempre
qualcosa per cui arrabbiarsi— mantenne l'atteggiamento acido.
Perchè se anche le faceva piacere sapeva che c'era qualcosa
sotto.
«Vedo
le tue deliziose rotelline lavorare a ritmo extra Lils, non dovresti
affaticarti così tanto.» le sorrise, un vero
sorriso, meno pacifico
di quel famoso sorriso, ma sempre il suo sorriso.
«Eh?»
sentì il cuore perdere un battito e per un attimo
pensò che magari
per una volta poteva non avere cattive intenzioni.
«Non
dovresti affaticare un cervello che non è abituato ad essere
usato.»
continuò a sorridere furbescamente, mentre se ne stavano
immobili in
mezzo al corridoio e alla folla di studenti che si assottigliava man
mano che passava il tempo.
«Stronzo,
ti ricordo che sono una Corvonero.» incrociò le
braccia indurendosi
di nuovo. Possibile che quando stava per diventare una persona quasi
apprezzabile doveva sempre rovinare tutto.
«E
solo Merlino sa che cos'aveva bevuto quel giorno per smistarti in
quella Casa.» ghignò allegramente Scorpius, sempre
leggermente
piegato verso di lei, con le mani infilate nelle tasche della divisa
e lei, che nonostante stesse davvero incazzandosi, non si muoveva.
«Con
te anche se era sbronzo ci ha preso, ti ha messo nella Casa degli
stronzi che hanno le relazioni più brevi mai
esistite.» strinse i
pugni guardandolo in cagnesco. «Ora, se vuoi andare a fanculo
io
invece vado a pranzo.»
Che
morisse pestato a sangue dal Platano Picchiatore, doveva davvero
essere una cretina di proporzioni epiche per voler stare con uno del
genere, non sarebbe rimasta a farsi insultare.
Lui
la guardò aggirarlo a passo di marcia, cercando di
raggiungere le
scale, visto che con una mossa fulminea lui le mise le braccia
attorno alla vita, abbracciandola da dietro.
«Perchè
devi trasformare un gesto gentile in una dichiarazione di guerra
Potter?» le sussurrò nei capelli, inspirando il
suo profumo con gli
occhi grigi semichiusi. «Mi farai impazzire peggio di
Walburga.»
La
sentì irrigidirsi fra le sue braccia e per un attimo
credette che
l'avrebbe scostato e insultandolo sarebbe corsa giù per le
scale. In
fondo quello che stava facendo era strano, quella situazione era
strana. Loro erano strani. Diversi, ma niente gli era sembrato
più
giusto quell'anno che starsene col viso immerso in quella matassa
rossa che profumava di violetta.
«Sei
già peggio della vecchia Black.» la
sentì sospirare mentre si
rilassava appoggiandosi al suo petto. «Solo che invece di
uccidere
Babbani fai venire in mente alle persone intorno a te i modi
più
fantasiosi di nascondere un cadavere.»
«Questo
perchè la mia bellezza è fonte d'ispirazione
senza fine.»
«Si,
soprattutto ispiri manie suicide.» ridacchiò la
ragazza reclinando
il collo per guardarlo in faccia.
Vederla
sorridergli, così, in pieno giorno, senza bisogno di alcol
ad
ammorbidirla, senza nessuna ragione apparente era ciò
che voleva.
Semplicemente lui voleva lei, così, alla luce del sole, in
mezzo al
castello, che gli sorrideva con le guance lentigginose leggermente
arrosate dall'imbarazzo e l'incazzatura da poco passata. Voleva lei,
in un misto di rabbia e amore.
La
girò di colpo e la baciò sollevandola da terra,
tendendola stretta
dalla vita, lei semplicemente si aggrappò al suo collo
passando
all'attacco anche lei.
Era
questo che gli piaceva, lei non era docile, non si piegava a quello
che voleva lui, ma in qualche modo lo piegava a ciò che
voleva lei,
ma andava bene lo stesso perchè i loro desideri
coincidevano. I
pochi studenti rimasti li superarono lanciandogli alcune occhiate
ancora più stupite per chi li riconosceva, per chi li aveva
visti
combattersi per anni per quegli stessi corridoi. La voce girava
già
da un po', visto che non si erano poi dati così da fare per
nascondersi, ma vedendosi soprattutto nei Sotterranei ed essendoci
già stata una voce falsa verso aprile gli studenti non ci
davano
troppo peso.
Ma
in fondo la guerra se la facevano ancora, solo in modo diverso. La
guardò, sopra di lui che lo fissava con gli occhi blu che
brillavano
e la chioma spettinata che le incorniciava il viso.
«Guarda
che sono ancora incazzata con te.»
«Quando
mai non lo sei.» ricambiò il suo sguardo con uno
altrettanto furbo,
mentre lei storceva la bocca e arricciava il naso, ma non per il
disgusto come al solito, ma per trattenere una risata, mentre
s'illuminava.
«Evidentemente
te lo meriti principe degli idioti. Ora mettimi giù, ho
fame.» gli
sussurrò a fior di labbra, lui non staccò lo
sguardo da quello di
lei mentre lentamente scendeva le scale davanti a cui si erano
fermati, per poi voltarsi e lasciarla posare i piedi su due scalini
più in alto. Ancora vicini.
«Ecco
un'altra cosa che non è una novità, tu hai sempre
fame.»
interruppe il silenzio guadagnandosi un'altra occhiataccia mentre la
mano piccola di lei cercava la sua per intrecciare le dita. Un altro
contrasto fra normalità e futuro. Avrebbe potuto abituarcisi
in
fretta, però.
«Devo
crescere. Tu invece che scusa hai per essere sempre così
fastidioso?» gli fece la linguaccia mentre cominciavano a
scendere.
Del
tutto dimentica dei sospetti di poco prima erano entrati nella Sala
Grande mano nella mano con tutta tranquillità, ma quando lei
aveva
semplicemente cercato di andare a pranzare al tavolo Corvonero le
aveva stretto la mano in modo possessivo e sorridendole ambiguo come
quando poco prima si era presentato davanti alla sua classe le aveva
comunicato
che stava sbagliando strada e che il loro
tavolo
era più avanti.
«Vado
a mangiare al mio
tavolo, sai, quello della mia Casa.» lo aveva fulminato con
lo
sguardo.
«E
da quando tu mangi al tuo tavolo?» inarcò un
sopracciglio. Si
sarebbe detto l'immagine dell'innocenza, se lo fosse stato mai in
vita sua dai tre anni in su.
«Da
quando ci sono stata smistata al primo anno e devo studiare.»
alzò
gli occhi blu in modo teatrale.
«Ma
non dovevi chiedere ad Al qualcosa riguardo ad una pozione?»
aveva
fatto un ghignetto noncurante.
«Posso
farlo dopo, praticamente vivo nella vostra Sala Comune.»
aveva fatto
un sorrisino forzato mentre se ne stavano impalati in mezzo alla Sala
Grande con la gente che li aggirava per raggiungere i propri tavoli.
Si stava comportando in modo assurdo, da fuori di testa.
«Non
ultimamente— e puoi farlo anche ora, così te la
spiego anche io.»
aveva alzato ancora di più il sopracciglio.
«E
invece lo farò dopo.» sorrise cercando di non
farsi saltare i nervi
e cercò di allontanarsi una seconda volta, ritrovandosi
invece
sbalzata di nuovo contro il suo petto.
«Ma
si può sapere che ti prende?!» alzò lo
sguardo verso quello di
lui, indecifrabile.
Lo
vide spostare lo sguardo verso il tavolo Ravenclaw facendolo vagare
un attimo, mentre contraeva leggermente la mascella. Sembrava
infastidito da qualcosa, ma non fece in tempo a girarsi che lui si
rivolse di nuovo a lei con il solito ghignetto tanto da farle pensare
che se lo fosse appena immaginato.
«Che
stai facendo?» sobbalzò quando lui le
posò un braccio in modo
possessivo dietro la schiena e una mano sotto al mento facendole
alzare il viso. Lui la ignorò e con semplicità la
baciò, lì,
in mezzo a tutti. E in fondo non le importava poi
così tanto,
si accorse mentre la testa si svuotava.
Non
importava quante volte si baciassero, ogni volta il suo cervello
andava in tilt, era peggio che essere Confusi. Semplicemente non le
importava più di nulla. E aveva paura che quella sensazione
non
fosse frutto del momento, ma semplicemente perchè lui era
fottuttamente bravo a baciare.
“Esperienza”
le disse una vocina nella sua testa che si apprestò a
scacciare
mentre gli prendeva la camicia fra le mani e lo attirava a
sé,
schiacciandosi contro di lui.
«Bacio
la mia ragazza.» le aveva risposto Scorpius a fior di labbra
con un
ghignetto, scostandosi. «A dopo, allora.» e si
voltò andando verso
il proprio tavolo, tronfio.
Lily
rimase per qualche minuto impalata in mezzo alla Sala Grande a
fissare la sua schiena, poi meccanicamente si voltò verso il
tavolo
Corvonero e si rese conto del perchè di quella plateale
dimostrazione d'affetto. Troppi, troppi, troppi
occhi puntati su di lei, fra cui quelli astiosi di Lysander e quelli
divertiti di Calipso che raggiunse a passo di marcia.
«Bhe,
vedo che le voci che girano sono vere.» aveva ridacchiato la
Ravenclaw quando le si era seduta accanto pesantemente, con le guance
coperte di efelidi arrossate, non sapeva nemmeno lei se più
dall'imbarazzo o dalla furia omicida.
«Quell'idiota
lo ammazzo.» ringhiò funerea lanciandogli
un'occhiata omicida.
«Prima
non sembrava ti desse poi così fastidio.» si
guadagnò
un'occhiataccia anche lei. Si guardò attorno incontrando lo
sguardo
rilassato di Lorcan che le fece un'alzata di spalle, con un mezzo
sorriso dall'altra parte del tavolo a parecchi posti di distanza dal
suo tanto che qualunque conversazione verbale sarebbe stata inutile.
Si sentì per metà rassicurata e per l'altra
metà ancora più
imbrazzata. E incazzata.
Ecco
perchè era andato a prenderla a fine lezione. Aveva ragione
lei, i
Malfoy hanno sempre in mente qualcosa. Sempre.
Pianificatori
bastardi.
«Ha
marcato il territorio manco fosse uno Snaso!»
borbottò cercando di
sembrare il più indignata possibile mentre si riempiva il
piatto con
quello che le capitava davanti.
Era
geloso. E non era nemmeno tanto sicura che questo le
dispiacesse quanto volesse far credere a sé stessa.
«In
effetti sì, ma è stato reciproco, fidati.
C'è un gruppo di
undicenni Slytherin che ti sta fissando come se fossi un vermicolo
gigante.»
«Oh.
No.» gemette la rossa finendo ad afflosciarsi contro al
tavolo con
la fronte, con la rabbia del tutto sgonfiata. «Mi spieghi
com'è
umanamente possibile che esistano i fan club?»
«Bhe,
il tuo ragazzo è carino e loro stanno scoprendo cosa sono
gli
ormoni, se vuoi un consiglio da un'amica però io ti
consiglierei di
non mangiare niente che non sia sotto stretta sorveglianza, brava
come sei in Pozioni dubito che ti accorgeresti del veleno nel
piatto.» rise allegra Calipso battendole una mano sulla
spalla,
mentre la rossa stava per avere una crisi.
La
fase di studio intensivo aveva messo a dura prova la sua pazienza,
come la discussione di poco prima, quando si era ritrovata a
comprendere cosa volesse dire essere la
ragazza di Scorpius Malfoy.
Non aveva considerato se aveva la resistenza per quegli alti e bassi
che si susseguivano a ritmo vertiginoso ogni cinque secondi.
Perchè
lui il senso del pudore non ce l'aveva, anzi, sembrava godere a
metterle contro le ochette del suo fanclub— composto per la
maggiorparte da primine davvero inquietanti, roba da denuncia ed
incantesimo respingente— e attirare lo sguardo di chiunque
fosse
nel raggio di cento metri e avesse un paio di occhi. Ne bastava anche
uno solo, di occhio. Bastava che fosse puntato su di loro.
Se
anche lei era tranquilla, per così dire, sul fatto di avere
una
relazione con lui, il fatto che suo padre ricevesse una comunicazione
sdegnata della McGrannit per atti osceni la terrorizzava. Harry
Potter probabilmente sarebbe diventato
l'uomo-non-più-sopravvissuto
a causa della sincope che avrebbe avuto sapendo che la sua bambina se
la faceva con un Malfoy, accettava Kim solo perchè la vedeva
“carina
e
coccolosa”,
parole che per inciso denotavamo la totale cecità e
imbecillità del
suo papino adorato —ogni volta che la bionda sentiva quegli
aggettivi associati al proprio nome aveva un brivido lungo la schiena
e una smorfia di una persona che aveva appena ingoiato pus di
bubotubero— ma per Scorpius era tutta un'altra storia.
L'avrebbe
ucciso.
Dal
tavolo Slytherin non solo delle undicenni alla scoperta della loro
femminilità stavano fissando la rossa, ma anche il solito
gruppetto,
eccetto per Scorpius che mangiava soddisfatto il suo purè di
patate.
«Credo
che ci sia qualcosa di estrememante sbagliato in te Scorp, sul serio.
Più ami una persona più sei sadico.»
Ares Zabini fissava dubbioso
la testa rossa accasciata contro il tavolo.
«Questo
è solo l'ennesima conferma di quello che dicevo da anni: con
l'impegno che ci ha sempre messo per far dannare la Potter sono io
quella a non capire come abbiano fatto ad accorgersene solo
ora.»
commentò Emily, guadagnandosi un'occhiata truce da Kimberly
seduta
dalla parte opposta a qualche posto di distanza.
«Perchè
lei ci parla ancora?» borbottò acida guadagnandosi
un debole
rimprovero da Albus che voleva solo un po' di pace.
«Io
non ho fatto niente a nessuno.» ghignò serafico il
biondo. «Ed Em,
dovresti smetterla di ripetere ogni volta che lo sapevi già,
stai
diventando irritante. Più del solito, intendo.»
«Sempre
il solito gentiluomo Hyp.» fece un sorriso acido, ma
nonostante il
soprannome non intacco il buon'umore del biondo.
«Scorpius,
hai letteralmente marcato il territorio. Se foste andati avanti
ancora un po' la McGrannit sarebbe svenuta.»
ridacchiò allegro
Zabini, lanciando un'occhiata alla vecchia insegnante per cui anche
sfiorarsi le mani era osè.
«Non
c'è bisogno di marcare nessun territorio, lei è
mia e basta.»
ghignò divertito il biondo mettendosi in bocca un pezzo di
cotoletta
soddisfatto.
Zabini
scoppiò a ridere di gusto scuotendo la testa.
Alla
fine, che lo volessero o no, o più importante, che fossero
pronti o
meno, gli esami arrivarono a incombere sulle teste dei poveri
studenti di Hogwarts. La paura e l'ansia dilagavano fra quelli del
quinto e del settimo anno come una malattia venerea in un bordello
mietendo vittime ad ogni secondo. Il paragone malato era stato
sfornato dalla mente altrettanto deviata di Zabini e nonostante
l'avesse trovato rivoltante, Lily dovette ammettere a malincuore con
sé stessa che calzava a pennello. Si vedevano persone di
tutti i
tipi, da quelle che urlavano in preda alle crisi isteriche, chi si
dava ai ripassi dell'ultimo minuto furiosamente –comprese lei
e
Kim, purtroppo— e gente che sfruttava la paura serpeggiante
per
smerciare miracolosi rimedi ed elisir da cui Lily si tenne
accuratamente alla larga dopo aver sentito dire dall'amica esperta in
pozioni e in ingredienti che gli aveva dato un'occhiata e l'unica
cosa che potevano fare era evitarti direttamente gli esami
perchè
eri finita al St. Mungo avvelenata. Come a voler confermare le parole
dell'amica pochi giorni dopo si seppe di un ragazzo di Tassorosso
trasportato d'emergenza in Infermeria dopo aver preso una certa
polvere di non-so-che per accrescere le dimensioni del cervello.
Quindi
Lily si arrese e si limitò ad ingurgitare caffè
dopo caffè per
affrontare le notti di studio rimanenti, mentre in qualunque Sala
Comune si trovasse aleggiasse solo ansia e borbottii sommessi di chi
studiava. Spesso si era ritrovata –compresa la sera prima del
primo
esame— sul divano di pelle nera, stesa con la testa
appoggiata alle
ginocchia di Scorpius a studiare in silenzio, non una parola, solo le
sue mani che giocherellavano con una ciocca rossa mentre anche lui
rileggeva gli appunti vergati dalla calligrafia ordinata di Albus o
l'ennesimo tomo. Non era sicura di cosa provasse nei confronti di
quella normalità, ma aveva scoperto di sentirsi in pace e
che le
conciliava la concentrazione, dato che la tranquillizzava.
Le
due settimane di tortura iniziarono e il primo giorno lei e Kim
avevano Aritmazia, mentre Scorpius, Albus e Zabini Pozioni. La rossa
dal momento in cui entrò nella sala ebbe la certezza
matematica,
l'unica che potesse avere, che si sarebbe potuta pure non presentare.
«Kims,
mi ricordi perchè abbiamo scelto questa materia?»
le bisbigliò
mentre contraeva e rilassava la mano sudata.
«Per
riempire le ore buche che non avrebbero dovuto essere buche?»
le
rispose con una vocina che sembrava provenire dall'oltretomba.
«Bene,
ora si spiega tutto.»
Come
previsto ne uscì con la testa piena di numeri che non capiva
e di
domande a cui era sicura che non andava risposto nel modo in cui lo
aveva fatto lei solo per riempire i buchi vuoti nella pergamena.
Quando Kimberly la raggiunse invece aveva un'espressione
indecifrabile.
«Com'è
andata? Disastroso?» domandò la rossa che aveva
già accantonato la
disperazione, tanto non le sarebbe servita per andare con zio Charlie
e poi aveva già scritto una lettera ai coniugi Potter con
una
filippica sull'inutilità della materia e sul fatto che la
matematica
e lei erano due mondi differenti.
«Non
lo so..» rispose con aria sognante Kimberly. «Forse
è andato
bene.»
Sembrava
più stupita di sé stessa di quanto non lo fosse
Lily che scoppiò a
ridere allungando le braccia sopra la testa per stiracchiarsi.
«Oh,
questa è bella!» e senza aggiungere altro
aspettarono l'ora di
pranzo, non avendo esami pratici nel pomeriggio avrebbero ripassato
più tardi.
A
pranzo incontrarono Albus in completa paranoia da secchione, mentre
Scorpius mangiava con tranquillità allucinante, come se
avesse già
l'Eccezionale in tasca. Zabini sfogliava il libro pigramente ogni
tanto fingendo di ripassare, forse per convincere sé stesso
che era
preparato, ma senza nessuna serietà.
Il
giorno dopo toccò a Trasfigurazione, l'esame scritto dopo le
ore
passate a ripassare con Kimberly e Hugo le sembrò
più facile di
quanto aveva previsto e la sua prova pratica fu sicuramente
più
brillante di una di Grifondoro che invece di cambiarsi colore ai
capelli gli diede fuoco. Insomma, non avrebbe brillato, ma nemmeno
fatto schifo, superando sicuramente l'Accettabile.
Inutile
dire che la sera precedente al terzo esame, Pozioni, fu il totale
panico e Scorpius ed Albus dovettero dividersi fra la loro sessione
di studio –alla fine rimase solo il secondo visto che Al
stava per
avere un attacco di panico— e le crisi isteriche di Lily, Kim
aveva
rinunciato ad aiutarla e cercava di convincere Scor a desistere visto
che era un caso perso.
«Dai
Lils, tirerai su la pratica con la teoria. Qualcosa ti ricorderai,
no?» aveva sbuffato la bionda che nonostante un po' d'ansia
era
sicura di sé.
«Come
faccio? Non so assolutamente niente, i calderoni mi odiano, scoppiano
solo a guardarli!» si era presa la testa fra le mani
scompigliandosi
ancora di più i capelli.
«Cerca
almeno di non ferire l'esaminatore o la bocciatura è
sicura.»
«Vaffanculo,
Malfoy.»
«Non
agitarla di più Scorp, che poi devo averla io nel letto che
si
rigira come una matta.»
Nonostante
tutto l'esame scritto andò discretamente, a suo parere,
almeno aveva
ricordato più di “nulla” e
alla domanda sul Bezoar aveva
risposto correttamente.
Durante
la pratica Kimberly era riuscita a mettersi nel calderone alle sue
spalle e quando l'esaminatore era lontano le bisbigliò
qualche
dritta sottovoce, alla fine la pozione almeno aveva il colore che
avrebbe dovuto avere.
Incantesimi
andò abbastanza bene, la fottuta tartaruga
diventò la fottuta
teiera senza che dovessse urlarle ogni genere di epiteto. In
Astronomia se la cavò.
Quando
arrivò il turno di Cura delle Creatiure Magiche
tirò un sospiro di
sollievo, come per Storia della Magia in cui dovette restituire il
favore a Kimberly e aiutando i parecchi intermediari fra i loro
banchi.
A
Difesa Contro le Arti Oscure ebbe qualche problema dal punto di vista
teorico, ma quando l'esaminatore le disse che gli era giunta voce che
lei sapeva fare un patronus e che era curioso, dato che l'aveva visto
fare a suo padre prima di lei –quanti Merlino di anni aveva?
Era
decrepito già all'epoca!— sorrise imbarazzata e
chiuse per un
istante gli occhi, ricordandosi il suo pensiero felice a cui si
accumularono tanti altri. Quando riaprì gli occhi e
pronunciò la
formula la medusa cominciò a galleggiare per la sala,
imbarazzandola
un po' per la forma, ma orgogliosa di somigliare a suo padre in
quella piccola cosa.
E
con quello si concludevano i suoi esami, uscì dalla stanza
consapevole che fino a Luglio avrebbe potuto vivere lontana da ogni
cosa riguardante lo studio e allo stesso tempo un pensiero la
trafisse: quello sarebbe stato l'ultimo giorno d'esame in
assoluto
per qualcun altro. Quei due giorni rimanenti sarebbero stati gli
ultimi in cui sarebbero stati tutti ad Hogwarts. Un nodo alla gola la
prese e si appoggiò ad un muro in un corridoio vuoto, ormai
erano in
pochi ad essere ancora esaminati, gli altri festeggiavano. E lei era
lì, a chiedersi se ce l'avrebbe fatta l'anno dopo senza di
loro.
Senza di lui.
Fece
un respiro profondo, poi un altro e poi un altro ancora.
Si
stacco dal muro passandosi una mano fra i capelli e decise di non
farsi prendere dal panico, perchè lei era Lily Potter e se
lo avesse
voluto niente le avrebbe mai fatto paura. Perchè lei era
coraggiosa
e quello che aveva in quel momento non sarebbe cambiato nel giro di
un'estate, perchè lei in quel forse con
Scorpius Malfoy ci
voleva credere con tutta sé stessa.
Il
giorno dopo fu dedicato al relax totale, il solito gruppetto si era
spaparanzato nella Sala Comune Slytherin, Lily sul tappeto ai piedi
del divano stesa sulla pancia a giocare col gatto di Kim, la padrona
accocolata sul divano con Albus a chiacchierare e cercare di calmare
l'ansia del moro che voleva parlare degli esami appena passati senza
trovare però nessuno che avesse intenzione di ascoltarlo.
Scorpius
se ne stava steso sull'altro divano a fumare tranqullamente,
godendosi il dolce far nulla e quando Zabini li raggiunse dopo essere
sparito per metà pomeriggio si mise a giocare a Gobbiglie
con Lily
dato che il gatto l'aveva liquidata.
Quando
fu ora del banchetto la rossa rimase indietro tirando per la manica
Ares, facendo segno agli altri di andare avanti. Scorpius la
guardò
per un attimo intensamente negli occhi, con uno sguardo insondabile,
poi semplicemente annuì fermandosi poco più
avanti.
«Zab,
secondo te sono impulsiva?»
«È
una domanda retorica?»
«No,
nel senso— ho dei dubbi..»
«Su
Scorpius?»
«...anche,
ma non riguarda lui... tu credi che se si vuole veramente bene ad una
persona è possibile chiudere e basta?»
«No.»
«...»
«Devo
dirle che le vuoi parlare?»
«Credo
sia ora... sul treno?»
«Sì.»
«Ma
non sarà tutto come prima.»
«Neanche
tu lo sei, come prima.»
Arrivati
alla Sala Grande per Lily fu naturale intrecciare le sue dita con
quelle di Scorpius e seguire il gruppetto al tavolo Serpeverde, in
attesa dell'annuncio per la Coppa delle Case e quella di Quidditch.
In realtà la seconda era solo una formalità,
aveva vinto Corvonero,
come non si limitava di rinfacciare a Scorpius ogni volta che poteva,
ma non c'erano stati veri e propri festeggiamenti dato che erano in
molti a dover studiare nella squadra e quindi c'era stato solo
qualche brindisi nella Sala Comune.
Stava
appunto discutendo con il biondo sottovoce per cui non seguì
il
discorso della McGrannit finchè non si beccò una
gomitata nelle
costole da Zabini all'altro suo lato.
«Ahi!
Che c'è?»
«Sta
per annunciare la Coppa delle Case, smettetela di tubare piccioncini,
vi sta fissando in cagnesco fin dall'inizio.»
«Noi
non tubiamo.»
«Sì,
va bene, ma zitta.»
«...e
quest'anno, al primo posto con 689 punti si piazza Tassorosso!
Complimenti!»
Per
un istante il silenzio calò sulla sala. Lily
guardò la preside con
gli occhi spalancati e la mandibola che probabilmente le raggiungeva
i piedi, già pronta a saltare in piedi in mezzo alle Serpi,
che si
trattasse di Grifondoro o Corvonero avrebbe festeggiato la loro
sconfitta. Ma quello non se lo aspettava proprio.
«Cosa?»
domandò boccheggiando Kimberly. Vide gli sguardi straniti
della
gente attorno a lei mentre un boato si alzava dalla tavola degli
Hufflepuff e gli stendardi di Hogwarts cambiavano colore in quelli
gialli e neri.
Dopo
il banchetto tre amici sedevano sulle rive del Lago Nero, a notte
inoltrata davano il loro addio alla scuola.
«Il
nostro ultimo anno e vincono quegli smidollati.»
borbottò per
l'ennesima volta il biondo, rigirandosi la burrobirra semivuota fra
le mani. Accanto a loro c'era una piccola cassa semivuota.
«Credo
che sia la prima volta che vincono in assoluto.»
ridacchiò Zabini
bevendo un sorso della sua.
«Hogwarts
sta andando in rovina..» fissò truce la superficie
dell'acqua
illuminata dalla luna piena il biondo.
«Se
non fossi stato così impegnato a sedurre mia sorella magari
avremmo
vinto.» lo rimproverò Albus guardando storto il
migliore amico.
«O
almeno a Quidditch.» rincarò la dose l'altro.
«Fottetevi
tutti e due.» si passò una mano fra i capelli che
sembravano quasi
spettralmente biondi sotto quella luce. «E tu, vogliamo
proprio
intavolare una discussione sulla seduzione delle sorelle?»
Albus
sbiancò per un attimo guardando il dito indice puntato
contro di sé.
«Su,
su ragazzi, non litigate, godetevi l'ultima sera.» li
ammonì
allegramente Zabini che era seduto in mezzo a loro poggiando le
braccia sulle spalle dei due.
«Per
godermela dovrei essere con tutt'altra persona Zabby, mi dispiace, ma
non sei il mio tipo.» ghignò divertito beandosi
dell'espressione
scandalizzata del moro dagli occhi verdi.
«C—come?
Siete già arrivati a quel punto?!» lo
guardò stralunato con voce
stridula.
«Solo
perchè siete fratelli non vuol dire che Lils abbia
l'iniziativa di
un vermicolo morto come te.» gli sorrise allegramente Zabini.
«E
tu come lo sai?» lo guardò alzando un sopracciglio
Malfoy.
«E
ritirate le bacchette ragazzi, non sono io quello che si fa vostra
sorella.» alzò le braccia con i palmi davanti a
sé mentre la
piovra gigante faceva spuntare un tentacolo che infranse
l'immobilità
della superficie cristallina.
Per
fortuna voci poco lontane interruppero il diverbio prima che
decidessero di misurarsi in una gara a chi ha più
testosterone. Le
risate soffocate di Lily e le proteste di Kimberly si fecero
più
vicine finchè non arrivarono dai ragazzi.
«Eccole
le nostre istigatrici, che fine avevate fatto?»
ridacchiò Zabini
spingendo un po' in là i compagni per poter far sedere le
due una
per fianco, per niente imbarazzato per il novello ruolo di quinto
incomodo. In fondo erano loro, erano il solito gruppetto e le
dinamiche interne non erano cambiate poi così tanto.
«Via
quelle burrobirre mollaccioni, qua bisogna annegare il
dolore.»
sbuffò Kim facendogli vedere la bottiglia che teneva stretta
in mano
piena di liquido ambrato.
«Ma
quella è l'Ogden Stravecchio che avevo nascosto?»
l'osservò con
ammirazione Ares.
«Sembri
un'alcolizzata Kimbry.» la rimproverò Albus.
«Mica
tanto nascosto, l'abbiamo trovato subito.» sorrise Lily
sciogliendo
le treccie in cui aveva annodato i capelli disordinati per andare a
cena mentre Scorpius le passava con noncuranza una mano dietro la
nuca, giocherellando con le ciocche. Quel gesto non sfuggì
ad Ares
che non potè fare a meno di sorridere, vedendo la
naturalezza con
cui il corpo della rossa pendeva verso il biondo e come lui si stesse
muovendo quasi inconsapevolmente.
«Davvero,
dovresti cambiare nascondiglio, lo sa tutto il dormitorio dove metti
le cose che non vorresti far trovare.» alzò gli
occhi al cielo
Albus.
«Bhe,
ormai è troppo tardi, domani dovrò svuotarlo per
l'ultima volta.»
gli fece l'occhiolino con il sorriso che un po' si attenuava. La fine
di un'era. L'inizio di una nuova.
«Ecco,
il primo sorso al propietario.» gli passò la
bottiglia stappata la
Slytherin e Lily si ritrovò a pensare che il suo ultimo
giorno non
sarebbe stato così triste, perchè ormai la
maggior parte delle
persone che voleva con lei le avrebbe raggiunte una volta fuori. Che
se ne stavano andando via tutti e rimanevano lei e Kim, da sole.
«Ora
a me.» strappo di mano la bottiglia da Ares dopo che ebbe
fatto un
sorso la bionda.
«Niente
brindisi?» domandò il moro.
«Nha,
niente cose sdolcinate Zabini.» fece un mezzo sorriso prima
di
buttare giù e deglutire rumorsamente. Poi la
passò ad Albus, con un
sorrisino tutto per lui che gliela prese dalle mani ben attendo a
sfiorarle le dita. Ogni contatto era prezioso.
«Bhe,
potremmo brindare ad Hogwarts.» propose lui prima di buttare
giù il
proprio sorso. «Questo è davvero il migliore della
tua scorta Zab.»
«Lo
so, costa anche un'occhio della testa e io lo sto bevendo con voi
invece di usarlo per sedurre qualche bella ragazza la mia ultima
sera.»
«Come
se ci fosse qualcuno meglio di me per passare la serata.»
assunse
un'aria sufficente Kimberly prendendo la bottiglia e allungandosi
verso Lily che ne buttò giù un sorso troppo in
fretta iniziando a
tossire.
«Vacci
piano rossa, non vogliamo morti l'ultimo giorno.»
ridacchiò Zabini
dandole qualche pacca sulle spalle. Scorpius si limitò a
ridacchiare
e prenderle il Whisky dalle mani.
«Non
dovrebbe bere certe cose è ancora piccola.»
borbottò Albus
guadagnandosi una gomitata dalla sua ragazza.
«Che
hai Potter?» la domanda improvvisa di Scorpius, contro cui
era
appoggiata spalla contro spalla la sorprese. Si voltò verso
di lui e
piegò la testa da un lato.
«Scusa
tanto se non sono abituata a bere fuoco liquido.» storse il
naso
stizzita.
«Sai
che intendevo altro.» fece un ghignetto e scosse la testa,
ricominciando a giocherellare con i suoi capelli dietro la nuca.
«Cosa?»
«Hai,
stranamente aggiungerei, poco da dire.»
«Ah.»
Per
un attimo non ci furono altro che quegli occhi grigi e il senso di
vuoto del giorno prima ricominciò a farsi sentire alla bocca
dello
stomaco.
«Solo..»
deglutì riavviandosi nervosamente la chioma.
«pensavo.»
Lui
continuò a fissarla, imperterrito, gli altri sparirono e
rimase solo
lui che la fissava e aspettava che continuasse. Come spiegare che le
mancava già? Che tutto questo, tutti loro erano talmente
parte
integrante della sua quotidianità, della sua vita, di lei
da
non aver mai pensato seriamente che un giorno sarebbe potuto finire?
Come spiegare che lui se ne sarebbe andato e lei sarebbe rimasta
bloccata altri due anni in un castello maledettamente vuoto senza di
lui?
«Ho—»
“paura” boccheggiò
incapace di continuare.
«Dimmi
Lily, pensi che ti mancherò?»
La domanda arrivò a bruciapelo e anche se non c'entrava
nulla, anche
se era stata posta con il suo solito tono e la sua solita espressione
da Malfoy la destabilizzò. Abbassò lo sguardo
come intimorita dal
peso di quella domanda, ma poi, da brava mancata Grifondoro,
alzò lo
sguardo verso di lui.
Le
domande fra di loro avevano sempre giocato un ruolo troppo
importante.
«A
dire il vero non lo so.. no, non credo proprio.»
Mentì in modo così spudorato e evidente che tanto
valeva dire
chiaro e tondo quello che pensava, mentre aveva la sua mano che le
solleticava la nuca. La risposta che le passava per la testa era
più
simile a “Sì cazzo,mi manca tutto già
da ora, mi manca
quell'essere così dannatamente la Potter e il Malfoy di
turno che
litigano per i corridoi. Ho paura che non tornerai, ho paura che mi
mancherai troppo. Mi manca prenderti in giro, e poi finire tutto con
un arrivederci, non sono pronta per un addio, lo sai bene.. e allora
perchè te ne vai? Perchè mi lasci
sola?” che a quella detta alta
voce. Tutto questo, tutti i ricordi le frullavano nella testa come un
incredibile tornado dal potenziale distruttivo in grado di devastare
un cuore, il suo.
«Sai,
Potter.. ultimamente ho imparato un po' di Occlumanzia.»
Quelle
importanti, fra loro, erano sempre state più le domande, che
le
risposte. Perchè una volta posta la domanda giusta c'era
solo una
risposta perfetta.
Quell'affermazione
la fece sobbalzare mentre lo vedeva alzare la bottiglia di whisky
incendiario a mo' di brindisi; quella frase indecifrabile dai
più fu
come un salvagente apparso dal nulla per Lily Luna Potter: lui
sarebbe tornato da lei.
«Sono
certa che non riusciresti mai a leggermi la mente, Malfoy.»
gli
sorrise mentre una luce giocosa le illuminava gli occhi
blu.
«Ovviamente no, ma solo perchè nella tua testa
c'è solo il
vuoto siderale.»
Ghignò lui bevendo un altro sorso. Sì,
pensò
Lily con un lieve sorriso, sarebbe tornato da lei qualunque cosa
fosse accaduta, perchè in quell'istante, con quella frase
detta
sulla riva del Lago Nero ad un orario improbabile assieme ai loro
amici di sempre che fingevano di non sentire la loro discussione, lui
le aveva giurato che non sarebbe mai più stata sola.
“maybe a smile will save us.”
note
finali, se piango non fermatemi.
Dunque,
meglio che parta con i ringraziamenti, perchè poi gli
sproloqui mi
prendono e non li leggete.
Eccoci.
Siamo alla fine e non ci sarei mai arrivata grazie alla mia
personalissima Kim, la mia Cozza.
Questa storia non
sarebbe andata avanti senza di lei, senza i discorsi deliranti e le
idee che mi ha sempre dato leggendo per prima qualunque capitolo e
criticando senza pietà. Grazie a lei questa storia
è cresciuta sino
alla fine.
Voglio
ringraziare la gente con cui è iniziata, tanti anni fa
—4, ci
credete?— e che mi hanno spronata a scrivere della mia Lils e
della
mia OTP, la Scorily.
Voglio
ringraziare i miei personaggi, che ormai sono vivi e mi circondano
ogni giorno, sono sempre stati con me, nella mia testa, anche se
è
finita ho ancora così tante idee che avrei dovuto inserire
in testa
che ne usciranno one-shot malate a non finire. Anche questo epilogo
doveva essere breve e invece guardate cos'è successo,
è più lungo
di altri capitoli.
Ringrazio
chi ha recensito e che mi ha dato la forza di andare avanti anche se
l'ho fatto a rilento e discontinuamente, perchè lo so, di
quelli con
cui ho iniziato che la legge ancora forse ce ne sarà uno.
Ringrazio
chi ha letto e seguito e preferito silenziosamente, perchè
siete
importanti. Perchè scrivo per dare emozioni e se vi ho fatti
sorridere almeno una volta sono felice.
Vi
ringrazio tutti, quelli che hanno sopportato i miei scleri
anche
senza leggerla solo perchè erano miei amici e quelli che
l'hanno
letta e l'hanno apprezzata, nella sua piccolezza, nella sua
semplicità.
Ho
raggiunto il mio obbiettivo, la prima storia che finisco, la prima
che abbia mai pensato seriamente di scrivere, mi si spezza il cuore a
dover cliccare quel “completa”, ma come dice la
Cozza è anche
ora.
La
storia sarà revisionata, gli errori di battitura finalmente
rivisti
e corretti, non la lascerò finchè non
sarà perfetta, ma questa ora
è un'altra storia.
Mi
sto dilungando, ma mi perdonerete e se proprio non volete leggere
saltate e basta. HAHAHA
Siamo
al capolinea e spero che vi rimarrà qualcosa come dentro di
me
brulincano ancora di vita Lily, Scorpius, Zabini, Kimberly, Albus,
Dominique, James e tutti gli altri. Perchè vivono in me e
sono
sempre stati loro ad avere le redini di tutta la faccenda.
Perchè
alla fine ci credo davvero che un sorriso, un semplice sorriso fatto
dalla persona giusta possa salvarci da tutto ciò che incarna
un
Dissennatore. Che a volte un sorriso può salvare un'anima,
più che
una vita.
With
love & smile,
Andie.
:)